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Lui & Lei

La Complice: l'incontro erotico con Elisa


di Membro VIP di Annunci69.it LucasFromParis
24.09.2018    |    3.658    |    3 7.7
"Lo voleva! Lo voleva anche lei..."
Non riesco più passare in quell'angolo di parco, un piccolo e animo parco alla periferia di Milano, ma sotto il mio ufficio, senza pensare a Eli.

Senza ricordare quel primo bacio fra noi: un bacio lunghissimo e disperato. Due anime che abbeveravano l'una alla bocca dell' altra con trasporto. Due bocche che si cercano come se non avessero atteso altro da tutta la vita.

L'avevo appena conosciuta, non sapevo nulla di lei. Tante altre volte avevo baciato sconosciute ma senza le vibrazioni che mi scatenava Eli.
Mi stavo facendo trasportare dalla fantasia e dal bisogno di un rapporto speciale. Volevo essere accettato così com'ero e volevo questo dono proprio da lei. Doveva essere lei.

Il bacio non mente mai. Così come non mentivano le sue mani che mi abbrancavano le spalle mentre le accarezzavo il viso e i capelli. La desideravo come un pazzo, come un ragazzino. Mi riempiva quel senso di leggerezza che da troppi anni mancava alla mia vita. Non aveva senso!
La conoscevo da meno di ventiquattro ore, avrebbe potuto essere una scopata senza domani. Ma non volevo che fosse così.

Il week end fu eterno. Non potevo chiamarla né mettermi in contatto con lei. Potevo solo aspettare, rivivere gli attimi, chiudere gli occhi per assaporare di nuovo la sua bocca. Potevo solo immaginare ciò che sarebbe stato. Emozioni lontane e obliate emergevano. Il colpo di fulmine. Sì, quello.

Le ore scorrevano lente. L’appuntamento era fissato lunedì all'angolo di una certa strada.
Ci sarebbe stata?
Sarebbe venuta?
Mi avrebbe scritto una banale scusa per annunciarmi un 'contrattempo"?
Mi avrebbe detto di aver cambiato idea?
O addirittura mi avrebbe bloccato per lanciarmi uno sgradevole ma inequivocabile messaggio?

Le scrissi appena uscito di casae ancora una volta attesi. Attesi che il segno della spunta, quella maledetta doppia “v” diventasse azzurra. A volte il confine della felicità è un minuscolo segno grafico che cambia colore e che ci annuncia come il nostro destinatario abbia finalmente letto ciò che abbiamo scritto.
Poi arriva il momento del “Elisa sta scrivendo un messaggio….” si attende di vedere ciò che scriverà. Quando lessi, “si, fra cinque minuti sono lì” ebbi finalmente la certezza che l’agognato incontro ci sarebbe stato.

La vidi: esattamente all'ora che aveva indicato. Esattamente nel punto che aveva detto.
Era lì.
Era li per me.
Era li per farsi possedere e per godere con me. Era li per concedermi il suo corpo.
Lo voleva!
Lo voleva anche lei.

Indossava pantaloni larghi e morbidi e una maglia. Un colore chiaro, forse sabbia o forse beige. Era una specie di completo che non saprei descrivere. Non mi importava nulla di ciò che indossava. Quando salì al mio fianco contava solo quel sorriso timido e imbronciato, quel suo atteggiamento fra il pudico e il timido. Contava solo lo sguardo che teneva basso mentre parlavamo. La tensione erotica e il non-detto aleggiavano. Parlavamo di tutto, meno che di quel che sarebbe accaduto fra noi.

Il tragitto fu breve. Apparve il Motel dove avremmo consumato la nostra passione. La procedura fu la solita: documenti di identità, fumatori/non fumatori. Mi venne consegnata la chiave per il paradiso. Mentre percorrevamo il viale interno notammo entrambi le numerose automobili già parcheggiate ognuna davanti a una stanza. E commentai divertito che già di lunedì mattina la gente si "dava da fare". Quello era un business che non conosceva crisi!
Eli affermò con noncuranza che in quelle stanza non si consumava solo sesso normale, ma che molte erano protagoniste di situazioni più audaci, a tre, a quattro.

Un pensiero mi attraversò la mente; la mia amica SAPEVA esattamente di cosa parlava. Non per sentito dire. Le pratiche di sesso non convenzionali non le erano sconosciute. Ne ero improvvisamente certo. Eli conosceva il mio mondo. Lo aveva frequentato. Lo seppi e basta.

Il mio intuito non si era sbagliato. Oltre ad essere una donna bellissima, forse avrebbe potuto essere una complice. La MIA complice. La MIA donna in questo mondo. Adesso era lì in macchina con me. Sentivo di essere a una svolta in una parte importante della mia vita. Decisi che a qualunque costo avrei avuto non solo il suo corpo, ma anche il suo cervello.

L’avrei fatta impazzire. L’avrei travolta con la mia fantasia, la mia perversione e la mia passione. Promisi a me stesso, ancora prima di averla spogliata, di renderla totalmente dipendente da me e dalle nostre emozioni condivise. Pensai che Eli conoscesse quanto e più di me tutte le sottigliezze del sesso e del gioco. Una complice con cui avere un rapporto da pari a pari. Non ci sarebbe stato un insegnante (ruolo che avevo ricoperto così spesso nella mia vita) e un’allieva.

