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L'amica speciale -3-


di QualcheTrasgressione
21.11.2024    |    1.451    |    12 9.9
"Tu sai perché sono conciata così, lei se mi fa domande non so cosa dirle..."
Il giorno seguente, come ogni mattina, passai da casa sua per andare a scuola ma sua madre mi disse che la mia amica era indisposta.
Andai a scuola con la certezza che fosse in quello stato per colpa di mio padre, per quella scopata violenta.
Dopo scuola passai da lei per portarle gli appunti della sua compagna di banco e, salita in camera, da sole, ebbi la possibilità di chiederle quale fosse il suo problema.
Abitava in una villetta a schiera con i garage a dividere le proprietà. Le camere da letto erano all'ultimo piano, sotto c'era la zona giorno e, al piano terra, l'ingresso del garage e una tavernetta.
La sua famiglia era dedita al risparmio in maniera maniacale, tanto che vivevano in taverna. Il piano di mezzo era inutilizzato, se non il salotto con il divano e il televisore.
La porta era socchiusa ma c'eravamo solo noi su quel piano, quindi lei parlò liberamente.
«Ieri ho incontrato il tipo, sai quello più grande» eccola lì la verità.
Lei era ancora a letto, sotto le coperte, in pigiama. Io mi accomodai sulla poltroncina della scrivania, ai piedi del letto.
«Abbiamo avuto un rapporto un po' troppo irruente e ho avuto dolori per tutta la notte.»
Fingendo di non sapere, chiesi quali sintomi avesse e le consigliai dei lavaggi vaginali che avevo usato io, in passato.
Abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Una delle sue mani si ritirò sotto le coperte.
«A lui piace altro e io gliel'ho concesso.»
Ancora finsi di non capire e indagai.
«Me lo mette dietro... Nel culo.»
Finsi di essere stupita e strabuzzai gli occhi.
«Ma non fa male?»
«Sì, soprattutto quando me lo mette dentro a tradimento, come ieri. Ma poi... Dio è una sensazione incredibile! Ho continui orgasmi.»
«Ma se ti fa così male come può piacerti?»
«Credo che mi piaccia la situazione. Te l'ho detto è più grande, impegnato e fa salti mortali per incontrarmi.»
Notai il braccio nascosto sotto le coperte muoversi leggermente e mi venne il sospetto si stesse toccando, eccitata dal parlare così apertamente con la figlia dell'uomo che si scopava. Il fatto che fossimo amiche, ero certa, fosse un valore aggiunto.
Mi stupì provare lo stesso piacere. Lei ignorava io sapessi, questo rendeva possibile quelle rivelazioni. Da lati opposti eravamo attratte dallo stesso piacere, con emozioni simili ma diverse.
«Quanti anni ha?» chiesi e lei mi fissò silenziosa.
«Dici che è più grande e impegnato. È sposato? Ha più di trent'anni?»
«Perchè lo vuoi sapere?»
«Mi intriga. Sono un po' scioccata perché io non credo riuscirei ad entrare nemmeno così in confidenza con uno tanto più grande. Ma mi piace quando parli di lui.»
«Lo conosco da un po' e abbiamo sempre scherzato» s'interruppe probabilmente sicura di aver detto troppo e aggiunse «quando vado a prendere il pane, lo incontro spesso».
Dal panettiere lavoravano due uomini e un ragazzo. Che brava era stata a trovare subito una via di fuga.
«Sono due fratelli quelli della panetteria» dissi seguendo la sua direttiva anche se sapevo fosse sbagliata.
«Non ho detto che lavora in panetteria. E non posso dirti chi è, dai.»
«Perchè lo conosco.» Lei non mi smentì.
«Ma non mi interessa sapere chi è. Vorrei solo saperne di più: come è iniziata?»
