Lui & Lei
L'amica speciale -6-
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21.12.2024 |
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"Non capivo come riuscisse a prendere in bocca quasi tutto il cazzo di mio padre: ai miei occhi era enorme, troppo grosso e la cappella troppo larga..."
Dissi a mia madre che non stavo bene, che avevo mal di testa, un emicrania, solo per poter rompere le uova nel paniere a mio padre.Se fossimo rimaste a casa lui non avrebbe potuto nemmeno incontrare la mia amica, ora che era già rincasato.
Le dissi che avrei preso un'aspirina e che volevo solo dormire.
Mio padre era in doccia e mia mamma si lamentò, poi disse «va bhe, stai a casa con tuo padre. Io devo andare, devo portare delle cose a mia madre» e se ne andò.
Indecisa rimasi all'ingresso. Sentivo mio padre lavarsi e lo immaginai già in tiro, pensando all'arrivo della mia amica e questo mi mandò in confusione: non volevo si incontrassero, non volevo che facessero sesso. Volevo che lui rimanesse insoddisfatto e che lei dovesse stare fuori, in giro, senza un posto dove andare. Volevo... Sì volevo rovinare la loro serata ma... Volevo anche rivederli insieme, sentire le parole crude di lui, come la maltrattava, come la scopava come un animale. E decisi, prima che lui uscisse dal bagno.
Mio fratello era all'estero per lavoro, la sua camera era chiusa da mesi, mia madre entrava solo per pulirla, ma era interdetta a tutti ed era chiusa a chiave. Ma sapevo dov'era, la presi e mi ci chiusi dentro, al buio. Mi tolsi le scarpe e restai attaccata alla porta temendo di fare rumore, la stanza era in ordine, non c'era nulla che avrei potuto urtare, ma mi spaventava la situazione. Mi ero davvero nascosta? Davvero li avrei spiati dalla serratura?
Dopo qualche minuto vidi mio padre uscire dal bagno in accappatoio. Si strofinava i capelli con il cappuccio ma le falde erano aperte e aveva il Il cazzo mezzo dritto. Sapevo che il pensiero di quello che stava per accadere lo eccitava.
Passò un quarto d'ora poi suonò il citofono.
«Vieni. Abbiamo meno di due ore.»
Sentii la voce di lei che lo salutò, una volta aperta la porta e mi infastidì sentirla così mielosa.
Poi un gemito e immaginai si stessero baciando.
«Mmm, lo hai già duro.»
«Pronto per la tua bocca.»
«Vuoi che te lo succhio qui sulla porta?»
«Mmmm, sì...»
«Che porco! E se ci vede qualcuno?»
«Mettiti in ginocchio, così non ti vede nessuno.»
La nostra scala non aveva la ringhiera ma il muretto e chiunque avesse visto mio padre da fuori lo avrebbe visto a mezzo busto.
Non potevo vedere ma sentii il risucchio e i gemiti di lei. Lo stava davvero succhiando sulla porta di casa?
«Dio che bella bocca che hai! Come sta bene sul mio cazzo! Hai proprio le labbra fatte apposta per succhiare la minchia. Oh, siii, dai... Oh! D*o cane sembri nata per fare pompini!»
La mia mano andò tra le mie gambe e le dita cercarono la mia intimità. Quelle parole così crude erano troppo forti per me ma sapendo che le stava dicendo a lei, mi eccitarono.
Poi sentii la porta chiudersi (finalmente) e poco dopo li vidi entrare nel mio campo visivo. Lui aveva ancora addosso l'accappatoio ma era praticamente nudo, il cazzo svettava duro verso il soffitto. Dio com'era diverso da quello del mio ragazzo! Lo avevo ad un metro, oltre la porta, era il miglior primo piano mai visto! La cappella era grossa, sporgente e viola e il tronco era largo, lungo una quindicina di centimetri e venoso. Aveva il pelo corto alla base e sulle palle. Il cazzo venne avvolto dalla mano della mia amica, lo strinse nel pugno e il corpo di lei si scontrò con quello di lui. Sentii i rumori di un bacio bagnato e passionale mentre la sua mano scivolava sul membro.
Una mano di mio padre scese sul suo fianco e poi raggiunse il culo e diede uno schiaffo alla natica. Lei si lamentò e lui gliene diede uno più forte.
«Ti faccio il culo rosso stasera! D*o cane ho voglia di farti male.»
Lei mugugnò qualcosa che non compresi, ma non ebbi il tempo di ragionare che subito il suo viso entrò nel mirino.
