Lui & Lei
La sua troia - III - Sottomessa
di NoOne8
03.04.2022 |
14.530 |
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"Per dimostrarlo, liberò le mani della moglie, allargandole ancora di più le chiappe, le diede una sonora sculacciata e quindi con una sola spinta le fece..."
Uscito dalla doccia, Marco si asciugò sommariamente prima di arrotolarsi un asciugamano intorno alla vita per andare a prendere un cambio in camera da letto.Attraversato il corridoio, trovò la porta della camera da letto socchiusa, la soglia illuminata da una tenue luce calda.
“Che si sarà inventata adesso?” pensò tra sé e sé, allungando la mano sulla maniglia, aprendo lentamente la porta come se stesse scoperchiando il vaso di Pandora.
Lo spettacolo che si trovò davanti gli fece strabuzzare gli occhi.
La camera era illuminata solo da una dozzina di candele sparse sui comodini e gli altri mobili della stanza. Serena lo stava aspettando silenziosamente sul letto a quattro zampe, la testa rivolta dall’altro lato, verso la finestra. La prima cosa che vide il marito fu il suo culo, decorato da un plug anale impreziosito da un finto smeraldo e incorniciato da un reggicalze di pizzo nero, collegato dai suoi laccetti a un paio di calze a rete.
A destra dei tacchi di vernice nera che stava indossando, trovò un biglietto scritto a penna appoggiato a un’elegante scatola di scarpe. Lo prese in mano per leggerlo meglio nella penombra.
“Sono disposta a tutto pur di meritarmelo di nuovo.
- La tua puttana”
Accennando un sorriso soddisfatto, Marco poggiò il biglietto accanto alla scatola, che quindi aprì. Al suo interno, trovò alcuni giocattoli che aveva regalato alla moglie nel corso degli anni.
Il primo era quello che le aveva visto usare più spesso, un vibratore wand nero opaco, con una grande semisfera all’estremità. Era sempre stato il preferito della donna per la stimolazione clitoridea. Spesso lo usava anche per venire tre o quattro volte di seguito.
Il secondo era un altro vibratore nero opaco con rifiniture dorate. Dal corpo centrale a forma fallica si staccava un braccetto sottile, proprio per consentire di stimolare il clitoride durante la penetrazione.
Quindi, trovò altri due toys che non le aveva praticamente mai visto usare. Uno era un dildo di vetro trasparente, decorato da un cuore rosa all’estremità, pensato anche per l’uso anale. L’altro invece era un cazzo di gomma trasparente di dimensioni considerevoli.
Marco li tirò tutti fuori, ordinandoli uno affianco all’altro sul comodino, trovando così l’ultima sorpresa nella scatola: le mutandine ricoperte di sperma, saliva e umori su cui era venuto la settimana prima. Erano accompagnate da un altro biglietto.
“Fammi quello che vuoi.
- La tua cagna.”
L’uomo appoggiò anche questo sul comodino, apprezzandone il pensiero, anche se in realtà, considerò, lo avrebbe fatto a prescindere.
Prima di cominciare a giocare con la sua bambola, andò a prendere il telefono dal suo comodino, dall’altra parte del letto, studiando attentamente il suo regalo lungo il percorso.
Oltre a reggicalze, calze e scarpe, Serena non indossava altro. I suoi capelli erano sciolti, appoggiati lungo la schiena e sulle spalle.
Arrivato al comodino, Marco si accorse che la moglie non avrebbe potuto vederlo, indossando una benda di raso nero, il che gli diede subito un’idea.
Come prima cosa, prese il telefono e iniziò a documentare ogni dettaglio della scena: il viso coperto, il culo all’aria con il plug anale in bella mostra, le sue gambe fasciate dalle calze a rete e i tacchi alti alti da puttana d’alto bordo.
Continuava a girarle intorno, assicurandosi che potesse sentirlo, voleva farle sapere di stare lì, ad ammirare la sua schiava. Voleva riempirla di anticipazione.
Dopo aver concluso il primo giro di perlustrazione, cominciò a metterla in posa come una bambola. Facendo un po’ di pressione sulle ginocchia, le indicò di allargare le gambe. Quindi, con le mani sulle chiappe, le portò il culo indietro, alzandolo. Infine, tornò davanti alla donna, piegandole delicatamente le braccia affinché si appoggiasse sui gomiti, piuttosto che sulle mani. Per farlo, Serena dovette inarcare la schiena, assumendo una posa simile a quella dei gatti quando si stiracchiano.