Ancora mi guardò e il suo braccio si mosse
«Mi ha dato uno strappo una sera che pioveva. Ha parcheggiato davanti casa ma veniva giù il diluvio e ha spento il motore per aspettare che spiovesse. Mi ha chiesto se uscivo con qualcuno e io mi sono lamentata dei ragazzi e lui ha detto che dovrei cercare qualcuno più maturo se voglio una storia più seria. Per ridere gli ho chiesto se era disponibile e lui mi ha detto che purtroppo non può darmi una relazione seria alla luce del sole, ma che se volevo potevo avere altro. Quando ho chiesto cosa mi ha preso la mano e se l'è messa sul cazzo. Dio era duro e così grosso. Ho stretto la mano e lui ha fatto un verso che mi ha preso di testa. Mi ha chiesto se volevo un assaggio e ho detto di sì. Ero ad un metro dal mio cancelletto ma non si vedeva nulla fuori dal finestrino e lui si è aperto i pantaloni e il cazzo è saltato fuori.»
Vidi la scena nella mia testa, le sue espressioni del viso e il tono lascivo della sua voce: lei sapeva essere molto sensuale, questo lo invidiavo. Quando parlava con qualcuno, un maschio, era come se flirtasse, le veniva naturale.
Pensando a quella situazione, la mia parte timorosa e calcolatrice fu lì per chiedere cose tipo "ma non eri spaventata? Davanti a casa? E se tuo padre ti avesse vista? se chiunque vi avesse visti?" Ma la parte eccitata chiese «Cos'hai fatto?»
Si leccò le labbra e disse «Mi sono piegata e l'ho preso in bocca.» Sgranai gli occhi e di nuovo immaginai la scena e vedere le sue labbra ingoiare il membro duro mi fece prudere la fica. Avevo il bisogno di toccarmi ma non potevo, mi limitai ad accavallare le gambe nel tentativo di strizzare il clitoride.
«Lui non se lo aspettava, me lo disse poi. Non era nemmeno sicuro lo avrei toccato.»
Non mi sorprese sentire quella cosa: quale uomo può aspettarsi che una ragazza si getti a capofitto sul suo cazzo, la prima volta che lo vede, senza aver insistito almeno un poco?
«Invece gli feci un pompino, un signor pompino. Venne in due minuti e mi disse che non gli era mai successo.»
«In bocca?» chiesi stupita. Raramente permettevo al mio ragazzo di venirmi in bocca e lei lo aveva fatto ad uno al primo approccio?
«Si, anche perché lui mi teneva la mano sulla testa. Mentre stava venendo mi ha bloccato lì.» Saperla costretta a fare una cosa del genere mi eccitò ulteriormente, strinsi le cosce e mi mossi, in cerca di piacere.
«E non ti ha dato fastidio?»
«Un po' ma ho capito presto che lui fa quello che vuole, come vuole. Se non mi va bene, amen. A lui non mancano le possibilità di trovare ragazze.»
Quelle parole mi diedero fastidio: cosa voleva dire? Io mi ero convinta che tra loro ci fosse quello che c'era perché lei si era proposta o perché, comunque, lui aveva intravisto la possibilità, non che lui fosse abituato a tradire mia madre con altre ragazze.
«E non ti dà fastidio?» chiesi ancora, incredula e nervosa.
«Sì, ma... Non ho mai avuto orgasmi del genere. Come posso rinunciare? Ci ho pensato eh? E ho provato ad allontanarmi ma poi mi prende la voglia e vado a cercarlo.» Che troia, pensai.
«E lui?»
«Eh... Lui mi scopa. E facciamo pazzie. E più sono pazze più non riesco a farne a meno. Ieri mi ha fatto male ma ho avuto due orgasmi incredibili. Dopo essere venuto mi ha stesa sul sedile e mi ha leccata e ho goduto ancora. Mi ha leccato anche il buco.»
Quell'immagine mi scombussolò. Già il sesso anale per me era una novità. Poi se ci mettevo una leccata del buco del culo dopo la scopata e la sborrata dentro, era qualcosa di sconvolgente, per me.
Ed era mio padre.
«Cose pazze? Tipo?»
«Gli piace quando lo spompino e lui sta guidando.» Anche la facilità con cui parlava di certe cose le invidiavo. Io ero molto più ermetica, non sapevo scendere nei dettagli come faceva lei.
«In macchina?»
