Lui & Lei

Stuck


di NoOne8
18.01.2024    |    4.692    |    4 9.8
"” "Grazie, avevo paura che a tirarla via ci avrei rimesso le dita..."
"Amore!"
L'urlo di Francesca attraversò tutta casa fino a raggiungere le orecchie del compagno, intento a lavorare al computer nel suo studio.
"Sì?" rispose Mirco, con tono quasi scocciato, avendo già intuito che si sarebbe dovuto alzare, interrompendo il suo lavoro per una richiesta che probabilmente si sarebbe rivelata inutile.
"Mi servirebbe una mano!"
Appunto. L'uomo si alzò dalla postazione sbuffando. Erano mesi che la realtà e la noia della quotidianità si erano intromessi nel loro rapporto, allontanandoli con impegni, appuntamenti e altri obblighi costanti, che ormai avevano distrutto qualsiasi loro forma di intimità. Per Mirco, la situazione ormai era insopportabile e sempre più spesso capitava che non riuscisse a nasconderlo, sfociando in rispostacce e toni perennemente irritati.
"Dove sei?" la chiamò, mentre attraversava il corridoio di casa.
"In cucina!"
"Arrivo!"
Chissà che cazzo sarà successo stavolta, pensò. Arrivato sulla soglia della porta però, rimase sorpreso. Francesca infatti era di spalle, chinata sul lavandino indossando i suoi classici leggings in finto jeans, che le fasciavano gambe e fondoschiena in modo invidiabile, e un maglione oversize, che solitamente le sarebbe sceso fino alle cosce, ma che adesso, piegata in avanti in quel modo, era salito, lasciando una piacevole panoramica sul suo culetto tondo.
"Amore, che succede?" le chiese Mirco, avvicinandosi.
"Vieni vieni, mi sono incastrata!"
"No scusa, come hai fatto?" ribatté, arrivatole dietro.
"Eh, stavo pulendo lo scarico del lavandino e mi sono rimaste le dita incastrate..."
Certo, non sembra mica la trama di un porno, pensò l'uomo, troppo occupato a guardare il lato B della compagna per risponderle.
"Dai! Vieni qui ad aiutarmi!" lo implorò Francesca.
"Vediamo un po’..."
"Grazie..."
Il compagno si avvicinò ancora, chinandosi sulla donna, aderendo bene al suo fondoschiena, che cominciò a strusciarsi lentamente contro la patta dei suoi pantaloni.
Mirco si godé un attimo di quel momento, prima di afferrare la mano della donna, liberandola facilmente dallo scarico del lavandino.
"Fatto, non mi sembrava troppo incastrata.”
"Grazie, avevo paura che a tirarla via ci avrei rimesso le dita..." gli rispose, con un tono che sembrava quasi nascondere una punta di delusione.
"Tranquilla, ancora non ti serve un uncino! Ora torno a lavorare."
"Certo, anzi scusa se ti ho disturbato..."
"Figurati" rispose, stampandole un bacio sulle labbra, prima di tornare nello studio.
Dovrai impegnarti un po' di più, penso tra sé e sé.
*****
Dopo un'oretta, Mirco stava ancora lavorando al computer quando, dall'altra parte di casa, non arrivò un altro richiamo.
"Amore!" il tono era lo stesso della volta precedente.
Che si sarà inventata questa volta?
"Sì?"
"Vieni un secondo in sala?"
Incuriosito, Mirco abbandonò lo studio, per andare subito a vedere cosa si fosse inventata la compagna stavolta. Arrivato in sala, la scena che gli si parò davanti era abbastanza simile alla precedente. Questa volta però Francesca era in ginocchio a terra, col sedere poggiato sui talloni. Inoltre, si era cambiata. Al posto dei leggings infatti, stava indossando degli shorts da palestra, di quelli sagomati, che le esaltavano le chiappe toniche, gonfie e allargate per la posizione in cui era" bloccata". Anche il maglione era stato sostituito da un top, che in realtà non era molto di più di un reggiseno da palestra, lasciandole gran parte della schiena nuda.
Meglio, pensò Mirco, prima di avvicinarsi.
"Che è successo adesso?" le chiese, divertito da quella che aveva tutta l’aria di essere un’altra sceneggiata.
"Stavo facendo stretching ma devo essermi piegata troppo, ho sentito le mani bloccarsi nel meccanismo del divano letto..."