Marco si allontanò di alcuni passi per studiare il risultato come uno scultore dopo ore di lavoro. Intuendo un’opportunità, prese il cuscino dal lato di Serena, posizionandolo tra le gambe della donna. Sopra, vi poggiò il primo giocattolo, abbassando il bacino della moglie così che la sfera massaggiante venisse a contatto con il clitoride. Lo accese e si allontanò ancora una volta per godersi la scena.
“Mmmmh…” fu la prima reazione della donna, che aggiustò leggermente la posizione per aderire meglio al giocattolo.
Conoscendo bene le abitudini della moglie, l’uomo decise di limitarsi a osservarla per un paio di minuti. Poco a poco infatti, Serena iniziò ad ancheggiare ritmicamente sul cuscino, per regolare la pressione del vibratore sul clitoride.
“Mmmmh… Mmmmh…” mugolava man mano che il respiro le si faceva sempre più pesante. Marco notò che la figa della donna si stava cominciando a bagnare.
Con l’aumentare del piacere, anche i movimenti del bacino si fecero più decisi, finché Serena non arrivò praticamente a scoparsi il cuscino sculettandoci sopra.
Quando Marco reputò che la moglie fosse eccitata a sufficienza, le tornò dietro, sfilando il vibratore del cuscino, trovando il tessuto già umido. Con una mano controllò le labbra della donna, constatando che in effetti era assolutamente pronta per una penetrazione. Quindi, prese il secondo giocattolo.
Prima lo strusciò tra le labbra gonfie e vogliose per lubrificarlo, procedendo poi a farlo scomparire nella figa di Serena con la protuberanza rivolta verso il clitoride. Lo accese sulla potenza media, puntellandolo sul cuscino, così che se l’avesse voluto, avrebbe potuto scoparlo proprio come un cazzo. L’accortezza venne apprezzata immediatamente, la donna infatti cominciò subito a muovere il bacino con ampi movimenti circolari.
“Mmmmh… Mmmh…” gemette, come se stesse provando a contenersi.
Marco tornò davanti alla donna, accovacciandosi per stare all’altezza dei suoi occhi ancora bendati. Trovandola a bocca aperta, le infilò due dita tra le labbra, che Serena cominciò a succhiare e leccare.
“Lo vuoi veramente il mio cazzo?”
“Mmmh…” annuì lei con le dita in bocca.
“E come vorresti meritartelo?” le liberò la bocca.
“Fammi tutto che vuoi…” rispose Serena disponibile e vogliosa.
“Non funziona così. Sei tu che devi meritartelo. Cosa sei disposta a fare? Cosa vuoi che ti faccia?”
Serena rimase interdetta dall’interrogazione. Non si aspettava di dover parlare. Sperava di aver lasciato al marito abbastanza campo libero.
“Fammi sentire quanto sei troia.”
“Toccami…” iniziò timidamente.
Marco si alzò, tornando dietro al culo della donna. Salendo sul letto, le estrasse il vibratore dalla figa, cominciando a toccarla tra le labbra bagnate, stimolandole il clitoride.
“E poi?”
“Mmmmh… voglio sentirti giocare con il mio culo…” Rispose la donna con voce roca.
“Sì?” chiese Marco, accarezzandole le chiappe toniche.
“Cosa dovrei farci con questo culo?” Le chiese, dandole uno schiaffo su una chiappa.
“Sì… sculacciami…”
“Sì?” Un altro sonoro ciaf risuonò nella camera da letto.
“E perché?” Alla domanda seguì un’altra manata.
“Perché sono stata cattiva.”
Ciaf.
“Perché?”
“Perché sono una troia.”
Ciaf.
“È vero. E perché sei una troia?”
“Perché ho preso un cazzo che non era il tuo…”
Questa volta la sculacciata arrivò molto più forte, lasciando l’impronta della mano rossa sulla pelle chiara di Serena.
“E ti è piaciuto?”
Serena rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. Un altro ceffone le impedì di parlare.
“No…” rispose timidamente.
“Non si dicono le bugie, puttana.”
Senza alcun preavviso, Marco le infilò due dita nella figa, muovendole lentamente.
“Sì…” si vergognò Serena.
“Ti è piaciuto farti scopare dal cazzo di un altro? Sii onesta.”
“Sì…”
“E quale preferisci?”
“Il tuo! Voglio il tuo cazzo!”