Lei sapeva. Sapeva come muoversi. Ci saremmo capiti al volo. Avremmo condiviso ogni fantasia e ogni pensiero. Saremmo stati trasparenti l’uno con l’altra. Nessuna fantasia, nessun passato sarebbe stato “troppo” per l’altro. Non avremmo dovuto, come accade in troppe coppie, celare una parte segreta di noi. Lei mi avrebbe accettato come ero, luce e ombra. Lo stesso avrei fatto io con lei. Avrei potuto essere me stesso senza temere in ogni istante uno sguardo scandalizzato, offeso o perplesso. Avremmo percorso mano nella mano il sentiero della trasgressione. Saremmo arrivati al ciglio del burrone tenendoci per mano.

Decisi tutto questo in una frazione di secondo. Per una volta sapevo esattamente cosa volevo. Volevo Eli costi quel che costi, lo avrei ottenuto.
Entrammo nella stanza. Un letto era tutto ciò di cui avevamo bisogno. Nulla poteva ora frenare il nostro desiderio. La spinsi sul materasso con gentile fermezza e in un attimo le fui addosso con tutto il mio ardore.

Ancora. Ancora quella bocca da baciare, ancora e ancora. Le mani sul suo viso, osai passarle il polpastrello sulle labbra e la sua risposta fu immediata. Subito schiuse la bocca e inizio a leccare e succhiarmi le dita man mano che diventavo sempre più audace le infilavo a fondo nella sua bocca. Sì, me le stava succhiando come avrebbe succhiato un cazzo, il mio cazzo di lì a poco.

Armeggiai impacciato con i suoi vestiti. Era il complicato intreccio dei lacci o l’emozione a bloccarmi? Lei fu molto più disinvolta; le sue dita agili slacciavano bottone dopo bottone la mia camicia. Le sue mani mi accarezzavano il petto e avvertii i suoi baci sui capezzoli.

Quando mi ritrovai in boxer ripresi io l’iniziativa. La sdraiai e iniziai un lento percorso con la mia bocca. Prima il collo, la gola; poi finalmente ebbi fra le labbra il seno maestoso e opulento. Pieno e sodo. Perfetto. Non mi stancavo di percorrerlo, di fare piccoli cerchi sui capezzoli per vederli indurirsi. Tornavo a baciarla e poi ancora giù. Ogni volta più giù. Era la mia prima occasione e volevo renderla indimenticabile per Eli.
Lei non era una ragazzina né una sprovveduta, era chiaro! Non si poteva vincere facile. Avevo sotto di me una donna esperta che conosceva il sesso. Le volevo dimostrare che ero diverso dagli altri. Che le potevo dare di più. Che le potevo dare più emozioni. Che le potevo dare sensazioni più forti, intense, vere, violente.

Avvertivo ormai l’odore della sua eccitazione con la testa fra le sue cosce aperte. Sempre più maledettamente vicino. Giocai a lungo baciando l’interno coscia fino all'inguine, ma senza arrivare “lì”. Quando non ne poteva più scostai il bordo del suo perizoma e la vidi. Semi aperta, perfettamente depilata, lucida di umori. Allargai delicatamente le grandi labbra per baciarle delicatamente il clitoride; misi tutto me stesso in quel primo agognato contatto. Poi passai la lingua lungo la fessura, in cerca dei suoi punti sensibili. Esplorai senza fretta, finché i suoi fianchi iniziarono a dondolare ritmicamente. Avevo trovato ciò che le piaceva, e fu il momento di far entrare in gioco le dita. Prima una, poi due. Infine un terzo nel suo ano che avevo abbondantemente lubrificato di saliva.

Quando Eli passò al contrattacco ebbi la conferma che sapeva il fatto suo. La mia cappella conobbe presto le sue labbra, la sua bocca. Infine la sua gola. Era una maestra. Conosceva perfettamente il segreto di far impazzire un maschio ed esercitò tutto i suoi talenti con me.

Quando infine le entrai dentro fu come entrare in un paradiso di morbide cedevolezza. Continuavo a baciarla e fissarla negli occhi per spiarvi ogni traccia di piacere. Tutta la sua apparente freddezza era evaporata. Avevo sotto di me una donna con una passione un desiderio infiniti. Stavo letteralmente annegando nel piacere. Fu semplicemente meraviglioso.
Non mi concedette il suo culo ma sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo. L’arrendevolezza con cui aveva accettato le mie dita nel suo buchino mi rendevano consapevole che non sarebbe rimasto a lungo un tabù.

L’apoteosi giunse quando volle farsi venire in bocca. Ero immobile e la guardavo con gli occhi sbarrati. Sentivo le mie cosce irrigidirsi spasmodicamente. Tutto il mio essere agognava a quello. Al momento supremo. Non esitò neppure un secondo quando iniziai a gridare di piacere e grandi fiotti si sperma iniziarono a imbrattare labbra e la lingua. Fu l’ingoio più bello della mia vita.

L’avevo trovata.
Non l’avrei fatta scappare.
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