La giustificazione non lo convinse affatto, ma comunque decise di stare al gioco, inginocchiandosi dietro la compagna, che reagì immediatamente spingendo indietro il suo culetto sodo, che cominciò a strusciare contro il pacco di Mirco.
Stavolta, Francesca sentì che il cazzo del suo uomo stava reagendo e decise di provocarlo un po' di più, muovendosi leggermente avanti e indietro, dal basso verso l'alto.
Le mani maschili si fecero strada lungo il corpo della compagna, scivolando sui fianchi, la vita, costeggiando il seno. La donna però fu sorpresa quando le dita dell’uomo continuarono a risalire, verso il braccio "incastrato", prendendole quindi la mano e tirandola via dal divano.
Quasi a malincuore, Mirco si staccò da quel corpo caldo ed evidentemente voglioso, rialzandosi.
"Hai visto, anche stavolta non ti servirà l'uncino!" scherzò.
"Grazie..." provò a dissimulare, ma adesso la delusione era palpabile.
"Figurati, quando vuoi ci sono, ora scusa ma torno a lavorare."
Quindi, ancora una volta, Mirco girò i tacchi, tornando nel suo studio.
Meglio, ma ancora non ci siamo, giudicò.
*****
Il resto della giornata filò liscio, Mirco era riuscito a finire il lavoro con cui era alle prese dalla mattina e finalmente si stava godendo un po’ di meritato riposo.
"Amore!"
Il richiamo però adesso era diverso, più un invito che una richiesta di aiuto. L’uomo si alzò, incuriosito.
"Dove sei?"
"In lavanderia..." si fece strada la voce della compagna.
Vediamo se è quello che penso, scommise, attraversando la casa.
Questa volta, quando raggiunse la donna, la vista che si trovò davanti lo lasciò paralizzato. Infatti, come aveva immaginato, Francesca era inginocchiata a terra, piegata a novanta, con testa, spalle e braccia dentro la lavatrice. Quello che non si aspettava era le mise scelta per quest'ultimo tentativo. La compagna infatti stava indossando solo un paio di calze autoreggenti nere finissime, un perizoma abbinato che serviva solo a evidenziare la rotondità delle natiche e persino dei tacchi a spillo di vernice. La schiena era nuda, tranne che per una fascia sottile di un reggiseno di cui, vista la posizione, non poteva vedere altro. Il messaggio ormai era molto chiaro: SCOPAMI.
Ora sì che ci siamo, pensò Mirco, avvicinandosi.
"Che è successo qui?" le chiese, scherzando, poggiandole le mani sui fianchi nudi, in ginocchio dietro di lei.
"Ero convinta che fosse rimasto qualcosa qui dentro, ma..."
Francesca non provò in alcun modo a risultare credibile, tanto che finì la frase alzando il fondoschiena, sculettando in modo invitante tra le mani del compagno.
"Vediamo se riusciamo a risolvere questo problema..." ribatté lui, appoggiandosi sulla donna, sentendo le chiappe nude di lei sfregargli il pacco e iniziare un sensuale su e giù man mano che, indurendosi, l'uccello si faceva strada nel solco di quella meravigliosa pesca.
"Sì, ho proprio bisogno del tuo aiuto..." lo incoraggiò, sentendo le sue mani accarezzarle il corpo, salendo lentamente.
Mirco stava quasi per afferrarle un seno, quando un pensiero gli attraversò la mente per un istante. Si è vestita di tutto punto e ha messo su questa sceneggiata, tre volte, per farsi scopare. Chissà fino a dove è disposta ad arrivare.
Quindi, invece di cedere subito alle tentazioni offerte dalla donna su un piatto d'argento, anche questa volta le mani proseguirono. Una le afferrò i capelli alla base, tirandola indietro, spingendola ancora di più contro il rigonfiamento dei pantaloni, per farle sentire meglio quel cazzo duro che bramava così tanto. Poi, sempre per i capelli, la trascinò fuori dal cestello della lavatrice, alzandola contro di sé finché non poté sussurrarle all'orecchio.
"E adesso?" le chiese, prima di leccarle il collo.
"Adesso scopami..." rispose, tirando indietro la testa, godendo della lingua del compagno.
"È per questo che è tutto il giorno che ti fai trovare a pecora?" le ringhiò all'orecchio, mordicchiandolo.
"Sì..." ansimò lei.
"Vuoi essere scopata come una cagna?" la incalzò, mentre la mano libera le accarezzava dal ginocchio all'interno coscia.