“E perché?” Le dita di Marco accelerarono il ritmo, scopando la figa della donna.
“Aaaah!”
“Perché è più grosso!”
“Tutto qui?”
“Perché tu mi scopi meglio!”
Ciaf.
“E solo tu mi fai sentire così troia!”
“Brava puttana.” Marco aggiunse un terzo dito nella figa di Serena.
“Solo tu mi fai godere così tanto!”
La mano diventò ancora più veloce.
“Aaah! Aaaah… Sììì…”
Serena si stava avvicinando all’orgasmo.
“E secondo te il mio cazzo si scoperebbe qualunque zoccola?”
“No!”
“Di chi è questa figa?” Le chiese, sditalinandola con sempre più forza.
“È tua!” Urlò di piacere Serena.
“E questo culo? Di chi è questo culo da puttana?” La incalzò, afferrando la butt plug, iniziando a pomparle l’ano con il giocattolo.
“È tuo!”
“E che ci dovrei fare?”
“Scopalo! Sfondalo! Riempilo di sborra! Facci tutto quello che vuoi!!”
“Molto bene.” Marco sfilò il plug poggiandolo sul comodino, da dove prese il dildo di vetro, porgendolo davanti alla bocca della donna.
“Leccalo bene, ti sta per entrare in culo.” Le anticipò.
Serena iniziò subito a leccarlo, avvolgendolo tra le labbra, bagnandolo il più possibile. L’uomo intanto assecondava quel pompino con il dildo stesso, come se le stesse scopando la bocca. Quando decise che era abbastanza lubrificato, levò il ciuccio di vetro alla moglie, dirigendolo verso il buchetto ancora allargato, penetrandola immediatamente.
“È questo che vuoi?” Chiese, pompandole il dildo nel culo, senza smettere di sditalinarle la figa.
“Sììì!”
“Ti piace essere riempita?” Chiese Marco, accelerando i movimenti di entrambe le mani.
“Sììì! Sìì! Riempimi!”
Serena stava godendo sempre di più, era vicinissima.
“E perché ti piace?”
“Perché sono una puttana! Sono la tua cagna!”
Marco avrebbe voluto avere una terza mano per metterle anche il cazzo di gomma in bocca o avere le braccia molto più lunghe per poterle scopare la faccia. Era bellissimo vederla in quello stato, intenta a farsi scopare figa e culo, contenta di essere additata come una puttana.
“Aaaaah! Aaaah…” L’urlo della donna squarciò l’aria. Stava per venire.
“Sì, così!” La incoraggiò.
“Sì! Sì! Non fermarti ti prego!”
Marco aumentò ancora di più la forza di entrambe le penetrazioni.
“Godi puttana! Voglio vederti godere con un dildo in culo!”
“Oddio sì! Vengo! Vengooo! Aaaaaaaaah…”
Serena si irrigidì tra le sue mani, cominciando a tremare in preda a uno squassante orgasmo. Marco sentii i muscoli della figa stringersi e pulsare attorno alle sue dita, fradicie di umori. Anche il bastone di vetro cominciò a trovare una maggior resistenza a ogni spinta.
Quando l’apice dell’orgasmo finì e le urla di Serena si rilassarono, l’uomo rallentò il ritmo, fino a che non sfilò le dita e il dildo dai buchi della donna. La sua mano era ricoperta dagli umori biancastri della moglie. Si spostò dall’altra parte del letto, allungando il braccio per metterle in bocca le dita sporche di lei.
“Assaggia troia, senti quanto sei buona quando ti faccio godere.”
Serena leccò le dita, apprezzandone il sapore, mentre Marco infilò l’altra mano tra le gambe per sentire quanto fossero ancora gonfie e bagnate le sue labbra.
Dopo essersi lubrificato le dita a sufficienza, le fece scorrere fino all’ano, ancora semiaperto, iniziandolo a penetrare con un dito.
“Ora è il momento di sfondare questo culetto una volta per tutte. Che dici?”
“Sì… fammi sentire il tuo cazzone in culo…”
Marco si mise dietro la sua puttana per bagnarsi la punta del cazzo con gli umori che ancora grondavano dalla sua figa, strusciandolo tra le labbra. Allungò un braccio per riprendere il vibratore, passandolo a Serena.
“Tieni, in caso la tua figa si sentisse sola. Adesso allargati le chiappe.”
Serena obbedì, aggrappandosi alle natiche, spalancandole. In risposta, Marco puntò il cazzo sul buchetto, cominciando a spingere lentamente per farlo allargare fino al suo diametro.
“Oddio quanto è grosso…” mugolò Serena.
“Ti piace?”
“Sììì… è caldissimo…”
Sentendo lo sfintere stringersi intorno al cazzo, Marco iniziò a dare spinte sempre più forti e veloci.
“Oh sì…” Esclamò la donna allargando ancora di più le chiappe.
“Ti piace il mio cazzo in culo?”
“Sì… Sì… mi stai sfondando…”
In realtà, non era ancora entrato completamente. Per dimostrarlo, liberò le mani della moglie, allargandole ancora di più le chiappe, le diede una sonora sculacciata e quindi con una sola spinta le fece entrare l’asta fino alle palle.
“No, adesso ti sfondo.” La corresse, iniziando a scoparle il culo come un toro da monta.
“Aaaaah!” Urlò Serena tra il dolore e il piacere.
“Ti piace farti sfondare il culo, puttana?”
“Sì! Sì! È enorme!”
“Toccati troia! Scopati la figa con il vibratore! Voglio farti venire da ogni buco!”
Facendo passare il braccio sotto la pancia, Serena si penetrò obbedientemente con il giocattolo, accendendolo.
“Ah! Oddio! Sì!” Esclamò subito, quasi sorpresa, cominciando a muovere il vibratore con foga.
“Ti piace, eh, troia?”
“Sìììì! Sono piena!!!” Concordò con entusiasmo.
Marco poteva sentire la vibrazione mentre la stava penetrando, il che lo eccitò ancora di più, facendolo spingere con sempre più forza.
“Oddio! Mi stai aprendo!”
“Sì puttana! Ti sfondo per bene!”
“Sì! Sì! Sfondami col tuo cazzone!”
“Oddio, voglio sborrarti in culo!”
“Sì padrone, riempimi il culo di sborra!”
“Poi mi ripulisci il cazzo con un bel pompino!”
“Sì, te lo lecco tutto!”
“Poi… quando me l’hai fatto tornare bello duro, ti scopo anche quella figa, puttana!”
Serena non ce la fece più. Solo l’idea di riavere il cazzo del suo uomo nella figa fu abbastanza per farla scoppiare nell’orgasmo più potente che avesse mai provato, godendo di quel palo in culo e di tutte le porcherie che gli stava promettendo.
“Oddio! Vengo! Vengooooo…”
Fece appena in tempo a estrarre il vibratore che la figa cominciò a squirtare lunghi schizzi di liquido cristallino, imbrattando il suo cuscino e le calze a rete.
“Aaaah!” Urlò in preda all’orgasmo. Anche Marco, sentendo l’ano contrarsi intorno al cazzo, non ce la fece più.
“Sì! Sì! Godo! Ti riempio il culo!”
La avvisò, affondando il suo bastone il più possibile nel culo, svuotandosi le palle con una serie di copiosi schizzi.
“Sìììì! Riempimi di sborra!” urlò la moglie ancora nel pieno del godimento, mungendo il cazzo del suo uomo, indietreggiando con le chiappe.
Finito di venire, Marco uscì dal buchetto, guardando mentre questo, richiudendosi, stesse espellendo una buona parte del suo sperma. Raccolse quanto più liquido con il cazzo e saltò giù dal letto, diretto verso il viso ancora bendato di Serena.
Strappò via la mascherina con una mano, liberandole finalmente la vista, facendo sì che la prima cosa che potesse vedere fosse il suo cazzo ancora duro, rosso e ricoperto di sborra. Serena fu sollevata di notare che la sua igiene intima fosse abbastanza approfondita.
“Puliscilo bene puttana, guarda che gli hai fatto col tuo culo!”
Ancora a pecora, Serena dovette allungare il collo e aiutarsi con una mano per leccare l’uccello del marito. Era visibilmente scomoda.
Senza una parola, Marco le afferrò un polso, strattonandola con forza per farla alzare, quindi la spinse contro il muro con una sonora sculacciata.
“Seduta.” Le ordinò rigirandola.
Serena obbedì, scendendo lentamente, fino a poggiare le sue chiappe gonfie e arrossate sul parquet freddo della camera. Marco raccolse entrambi i polsi della donna in una mano, tenendoli sollevati sopra la testa.
“Leccalo.” Le intimò, spingendolo il cazzo ormai mezzo moscio davanti alle labbra.
“Fallo tornare bello duro per la tua fregna.”
La donna allungò il collo per leccarlo, prima con lenti colpi di lingua, quindi, vedendo quanto fosse meno ingombrante rispetto al solito, lo prese completamente in bocca.
“Oh sì… così…”
Serena cominciò a leccare e succhiare il cazzo, pulendo tutta la sborra, gustando ogni centimetro e goccia.
“Sei proprio una brava pompinara…”
Apprezzando il complimento e per dimostrare al marito quanto non si stesse sbagliando, intensificò il lavoro, iniziando a pompare l’uccello con le labbra carnose, facendolo uscire e rientrare, risucchiandolo nella bocca, un bocchino che, così fatto, senza potersi aiutare con le mani, la stava facendo sbavare abbondantemente sulle tette gonfie ed eccitate. Non ci volle molto molto perché Serena cominciasse a sentire il cazzo indurirsi tra le sue labbra.
“Oddio sì, guarda quanto sei brava.”
Osservò Marco sfilandosi dalla bocca della donna per farle ammirare la sua erezione resuscitata. Con la mano libera, si afferrò l’uccello alla base, sbattendolo in faccia a Serena, bagnandola di umori e saliva.
“Fammi vedere quella lingua.” Ordinò, vedendo subito esaudito il suo desiderio.
“Ti piace, troia?” Le chiese, facendolo rimbalzare sulla lingua diverse volte.
“Ah ah…” annuì lei a bocca spalancata.
“Che gran puttana che sei,” si complimentò lasciandole i polsi, “adesso toccati, quella fica la voglio bella bagnata per il mio cazzo.”
Serena era già venuta due volte, ma l’idea di riavere dentro quel bastone dopo così tanto tempo la mandò su di giri. Voleva sentirsi piena del suo uomo, sentirlo godere dentro di lei. Per questo, voleva assicurarsi che fosse il più duro possibile. Con le mani finalmente libere, cominciò subito a sgrillettarsi, afferrando saldamente il cazzo del marito, con cui cominciò a schiaffeggiarsi sonoramente il viso e la lingua.
“Ti piace?” Chiese a Marco.
“Ti piace vedermi così porca?” Specificò.
“Sì, sei proprio una zoccola.” Confermò lui.
“Ti piace vedermi sbavare sul tuo cazzone?” Continuò, iniziando a ricoprire l’uccello di baci bagnati e colpi di lingua, rendendolo sempre più duro.
“Sììì, quanto sei porca…”
Serena strofinò la cappella sui capezzoli.
“Ti piaccio così porca?”
“Sììì, sìì!” Esclamò Marco, rapito dall’atteggiamento provocatorio della donna, che rispose spalancando le gambe, continuando a masturbarsi con movimenti di mano sempre più ampi.
“Me lo sono meritata quel cazzone?” gli chiese, segando il bastone duro.
“Sì, puttana.”
“Bene, guarda quanto è bagnata la mia fica…”
Si infilò due dita tra le labbra, spingendole fino in fondo, muovendole per alcuni secondi prima di tirarle fuori lucide di umori, portandosele alla bocca.
“Mmmmh…” fece assaggiandosi. Poi, lo guardò dritto negli occhi.
“Scopami col tuo cazzone, padrone.”
L’uccello di Marco ormai era più duro di prima. Quasi in un raptus, afferrò Serena per i polsi, tirandola in piedi.
“Lo vuoi, troia?” Le urlò praticamente in faccia.
“Sììì!” Urlò lei come risposta.
Marco la baciò appassionatamente con la lingua, mentre una mano le penetrò la figa da dietro.
“Quanto sei bagnata, sei proprio una cagna!”
“Sì, sono la tua cagna! Prendimi!”
L’uomo la girò immediatamente, spingendola contro il muro dalla schiena, così che il culo, sostenuto anche dai tacchi alti, rimanesse sporgente. Quindi, impugnò il cazzo dalla base, puntandolo contro le labbra bagnate della donna, strusciandolo per tutta la loro lunghezza.
“Ti piace così?”
“Sì! Sì! Scopami! Non ce la faccio più!” Lo pregò.
Trovata l’entrata, Marco la penetrò con una sola spinta, facendo scomparire il cazzo nella figa, affondandolo fino alle palle.
“Aaaah!” Urlò di sorpresa e piacere Serena.
La fregna della donna era così bagnata che al marito sembrò di aver appena immerso l’uccello in una pozza d’acqua calda.
“Cazzo, sei un lago…” osservò.