«Succhialo» le ordinò ma non serviva, non appena in ginocchio lei prese il cazzo in bocca. Era lì davanti a me e vedevo bene come se lo lavorava e rimasi incantata.
Anche io facevo pompini ma non così... Aveva un modo di tenere le labbra attorno al tronco, di succhiarlo, di risalire verso la punta e poi scendere di nuovo che... Cazzo! Era pornografica!
Mi era capitato di vedere dei porno in VHS e alcuni mi erano piaciuti, soprattutto quelli con una mezza trama. Altri erano solo atti squallidi. Li avevo guardati per curiosità, per capire alcune cose che non mi erano molto chiare, tipo i pompini appunto, ma la scena che si stava svolgendo davanti a me era molto più chiara ed istruttiva di quei filmini.
Non capivo come riuscisse a prendere in bocca quasi tutto il cazzo di mio padre: ai miei occhi era enorme, troppo grosso e la cappella troppo larga. Lei arrivava con le labbra quasi fino alla radice.
«Brava, così, fino in gola.» Sembrava che mio padre avesse sentito i miei pensieri.
Poi le mise una mano sulla nuca e sentii lei fare un verso quando le bloccò il movimento, tenendo il membro piantato nella sua bocca.
«Cr**to, sì! Tienilo in gola... Ahhh!» poi la liberò e lei fece due colpi di tosse.
«D*o cane! Devo scoparti! Dove vuoi?»
Erroneamente pensai fica o culo invece la domanda era più semplice. La mia amica si alzò in piedi, afferrò il cazzo di mio padre e, sculettando, andò dritta nella camera matrimoniale. Non chiusero la porta e io sperai di poterli sentire.
Erano fuori dalla mia vista ma continuai a toccarmi, torturandomi il clitoride con la mano infilata nelle mutandine.
Ero furiosa con lei per come ci eravamo lasciate quel pomeriggio ma ero troppo eccitata per quello che avevo visto. Era inutile negarlo, saperli insieme mi infastidiva ma vinceva l'eccitazione del sesso crudo che sapevo lui pretendeva da lei. Li immaginavo sul lettone, lui che se la scopava con forza e lei che godeva e soffriva per la sua irruenza.
La sentii godere molto più liberamente di come aveva fatto con me e, dopo qualche secondo sentii la sigla di un telefilm. Mio padre aveva acceso la TV per mascherare i suoi gemiti.
Restai contro la porta per un po', con l'orecchio appoggiato al legno, sperando di sentirli ancora ma la televisione copriva quasi ogni cosa. Piano aprii la porta di uno spicchio ma ancora non sentivo nulla, titubante la aprii ancora un poco. Temevo di essere scoperta e di finire nei guai. Io, non lui. Pazzesco! Mi addentrai nel corridoio strisciando i piedi per terra, per non fare alcun rumore e mi allungai più che potei verso la porta della camera dei miei. Lì iniziai a sentire qualcosa, le molle del letto cigolare, poi vidi un'immagine nello specchio ad angolo, sulla parete opposta al letto si cui vedevo solo un angolo del fondo. La schiena nuda della mia amica che, in ginocchio, pareva molleggiare sul letto. Lo stava montando. Le mani grosse di mio padre strette sui suoi fianchi, i capelli mossi di lei che danzavano come una criniera.
«Ti piace? Ti piace, vero?»
«Sì! È così largo, sono tutta piena.»
«Dio quanto sei stretta!! Me lo stai strizzando!»
«Sì papi, sono la tua piccola troia con la fica stretta» disse con voce carica di godimento.
Sentii mio padre (di cui vedevo solo i piedi sul fondo del letto) fare un verso, come un grugnito.
«Porca! Sei proprio...»
«Cosa papi, dimmelo!»
Di risposta, nello specchio, vidi le dita di mio padre stringersi sulla carne morbida dei suoi fianchi, vidi i piedi spingere i talloni sul materasso e, di nuovo nello specchio, vidi le spalle di lei sobbalzare e gridò.
«Ti sfondo puttana! Ti metto dentro anche le palle, troia! D*o cane, mi fai diventare un animale!» poi con movimenti veloci li vidi cambiare posizione. Spaventata mi ritrassi verso la porta da cui ero venuta, solo quando sentii lei uggiolare di piacere ritornai titubante verso la camera. La scena nello specchio mi colpì tra le gambe, sentii il clitoride fremere e un pressante formicolio al mio interno. Dio avessi avuto la zucchina che avevo usato con lei quel pomeriggio me la sarei spinta dentro tutta! Volevo sentire anche io un grosso cazzo aprirmi!