Francesca rispose solo con un mormorio di assenso, distratta da quelle dita che si avvicinavano sempre di più al suo sesso caldo e voglioso. Anche per questo, non si aspettava assolutamente quanto stesse per succedere. Mirco infatti la lanciò bruscamente in avanti, costringendola a quattro zampe.
"Allora dimostramelo."
Apostrofò l'ordine con una sonora sculacciata. Quindi, cominciò a strofinare lentamente, ma con decisione, la figa della compagna, ancora velata dal triangolino striminzito del perizoma.
Francesca era troppo intenta a godere di quelle attenzioni, per aver capito che cosa intendesse l'uomo. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era quella mano forte, sperando che si trasformasse presto in un cazzo duro che potesse riempirla come bramava da così a lungo.
Rendendosi conto di essere il motivo della distrazione della compagna, Mirco lasciò la presa, alzandosi in piedi.
"Andiamo in sala" le ordinò.
Anche Francesca fece per alzarsi, ma venne ripresa subita.
"Cosa pensi di fare? Le brave cagne stanno a quattro zampe. Su, avanti..."
La donna si voltò un attimo per guardare il compagno, trovando nei suoi occhi la conferma della serietà di quell’ordine, quindi cominciò a gattonare verso la sala. A ogni passo, sentiva la stoffa accarezzarle le labbra gonfie, contribuendo a eccitarla ancora di più. Si era messa a pecora tutto il giorno per sedurre il suo maschio, il fatto che ora fosse stato proprio lui a ordinarglielo e che la stesse osservando mentre procedeva a tentoni lungo il corridoio, la stava mandando su di giri.
"Ferma. Brava"
Arrivati sulla soglia, l'uomo la bloccò, andandosi quindi a sedere sulla poltrona dall’altra parte della stanza, così da poterla guardare in faccia quando pronunciò il suo nuovo ordine.
"Vieni qui."
La cagna non se lo fece ripetere, cominciando subito a percorrere lo spazio che la separava dal suo padrone, senza riuscire a staccare lo sguardo dall'evidente rigonfiamento nei pantaloni della tuta grigia che stava indossando.
Mirco era intento a godersi lo spettacolo, anche perché adesso che la stava finalmente guardando da davanti, si era accorto che il reggiseno che stava indossando la compagna era senza coppe, regalandogli così una vita sulle tette gonfie che, sotto l'effetto della forza di gravità, oscillavano voluttuosamente con il suo incedere.
"Brava..." si complimentò accarezzandogli i capelli quando arrivò tra le sue gambe spalancate, il volto a pochi centimetri dal suo uccello.
"Seduta"
Francesca obbedì, tirandosi su, poggiando il fondoschiena sui tacchi, guardando il suo uomo negli occhi.
"Lo vuoi, vero?" le chiese, afferrandosi il pacco.
"Sì..." sospirò lei, quasi ipnotizzata.
"Ah, ah... le cagne non parlano. E tu sei una cagna, no?"
La compagna annuì subito.
"Mi sembrava. Allora... lo vuoi?" Con un gesto, Mirco spostò l'elastico delle mutande così che il pene potesse uscirne, già gonfio, rimanendo però ancora coperto dalla tuta.
La donna annuì ancora, stavolta accompagnando il movimento della testa con un guaito. Soddisfatto, la riafferrò per i capelli, spingendole la testa tra le sue gambe, finché non sentì il respiro affannato riscaldare e inumidire il tessuto dei pantaloni.
"Dimostramelo."
Francesca cominciò ad adorare il bastone del suo padrone come meglio poteva, senza usare le mani, così com'era, ancora nascosto dal cotone spesso. Leccava il tessuto pregustando la durezza di quel membro, che non aveva mai desiderato così tanto.
"Brava, così..."
Mirco stava veramente apprezzando l'operato della sua cagna, la sua mano decisa era ferma sulla testa, quasi a guidarla, anche se in realtà non ce n'era assolutamente bisogno. Leccata dopo leccata, la foga di Francesca continuava a crescere, impregnando i pantaloni di saliva mentre provava a divorare quel cazzo ancora foderato.
Quando l'uomo giudicò che si fosse prodigata abbastanza, le dita si insinuarono di nuovo nei capelli, tirandole su la testa di peso, finché non poté guardarla negli occhi, lucidi e assetati di sesso.
"Lo vuoi così tanto?"
La femmina annuì sentitamente. Avrebbe voluto dirgli quanto desiderasse sentire quel cazzo duro violarle la gola, ma senza poter parlare si limitò a spalancare la bocca, tirando fuori la lingua.
