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Scarpe, piedi e corde - Parte 1


di foxtied
11.07.2019    |    7.336    |    2 9.7
"Dimmi… quanti dei feticisti che bazzicano il tuo sito, hai poi incontrato?” – “In realtà pochi..."
I miei piedi sono sempre stati motivo di attrazione per feticisti e amanti del bondage e, nell’ultimo periodo, grazie alle potenzialità del mio blog, tale interesse è aumentato a livelli importanti. Qualcuno ha iniziato a regalarmi scarpe da donna, anche solo per il piacere fetish di vedermele indosso; nel giro di un tre settimane ne ho ricevute diverse e per ognuna di esse c’è stato ovviamente un incontro, magari anche soltanto conoscitivo, durante il quale mi sono state consegnate. A ringraziamento del presente ricevuto ho realizzato una sorta di servizi fotografici sulla base dei quali è poi seguita una slideshow dedicata.
Questa cosa ha scatenato una moltitudine di contatti, nuove registrazioni e accessi giornalieri al blog di entità notevole e inaspettata: parliamo di circa mille accessi al giorno. Con il primo che aveva voluto regalarmi queste scarpe ho anche avuto un incontro che si è rivelato molto particolare, in un contesto che non mi era mai capitato di affrontare, ossia essere legato e seviziato indossando dodici centimetri di tacco!
Dopo la pubblicazione di tre slideshow e relativi servizi fotografici con tre scarpe diverse, vengo contattato da un, a sua detta, feticista estremo, un uomo di sessant’anni che si è innamorato dei miei piedi con indosso scarpe da donna. Iniziamo un fitto scambio di mail che procede poi con interessanti conversazioni sulla chat del blog, finché mi propone di incontrarci di persona per verificare se la cosa, che sembra interessante, possa avere un seguito. Lui non è di Roma, ma di Viterbo, quindi optiamo per incontrarci a metà strada in un ristorante di un paesino sulla Cassia.
Siamo a pranzo insieme e si rivela una persona molto gradevole e cordiale, sicuramente un professionista e, dopo molte divagazioni su molteplici argomenti inerenti le fantasie reciproche, mi dice chiaramente cosa vorrebbe: farmi indossare scarpe con tacco, prima vestito e poi completamente nudo, per scattare foto e poi, successivamente, legarmi e imbavagliarmi sempre indossando i tacchi. Come scritto sopra, avevo già avuto un’esperienza simile, ma il modo in cui lui mi descrive che vorrebbe giocare con me mi stimola molto e mi intriga…
“Mi hanno eccitato molto le foto con le scarpe blu e poi quelle con le scarpe rosse, che sono estremamente sexy… quelle nere un po’ meno” – “Beh, ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze…” – “Certo. Dimmi… quanti dei feticisti che bazzicano il tuo sito, hai poi incontrato?” – “In realtà pochi. Per la maggior parte si accontentano di guardare le foto e direi anche meglio così, o diventerebbe un lavoro visto quanti sono!” – “Sono così tanti?” – “C’è stato un incremento notevole delle visite e delle registrazioni nell’ultimo mese, non li ho propriamente contati, ma credo che su circa 150 utenti, almeno una quarantina siano feticisti dei piedi, e aumentano di settimana in settimana, con una sorta di passaparola…” – “Immagino. Ne sarai lusingato, no?” – “Non lo nego. I piedi sono una componente importante per me, ma sono state proprio le scarpe con tacco a generare questo interesse abbastanza morboso”. Sorride, sentendosi tirato in causa: “Io adoro i piedi e mi piacciono anche molto le scarpe da donna, poter unire questi due feticci era la mia fantasia; gli uomini, anche se sottomessi o schiavi, non sempre sono adattabili a questi giochi fetish così particolari, per questo ho voluto contattarti” – “Ok. Allora come intenderesti procedere?” – “Saresti interessato ad essere pagato per essere usato con un paio di miei amici fidati?” – “No. Soldi non ne accetto e sinceramente neanche incontri con più uomini, perlomeno non subito: serve feeling e molta fiducia. È un problema per te?” – “No, assolutamente, lo chiedevo perché avere a disposizione un sottomesso fetish con altri amici è un’altra mia fantasia, ma non è assolutamente un problema se a te non interessa” – “Farlo per soldi significa che psicologicamente, chi paga, si sente autorizzato ad eccedere e questo non lo accetto nei miei giochi: lo faccio per il piacere reciproco, non unicamente per essere usato alla mercé di chi paga per farlo” – “Si, lo capisco. E mi sta bene. Se per te è ok, direi che potremmo organizzarci, che dici?” – “Andrebbe bene per te un residence? O meglio, un appartamento in un residence…” – “Se è discreto sì, perché no…” – “Ok. Allora controllo la disponibilità e poi ti faccio sapere: preferisci nel weekend o in mezzo alla settimana?” – “Un lunedì sarebbe perfetto per me. Nel weekend avrei problemi con la famiglia…” – “Bene, allora vedo di prenotare per un lunedì, poi ti aggiorno via mail”. Finiamo di pranzare, ormai eravamo al caffè, poi ci salutiamo dandoci appuntamento via mail per definire l’incontro “fetish”.
