Gay & Bisex
Il diario di Fabietto 01: la prima storia
di Difficilissimo
06.08.2018 |
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"Ad orgasmo avuto, spesso mi pentivo e mi è capitato più volte di trattarla male nei momenti successivi..."
Salve a tutti, parlando col mio attuale ragazzo Fabietto a proposito delle sue prime esperienze e mettendolo al corrente della mia passione per la scrittura di determinati racconti, abbiamo pensato di buttar giù una serie di storie che si basano sulla sua scoperta dell'omosessualità, il tutto chiaramente romanzato per renderlo più interessante e, soprattutto, non dare troppi reali indizi sulla sua vita privata. Pertanto inizierò con questo primo racconto, diciamo di fantasia perché comunque non direttamente riguardante me. Qualora vi piaccia sarò lieto di andare avanti quando e quanto possibile!Ciao! Mi chiamo Fabio e attualmente ho 19 anni, anche se praticamente tutti me ne danno di meno per via del mio aspetto da ragazzino e la mia statura ridotta. Proprio per questo sono soprannominato Fabietto da chiunque mi conosca e mi porto dietro questo appellativo da ormai tanti anni. Inoltre, per terminare la mia descrizione fisica, sono biondo, ho gli occhi azzurri, sono completamente glabro se non per qualche pelo sul pube e ho un bel culo e un bel pisello, decisamente grande se rapportato al resto del mio corpo. Per quanto riguarda la mia sessualità, ho spesso tentato di definirmi bisessuale ma in realtà sono gay e penso di esserlo sempre stato, fin da quando ho iniziato a sentire le mie prime pulsazioni per i miei amici e, soprattutto, per i ragazzi un po' più grandi. E' sempre stata un'ossessione che si scontrava con la mia tremenda paura di essere scoperto e lo sfogo cadeva quasi sempre nella masturbazione, che ho eseguito a gran quantità nel corso degli anni, trovando tutta una serie di abitudini che mi facevano godere maggiormente. Avendo da sempre avuto la fortuna di passare tanto tempo da solo in casa, causa lavoro dei miei genitori, mi è sempre piaciuto moltissimo girare nudo e segarmi il pisello in modo molto coinvolgendo, ansimando e contorcendomi molto durante l'atto. Quando ho capito di non essere bisessuale? E' capitato, ufficialmente, nel corso della mia unica storia etero avuta finora con una ragazza di un anno più piccola di me all'incirca quando avevo 15-16 anni. Siamo stati assieme per qualche mese, le volevo bene e mi piaceva farmi vedere in giro con lei, così da tappare la bocca a chi mi dava del finocchio per prendermi in giro, visto che forse posso sembrarlo. Però, al di là dell'affetto e della comodità nel potermi atteggiare a etero, con lei riuscivo a fare poco. Non siamo mai arrivati al sesso, ci siamo spinti fino al pompino e a volte riuscivo anche a godere. Capitava quando chiudevo gli occhi e immaginavo che a succhiarmi il pisello fosse uno dei tanti ragazzi che agitavano le mie notti. Lì riuscivo veramente a immedesimarmi in ciò che stavo facendo, iniziavo ad agitarmi e le venivo in bocca. Ad orgasmo avuto, spesso mi pentivo e mi è capitato più volte di trattarla male nei momenti successivi. Quando ho capito che stare con lei era solo una forzatura e che era inutile illudermi di una mia eventuale bisessualità, ho deciso di accettarmi per quello che ero e ho chiuso, almeno fino ad ora, il breve capitolo donne nella mia vita. Non sono ancora pronto a dichiararmi a tutti ma qualcuno inizia a conoscere le mie reali inclinazioni e la cosa mi aiuta a prendere fiducia in me. Ma andiamo con ordine! La mia primissima esperienza con un ragazzo risale all'estate del 2012, quando avevo 13 anni. In quel periodo la mia vacanza dalla scuola era fatta solo di mare, calcio e amici, senza pensieri o