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Lui & Lei

Silvia si scopre sottomessa - Fine


di NoOne8
01.03.2024    |    318    |    0 6.0
"Voleva sentire quella figa zuppa e vorace stretta intorno al suo bastone, almeno quanto Silvia voleva essere riempita..."
Ecco a voi la seconda e ultima parte del racconto! Come sempre, sono graditi commenti e critiche (costruittive). Buona lettura!

Completamente al buio, Silvia sentì una fettuccia di pelle sotto il mento obbligarla ad alzare la testa. L’oggetto ignoto cominciò a vagare, sfiorandole il collo e le scapole, sollevandole prima un seno e poi l’altro, strusciando giocosamente sui capezzoli, duri come spilli, facendola sussultare.

“Mmm..." si lasciò sfuggire, mentre la lingua di pelle continuava a titillarle i bottoni turgidi.
La mano di Luca continuò ad abbassare il frustino, disegnando un percorso che prima lo portò all’ombelico e finalmente al monte di Venere, perfettamente glabro, della compagna.

Stavolta, Silvia non gemette, per paura che il suo Alfa potesse privarla anche di quella sensazione di piacere, ma il suo respiro sempre più affannato la tradì. Il ritaglio di pelle saltò improvvisamente via, atterrando poco dopo sul ginocchio, risalendo lentamente lungo la coscia.

La donna tremava, carica di desiderio, sentendo quella linguetta avvicinarsi all’inguine, ma le sue aspettative vennero tradite ancora una volta, perché invece di leccarle le labbra gonfie come sperava, volò via di nuovo, atterrando sull’altro ginocchio.

“Dai!" sbottò imprudentemente, stremata da quella gradevole tortura.
“Ah, non ti è bastata la benda?" la riprese subito, schioccandole con il frustino un colpo misurato sulla coscia.
“Ah! Sì, scusa, farò la brava..." il gemito era di piacere, non dolore. Ormai Silvia era eccitata a tal punto che qualsiasi tocco vicino al suo sesso non faceva altro che buttare benzina sul fuoco.
“Ti è piaciuto, vero? Ne vuoi un altro?" la stuzzicò Luca, allontanando lentamente il frustino, strusciandolo verso il ginocchio.
“Sì..." ammise imbarazzata la compagna.
“Le brave beta rispondono con frasi complete, con educazione. Tu vuoi essere una brava beta?”
"Sì signore, voglio essere una brava beta"
“Bravissima. E cosa vorrebbe la mia piccola beta?" la incalzò, mentre la punta di pelle risaliva molto lentamente le gambe.

“Io... vorrei essere frustata ancora..." mentì. In realtà, ormai Silvia voleva solo essere messa a pecora e scopata dal bastone duro di Luca fino a dimenticare anche come si chiamasse, ma quel sogno sembrava ancora lontano. Intanto però, quel primo colpo sulla coscia le aveva dato una piacevole sensazione che lei stessa faticava a spiegarsi.
Clap. Luca l’accontentò con un’altra vergata. Il frustino era fatto apposta per fare rumore. L’impatto vero e proprio era più simile a un pizzicotto, che però poi le propagava un piacevole calore fino all’inguine.
“Ah!"
L’uomo cominciò a far rimbalzare la striscia di pelle da una coscia all’altra, divertendosi a guardare la propria donna sobbalzare a ogni colpo. Quando giudicò che la pelle si fosse arrossata abbastanza, si fermò, poggiando delicatamente l’estremità dello strumento sulle labbra bagnate della sua vittima, che reagì istintivamente, allargando le gambe e spingendo il bacino in avanti.

“Era questo che volevi, vero?" le chiese con un tono dolce, mentre il fantino la massaggiava delicatamente.
“Sì..." gemette, godendosi ogni movimento di quella piccola lingua sulla sua figa.
“Ah, ah… come abbiamo detto che si risponde all’Alfa?" la riprese, ma senza fermarsi, anzi, il polso si fece più deciso. Voleva farla impazzire e ci stava riuscendo.
“Sì signore... era... Ah... proprio questo... Ah! Che volevo..." si corresse, faticando a mettere una parola dietro l’altra.
“Davvero? Non c’è nient’altro che vorresti?" incalzò, cambiando ancora il movimento.