Al mattino dopo prenoto un appartamento in un residence, sempre in un piccolo comune sulla Cassia verso Viterbo, per rimanere a metà strada: fisso il tutto per il lunedì successivo poi aggiorno quello che, per comodità, chiamerò V inviandogli una mail con tutti i dati per raggiungere il posto. La risposta arriva quasi in tempo reale e ovviamente il tutto è per lui confermato. Ci incontreremo lunedì alle 12:30 in un bar sulla strada principale del paese, per poi trasferirci al residence.
Arriva il lunedì e, alle 12:25 sono davanti al bar: arriva anche lui puntuale e, dopo i classici convenevoli, entriamo per bere qualcosa prima di procedere nei nostri “giochi”. Chiacchieriamo una ventina di minuti, in modo molto conviviale e, ovviamente, si parla di cosa succederà a breve: “Hai portato le scarpe, vero?” – “Si, ho portato sia quelle rosse che quelle blu, come mi hai chiesto” – “E quanto necessario per legarti?” – “Certo: corda bianca, come da richiesta, nastro adesivo grigio e qualche bavaglio” – “Ok, perfetto. Non voglio fare chissà cosa, come legarti in modi strani o torturarti… solo legarti in modo molto semplice e imbavagliarti. Se hai portato il vibratore, quello però vorrei usarlo…” – “Si, ho portato il Magic Wand…” – “Bene, lo userò per stimolarti, ma senza praticarti legatura dei genitali, non ne sono esperto, quindi preferisco evitare e fare le cose in modo molto soft” – “Va benissimo” rispondo… del resto sono tutte cose sulle quali abbiamo già convenuto.
Ci avviamo camminando verso il residence che è sulla piazza poco lontano: abbiamo due appartamenti diversi, a tutela della privacy di ciascuno, quindi entriamo a distanza di dieci minuti l’uno dall’altro, poi ci comunicheremo il numero dell’appartamento successivamente. Pago, prendo le chiavi del mio e salgo con l’ascensore proprio mentre lui entra e si dirige alla reception. Apro la porta del mio appartamento che è all’ultimo piano e sostanzialmente è una mansarda con un bel terrazzo: gli scrivo una mail per dirgli di venire da me tra un’oretta, per avere il tempo di fare una doccia e sistemare le cose. Ricevuta la risposta affermativa, mi spoglio e mi infilo nella doccia dopo aver preparato i pantaloni grigi che vuole che indossi e le scarpe rosse per iniziare.
Fatta la doccia infilo un paio di boxer, poi indosso i pantaloni grigi e un paio di pantofole di spugna nere: nessuna maglia, come da richiesta. Sul letto dispongo le due paia di scarpe, le corde bianche, i bavagli e il nastro adesivo. Poi posiziono le videocamere, anche se a questo poi penserà lui. È tutto pronto, non resta che aspettare passino i venti minuti alla scadenza dell’ora. Alle 14:15 bussa alla porta, unica al piano… Gli apro e, dopo aver chiuso a chiave la porta, lo invito a sedersi sul divano. Beviamo qualcosa per rompere il ghiaccio, poi ci spostiamo in camera da letto. Il suo sguardo cade subito sulle scarpe rosse e blu in bella mostra sul letto… “Non le hai ancora messe. Hai fatto bene, voglio guardarti mentre le metti…” – “Lo immaginavo…” rispondo. “Vedo che hai molta attrezzatura da bondage, la mia passione se accompagnata da piedi e scarpe sexy…” – “C’è molta corda, bavagli e giocattoli vari, ma ovviamente potrai usare quello che preferisci…” – “Non voglio fare chissà cosa, ma ti legherò e imbavaglierò per bene. Ora metti le scarpe, lentamente, iniziando da quelle blu…”
Mi siedo sul letto e, dopo aver preso una delle scarpe blu, lentamente sfilo la pantofola di spugna e poi calzo la scarpa, giocando un po’ nell’infilarla, immaginando che la cosa lo ecciti alquanto… Faccio la stessa cosa con l’altra scarpa, mostrando poi entrambi i piedi a favore della videocamera che nel frattempo ha preso e messo in funzione: “Alzati ora, fammi vedere come ci cammini…” Questa cosa non è ancora nelle mie prerogative, anche perché le scarpe sono almeno un tacco 12 e io non ci ho mai camminato, ma provo ad accontentarlo, sperando di non rovinare sul pavimento con una caviglia slogata…
“Bene… ora togli lentamente queste e indossa quelle rosse… mi è diventato duro come un sasso, solo a guardarti metterle…” Assecondo di buon grado questo giochino fetish, accentuando il mostrare i piedi mentre tolgo un paio di scarpe e ne calzo un altro; l’occhio mi cade sulla patta dei suoi pantaloni e non posso fare a meno di notare un rigonfiamento enorme… Non avrei mai pensato che i miei piedi potessero diventare un oggetto erotico di un’altra persona in questo modo: forse il merito è proprio delle scarpe.
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