Lo specchio era ovale e inclinato, il riflesso che mi rendeva era privo delle loro teste ma era esplicito sul resto.
Mio padre era in ginocchio e la teneva in grembo: vedevo bene il culo nudo della mia amica, le mani di lui serrate sulle chiappe e, ad intermittenza, mi venivano mostrate le palle e l'attaccatura del cazzo.
Mi incantai sul buco del culo ben esposto e immaginai di poterlo toccare, proprio in quel momento. Entrare nella stanza solo per infilare le dita in quel buco, farla godere e contorcere. Ingoiai la saliva e la voglia, mi avvicinai di un passo e mi appoggiai allo stipite, la mano tra le gambe toccava furiosa il clitoride mentre sentivo i miei umori colare sulle mutandine e restai a guardare.
Squittiva, sembrava un cucciolo che richiama l'attenzione. Ogni affondo veloce di lui era un versetto di lei.
«Troia! Quando fai così mi mandi fuori di testa»
«Adoro quando vai fuori di testa, porco!»
I movimenti si fermarono e sentii il rumore di un bacio lascivo.
«Ti piace il mio cazzo, ti piace quando ti scopo da troia e ti piace giocare a fare la bambina.»
«Sì, mi piace quando vai fuori di testa quando faccio la bambina bisognosa del cazzo bel suo papà.»
«Cr**to... Già la prima volta che sei entrata in casa ho capito che eri fatta per essere scopata. Mi sono fatto una sega in bagno, ascoltando mentre parlavi, di là in cameretta.»
«Ero una ragazzina... Che porco!»
«Mi hai fatto spendere un sacco di soldi in troie, mai andato a troie prima di allora!»
Quell'ammissione mi ferì, stupidamente ero ancora dell'idea che mio padre fosse stato un marito fedele fino a qualche mese prima.
La mia amica bazzicava casa mia da più di tre anni... Mio padre aveva deviato la retta via da allora?
«Le cercavi giovani...»
«Sì, more coi capelli come i tuoi, gli occhi da troia e le labbra da pompino come le hai tu!»
Da sotto spinse forte e lei si lamentò.
«Le scopavo forte, come volevo scopare te, ma poche mi lasciavano fare...»
«Non come me»
«No. Tu sei fantastica, mi lasci sfogare.»
«Tua moglie non lo fa?»
«A lei non piace nemmeno scopare. Quelle poche volte che si concede vuole fare l'amore, vuole tenerezze.»
«Tu non sei tenero di natura»
«Sono un toro, di segno e di fatto. Mi piace fottere e a te piace come ti scopo, lo sento come godi, come ti apri.»
«Sono una leonessa.»
Per tutto il tempo del dialogo, che capii che li eccitava ulteriormente, avevano continuato a scopare lentamente, un dentro e fuori armonioso, condito a tratti da spinte più irruenti.
Nella mia testa immaginai il cazzo di mio padre in quella guaina stretta. Ci avevo messo le dita, sapevo come la sua carne avvolgeva quello che le veniva spinto dentro. La cappella doveva sentirsi ultra stimolata, strizzata. Pensai come fosse un essere a parte, come se il cazzo fosse una cosa a sé, non parte di un corpo. Pensai al godimento che ogni piccolo movimento poteva regalare.
Ora stavano scopando come forsennati, con lei che uggiolava e lui che grugniva. Le infilò le braccia sotto le cosce e vidi meglio il cazzo che spariva e riafforava.
«Dove la vuoi!» Dal tono non mi sembrò una domanda, ma lo era.
Lei non rispose e lui tuonò «Ti sborro dentro, po**o dio! Ti metto incinta, vacca!»
Probabilmente lei rispose ma io non la sentii, perché la ribaltò sul letto e le si avvicinò fino a spingerle in bocca il cazzo.
Avevo una mezza immagine del volto di lei, vidi una sua mano cercare di respingerlo ma lui la schiaffeggiò e gliela tolse, la prese per il polso e glielo incollò al materasso spingendosi ancora di più su di lei. La sentii lamentarsi e vidi il cazzo affondarle nella bocca. La vidi dimenarsi e lui poi grugnì.
«Ingoia tutto puttana, te lo sparo direttamente nella pancia.»
Quando si sollevò vidi filamenti di saliva sul cazzo come avevo visto solo nei porno. Lei tossi e si portò una mano alla bocca e io decisi di sparire nella stanza buia.
«Stavo soffocando!» la sentì gridare e subito sentii il rumore inconfondibile di uno schiaffo. Probabilmente sul culo. Ma dato per fare male.
