orge
Pari Livello
di LucasFromParis
10.10.2018 |
5.130 |
5
"Era il momento di profanarla ulteriormente e a invitai a disporsi a quattro zampe come una cagna..."
Prima parte: La scossaAvvertii la sua presenza ancor prima di vederla. Si trovava in piedi dietro di noi e ci osservava con curiosità, domandandosi certamente ciò che potesse nascondere la presenza del nostro insolito terzetto.
Anche la sua presenza , una donna sola in quel luogo, elegante ma particolare, era un evento insolito. Vi si si incontravano generalmente coppie di ogni età, assieme a una pletora di uomini soli. Alcuni di questi singoli erano bei ragazzi, atletici e gradevoli.
Molti altri invece trasandati. Il fatto di circolare nudi impediva ad abiti eleganti di celare la realtà di corpi maschili pelosi e trascurati. Tutt'altro che invitanti.
Li avevo spesso notati mentre si aggiravano simili a cani randagi seguendo le coppie in attesa di un cenno qualunque, di essere ammessi ai giochi libertini. Pochi fra loro si presentavano in modo allegro e invitante, pochi trovavano l' equilibrio tra sfacciataggine e discrezione.
Mi trovavo infatti alla reception di una nota Spa naturista e libertina.
Non da solo.
Mi trovavo lì in una insolita compagnia: una donna e un uomo. La nostra presenza aveva un motivo ben preciso; conservano recati lì per far vivere alla donna con noi una esperienza intensa e unica.
Viola era entrata esattamente nello stesso nostro momento. Bionda, un viso al contempo dolce e delicato eppure lascivo. Una gonna lunga e un top lasciavano intravvedere un corpo generoso e tonico. Mi voltai una, due, tre volte. Prima in modo apparentemente casuale, poi via via più diretto. Lei non distolse mai lo sguardo. Il suo sguardo che esprimeva curiosità e malizia.
Avvertii subito che fra noi stava passando una corrente intensa; ero certo di non sbagliarmi. Ci eravamo rispettivamente soppesati e concluso di piacerci l'un l'altro a pelle. Ma non volevo che fretta e ingordigia, mi inducessero a compiere mosse sbagliate. Non le rivolsi la parola e il nostro dialogo restò silenzioso.
Il gioco del flirt fra sconosciuti ha sue regole precise. Mostrare il il proprio desiderio è il modo più sicuro di suscitarlo nella donna ma solo se rimane sotteso e non manifesto. L’attesa è la chiave.
Molte cose interessanti erano accadute nelle ore precedenti. La signora (la chiameremo Tiziana) che ci accompagnava era giunta in treno, proveniente da un' altra città, a inizio pomeriggio. Il marito di lei invece era rimasto in ufficio. Apparentemente impegnato nel suo lavoro quotidiano, attendeva invece con ansia i suoi messaggi, le sue foto i suoi video.
Il marito di Tiziana era un vero cuck. Adorava concedere la moglie a sconosciuti per farle vivere avventure lussuriose senza di lui.
Va da sé che Tiziana era del tutto libera e altrettanto vogliosa di mettersi in gioco e lasciarsi andare. Per l'eccitazione del marito ma anche e soprattutto per la propria.
In quella circostanza marito e moglie si erano fidati e affidati al mio compagno di avventura, Max, che a sua volta mi aveva coinvolto nella fantasia. Non vi sarebbe stata una scopata normale. Neppure un trio.
Sarebbe stato molto di più, la realizzazione di una fantasia articolata che apparteneva alla coppia e di cui noi eravamo i consapevoli strumenti.
Occorrevano uomini che non fossero banali torelli. Ma uomini mentalmente sofisticati, perversi quanto basta. Uomini per cui il piacere mentale venisse prima, di quello fisico. Uomini in grado di sciogliere tutte le riserve e i timori della donna. Non siamo molti.
Tiziana era bella ed elegante, divisa fra la voglia e il pudore. Fra la lussuria e la timidezza. La incontrammo alla stazione e salimmo tutti e tre nella mia automobile. L’imbarazzo iniziale era palpabile. Max e io, pur non essendoci mai visti di persona, comprendemmo subito di appartenere alla stessa razza. Eravamo simili. Eravamo uguali. Diversi nella nostra individualità. Eppure uguali.
La donna però si sciolse velocemente; il mio nuovo amico conosceva alla perfezione l’arte di mettere a proprio agio una donna e io gli davo manforte chiacchierando in modo rilassato. Inviammo come concordato i primi messaggi al marito lontano. Gli annunciammo il modo in cui sua moglie avrebbe raccolto la somma necessaria a pagare l’ingresso alla Spa di tutti.
Il modo più osceno.
Più vergognoso.
Tiziana si sarebbe offerta per soldi!