preoccupazioni. Mi alzavo la mattina e andavo in spiaggia con la bici assieme ai miei amici e stavamo là tutto il giorno, ad eccezione di un breve rientro a casa per pranzo. Poi nel pomeriggio iniziavano le infinite sfide a pallone nel campetto sulla sabbia del nostro chalet, interrotte solo dal buio o dai ragazzi più grandi che ci cacciavano in malomodo (e che mi eccitavano tanto). La maggior parte delle nostre sfide era tra il mio gruppo di amici e un gruppetto di ragazzi dello chalet affianco, quasi tutti di fuori. Tra i nostri avversari c'era un ragazzo mio coetaneo e mio compaesano che conoscevo fin da piccolo ma non potevo considerare amico, visto che in fondo non eravamo mai usciti insieme e non eravamo mai andati in classe assieme. Si chiamava Jacopo ed era perfino più basso di me: oltre alla ridottissima statura, per il quale era deriso da tutti e chiamato “nano”, Jacopo aveva però un bel viso un po' tondo ma regolare, con capelli castani chiari tenuti molto corti, quasi rasati, che mettevano in risalto i suoi lineamenti armonici; gli occhi erano scuri e a sua volta dimostrava molto meno della sua età. Entrambi eravamo bravi a giocare a pallone, sicuramente i migliori delle nostre rispettive squadre estive e per questo non era raro vederci battagliare sulla sabbia. A lui piaceva deridere l'avversario con giocate difficili, dribbling ubriacanti e tunnel umilianti mentre io ero più combattivo e concreto. Andava da sé che spesso ci trovavamo a scontrarci duramente e il nostro vero e proprio rapporto nacque da una pesante litigata in seguito ad un mio duro fallo di gioco nel mese di Giugno, dopo l'ennesimo suo tentativo di deriderci con un dribbling. Jacopo si girò e mi colpì con un pugno, ci azzuffammo a terra per un po' e poi ci separarono. Al termine della partita ero in acqua da solo a sciacquarmi e sentivo dolore dove ero stato colpito dal suo pugno. Pur tentando di non farmi vedere da nessuno, stavo piangendo quando sentì una mano battermi sulla spalla. Mi voltai ancora piagnucolante e mi trovai di fronte Jacopo che si era venuto a scusare. Incredibilmente da lì nacque una bella amicizia e trovammo sempre più confidenza. Capitava spesso che restavamo fino a tardi in acqua da soli a parlare e a volte l'argomento si spostava sul sesso: le prime curiosità, i commenti sulle ragazze, le confidenze. Io a volte inventavo particolari su di me, tentando di mostrare un interesse per le femmine che in realtà non sentivo di provare. In fondo iniziai a provare attrazione per Jacopo, mi piaceva il suo sorriso, mi piaceva il suo modo di rivolgersi a me, mi piacevano i suoi racconti. La nostra amicizia iniziò a svilupparsi anche al di fuori della spiaggia e alcune volte frequentammo le nostre rispettive case per giocare alla Playstation o altri passatempi. L'episodio che fece partire il tutto accadde durante il mese di Luglio: eravamo a casa mia, chiaramente soli ed era il primo pomeriggio, quindi ancora troppo presto per andare in spiaggia, con una caldo pazzesco e con poca voglia di fare qualsiasi cosa. Condizionatore acceso a palla e io e Jacopo stesi sul letto a parlare, neanche a farlo apposta di ragazze. A Jacopo piaceva una di Roma e mi stava parlando delle sue forme, già piuttosto sviluppate. Mentre parlava iniziò a toccarsi il pacco da fuori e a volte a infilarsi anche la mano all'interno dei pantaloncini. A me la situazione iniziava davvero a eccitare e a mia volta iniziai a strusciare la mano sul pacco. Ben presto il discorso si spostò sulle seghe e sulle dimensioni dei nostri cazzi, nonché sul fatto di avere o meno i peli. Quando Jacopo seppe che io avevo già qualche ciuffetto di peli sul pene, si incuriosì e mi domandò di dargli un'occhiata. Inizialmente mi sentivo a disagio, anche perché ero in piena erezione, ma alla fine mi feci prendere dall'attimo e mi abbassai i pantaloncini e le mutande, facendo schizzare fuori il cazzo, che nonostante il mio scarso sviluppo fisico, era già di buone dimensioni. Jacopo me lo osservò molto interessato, poi alla mia domanda di ricambiare si abbassò a sua volta il tutto e mi mostrò un uccello molto piccolo e senza peli ma tremendamente in tiro. Vista la situazione, fu naturale accordarci per farci una sega uno affianco all'altro. Iniziammo a toccarci i cazzi e ben presto perdemmo anche l'iniziale vergogna. Ci guardavamo eccitati e ci sorridevamo, mentre le nostre mani si muovevano a tutta forza sui cazzi. Entrambi iniziammo anche a muoverci con i bacini all'insù, eravamo davvero scatenati. Io e Jacopo iniziammo quasi ad ansimare guardandoci uno negli occhi dell'altro e io capitolai per primo, sparando schizzi di sborra per aria. Alcuni ricaddero sulla mia pancia, alcuni sul letto e altri sul corpo di Jacopo, che preso dalla sua sega non diede troppo peso all'accaduto e continuò a masturbare a velocità siderale il suo piccolo cazzetto. Anche lui ebbe un bell'orgasmo intenso ma gli uscì solo qualche gocciolina di sperma, al contrario dei miei densi schizzi, che lo avevano anche incuriosito tant'è che osservò a lungo la mia pancia sporca e il mio cazzo gocciolante. Da lì in poi quella sega in compagnia divenne una sorta di abitudine che ripetemmo ogni giorno prima di andare in spiaggia per circa una decina di giorni. Durante questo periodo Jacopo iniziò a prendermi sempre più, sentivo di essere innamorato e pensavo solo e soltanto lui. Ne ero affascinato, pendevo dalle sue labbra quando parlavo, trovavo divertenti anche le sue battute meno riuscite, lo ammiravo estasiato quando giocavamo a pallone e soprattutto non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, specialmente mentre ci segavamo a casa mia. Forse lui se ne accorse perché notai che mi guardava in modo differente ma la cosa non fece che darmi ancora più coraggio, tant'è che attorno alla metà di Luglio non riuscì più a tenere a freno i miei istinti e decisi di giocarmi le mie carte. Il tutto avvenne nuovamente a casa mia, durante una delle solite seghe pre spiaggia. Anche stavolta eravamo sul letto e avevamo scaldato il clima con qualche discorso classico su tette e culi, poi ci togliemmo le mutande e iniziammo a segarci i cazzi. Eravamo molto vicini con le facce e capitò spesso di guardarci negli occhi e di ansimarci l'uno verso l'altro. Durante uno dei tanti sguardi che ci lanciammo, io feci il passo e lo baciai in bocca. Inizialmente Jacopo rimase fermo immobile e mi lasciò fare ma senza rispondere. Io, spaventato, mi staccai. Era stato il mio primo bacio, un insieme di emozioni e di paure, specialmente se rapportate al suo immobilismo. Non sapevo se se la sarebbe presa e non sapevo cosa dirgli, rimasi ad attendere una sua reazione. Qualche istante dopo finalmente mi sorrise e si attaccò alla mia bocca: iniziammo a baciarci con foga e presto sperimentammo anche l'uso delle lingue, per la prima volta in assoluto nella mia vita. Trovammo presto il ritmo e pomiciammo a lungo, con i nostri cazzi che erano durissimi e più volte strusciarono tra loro. Ero sul punto di impazzire e senza pensarci troppo impugnai il suo cazzetto con la mia mano e glielo iniziai a segare durante il bacio, imitato da lui poco dopo. Capì immediatamente che voleva altro, perché iniziò pian piano a spingermi la testa verso il basso. Avevo paura perché era un passo grosso per me, ancora combattuto sulla mia reale sessualità. Ma Jacopo, che qualche ragazzetta l'aveva anche avuta, si era messo in mente di volere assolutamente un pompino e alla fine ottenne ciò che desiderava. Mi feci convincere dalla sua insistenza e mi trovai col suo piccolo cazzo a pochi centimetri dalla mia bocca. Lo guardai, era leggermente scappellato in punta, privo di peli e davvero piccolo, tant'è che riuscivo tranquillamente a tenerlo con due dita. Per prima cosa lo assaggiai con la lingua e aveva un sapore forte, deciso a causa di qualche goccia preseminale che gli era fuoriuscita durante la lunga pomiciata e la precedente sega. Jacopo aveva rovesciato la testa indietro, poggiandola sul cuscino, aveva divaricato le gambe e mi reggeva per il capo, senza permettermi di alzarmi da quella posizione. Non avevo scelta, dovevo soddisfarlo. Non che la cosa mi dispiacesse ma era la mia prima volta e non sapevo come fare. Lo presi in bocca e iniziai a muovere su e giù. Era un movimento meccanico, ancora privo di tecnica e senza l'uso della lingua ma a quanto pare Jacopo gradì, tant'è che iniziò a muoversi sul letto con concitazione, allargò ancora di più le cosce e iniziò ad ansimare, prima di sborrarmi in bocca. Appena si svuotò le palle, il suo atteggiamento sembrò più freddo e questo avrei dovuto prenderlo come un sentore circa le sue reali intenzioni ma ero piccolo e inesperto e non ci diedi peso, tanto da esibirmi in una sega solitaria al fine di svuotarmi a mia volta le palle. Pensai che anche lui fosse innamorato di me e che avesse voluto fare sesso orale per sancire il nostro fidanzamento. Nei giorni seguenti la cosa continuò a ripetersi: Jacopo veniva a casa mia ogni giorno prima del mare e si faceva soddisfare, perfino 3-4 volte consecutive. Io intanto miglioravo notevolmente la mia tecnica nel pompino, complici anche alcuni studi che avevo fatto su internet e sui video porno per tentare di captare qualche segreto che potesse farlo godere di più e permettermi di sentirmi ancora più apprezzato. Gli dissi di amarlo, e lui durante il rapporto mi rispose che per lui era la stessa cosa. A distanza di anni ho capito che lo fece solo perché preso dal momento e dall'eccitazione, visto che poi la cosa non si ripeteva mai nella restante parte della giornata. Terminati quegli intensi rapporti di sesso orale, che si concludevano quasi sempre con le sue sborrate nella mia bocca e con io che venivo con una sega (solo raramente fatta da lui), ci risistemavamo e andavamo al mare, dove il suo rapporto con me tornava quello di sempre. Eravamo avversari in campo durante le lunghe e combattute partitelle sulla sabbia e amici durante il resto del tempo ma niente che poteva lasciar presagire agli altri di una nostra storia, della quale esistenza io ero comunque convinto. Soltanto qualche volta capitò che la sera ci appartammo in segreto per poter fare qualcosa: mi mandava un messaggio sul cellulare al fine di richiamare la mia attenzione e con una scusa liquidavamo gli altri per recarci in una spiaggia libera vicina, dove ci nascondevamo all'interno di una barca e ripetevamo ciò che accadeva nel pomeriggio a casa mia. Il tutto durò fino alla nottata di Ferragosto, quindi circa un mese di relazione. Quella sera la mia comitiva si trovava a fare festa in spiaggia non lontano dalla sua. Avevo il permesso per stare fuori solo fino ad una certa ora mentre lui aveva ottenuto il permesso per passare l'intera nottata in spiaggia per la prima volta nella sua vita. Ad una certa sentì un messaggio sul cellulare, lo tirai fuori ed era lui: mi chiese di poterci appartare da qualche parte perché aveva voglia di me. Non ragionai più, non pensai che forse lo aveva scritto perché qualche suo amico più grande lo aveva fatto ubriacare o del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederci, vista la quantità impressionante di ragazzi che stavano facendo nottata nei dintorni. Liquidai la mia comitiva con una scusa e lo raggiunsi nel punto in cui mi aveva detto di vederci. Ci guardammo rapidamente attorno e, senza vedere nessuno, ci infilammo in una cabina di uno stabilimento. Appena dentro Jacopo mi infilò la lingua in bocca e iniziammo a pomiciare furiosamente. Ci cominciammo a togliere i vestiti e in pochi istanti eravamo completamente nudi. Ci toccammo i cazzi mentre continuavamo a baciarci, entrambi duri come il marmo, poi lui mi sussurrò all'orecchio che avrebbe voluto provare a scoparmi. Avevo paura perché sentivo di non essere pronto e temevo potesse farmi male. Glielo feci notare ma lui sembrò inflessibile e mi fece girare a pecora. Non era pratico e non mi preparò il sedere a nessun tipo di penetrazione, tanto che non riuscì nel suo intento e dopo 2-3 tentativi decise di desistere ma la cosa lo fece innervosire. Mi accorsi subito che il suo atteggiamento era cambiato e mi ordinò di inginocchiarmi e di succhiargli il cazzo. Io obbedì, mi accucciai e presi a leccargli le palle con cura, come ormai ero abituato a fare da diversi giorni e come lui gradiva. Poi leccai l'asta del suo cazzo, iniziai a segarlo e me lo infilai in bocca. A forza di fare pratica avevo imparato ad usare bene la lingua e sapevo che ritmo dare al pompino in base ai suoi gusti, così da farlo impazzire. Lo afferrai per le belle chiappette sode e lisce e iniziai a pompare con la bocca a tutta velocità mentre lui veniva avanti e indietro col bacino. Alzai lo sguardo e se ne stava ad occhi chiusi, il volto era una maschera di piacere e ogni tanto si lasciava andare a qualche gemito di piacere. Durò poco, meno di 5 minuti, prima di scaricarmi la sua sborra in bocca. Ma non volevo che andasse via, per cui continuai imperterrito a succhiarglielo senza dire niente anche se le ginocchia mia facevano male e la posizione era tutt'altro che comoda. Jacopo, forse spinto dagli effetti dell'alcol, mi lasciò continuare senza fare obiezioni. Mentre continuavo a succhiarglielo con cura, presi a segarmi il cazzo, che era di marmo e sembrava sul punto di esplodere tanto ero voglioso. Mi bastarono pochi colpi e sentì l'orgasmo giungere; in quel momento presi a succhiarglielo ancora più forte, poi scaricai tutto sul pavimento della cabina e tornai a reggerlo per le chiappe. Il suo cazzo era tornato in tiro e io lo succhiai con tutta l'attenzione, l'amore e la passione del mondo. Lo sentì nuovamente agitarsi e abbandonarsi al piacere più intenso e una nuova scarica di sborra mi farcì la bocca. Bevvi di gusto, poi mi alzai e cercai la sua bocca ma, come accadeva spesso a fine rapporto, mi sembrò molto più freddo. Rispose a malapena al mio bacio, poi si vestì e tornò dai suoi amici. Fu l'ultima volta che ci incontrammo da un punto di vista intimo visto che il mattino seguente mi lasciò per messaggio. Non ci fu verso di fargli cambiare idea e soffrì moltissimo. In tutti questi anni trascorsi io e Jacopo abbiamo avuto modo di trovarci insieme nel calcio, avendo anche giocato per la stessa squadra, ma il nostro rapporto non è mai più tornato buono e non siamo mai più riusciti a superare le scorie di quel mese di passione che mi avevano fatto illudere di aver scoperto l'amore. In realtà mi aveva solo sfruttato per poter avere uno spompinatore di fiducia, poi sicuramente il nostro rapporto aveva suscitato l'ilarità di qualcuno dei suoi amici e Jacopo, per evitare che ci potessero scoprire, aveva deciso di lasciarmi. Ci sono stato male ma di una cosa sono contento: grazie a lui ho iniziato a conoscere la mia vera passione per il cazzo! .
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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