"Scodinzola." ordinò secco, lasciandole i capelli.
Francesca si riaccucciò, girandosi per mostrare il lato B al suo padrone, che cominciò a ondeggiare su e giù, muovendo sinuosamente le sue chiappe nude.
"Alza quel culo"
Senza fermarsi, la cagna inarcò la schiena, quasi a offrirgli il buchetto, a malapena coperto dal filo del perizoma, e la sua fighetta che, già vistosamente bagnata, stava provando a inghiottire la stoffa dell'indumento. Era talmente invitante che per alcuni istanti Mirco fu indeciso se buttarsi a terra dietro la compagna per leccare quelle labbra gonfie, ma, poi decise di non interrompere quel gioco. Anzi, si limitò a spostare una gamba, lasciando che Francesca potesse strusciarcisi sopra. Tenendola immobile, la donna cominciò lentamente a sfregare il suo sesso sul compagno, roteando il bacino e le anche.
"Così, brava, scopati la mia gamba da brava cagnetta in calore."
La donna ormai aveva la figa in fiamme e fu molto contenta della concessione, il movimento infatti si fece sempre più intenso, accompagnato dal suo respiro affannato.
Mirco iniziò un lento su e giù con la gamba, assecondando i movimenti della compagna, facendole perdere completamente la testa. In pochi istanti, lo scodinzolio si trasformò in una scopata vera e propria. Francesca non sembrava altro che un animale disperatamente alla ricerca del piacere.
"Così brava, così! Vieni con la mia gamba! Fammi vedere quanto sei cagna!"
La femmina accetto volentieri l'ordine del suo uomo, strusciandosi febbrilmente finché i gemiti non si fecero sempre più affannati e rumorosi. Finalmente, sentì il proprio orgasmo montarle dentro, lasciando che esplodesse in una cavalcata animalesca, godendo senza alcuna vergogna mentre la sua figa imbrattava di umori i pantaloni del suo padrone.
Soddisfatto del piacere che la donna si era appena procurata, Mirco tirò indietro la gamba mentre la compagna stava ancora tremando per il violento piacere.
"Adesso sì”
Senza dire altro, si buttò a terra, strappando via il perizoma e afferrando le chiappe della compagna, che spalancò per fiondarsi sulla fighetta grondante, leccandola con fervore per assaporarne i succhi mentre Francesca continuava ad ansimare senza tregua in preda a un orgasmo che non sembrava avere alcuna intenzione di finire.
Quando ebbe bevuto abbastanza, sfruttò la presa salda sulle natiche per obbligarla a inarcare ancora di più la schiena. Quindi, si tirò giù l'elastico dei pantaloni, lasciando che il cazzo saltasse fuori duro come il marmo, sbattendo subito la cappella sulle labbra bagnate, provocando in Francesca un gemito compiaciuto nel sentire finalmente quel bastone caldo sulla figa.
La reazione non sfuggì a Mirco, che si afferrò il membro alla base, strusciandolo bene su tutta la vulva della compagna, lasciandolo scorrere tra le labbra accoglienti che, calde e gonfie come erano, si spalancarono come burro sotto una lama bollente, quasi ad abbracciarlo per non farlo più scappare via.
Ormai non era più solo Francesca a bramare ossessivamente quella penetrazione. Anche il suo padrone non riusciva a pensare ad altro, così senza perdere altro tempo, la penetrò. Entrò lentamente, prima solo con la punta, sentendo la vagina grondante riceverlo calorosamente. Era così bagnata che il resto del cazzo venne quasi risucchiato dentro.
"Ti piace davvero tanto essere la mia cagna, eh?"
"Mmh.." guaì lei, scodinzolando ancora per accomodare il palo duro del suo maschio.
Mirco si perse nella sensazione della figa stretta della femmina, ma prese subito ad assecondarne i movimenti. Gli affondi, prima lenti e superficiali, si trasformarono rapidamente in colpi di bacino decisi e profondi, finché il cazzo non cominciò a uscire quasi del tutto, solo per rientrare violentemente con una martellata che suscitava, ogni volta, un urlo di piacere sempre più forte.
"Era questo che volevi, vero?"
“Mmmmh!” mugolò Francesca, mordendosi le labbra per non rispondere con un sonoro “sì”.
L’uomo la agguantò di nuovo per i capelli, tirandola a sé mentre continuava a pomparla senza sosta, avvolgendole l’altro braccio intorno al collo.
“Rispondi, tanto ormai hai dimostrato di essere una gran cagna” le ordinò, prima di affondarle la bocca sul collo, mordendola con passione.