«Se urli ancora ti dò un buon motivo per gridare.»
«Cosa fai, mi picchi?»
«Ti violento, così mi tolgo la voglia.»
Se qualcuno avesse detto quella cosa a me, dopo quanto successo, avrei raccattato i miei vestiti e me la sarei data a gambe.
Invece mi parve di sentirla ridacchiare. Mi abbassai per guardare dalla serratura e li vidi uscire avvinghiati nel corridoio. Lei aveva il segno rosso di una mano su una natica. Lui aveva ancora il cazzo mezzo duro. Lei impugnò la maniglia della mia camera facendomi spalancare gli occhi.
«Ora mi punisci?»
«Come ogni bravo padre dovrebbe fare con la figlia un po' troia.»
Lei si diresse verso il mio letto, sulla sinistra ma lui la fermò.
«Ma tu sei tanto troia, meriti una punizione più dura.»
La strattonò dall'altra parte, contro il muro, quasi davanti alla porta, nemmeno sapesse io fossi lì a guardare.
Su quella parete avevo lo specchio e, sul pavimento, alcuni peluche di grandi dimensioni, che sperai spostassero.
«Dio... Se fossi tua figlia sarei sfondata da anni, vero?»
«No, non mi piacciono le bambine. Ma sì, sarebbe capitato prima.»
«Mi avresti insegnato come si succhia il cazzo.» Disse prendendolo in mano iniziando una lenta sega.
«Sicuramente. Ma tu sei già brava di tuo. Potessi ti farei una foto per poterla guardare ogni volta che mi tira.»
«Fossi tua figlia te lo succhierei tutti i giorni, anche più volte.»
Lo vidi distendersi, gettare la testa indietro e leccarsi le labbra.
«Verrei qui ogni notte a fartelo succhiare.»
«Dieci gocce di valium nel bicchiere di "mamma"»
«Se le do dieci gocce di valium è perché voglio scoparti. Per il pompino della buonanotte basta che dorme.»
«Mi piacerebbe sai? Scopare con tua moglie in casa, mentre dorme.»
«Davvero? Ti eccita?»
«Con te tutto mi eccita. Anche parlare con **** mi eccita: sei suo padre e mi dai questo bel cazzo.»
«Anche stare qui ti piace eh?»
«Da impazzire» li vidi baciarsi, limonare in quel modo porco, leccandosi le lingue fuori dalla bocca.
«Dio... Se fossi tu mia figlia... Avrei sempre i coglioni vuoti. Appena lei esce di casa io sarei dentro di te. Anzi, lei va in doccia e noi qui a fottere, mezzi vestiti. Lei che prepara la cena, tu che me lo succhi dietro la porta. O ti farei scendere in garage con una scusa e...» di forza la girò contro il muro facendola sbattere contro lo specchio, si accucciò e prese a leccarle il culo, a morderlo facendola gemere. Le aprì le natiche e ci infilò la faccia. Lei godeva a bocca aperta, spudorata.
In un attimo mio padre fu di nuovo in piedi, si prese il cazzo durissimo in mano e glielo sbatté sul culo.
«Apriti le chiappe, fallo per il tuo papà.»
Lei si piegò di più, faccia al muro e culo in fuori, si portò le mani dietro e fece come richiesto.
«Che brava figlia che ho, felice di accontentare quel porco del suo papà» le spennellò il solco con la cappella e poi lasciò cadere un gocciolone di saliva.
«Fai piano, però, papi. Non farmi male» disse lei facendo la vocetta da bimba.
Lui grugnì e picchiettò l'uccello sul suo buco e lei ansimò.
«Ma non è quello che vuoi: vuoi che il tuo papà ti incula con il suo cazzone. Dimmi quello che vuoi.» Altra botta, altro gemito.
Mosse il culo verso di lui e iniziò ad ansimare.
«Sei una troia, figlia mia. Ti piace il cazzone di tuo padre, vero?» Lui si muoveva su di lei, strusciandole il cazzo tra le natiche, vedevo la cappella apparire e scomparire.
«Sì, papi, adoro il tuo cazzone»
«Ti piace sentirlo nel culo, vero?»
Ansimò ancora, più forte.
«D*o cane, dimmi come lo vuoi!»
«Lo voglio dentro» mi era chiaro non volesse accontentarlo, voleva essere inculata ma senza l'irruenza che lui prometteva.
«Come!» gridò spazientito.
«Violentami, papà!»