Il frustino cominciò a picchiettare sul clitoride. I colpi erano calcolati, studiati apposta per non farle male, ma per riecheggiare nella testa della donna a ogni nuovo, umido “ciaf”.
“Io... no... cioè... sì... io vorrei... aah! Aah!" Silvia provò a mordersi le labbra, sperando che il suo padrone non avesse intenzione di punirla. Era arrivata a quello che pensava fosse il suo limite: sentiva la figa bagnarsi sempre di più e gli umori sgocciolarle addosso. Ogni frustata la avvicinava sempre di più a quell’orgasmo che ormai bramava con ardore.
Vedendo la propria compagna in quello stato, Luca decise che fosse il caso di andare avanti. Allontanò il frustino dalle gambe, poggiandolo accanto alla scatola. Quindi, si abbassò dietro la sua preda, prendendola per la vita.

“Finora sei stata molto brava, complimenti." le disse, mentre le dita le sfioravano i fianchi.
“Grazie..." era grata sia per il complimento, sia per l’opportunità di riprendere un attimo il fiato.
“Sei stata così brava, che adesso voglio provare un’altra cosa." le sussurrò all’orecchio, stringendole un capezzolo mentre l’altra mano le schiuse le labbra grondanti, penetrandola fugacemente. Il dito scivolò dentro, come risucchiato. Sentendola così ben lubrificata, ne aggiunse un altro; mentre il palmo si muoveva lento sul clitoride.
Silvia capì che la pausa era già finita, iniziando a muovere le anche istintivamente, provando a scoparsi la mano del suo uomo. Purtroppo per lei, quel piacere non durò troppo. Non appena ricominciò a gemere, le dita uscirono e il palmo si allontanò.

“Assaggiati, senti che sapore ha una beta", le ordinò, infilandole le dita zuppe in bocca.
Le avviluppò tra le labbra carnose, succhiandone il suo stesso piacere. Aveva un sapore dolce, intenso, diverso dal solito. Non era raro che giocando con Luca, o semplicemente per curiosità, assaggiasse i propri umori e, per qualche motivo che non riusciva ancora a spiegarsi, questa volta si trovò più buona, forse anche per la semplice abbondanza di secrezioni che aveva prodotto e che, in realtà, stava ancora producendo.

L’uomo sentiva la lingua della compagna leccargli le dita, girandoci intorno, e passandoci in mezzo, mentre le succhiava, come se, impegnandosi abbastanza, avesse potuto trasformarle in un bel cazzo da spompinare. Pur essendo ancora completamente vestito, non poteva negare che quel gioco di ruolo stava sortendo un grande effetto anche su di lui. Sentiva il membro, duro come il marmo, spingere contro la patta dei jeans, come se stesse per sfondare la zip da un momento all’altro. Voleva sentire quella figa zuppa e vorace stretta intorno al suo bastone, almeno quanto Silvia voleva essere riempita. Quindi, decise che fosse arrivato il momento giusto per passare alla prossima fase.

“Basta giocare, adesso mettiti a pecora”, le bisbigliò, sfilandole le dita dalla bocca.
Dopo aver aiutato la donna a mettersi in posa, si alzò, girandole intorno, studiandola e ammirandone la bellezza statuaria. Riprese il frustino, dandole dei colpetti su entrambe le cosce.
“Allarga le gambe"
La donna obbedì, sperando che di lì a poco, la sua figa, ore in bella mostra, venisse sfondata senza alcuna remora. Luca sapeva bene che la pecorina era la sua posizione preferita.

Improvvisamente, senti l’Alfa baciarle il collo nudo. Era un bacio lungo, appassionato, che si trasformò gradualmente in una lenta leccata, scendendo lungo la schiena. Il sistema nervoso le inviò una nuova scarica di brividi di piacere tra le gambe, mentre la lingua continuava la sua inesorabile discesa.
Arrivata al fondoschiena, si staccò, sostituita da due mani grandi e calde, che le afferrarono con decisione le natiche, allargandole. La lingua quindi ritornò, poggiandosi sulle labbra gonfie, schiudendole con dolcezza, leccando su e giù diverse volte, prima di cominciare a risalire lungo il perineo. Quando arrivò all’ano, cominciò a leccare il buchetto con desiderio, come se volesse penetrarlo.

“Ah..." sospirò, gemendo di piacere.
Luca staccò le mani dalle chiappe sode della compagna. Non avrebbe voluto, ma prima che anche lui potesse lasciarsi completamente andare e perdere il controllo, c’erano ancora un paio di cose essenziali da fare. Allungò un braccio verso la scatola, che si era avvicinato per comodità, cercando qualcosa a tentoni, mentre la bocca esplorava avidamente le rotondità della sua donna.

Nonostante Silvia preferisse il rimming delicato di prima, stava cominciando ad apprezzare anche le effusioni rivolte al proprio sedere, quando sentì gli elastici della giarrettiera venire tirati con forza, per accomodare quello che, sulla pelle, sembrava un tubo di plastica.
Dopo alcuni secondi, in cui poté sentire le mani di Luca alle prese con l’oggetto non identificato e il tessuto, capì di cosa si trattasse quando quella che sembrava una grossa cappella le si appoggiò sulle labbra, premendo sul suo grilletto gonfio. Quindi, cominciò a vibrare intensamente.
“Ah... Ah... Oddio... È fortissimo!" urlò, in preda al piacere, senza riuscire a fermarsi.
“Ti piace vero? Ma ricordati, non puoi venire finché non te lo dico io, sennò dovrò punirti."

Ovviamente, quelle parole non fecero altro che esasperare la situazione. Silvia si era già avvicinata all’orgasmo diverse volte in quella lunga sessione. Adesso che sapeva di non poter venire, non riusciva più a pensare ad altro. Sentiva i suoi umori colarle lungo le gambe, le braccia farsi sempre più deboli. Arrivò a chiedersi persino se non fosse il caso di fregarsene e rischiare la punizione, quando una punta metallica bussò al suo buchetto, aprendolo forzosamente.
Il plug anale con cui il suo lui la stava lentamente penetrando non era grande, ma il cristallo rosa a forma di cuore era come l’ultima pennellata sul suo capolavoro.

"No... il culo no..." provò a obiettare debolmente la donna, risultando poco credibile, considerando che erano proprio i suoi movimenti di bacino a rendere così facile l'ingresso del giocattolo.
“Tranquilla, non disobbedire e questa sarà l'unica cosa a entrare nel tuo culetto - le spiegò - oggi", precisò alla fine.
L'uomo si alzò in piedi per ammirare meglio il suo lavoro. Messa così, a quattro zampe, con un vibratore attaccato alla figa, il culo alto, coronato dalla plug rosa scintillante, coordinata con le catenine poggiate sulla schiena nuda, che invece sul davanti scampanellavano con un delizioso tintinnio metallico mentre Silvia si dimenava ossessivamente, era davvero un'opera d'arte.

Senza farsi sentire, si abbassò davanti a lei per guardarla meglio in faccia, compiacendosi dei gemiti e delle smorfie di piacere che continuavano a susseguirsi senza sosta. Si ritirò su, conscio del fatto che, seppur con modalità diverse, anche lui aveva raggiunto il suo limite. Ora doveva averla. Si slacciò i pantaloni.

Il giocattolo fissato alle gambe la stava facendo impazzire, vibrando con una potenza che la squassava dentro. Non solo, la sensazione di piacere datale dalla vibrazione era adesso amplificata dalla butt-plug ficcata saldamente nel suo ano. L'unico motivo per cui non era ancora venuta squirtando come una fontana era proprio la mancanza di controllo sul dispositivo. Mancanza cui stava provando a supplire muovendo il bacino su e giù, riuscendo così a spostarlo per pochi istanti, lasciandolo viaggiare su tutta la fessura. Così, stava misurando attentamente il ritmo del proprio respiro. Non avrebbe retto ancora a lungo, ma non riusciva a smettere di strusciarsi su quella grossa cappella vibrante. Inspirava ed espirava, gemendo, quando il cazzo duro del suo Alfa, che ormai desiderava disperatamente, le penetrò la bocca.

“Brava, così, prendilo tutto"
La donna però non aveva affatto bisogno di incoraggiamenti. Era l'unica cosa a cui riusciva a pensare, il suo unico punto di riferimento in un mondo buio, fatto solo di piacere, e lo voleva tutto. Si lanciò in avanti con foga, succhiandolo avidamente, avvolgendolo con la lingua in un massaggio circolare, mentre entrava e usciva dalla bocca.
“Così, brava, succhialo!"
Silvia accettò di buon grado un colpo di frustino su una natica, continuando a spompinare il cazzo con fervore, provando intanto a ignorare le ondate di calore tra le gambe, sempre più potenti, sempre più vicine all'orgasmo.
Luca era in estasi, la compagna sapeva usare molto bene la bocca e, nonostante le sue condizioni attuali, non lo stava deludendo affatto. Con una mano le afferrò la coda e le spinse l'uccello fino in gola.
“Voglio vedertici sbavare su questo cazzo" le disse, accantonando definitivamente la dolcezza che lo aveva distinto fino a poco prima.

Il tono più autoritario e severo non dispiacque alla compagna. Era eccitata come non mai e voleva essere montata da quel cazzone come una vacca, non c'era più spazio per la dolcezza. Il membro le stava pompando la gola senza che riuscisse più neanche a respirare, figuriamoci a deglutire. Quando uscì per farle riprendere fiato, si portò con sé una copiosa quantità di bava, seguita da un violento rantolo.
“Ancora, così!”
L'uomo ripeté l'azione, scopandole la gola con ferocia, ancora e ancora, facendole sbavare ogni volta che ritirava il cazzo, finché a terra non si formò una piccola pozzanghera. Si fermò, quando senti di essere vicino al punto di non ritorno, intuendo che anche alla donna mancasse poco per esplodere. Ancora non era venuta nonostante tutto.

“Sei davvero una brava beta. Adesso, visto che te la sei cavata così bene, ti meriti un premio", la voce le arrivò da dietro, seguita poco dopo da una sensazione che, dopo tutto quel tempo, le sembrò nuova. Il vibratore non c'era più.
Finalmente, Silvia senti il tanto agognato uccello strusciarle tra le labbra grondanti, schiudendole, venendo quasi inghiottito a ogni passaggio. La sensazione era strana, di sollievo da una parte, ma dall'altra era come se le avesse ricordato che ancora non aveva il permesso di venire, eccitandola al punto da tremare compulsivamente. Fortunatamente per lei, non durò molto. Dopo pochi secondi di quel piacevole massaggio, la cappella si impuntò sulla fessura della sua vagina.

Entrò tutto in un solo, prepotente, colpo. La figa era così bagnata ed eccitata che era praticamente spalancata, in attesa di essere scopata come meritava.
“Cazzo, sei un lago" osservò Luca, cominciando a spingere. Era una caverna calda e accogliente quella in cui era entrato. Le pareti gli massaggiavano delicatamente il membro mentre usciva e rientrava, cadenzato dai gemiti della compagna.
“Ah... sì... scopami..." sospirò, spingendo indietro il culo per sentirsi piena di tutto quel cazzone caldo.
"Cosa abbiamo detto? Come parlano le brave beta?" le riprese con una sonora sculacciata che lasciò il segno.
“Ah! Scusa signore! Ti prego, scopami!"
Senza risponderle, Luca si aggrappò alla vita della donna, cominciando a martellarla con veemenza. I gemiti si fecero più forti, mentre il bacino provava a replicare il ritmo irregolare del maschio.
“Così?" staccò una mano per assestarle un'altra sculacciata.
“Ah! Sì signore, così!" urlò Silvia in preda al piacere.
La mano di Luca non tornò sulla vita, cominciò invece a giocare con il plug, estraendolo di pochi centimetri solo per rinfilarlo poco dopo.
“Ah! Ah! Il culo!" gemette mentre il suo maschio continuava a scoprirla senza sosta.

Silvia si sentì tirare i capelli e accompagnò il movimento alzando la testa. L'uomo era ovunque, le stava scopando il culo e la figa contemporaneamente, mentre sentiva le tette oscillare violentemente sotto ogni nuovo colpo. Le orecchie erano piene dello scampanellio delle catene che stava indossando. In quel momento, per lei esisteva solo il sesso, veicolato da tutti e cinque i sensi. Sapeva che non sarebbe riuscita a durare a lungo. Voleva e doveva venire.

“Ti... prego... signore... posso... venire?" dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per riuscire a mettere in fila, e pronunciare, quelle cinque parole.
“Solo se prima riesci a dirmi chi sei e cosa vuoi veramente", la sfidò.
Silvia non fece mente locale, non cercò le parole giuste, scollegò il cervello e lasciò che fosse la sua figa assatanata a parlare con la sua voce.
“Sono la tua beta! E voglio venire sul cazzone duro del mio Alfa mentre mi sfonda come se fossi una zoccola! Sì cazzo, così! Scopami, riempirmi di sborra!"
Luca rimase sorpreso dalla violenza verbale della compagna, solitamente molto meno vocale e più riservata. La richiesta di sborrarle dentro fu più di quanto anche lui riuscisse a reggere, arrivati a quel punto.
“E allora vieni zoccola! Fammi sentire quanto ti piace farti scopare da me! Squirtami sul cazzo!" le urlò, anche lui vicino all' orgasmo.

Non se lo fece ripetere due volte. Si abbandonò completamente al piacere. In pochi secondi, cominciò a tremare in preda all'orgasmo più forte che aveva mai provato, sentendo una scarica di umori irrorarle la figa, mentre una scossa elettrica la attraversò tutta, facendole perdere il controllo del proprio corpo.
Luca le afferrò le chiappe, continuando a scoparla selvaggiamente, anche quando le braccia le cedettero, costringendola ad accasciarsi sul pavimento, alzando ancora di più il fondoschiena, come se glielo stesse offrendo in dono per un lavoro davvero ben fatto.

“Così! Godi! Godi che adesso ti sborro dentro! Aaah!"
Con le ultime pompate indemoniate, anche l’uomo raggiunse il suo apice, iniziando a spruzzare fiotto dopo fiotto di sborra, svuotandosi le palle di tutto lo sperma, inondandola come se fosse una bestia da ingravidare.
“Sì! È caldissima, mi stai riempiendo!" rispose, il corpo ancora in preda agli spasmi muscolari.
L'orgasmo di Luca fu così intenso che quando uscì, il pene era ancora eretto, ricoperto degli umori di entrambi, gocciolante. Poco dopo, anche la figa di Silvia cominciò a tracimare di liquido biancastro, cadendo lento e denso a terra. L'uomo ne raccolse un po’ direttamente alla fonte, offrendolo alla compagna, ancora a terra, che lo gustò volentieri, succhiandogli di nuovo la mano.

“Mmmmh…” apprezzò sonoramente, sfinita.
Finalmente, le tolse la maschera, guardandola negli occhi, gonfi come se avesse pianto, tanto aveva goduto.
“Allora, ti piace essere una beta?" le chiese, sollevandole il mento.
“Molto, ma tanto alla fine ai regali ci devo pensare io", gli rispose, lanciandosi tra le sue braccia per baciarlo appassionatamente.
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