«In macchina è capitato, ma spesso viene con il mezzo del lavoro. Ha anche il retro e a volte parcheggia da qualche parte, in qualche luogo un po' isolato, e scopiamo lì dietro.»
Sulla macchina di famiglia fu una novità. Mi chiesi quando fosse successo.
«Vi vedete da tanto?»
«Dall'inizio di giugno, anche se a te l'ho detto molto dopo. Prima pensavo fosse solo una cosa da una botta e  via.»
Da molto più tempo di quanto credessi io. Erano i primi di dicembre, io li avevo scoperti un mese prima e lei mi aveva confessato quella relazione di sesso a settembre.
«Parecchio» commentai poi chiesi ancora «la cosa più pazza?»
«Oh, con lui ogni volta è una mezza pazzia. Anche questo mi fa impazzire. Non c'è mai monotonia. Ad esempio... Per il mio compleanno mi ha portato in una villa di un conoscente e mi ha scopata in piscina. Lui aveva preso l'impegno di curare la casa e ci andava un paio di volte al giorno. Al mio compleanno mi ha portato lì e siamo stati nudi tutto il tempo.»
Cercai di individuare la casa con la piscina di chi potesse essere e scartai tutti gli amici e familiari. Poi ricordai che il titolare di mio padre aveva la tenuta in campagna, luogo isolato, ben mantenuto ma poco vissuto. 
In estate mio padre doveva tenere pulito il parco e la piscina sia che la usassero o meno. La mia amica festeggiava il compleanno nei primi giorni di agosto, quando i proprietari della villa erano già partiti per le vacanze in posti esotici. Fino all'anno prima, in quei giorni mio padre aveva permesso a noi di sguazzare in quella piscina. Quell'anno, in quei giorni aveva detto che non era possibile per un problema dell'acqua. Ora sapevo che non era vero.
«Con lui provo cose che da una relazione con un ragazzo non posso pretendere. Ad esempio, quel giorno mi ha leccata che stavo stesa sul bordo vasca, poi mi ha tirato in vasca e tu sai che io non so nuotare, avevo paura ma lui mi ha infilato il cazzo dentro, da dietro e mi ha masturbata, il tutto mantenendoci a galla. Hai idea di quanto sia bello stare nudi in una piscina? Scopare liberamente senza il timore di essere visti? Poi... Lui è davvero un toro. Ha sempre voglia. Anche dopo l'orgasmo il cazzo gli resta duro. Mi ha scopata in acqua, poi stavo uscendo e mi ha bloccata sulla scaletta. Mi ha leccata ancora, mi ha morso le chiappe e succhiata... Sa farmi godere innumerevoli volte. E il suo cazzo...» chiuse gli occhi, come stesse ricordando «le vene in rilievo, la cappella larga... Quando mi scopa la bocca mi sembra di soffocare ma... Non so spiegare il piacere che mi dà... È stato In quei giorni che mi ha proposto di fare anale e ho accettato»
«Quindi... Non siete stati in quel posto solo il giorno del tuo compleanno»
«No, mi ha portato lì quattro giorni. E gli ultimi due giorni siamo stati insieme sempre.»
«Ma non è sposato?»
«Esatto! È questo che mi fa impazzire. Fa salti mortali per stare con me.
Pensa che porco. La prima sera ha chiamato la moglie dicendo di un problema alle pompe della piscina e io gli stavo facendo un pompino. Lui parlava con la moglie e mi teneva la testa mentre mi scopava la bocca.»
«L'ha chiamata da dentro casa?»
«Sì, un posto da sogno. Un salone enorme. Io ero in ginocchio sul tappeto di pelliccia e lui seduto su una poltrona. Il telefono sul tavolino lì accanto. Pensa che io sentivo anche la voce di lei. La moglie che si lamentava che lui non sarebbe tornato a casa e lui che mi spingeva il cazzo in gola.»
Nei miei ricordi della villa, vidi il tappeto di pelo sul pavimento di marmo chiaro. La poltrona nera con il tavolino intarsiato e il telefono colore panna e oro, di un'altra epoca.