“Sìììì, oddio quanto è grosso. Mi stai riempendo!”
Aggrappato alla vita, Marco cominciò a scoparla con spinte violente, arrivando sempre il più in fondo possibile, riempendo l’aria di sonori e bagnati schiocchi.
“Aaaah! Ah! Sì! Scopami!”
Marco afferrò i polsi della donna, tirandoli a sé, spingendo sempre più forte, concentrandosi sul movimento delle chiappe a ogni affondo.
“Cristo! Mi stai sfondando la figa!”
“Ti piace eh, puttana?”
“Sì, sì! Più veloce! Non smettere mai di scoparmi!”
Marco lasciò i polsi della moglie, avvolgendole con forza un braccio intorno al collo per tirarla a sé. In quella posizione, senza uscire dalla figa, la portò fino allo specchio a figura intera appeso al muro lì accanto, appiccicandola sulla fredda lastra di vetro. L’impatto gelido della superficie sui capezzoli la fece trasalire.
“Guarda che puttana che sei! Guarda come godi mentre ti fai scopare come una cagna da strada!”
Serena si trovò di fronte il suo viso con il trucco sfatto e le labbra spalancate per il piacere, il rossetto sbavato e cancellato dalla sua bava mista alla sborra del marito. Era la prima volta che aveva l’occasione di vedersi così allo specchio. Solo in quel momento capì quanto le piacesse veramente essere la troia di Marco.
Come liberata da un peso, sentì un altro orgasmo iniziare a farsi strada tra le sue gambe, affondo dopo affondo.
“Sì, sono una puttana!” rispose guardandosi negli occhi attraverso lo specchio.
“Scopami! Sfondami! Ricoprimi di sborra!”
“Dove la vuoi? Dove la vuoi troia?!” Le chiese Marco mentre la stava scopando furiosamente, con movimenti meno ampi ma molto più veloci.
“Mi stai distruggendo la figa! Non fermarti! Non fermarti! Ci sono quasi!”
Marco l’accontento, intensificando ancora quel ritmo già forsennato, stringendola ancora di più con il braccio.
“Ti ho fatto una domanda” le sussurrò nell’orecchio.
“Rispondi zoccola.”
Serena trovò la risposta guardandosi allo specchio.
“In faccia! Ricoprimi la faccia come una troia!”
Marco sorrise.
“E allora godi puttana! Godi che così ti rovino quel faccino da bocchinara!”
L’uomo ce la mise tutta, era madido di sudore per quanto la stava scopando con foga.
“Sì! Sì! Godo! Godoooooooo!”
Marco sentì il nuovo orgasmo della moglie sul cazzo. La figa di Serena stava provando a spremerlo e a mala pena riuscì a resistere.
“Aaaah! AAaaaaaah!” Urlò la donna allo specchio finché non rimase senza fiato con la lingua di fuori.
“Vieni qui.”
Le disse uscendo, spingendola di nuovo a terra.
“Sborrami in faccia, porco!” Esclamò lei spalancando la bocca e tirando fuori la lingua, come sapeva che lo avrebbe fatto impazzire.
Serena quindi si aggrappò al cazzo duro e bagnato con entrambe le mani, segandolo energeticamente davanti alla lingua.
“Dammi tutta quella sborra!” Urlò guardando Marco negli occhi. Sentendo l’uccello contrarsi, spalancò immediatamente la bocca.
“Aaaah…” vocalizzò mentre i primi fiotti le imbrattarono la faccia.
Era tantissima e Serena la sentiva tutta colare lungo il viso, mentre il cazzo ne stava ancora spruzzando altra, ricoprendola sempre di più.
Quando gli schizzi si fermarono, se lo infilò subito in bocca per leccare ogni goccia, ingoiando tutto, sentendo anche il forte sapore del suo orgasmo.
“Sì! Sì! Che gran puttana che sei!” Osservò Marco ad alta voce mentre Serena lo ripuliva.
“Ti piace la mia sborra?”
“Aaaaah…” Rispose la moglie a bocca spalancata, lasciando andare l’uccello, spalmandosi lo sperma su tutto il viso con uno sguardo appagato.
Marco documentò tutta la scena con il telefono.
“Che dici, me lo sono meritata il cazzo anche la prossima volta?”
Chiese lei, ancora seduta a terra e imbrattata.
“Mi sa che te lo sei meritata per sempre, puttana.” Rispose l’uomo, guardandola con dolcezza e sorridendo.
Continua...
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