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Gay & Bisex

Il prete - Parte 2


di foxtied
10.05.2018    |    14.053    |    4 9.5
"Mi leccano i piedi, poi iniziano a bacchettarmeli, provocandomi delle contrazioni che fanno muovere il pene e tendere le corde collegate ai morsetti sui..."
Il tempo passa, mi lasciano incaprettato per tutto il tempo, non mi slegano da quella posizione neanche quando mi liberano dal bavaglio di nastro adesivo e dalla palla di gomma, solo per applicarmi un ring-gag senza darmi neanche il tempo di chiedere chi sia l’altra persona: lo serrano molto stretto spalancandomi la bocca, e ne immagino il motivo… Sento quasi subito un pene grosso e duro entrarmi in bocca, a fondo, fino a toccarmi la gola, mentre il mio viene frustato con una bacchetta flessibile. La sensazione di dolore e piacere al contempo è molto intensa e sentirmi la bocca piena di quel pene mi fa sentire completamente sottomesso e in balia dei miei rapitori. Unico pensiero fisso: chi è l’altro? E perché il dottore non mi ha detto nulla di cosa mi stava aspettando?
Continuo a rimuginare nella mente queste domande, quando sento il mio pene preso in bocca da uno dei due: me lo lecca e lo succhia… strofina la lingua insistentemente sul prepuzio mentre con la mano mi strizza i testicoli… L’altro continua a scoparmi in bocca, con forza… mi prende la testa con le mani e mi blocca in modo che non possa sottrarmi al pene che continua a spingermi in gola attraverso l’anello del bavaglio.
“Io sto per venirgli in bocca…” dalla voce riconosco il dottore, quindi è l’altro che mi sta succhiando… senza dire una parola aumenta il ritmo e me lo prende ancora più a fondo, stringendo leggermente con i denti: passare tra i denti mi provoca una sensazione di dolore, ma ormai sto per esplodere e sicuramente sto anche per ingoiare lo sperma del dottore… Ci siamo: sento il pene che mi ha ficcato dentro la bocca iniziare a fiottare sperma caldo in quantità ed è talmente spinto a fondo che mi scende direttamente nell’esofago, solo qualche rigurgito arriva ad uscire ai lati dell’anello che mi tiene la mascella divaricata e a colarmi sul collo… continua a scoparmi per diversi istanti finché anche io vengo copiosamente ma solo sulla mano dell’altro che ha interrotto il succhiarmi per masturbarmi ritmicamente… anche io fiotto copiosamente e sento il dottore dire: “L’hai fatto venire, peccato… potevamo tenerlo ancora a lungo sul filo…” L’altro non risponde e continua a masturbarmi mentre il mio pene perde di turgidità dopo l’orgasmo, ma lui sembra voler farmi eccitare nuovamente a forza. Il dottore si toglie dalla mia bocca pervasa completamente di umori e sperma e me la tappa per bene con una spugna, avendo poi cura di sigillarmi con nastro adesivo ben stretto.
“Smetti di masturbarlo per ora, lo leghiamo in un’altra posizione, a gambe divaricate” Ancora nessuna risposta dall’altro. Mi slegano dall’incaprettamento, ora ho le caviglie e le gambe libere, ma sempre polsi e gomiti ben legati. Mi sento avvolgere le caviglie con dei cappi che bloccano i piedi alle gambe, in modo da divaricarmi per bene le gambe stesse ed esporre culo e genitali alle loro voglie: mi legano i testicoli con una cordicella fina, separando la sacca scrotale e poi avvolgendo il pene alla base, per iniziare una lenta masturbazione che deve farmelo diventare nuovamente duro per poter poi legare anche il glande e mantenermi il pene eretto.
Pochi istanti e la sollecitazione manuale sortisce l’effetto voluto: il pene mi è tornato duro e subito il glande viene strizzato con un piccolo cappio di corda fina che poi viene collegato a due morsetti per capezzoli che mi stanno applicando. Sento leccarmi il buco esposto poi, mentre uno mi tiene ferme le gambe, l’altro mi penetra a fondo con un dildo che poi blocca dalla base con nastro adesivo, per impedirne la fuoriuscita se dovessi muovermi troppo. Mi leccano i piedi, poi iniziano a bacchettarmeli, provocandomi delle contrazioni che fanno muovere il pene e tendere le corde collegate ai morsetti sui capezzoli: “Guarda come si muove, ce l’ho di nuovo duro come la pietra” esordisce il dottore… “Continua a frustargli le piante dei piedi” La tortura prosegue ritmicamente per parecchi minuti e da dietro al bavaglio che mi tiene la mascella aperta con la bocca riempita dalla spugna intrisa di sperma, non riesco ad emettere che mugolii sommessi. Ad intervalli regolari mi masturbano, per mantenerlo sempre duro e quindi amplificare la costrizione delle corde sui genitali.
Il dolore misto a piacere aumenta enormemente quando iniziano a bacchettarmi i testicoli legati e l’asta del pene: “Non troppo forte, altrimenti si smoscia… lentamente…” è sempre il dottore a parlare, mentre l’altro si limita a seviziarmi e con molto gusto immagino. La mia respirazione si fa intensa, il dolore per la bacchettatura si fa pesante, quando improvvisamente si ferma, lasciandomi prendere fiato riprendendo la masturbazione alternata al leccaggio della punta e dei testicoli, gonfi per la legatura: mi sfilano il dildo dal culo, ma solo per infilarcene uno più grosso e lungo, lentamente, a fondo… per poi bloccarlo nuovamente con il nastro adesivo. Non sono mai stato penetrato così.
“Hai voglia di inculartelo vero?” chiede il dottore al compare… ma ancora una volta non sento risposta.
Dopo almeno mezz’ora di sevizie sembrano lasciarmi respirare un po’… sento armeggiare nella stanza, poi mi slegano le caviglie dalle gambe, mi sfilano il dildo e mi liberano i genitali dalle corde… ho il pene dolorante per la costrizione subita ma, nelle varie operazioni di slegaggio, continuano a sollecitarmelo manualmente, per tenerlo duro. Ho il bavaglio da almeno due ore e ormai la mascella è dolorante: “Togliamogli quel bavaglio, lo porta da parecchio… Gli tappiamo la bocca con il nastro adesivo”. In pochi istanti, dopo avermi liberato polsi e gomiti, sono di nuovo legato al letto, stavolta con due cuscini sotto la pancia per tenermi rialzato il sedere, i polsi legati uniti e fissati alla testiera in ferro battuto; mi hanno pressato una palla di gomma dentro la bocca che hanno poi ben tappata con nastro adesivo strettissimo, senza consentirmi di proferire parola; ora mi legano le caviglie avendo cura di divaricarmi le gambe e le fissano al letto, ai lati esterni, poi con altre corde mi bloccano le cosce, sopra le ginocchia, in modo che non possa chiuderle.
Per completare l’opera mi avvolgono il collo e fissano il capo della corda al letto.
Uno dei due, non so chi, si mette sul letto dietro di me e inizia nuovamente a masturbarmi prendendomelo da sotto le cosce, mentre l’altro mi bacchetta le piante dei piedi: si ricomincia.
La posizione in cui mi hanno legato, con i cuscini sotto la pancia, prelude evidentemente a una penetrazione anale e infatti le parole che sento dire al dottore non lasciano adito a dubbi: “Mettiglielo dentro con delicatezza, ok? Lentamente…” Accenno un diniego ma il bavaglio non mi consente suoni, inoltre se mi muovo il cappio intorno al collo si stringe e mi impedisce di respirare; braccia, gambe e caviglie sono ben immobilizzate… nulla da fare…
Sento l’altro poggiarmi la punta del pene sul buco, dopo averlo inumidito leccandolo… inizia a spingere… mi allarga le natiche per facilitare la penetrazione, anche se io tento di impedirlo le corde mi obbligano a restare fermo: sta entrando… è grosso, lo sento… spinge… finché entra completamente. Oltre qualche plug anale di dimensioni ridotte o via via leggermente più grandi, non avevo mai subito una penetrazione completa… ora questo sconosciuto mi sta inculando letteralmente. Mentre inizia a scoparmi, provocandomi dolore, il dottore mi prende il pene da sotto e mi masturba, avendo cura di strofinare il pollice sul prepuzio per aumentare l’intensità del piacere che si mischia al dolore per la penetrazione anale… Emetto mugolii molto forti, ma inutili.
Mi scopa per almeno venti minuti, mentre il dottore mi porta due o tre volte alla soglia dell’orgasmo per poi negarmelo, con molta maestria: “Non devi venire, non ancora…” La posizione è molto costrittiva, le corde mi legano in modo impietoso e inizio a faticare…
“Quando stai per venirgli dentro dammi un cenno, così lo faccio venire”… Non passa molto, sento l’altro spingermelo dentro sempre più a fondo, finché il dottore aumenta il ritmo della masturbazione… L’altro mi sta fiottando dentro, sento il calore del liquido seminale e dopo pochi istanti il dottore mi fa venire… quasi mi manca il respiro per l’intensità dell’orgasmo che mi ha negato precedentemente e che ora esplode con violenza, inondando la mano che mi tortura. L’altro, seppur appagato dal suo orgasmo, continua a scoparmi dietro, finché lentamente si ritrae, dandomi sollievo… “Bene, dovresti essere soddisfatto, volevi fartelo no?” Nessuna risposta dal compare misterioso. “Ora incaprettiamolo e lasciamolo riposare un po’, la giornata è ancora lunga…”
Mi slegano per poi legarmi nuovamente, incaprettato, con i piedi uniti e gli alluci anch’essi legati, molto stretto. Mi lasciano il bavaglio di nastro adesivo e mi sistemano sul letto: “Riposati una mezz’ora, c’è ancora molto da subire…” Sento i loro passi allontanarsi e la porta chiudersi.
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