“Sì! Sì! Scopami!” urlò lei, finalmente libera di sfogarsi, muovendo le anche all’unisono con il compagno.
Il braccio intorno al collo scese lentamente così che la mano poté stringerle il seno, finora ignorato. Le dita affondarono nella carne, gonfiandolo come se stesse per scoppiare. Francesca buttò indietro la testa, gli occhi sbarrati di piacere, la mente completamente offuscata da quella cavalcata selvaggia. Sentiva già un secondo orgasmo farsi strada in tutto il suo corpo.
Dopo averle pizzicato e torturato i capezzoli turgidi, contribuendo ancora di più al piacere ferino della femmina che non riusciva più a smettere di gemere, sentendo che anche il suo climax si stava avvicinando, l’uomo la ributtò a carponi sul pavimento, spingendole la testa a terra, così che anche le tette strusciassero sul freddo marmo a ogni nuovo feroce affondo. Questo però non sembrò ridurre l’apprezzamento della sua lei, anzi.
“Sì, così! Scopa la tua cagna! Sfondami!”
Mirco non la aveva mai sentita godere così tanto, né tanto meno in modo così vocale. Era chiaro che la sua idea, nata come gioco, avesse toccato delle corde che finora non erano mai state neanche sfiorate. Ne approfittò, assestandole una violenta sculacciata.
“Ah! Sì, continua!”
La femmina muoveva freneticamente il culo, assecondando il cazzo del suo maschio dominante per farlo entrare fino in fondo, sbattendo ferocemente contro l’utero. Intanto, manata dopo manata, apostrofate da gemiti sempre più forti, le chiappe erano diventate rosse.
“Toccati! Fammi vedere come viene una vera cagna!” le ordinò, sentendo che non sarebbe riuscito a durare tanto più a lungo.
Senza farselo ripetere, Francesca si infilò una mano tra le gambe, sfregando febbrilmente il clitoride.
“Sì! Sì! Vengo!” gli annunciò, prima di esplodere in un altro orgasmo squassante, irrigidendosi per gli spasmi muscolari, stringendo l’uccello del compagno in una morsa, come se non avesse alcuna intenzione di restituirlo.
L’uomo però era arrivato al limite e colse il nuovo godimento della donna come segnale. Sfilò il cazzo fradicio di umori dalla figa stretta mentre la compagna era ancora impegnata a sgrillettarsi, schizzando ovunque il suo piacere. Rapidamente, si inginocchiò al suo fianco, girandole la testa per i capelli così che potesse guardarlo.
Sapendo benissimo cosa stesse per succedere, con il capo inchiodato a terra dalla mano del suo padrone, Francesca tirò fuori la lingua come se avesse voluto allungarla fino alla cappella violacea e gonfia, pronta ad esplodere da un momento all’altro.
“Sei pronta?” le chiese, segandosi furiosamente il membro duro.
“Sì, sborrami tutta la faccia!” lo pregò, con la mano ancora impazzita sul clitoride.
Fu presto accontentata, Mirco esplose in un abbondante orgasmo, spruzzandole fiotti di sperma sugli occhi, sulla guancia e sulla lingua, urlando un verso gutturale man mano che il susseguirsi di schizzi le inondavano il volto, colando sul pavimento.
La donna provò a berne più possibile, ma era semplicemente troppo e la posizione scomoda in cui si trovava non le aveva lasciato molta libertà di movimento. Ci pensò il suo compagno a raccogliere su due dita un po’ di sborra dalla guancia e dal naso, infilandogliele poi in bocca.
“Mmmm…” commentò lei ciucciando con le labbra il medio e l’indice dell’uomo.
“Ti piace?”
La femmina annuì con un altro mugolio.
“Allora lecca tutto, da brava cagna.”
Mirco la riprese per i capelli, facendole leccare la sborra dalle mattonelle. Francesca non si oppose, dopo tutto era stata lei a provare a sedurre il suo uomo sempre e soltanto mostrandogli il culo piegata a pecora e, dopo aver goduto in modo così esagerato mentre veniva trattata come un animale in calore, stava cominciando a realizzare che forse era davvero una cagna.
Quando ebbe finito di ripulire a terra, il suo padrone la fece rimettere in ginocchio.
“Adesso hai capito cosa devi fare se vuoi essere scopata?”
“Yip! Yip!” rispose sorridendo con la lingua di fuori, il viso ancora impiastricciato.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Stuck:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni