Gay & Bisex
Il prete II - Parte 1
di foxtied
20.12.2018 |
21.556 |
7
"Va avanti per diversi minuti, senza fermarsi, sempre in modo lento ma continuo… mi porta decisamente al limite dell’orgasmo per tre o quattro volte, senza..."
“Pensaci, rifletti con calma. Se vuoi, sai come contattarmi”… era finito così l’incontro in cui il prete mi aveva sodomizzato insieme al dottore, proponendomi di incontrarlo nuovamente: dopo aver riflettuto per un paio di mesi, una mattina decido di andare a trovarlo in parrocchia.Entro negli uffici di segreteria e lo vedo seduto alla scrivania attraverso la vetrata: busso alla porta rimanendo sull’uscio… Lui alza lo sguardo e resta abbastanza sorpreso nel vedermi.
“Ohhh… ma che sorpresa! Non mi aspettavo più di rivederti…” – “Buongiorno” rispondo entrando… “Accomodati pure” mi esorta, così mi siedo davanti alla scrivania. “Immagino tu abbia riflettuto, o non saresti qui dopo il nostro incontro a sorpresa…” – “Si, ho riflettuto… Sono qui, cosa vorresti fare, dimmi…” Sono un po’ a disagio, soprattutto per il luogo dove mi trovo, ma cerco di mantenere una parvenza di sicurezza; lui sorride soddisfatto e mi fissa negli occhi, restando in silenzio per qualche istante, poi si alza dalla sedia e mi invita a seguirlo: “Vieni, andiamo a parlare in un posto più tranquillo”. Usciamo dalla segreteria e lo seguo lungo il corridoio… Arriviamo nell’area dove ci sono delle aule, credo utilizzate per il catechismo, lui ne apre una ed entriamo. Si richiude la porta a chiave dietro e mi invita a sedermi: ci sono diverse sedie, anche se la stanza non è molto grande; mi siedo e lui prende posto di fronte a me.
“Qui possiamo parlare in tranquillità, al riparo da occhi e orecchie indiscrete… Allora, mi chiedi cosa vorrei fare… Tu cosa ti aspetti?” – “Non lo so, come vorresti organizzare questo tipo di incontri? Vorresti farli qui?” – “Farli qui non sarebbe un problema, ci sono stanze riservate e comunque nella cripta al piano interrato, utilizzata come magazzino, c’è una stanza che prima era del custode che ora è inutilizzata. Lì c’è un letto, un tavolo, un divano e poi, siccome veniva usata per le prove musicali, è anche insonorizzata…” – “L’hai per caso già usata in passato?” – “Si, qualche volta… parecchio tempo fa” – “Quindi le tue voglie le porti avanti da tempo” – “Anche tu mi sembra… la cosa ti scandalizza?” – “Come già ti avevo detto, mi lascia sorpreso… sei un sacerdote” – “Si, ne abbiamo già discusso… ma sai come la penso e credo che comunque la cosa ti interessi, se sei venuto qui, no?” – “Si, potrebbe… ma puoi garantire che la cosa non venga all’orecchio di qualcuno qui dentro?” – “Puoi stare tranquillo, se così non fosse non rischierei”.
Resto interdetto dalle risposte, ma la cosa si fa intrigante: “Sei attrezzato?” chiedo… “Ho quello che serve, ma se la cosa prende una piega interessante potrei anche ampliare l’attrezzatura, dipende da te…” – “Ampliare l’attrezzatura?” – “Certo… ho molta corda, catene, vari giocattoli… ma mi piacerebbe anche torturarti con elettrostimolazione, oppure appenderti per i piedi, chiuderti in una gabbia o in una cassa. Questa attrezzatura dovrei reperirla, ma non sarebbe un problema e poi le chiavi di quella stanza le ho solo io, quindi potrebbe diventare una sala giochi stabile”. Rifletto per qualche istante…
“Quando avverrebbero gli incontri?” – “Il momento migliore sarebbe alla sera e di notte, per ovvi motivi, ma se qualche volta volessimo giocare in altri orari si potrebbe anche organizzare. In linea di massima comunque di notte. Potresti anche restare per più giorni, ben legato e imbavagliato, oppure incatenato al letto, dipende molto dalla fantasia e dalla tua disponibilità…” L’idea di restare segregato per più giorni mi stimola e inizia anche ad eccitarmi. Si siede accanto a me, come per esercitare una sorta di pressione psicologica e spingermi ad accettare le perversioni che mi propone: poi mi infila una mano tra le gambe e mi tocca la patta dei pantaloni per sentire se le sue parole stiano sortendo un qualche effetto, trovando il mio pene abbastanza duro e reattivo… “Senti? Sei già eccitato…” mi dice strizzandomi il pene attraverso i pantaloni, poi mi prende una mano la poggia tra le sue gambe, facendomi sentire quanto è già duro il suo. La situazione è talmente paradossale da spiazzarmi completamente, tanto che in pochi istanti mi mette il suo pene in mano, dopo averlo tirato fuori dai pantaloni della tuta che indossa, anche questo inconsueto per un prete.
“Masturbami… lentamente. Se ti va, vorrei lo prendessi in bocca poi…” Mi sto eccitando, ma mi muovo come un automa, in modo abbastanza impacciato mentre lo masturbo e sento il suo pene diventare sempre più duro, nonché di dimensioni notevoli visto che sarà almeno di venti centimetri, ma questo lo sapevo già.
Non mi forza, ma dopo qualche minuto di masturbazione mi fa inginocchiare davanti a lui e lentamente, dopo avermi aperto la bocca con le dita, me lo infila dentro… “Succhialo bene e leccalo, dai…” Lo assecondo per parecchi minuti anche se, pur essendo la porta chiusa a chiave, ho il timore che qualcuno arrivi e bussi o magari entri direttamente con una seconda chiave. Proprio mentre questo pensiero mi riempie la mente, lui mi viene dentro la bocca, senza preavviso… Una quantità di sperma che mi riempie il palato prima che possa sottrarmi e, nel momento in cui provo a farlo, lui mi tiene ferma la testa: “No, non toglierti… ingoia…” Mi spinge più a fondo il pene, sempre tenendomi ferma la testa, e mi obbliga così a inghiottire il liquido caldo.
Si rilassa, sfilandomi quei venti centimetri di pene dalla bocca… “È stato molto intenso, visto quanto era inaspettato questo incontro… Penso che ci divertiremo insieme, che dici?” – “Tu sicuramente…” rispondo dopo aver ingoiato gli ultimi residui di sperma che avevo sulle labbra. Dopo essersi ricomposto ci sediamo nuovamente uno di fronte all’altro, ma lui mi invita ad alzarmi: “Vieni qui, apri i pantaloni e voltati di schiena…” Non so perché, ma sono quasi ipnotizzato dalla situazione, così obbedisco e sbottono i pantaloni abbassandoli alle ginocchia, per poi voltarmi davanti a lui come richiesto: “Bravo, ora rilassati e lasciati andare… chiudi gli occhi…” lo assecondo e sento che mi abbassa i boxer, avvolgendomi da dietro con le braccia e prendendomi in mano il pene. Inizia a masturbarmi lentamente, accarezzandomi i testicoli in maniera sapiente, mentre sento un dito farsi strada tra le natiche messe a nudo: mi penetra, lento ma deciso, a fondo… inizia una sorta di massaggio prostatico che, associato alla masturbazione, mi fa diventare il pene durissimo e mi induce una eccitazione intensa.
Va avanti per diversi minuti, senza fermarsi, sempre in modo lento ma continuo… mi porta decisamente al limite dell’orgasmo per tre o quattro volte, senza concedermelo, finché invece prosegue e mi genera un piacere talmente intenso da farmi girare la testa: fiotto una quantità di sperma con uno schizzo così lungo da arrivare sulla sedia davanti a me, inondandola di liquido bianco.
Non dico una parola, respiro a fondo, anche perché l’orgasmo mi aveva tolto il fiato… mi fa voltare per leccarmelo, quasi a volerlo asciugare dai residui di sperma, poi mi ricompone i boxer accarezzandomi le gambe. “Bene… hai avuto un assaggio del piacere che potrai provare diventando il mio schiavo. Non ci saranno solo sevizie e torture, ma anche tanto piacere… Credo tu abbia gradito, no?” – “Beh, anche ti hai gradito mi sembra” – “Certo… ma faremo molto più di questo”.
Si alza, tira fuori una penna e mi scrive un numero di telefono su un post-it preso da un tavolo: “Chiamami a questo numero quando sei disponibile per farti torturare, così ci organizziamo. Il numero è privato, lo tengo per queste evenienze, anche se, visto che hai deciso di sottometterti a me, non ho alcun interesse a usarlo con altri, e questo vorrei fosse chiaro”. Sono stordito da quanto accaduto, così mentre usciamo dalla stanza per tornare alla segreteria, non riesco a dire una parola.
Ci salutiamo all’ingresso della parrocchia: “Chiamami presto, mi raccomando… ho molte voglie da soddisfare e da soddisfarti”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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