«Diceva "sì, ho molto da fare, devo sistemare un sacco di cose e ho questo problema da risolvere. Devo spingere un tubo fino in fondo e non riesco ad arrivare fin dove vorrei" ed io ero lì con il suo cazzo in bocca che mi toglieva il fiato. È rimasto al telefono con lei un bel po'... Era eccitante, piaceva ad entrambi. Ha fatto anche un po' il tenero per tenerla al telefono. Quando gli sono salita sopra è stato emozionante. Lo scopavo e lui godeva in silenzio con la moglie che gli parlava del viaggio delle vacanze, delle valigie. Ad un certo punto le ha detto "metti dentro tutto" e da sotto me lo ha spinto dentro. Poi le ha detto di aspettare un attimo, ha appoggiato la cornetta, mi ha preso di peso e messa sulla poltrona, invertendo le posizioni, ha ripreso il telefono e le ha fatto credere che stava faticando facendo qualcosa invece aveva il fiatone perché mi stava scopando. Ad un certo punto le ha detto di aspettare e mi ha dato alcuni colpi secchi, i nostri corpi sudati hanno fatto rumore ed io ero un misto tra il terrorizzata ed eccitata. Poi lui ha detto "scusa, dovevo dare due colpi per sistemare una cosa, non so davvero a che ora finirò. Credo che rimango qui anche domani. Torno domani sera. Ha chiuso e ha ripreso a montarmi. Giuro, un animale!»
«Ti ha eccitato quella chiamata?»
«Da morire. Dopo quella ho deciso di dargli il culo.»
«Ma non hai paura di innamorarti? O che si innamori lui?»
«No, innamorarsi è impossibile. Lui ha più di quarant'anni.»
Di nuovo strabuzzai gli occhi, fingendo di non sapere e lei rise.
«Ha una carica sessuale impressionante. Ha sempre voglia e gli viene duro in un amen, e io che pensavo che gli uomini passati i 40 fossero vecchi coi cazzi mosci»
Sentimmo dei passi sulla scala e ci zittimmo, poco dopo entrò sua madre con un tubetto in mano.
«Sono andata a comprare la crema, un tubicino così costa un occhio della testa. Devi metterne pochina, mi raccomando. Fallo subito così stai subito meglio.»
Quando sentimmo i passi allontanarsi le chiesi cosa avesse detto ai suoi.
«Che ho problemi ad andare in bagno e ho dolori all'ano.»
Prese la crema e andò in bagno ma torno dopo due minuti nera in viso.
«Scusa ma devo chiedere a mamma di aiutarmi. Meglio se vai via.»
«Per mettere la crema sul buco? Dio, che vergogna!»
«Eh, come posso fare? Mi fa male se mi tocco e non vedo nulla allo specchio. Ho provato.»
Le parole uscirono prima di pensarle.
«Ti aiuto io?»
Vedersi nude o mezze nude era normale, tra ragazze. Diverse volte ci eravamo aiutate con il reggiseno o le etichette delle mutandine. Toccarci non era un problema, certo non eravamo mai state così intime come lo avevo proposto.
«Non ti dà fastidio?»
«A te dà fastidio?»
«Beh, strano è strano, ma meglio te che mia madre. Tu sai perché sono conciata così, lei se mi fa domande non so cosa dirle.»
Non capii cosa intendesse ma non indagai.
Chiuse la porta a chiave, per sicurezza, poi tolse i pantaloni del pigiama e si piegò in avanti.
«Non fare la pudica ti ho vista nuda più volte di tutti. E mettiti sul letto.» la spronai.
«Ah, mi vuoi proprio a pecora» scherzò.
Tolse le mutandine e si mise sul letto, non contenta, per acuire lo scherzo allargò le gambe e mise la testa sul materasso.
«Non ho nulla da metterti dentro, mi spiace» scherzai io e ci mettemmo a ridere e lei mi diede della scema.
In quella posizione potei capire le sue parole: aveva abrasioni intorno all'ano, fuori dal buco. Avesse avuto problemi di stomaco con stitichezza e difficoltà a defecare quei segni non avevano senso.
Misi una goccia di crema sul dito e la spalmai attorno, lei trattenne il fiato e io le chiesi provasse sollievo.