Lui bestemmiò ad alta voce, puntò il cazzo sul buco e si spinse verso di le, quasi a caderle addosso. La mia amica gridò ma poi soffocò il grido.
«D*o porco, potrei venire già adesso! Me lo stai mungendo, sei proprio una vacca! Nessuna puttana era come te!»
Le mie dita, nelle mutandine, premevano forte sul clitoride, quasi a farmi male. Ero un lago, ero venuta nel momento che lei aveva gridato. Quando mio padre cominciò a scoparla, fregandosene dei suoi urletti di dolore, dei suoi no, dei "ti prego piano", le mie dita si mossero al ritmo delle sue spinte. E venni, ad ogni gemito più forte. L'orgasmo partiva dal cervello e scendeva giù per esplodere nella mia fica.
«Lecca lo specchio! Fammi vedere la lingua, troia!»
Il viso di lei era mezzo nascosto dalla porta, non vedevo bene. Ma i commenti di mio padre mi resero partecipe come se fossi lì con loro.
«Cazzo, che bocca che hai! Lecca ancora, fai la brava, bimba mia che papà sta impazzendo nel tuo culo. Voglio farcirtelo per bene e poi ti piscio dentro. Sei la troia del papà? Vero che sei la mia troia?»
Sembrava impazzito davvero, si muoveva come una martello, era instancabile. Le mani sui fianchi erano strette salde, doveva essere un po' doloroso, ma forse il dolore nel culo copriva tutto. Lei non stava gemendo come prima, nel lettone, aveva il respiro rotto, affaticato. Non ero certa le stesse piacendo. Ma stava lì, non diceva nulla, non si ribellava.
La tirò su, la schiena contro il suo petto, con una mano sulla gola le spinse la testa all'indietro.
«Ti piace essere mia figlia?»
«Sì, papà»
«Ti sto facendo male, vero?»
«Si»
«Ma ti piace»
Lei non rispose e la mano di mio padre si spostò in basso, tra le sue gambe.
«Sei un lago, senti qua!» vidi la sua mano muoversi, la stava masturbando.
Alzò le dita ed erano lucide, molto più delle mie quel pomeriggio. Godeva davvero così tanto a farsi scopare in quel modo? Ricordai il guizzo nei suoi occhi quando avevo proposto di incularla con la zucchina. Era davvero tanto troia?
«Ti piace vero?»
Lei ancora non rispose.
«Te lo pompo dentro finché non lo ammetti» la minacciò.
«Mi...» disse senza finire. Lui restò in attesa e io con lui, ma lei non disse altro.
«Ti fa male ma non vuoi che smetta, vero troia?»
«Sì, papà, dammelo ancora. Non venire mai! Voglio vivere con il tuo cazzo dentro!»
Mio padre bestemmiò una sfilza di imprecazioni e le sborrò dentro dandole due botte tanto forti che mi stupì non l'avessero uccisa. Poi le fu addosso contro il muro con il respiro grosso.
Suonò il telefono e lui alzò la testa stanco. Guardò nel corridoio e io mi sentii esposta anche se ero dietro la porta.
«P**co dio, chi cazzo è?»
Si staccò dal muro a fatica e la mia amica si accasciò sul pavimento. Sulle gambe malferme, improvvisamente vecchio,con il cazzo che penzolava lucido lui si avvicinò al telefono ma quello smise di suonare e lui lo mandò a fare in culo.
«Cazzo, tra poco torna mia moglie! Che palle!»
Mi allontanai dalla porta, nel panico. Mi resi conto che mia madre mi sapeva a casa e lui aveva appena... Lui sapeva di essere solo! Non ci avevo pensato! Mi ero messa in una brutta situazione e non sapevo come uscirne.
Appena tornata, lui avrebbe scoperto la mia presenza in casa.
Sentii la porta del bagno chiudersi e l'acqua aprirsi e decisi di andarmene. Avrei detto di essere uscita, di non aver pensato di avvisare mio papà. Magari mi sarei fatta beccare da mamma sulla strada. Meglio passare quel guaio, piuttosto che farmi scoprire!
Ovviamente mia madre mi sgridò e poi lo disse a mio padre e anche lui si alterò.
Erano ancora i tempi in cui le punizioni erano i divieti di uscire o di usare il telefono e fui punita.
Il giorno dopo quando passai a casa della mia amica, sua madre mi disse che aveva mangiato qualcosa che le aveva fatto male, che si era lamentata di dolori allo stomaco tutta la notte e aveva avuto la diarrea. Contrariata, mi chiese cosa avessimo mangiato la sera precedente a casa mia.
«La pizza, signora, la pizza.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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