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Lui & Lei

La Sua Troia - Finale - Parte IV: Vestizione 2


di NoOne8
15.08.2022    |    2.566    |    0 8.7
"Con tutti questi trattamenti a portata, non c’è da stupirsi che Marie stia così bene, pensò..."
Quando Serena entrò nella camera indicata da Marie, erano quasi le sette di sera.
Come il resto degli interni della villa, anche quella stanza tradiva l’esterno della struttura. Infatti, se da fuori, immersi nel verde, l’architettura e le rifiniture dell’edificio risultassero quasi rustiche, l’impatto una volta dentro era diametralmente opposto.
Tutti gli ambienti erano decorati con uno stile minimal moderno. La spa, dove era stata coccolata dallo staff di Marie, ricordava più un centro benessere di lusso, nonostante desse l’idea di poter ospitare a malapena una dozzina di persone.
Chiusa la porta alle sue spalle, Serena si addentrò nella camera fiocamente illuminata da alcuni faretti montati in un controsoffitto, camminando a piedi nudi sul fresco pavimento di marmo. Lentamente, si diresse verso il grande letto matrimoniale posto al centro dell’ambiente, coronato da una testiera in pelle trapuntata nera.
Sfilò il telefono dalla vestaglia di seta nera che aveva ricevuto dalla proprietaria, per controllare se il marito le avesse inviato altre comunicazioni, senza però trovare neanche una notifica. Buttò il dispositivo sul materasso e cominciò a esplorare la stanza.
La parete di fronte a lei, opposta ai piedi del letto, ospitava uno specchio a figura intera, incastonato al suo interno per quasi tutta la sua lunghezza. Il vetro infatti finiva poco prima del muro, per fare spazio a una porta bianca con un pomello dorato, che provò ad aprire senza successo.
Sarà comunicante con un’altra stanza, pensò Serena, dirigendosi quindi verso la porta finestra a due ante che consentiva di uscire su un balconcino. L’affaccio però non era sul grande parco sul retro della villa, dava sulla piscina termale dove si era rilassata con Marie prima di essere sottoposta a diversi trattamenti di bellezza, tra cui una ceretta inguinale completa che, nonostante il dolore, l’aveva lasciata più liscia di quanto non fosse mai stata, sia davanti che dietro.
Rientrando nella camera, notò sulla parete opposta, subito dopo il breve corridoio d’ingresso, una console per il trucco bianca, sormontata da uno specchio con diverse lampadine montate sopra, per illuminare bene il volto. Sopra, vide una scatola cilindrica nera.
La donna attraversò la stanza con falcate lunghe, solo per bloccarsi davanti allo specchio del mobiletto. Non aveva ancora avuto l’opportunità di vedere il trucco che Marie le aveva curato subito prima di indirizzarla qui.
Era un capolavoro. Il fondotinta le ringiovaniva la pelle di almeno dieci anni, e il fard le colorava le guance di rosa come una scolaretta. Le sopracciglia erano state sistemate alla perfezione e quello che le aveva fatto agli occhi, tra matita, ombretto e eyeliner poteva essere solo definito come un’opera d’arte. Il rossetto le colorava le labbra di un rosa lucido delicato, enfatizzandole, ma non l’involgariva come quello che si era messa quella mattina. Sembrava pronta per il red carpet di Hollywood.
Quando ebbe finito di apprezzarsi, sciolse il fiocco di raso dorato legato intorno alla confezione e tolse il coperchio. Come supponeva, si trattava sempre di alcuni indumenti da indossare, ma questa volta di tutt’altro tenore.
Per comodità, Serena prese tutto il pacchetto, portandolo sul letto, dove svuotò il contenuto, mettendo in fila tutti gli oggetti, per capire in che ordine le convenisse vestirsi.
Si alzò in piedi, avvicinandosi allo specchio nella parete, quindi si slacciò la cintura della vestaglia, lasciandosela scivolare addosso, rimanendo completamente nuda nella camera da letto, intenta a osservare i frutti del lavoro delle ragazze di Marie.
Il pomeriggio tra acqua termale, massaggi, creme e oli, adesso le conferiva un aspetto quasi ultraterreno. Il suo corpo giovane, già tonico grazie al proprio regime fisico, sembrava ancora più sodo e sgonfio. Si accarezzò tutta, partendo dai piedi, risalendo le gambe, delineando i fianchi, la vita, il seno. Non solo la pelle era più morbida e liscia, ma allo specchio risultava anche più luminosa.
Con tutti questi trattamenti a portata, non c’è da stupirsi che Marie stia così bene, pensò.
Dopo essersi complimentata con sé stessa, Serena tornò al letto, da cui prese le mutandine trovate nella confezione. Si trattava di un perizoma di pizzo nero, con un filo di perle al posto del triangolino di stoffa che avrebbe dovuto coprirle il sesso. Una volta indossato, le sfere si accostarono alle labbra, massaggiandole piacevolmente a ogni movimento.
Il secondo indumento era un reggicalze nero, costituito da una serie di fasce di tessuto, impreziosito da alcuni elementi dorati, come piccole fibbie, moschettoni e due catenine che, una volta indossate, cadevano delicatamente sui glutei, arricchendo il disegno dell’elaborato intreccio. Serena si guardò allo specchio, girandosi per ammirare il proprio lato B, accarezzandolo sensualmente, stringendolo con le mani, saggiandone la consistenza.
Per indossare le calze, abbellite da una riga continua sul retro, si accomodò sul materasso, allungando prima una gamba, infilandosi attentamente l’indumento arricciato e quindi tirandolo lentamente su. Poi, con meticolosità, si allacciò i morsetti del reggicalze, stirando le poche pieghe che si erano create.
Quindi, fu il turno del reggiseno in tinta, anche questo molto particolare. Invece di avere le bretelle a spalla infatti, il pezzo presentava una trama intricata di lacci. La V che partiva dal centro delle coppe, si univa intorno alla nuca, mentre dall’estremità partivano due strisce sottili, abbracciate a un anello dorato posizionato sotto alla gola, da cui partiva un’altra striscia da far girare intorno al collo. Le coppe, tra l’altro, consistevano solo in un supporto, che lasciava i seni completamente scoperti, mostrando i capezzoli turgidi per l’anticipazione.
Infine, indossate anche le scarpe di vernice nera, con tacco rigorosamente dorato, prese l’ultimo oggetto. La butt-plug era considerevolmente più grande di quella che aveva indossato la mattina. Questa era, inutile dirlo, dorata e di un diametro che Serena trovò impegnativo.
Stasera me lo distrugge il culo, pensò, ricominciando ad accendersi per l’anticipazione di quello che stava per arrivare.
Si appoggiò con una mano allo specchio a figura intera, allargò le gambe, puntando bene i tacchi sul pavimento e si piegò in avanti. La mano libera portò il giocattolo alla bocca, avviluppandolo tra le labbra, leccandolo avidamente per bagnarlo il più possibile. Quindi, si puntò la plug contro l’ano e gentilmente cominciò a spingere, facendola roteare per allargare il buco. Le perle strusciavano contro le labbra, che iniziando a bagnarsi, ammorbidendosi e gonfiandosi, se le stavano mangiando.
“Ngh…” gemette Serena dopo aver spinto abbastanza.
Tirò fuori il giocattolo arrendendosi al fatto che avrebbe dovuto lubrificare meglio il buchetto. La mano andò ad accarezzarsi la figa, lentamente, cominciando con dei movimenti rotatori sulle labbra. Presto però, indice e medio si strinsero intorno alle sfere, muovendole su e giù, apprezzandone il piacere che ne risultava.
“Mmmh…” mugugnò.
Dopo alcuni istanti, sentendosi abbastanza lubrificata, si penetrò con due dita, strusciandole lungo la parete superiore della vagina. Alzò la testa per guardarsi allo specchio, immaginando il suo Padrone alle spalle, intento a scoparla mentre le stringeva la vita stretta. Sul viso apparve un sorriso quasi sadico e per un attimo, le sembrò di vedere non il suo volto, ma quello di Marie.
La mente le tornò al discorso che la donna le aveva fatto a pranzo e a quella mano poggiata sul suo sesso. In pochissimo tempo, l’aveva ammaliata con un magnetismo animale. L’idea di potere aver quell’ascendente su un’altra femmina la infiammò. Qualcosa dentro di lei, cominciò a metabolizzare quanto le era stato detto. Così, finalmente riuscì ad accettare che nulla di quello che stava succedendo era per soddisfare gli ordini di Marco fini a sé stessi, ma perché le piaceva. Perché il modo in cui la faceva sentire schiava, il suo trattarla come una troia, il potere che esercitava su di lei, tutto questo, la faceva godere come ogni Donna si meriterebbe di godere.
Al contempo, accettò che quel ditalino non fosse solo per lubrificarsi l’ano, ma per sfogare quell’istinto che la dea le aveva risvegliato. Un istinto primordiale che sapeva di sopravvivenza, di controllo, di supremazia. Non si stava toccando per il marito, né per Marie, si stava masturbando per puro egoismo, per godere a prescindere dalle aspettative di chiunque altro.
Così, si sfilò le dita della figa, puntandole ancora fracide contro l’ano. L’indice entrò facilmente e il medio seguì senza troppi sforzi. Cominciò a esplorarsi il buchetto con ardore, estraendo le dita quasi del tutto e poi reinserendole fino in fondo, allargandole, girandole. Si piegò ancora più in basso e, quando si sentì pronta, liberò il culo dalla mano e vi appoggiò la butt-plug. Anche stavolta dovette spingere, ma finalmente riuscì a farla entrare tutta, sentendola quasi risucchiare una volta superato il diametro del giocattolo.
“Aaaah!” Urlò il suo piacere per quella penetrazione anale.
Serena si rialzò e vide il suo riflesso. La donna allo specchio sembrava una statua. La lingerie che indossava esaltava ogni curva del suo corpo. Non vedeva l’ora di incontrare Marco, ma la figa ancora grondante la reclamava, le chiedeva di finire quello che aveva iniziato così bene. Voleva venire. Assecondandola, fece per portare una mano tra le gambe, quando sentì un click, intravedendo un movimento con la coda dell’occhio.
La porta accanto allo specchio si era aperta. Il messaggio era chiaro.

Continua...
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