Mugolò come risposta.
Aveva il buco gonfio e, senza chiedere, le passai il medio imbrattato di crema, proprio lì. Sentii il buco cedere e lo vidi boccheggiare.
«Credo di dovresti metterla anche un po' dentro.» disse.
«Ti piace proprio essere inculata, eh! Anche con il dolore vuoi qualcosa dentro!» dissi con enfasi, ridendo.
«Stronza! Fai piano, eh! Sto vedendo le stelle e mi stai solo toccando! Altro che prenderlo nel culo!»
Misi altra crema sul medio e tornai a toccarla, lei si mosse un poco e sporgendomi la trovai con gli occhi chiusi che si mordeva il labbro. Che vacca!
Mi chiesi se le piacesse essere toccata o se a farlo fossi proprio io, la figlia del suo amante.
Spinsi e l'ano cedette morbido, mi avviluppò il dito immediatamente e quella sensazione mi eccitò.
Mi ero proposta per sondare la sua porcaggine ma stavo scoprendo la mia.
«Puoi tenere le chiappe? Metto un po' di crema in più, sei gonfia dentro.» dissi cercando di risultare distaccata e quasi professionale.
Si morse ancora il labbro ma lo fece. Tolsi il dito è misi una goccia di crema sul suo ingresso, poi ancora sul dito.
«Entro un po' di più, per spalmarla meglio» annunciai per scusare l'intrusione ma quelle parole mi suonarono un po' come la fiaba di cappuccetto rosso quando il lupo dice "ho gli occhi grandi per guardarti meglio".
Lei non disse nulla e io spinsi il dito dentro, poi più in fondo e iniziai a massaggiare per mettere la crema. O almeno quella era la scusa. Mossi la punta del dito su quella carne incandescente, viscida e morbida e provai piacere, sia mentale che fisico.
E vederla lì così, con il culo in alto e la testa sul materasso mi eccitò. Andai avanti per un paio di minuti, nessuna delle due disse nulla, muovevo il dito dentro e fuori girandolo.  Per mettere la crema sarebbe bastato entrare con la punta, la prima falange, ma io le spinsi dentro anche la seconda e lei non si lamentò.
A malincuore tolsi il dito e le chiesi se sentisse sollievo. Lei sì alzò ed evitò di guardarmi, si rivestì e io andai in bagno a lavare le mani. Quando tornai in camera lei era già nel letto.
«Cosa non si fa per le amiche» dissi e lei sorrise.
«Dovresti tornare allora, per almeno tre giorni devo metterla due volte al giorno.»
«Vengo domani mattina? Prima di andare a scuola?»
«Meglio a scuola: come lo spiego a mia mamma che entri per mettermi la crema nel culo?»
Scoppiammo a ridere e poco dopo me ne andai. Sulla strada di casa mi guardai il dito, lo toccai, cercando di ricordare quel calore e la morbidezza che avevo sentito. E il risucchio. Per forza doveva piacere infilare il cazzo nel culo...
Mi si accostò un furgone e io mi spostai, poi riconobbi mio padre.
«Da dove arrivi?»
Feci il giro e aprii la portiera per salire ma non appena adocchiai il sedile rividi la mia amica riversa lì sopra con le gambe aperte. Sotto lo sguardo indagatore di mio padre presi posto, gli dissi della mia amica, dei suoi problemi di stomaco.
Una volta a casa lui andò a lavarsi e io dissi a mia madre che forse avevo perso le chiavi nel furgone e scesi a cercarle. Ovviamente non avevo perso nulla. Salii dal lato passeggero senza sedermi, accesi la lucina interna, in cerca di macchie sul sedile. Ne trovai tre scure, secche. Spensi la luce e mi sedetti e infilai la mano nelle mutandine, mi torturai il clitoride con il dito che aveva spalmato la crema nel culo della mia amica e un turbinio di immagini presero vita nella mia mente: la mia amica a pecora sul letto, il mio dito nel suo buco, il labbro morso, il cazzo di mio padre, le grida di lei. Venni sentendo la voce della mia amica che diceva "papi, la mia fica ti vuole".






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