Chissà se il marito ebbe davvero il dubbio che fosse vero, che avremmo potuto arrivare al punto di far prostituire per strada la sua rispettabile mogliettina come l’ultima delle puttane. Il gioco mentale fece scattare anche in Tiziana il desiderio. La vidi cambiare espressione.
Dopo il casello iniziarono i giochi. Quelli veri. La donna si cambiò abito di fronte a noi, sul sedile posteriore. Il suo abbigliamento castigato e borghese venne rimpiazzato da una mise molto più audace. Gustammo lo spettacolo dei suoi seni improvvisamente nudi, così come certamente lo gustarono gli automobilisti che sfrecciavano intorno a noi. La lunga discesa di Tiziana verso a depravazione era iniziata e lei sembrava ora quasi ansiosa di gettarvisi.
In compenso fummo gli unici a osservare dallo specchietto retrovisore la sua figa, che espose su nostra richiesta scostando il perizoma e allargando oscenamente le gambe sul sedile posteriore. Era certamente già umida dato che grandi labbra luccicavano.
Iniziammo il gioco della puttana in una strada isolata. Nella realtà l’unico “cliente” sarei stato io. Faceva parte della messinscena.
Tiziana, ferma al ciglio della strada, fingeva di attendeva ancheggiando mentre Max filmava la scena. Recitai la mia parte, esitai e negoziai il prezzo della sua prestazione sessuale (così prevedeva lo scenario) mentre lei mi esponeva i seni chinata al finestrino.
La invitai a salire.
Dovevo essere credibile nel mio ruolo e subito le ordinai di alzare il vestito per ammirare le sue cosce invitanti, accarezzandole. Poco dopo il "regista" riprese il suo culo nudo dal finestrino. Lo tormentavo con le mani, divaricandolo ed esponendo il suo ano alla telecamera mentre la sua testa oscillava sul mio grembo. Era chinata di lato e la obbligavo ad affondare fino in gola; la prima di molte volte quel giorno.
Senza delicatezza né rispetto.
Era una puttana? Ebbene l’avrei trattata come una puttana.
Le piacque subito. Non ebbe dubbi né esitazioni, come se avesse sempre voluto vivere anche quella parte nascosta di sé stessa. Era di certo orgogliosa di aver saputo superare subito i suoi tabù da signora bene (quale in realtà era) per succhiare un perfetto sconosciuto senza fare una piega. Immaginai per un istante il marito impazzire nel ricevere quelle immagini.
La nostra seconda tappa prevedeva l'ingresso nella Spa. Li che avvenne il famoso incontro con colei che avrei più tardi saputo si chiamava Viola.
Ci togliemmo i vestiti negli spogliatoi del locale. Anche Viola era lì. Di nuovo mi impedii di fissarla mentre, dopo essersi completamente denudata, indossava un komono di seta che esaltava il suo seno e ciabatte munite di zeppe.
Ho sempre amato il momento dello spogliatoio. Il momento in cui tutto inizia. È lì che improvvisamente si passa, senza neppure rendersene conto, dall’altra parte dello specchio. Niente spogliatoi divisi. Uomini e donne assieme si toglievano tutto. Si può volare con la fantasia, immaginare quei corpi godere e sperare che tale desiderio si avverasse.
Ci avviammo quindi con Tiziana mostrandole il luogo, elegante e discreto. Grandi vasche invitavano al relax fra le mille bolle dell’idromassaggio, il buffet era ricco e fornito. Io però continuavo anche a duellare a distanza con Viola. Guardandola senza mai seguirla. Incrociando ancora e ancora il suo sguardo. Dilatando all’infinito il tempo prima di andare da lei. Sarebbe successo e lo sapevamo entrambi. Ma perché affrettarsi? Si allungò sola su uno dei lettini. Mentre noi tre ci immergemmo nelle vasche che si trovavano a un livello più alto del vasto open space.
Quando davvero non ne potei più scesi e mi sedetti al fianco della sconosciuta.
Cosa avevo da perdere? Avevo la certezza che mi avrebbe risposto e fu così. Viola era una osservatrice attenta e curiosa; ci aveva notati subito. Si domandava cosa facesse lì quel bizzarro trio e mi espose la sua interpretazione. Pensava che io, Tiziana e Max fossimo colleghi complici di una fuga lussuriosa.
Quando le raccontai il vero retroscena il suo sguardo si accese di malizia.
“Questo è molto meglio di quanto avessi immaginato”. Mi spiegò a sua volta cosa facesse lì sola. Aveva un complice e si recava nella Spa con lui. Ma talvolta desiderava andare senza accompagnatore, libera di guardare o partecipare a seconda del suo capriccio del momento, ben certa che pochi le avrebbero detto di no
Non era chiaramente in cerca di una scopata.l banale. Mi svelò anche altre cose personali di sé. Io ne ero affascinato e non distoglievo lo sguardo. Non guardavo la sua fessura che pure era esposta. Neppure il suo seno sfacciatamente prorompente. Mi immergevo invece nei suoi occhi. Il lampo di perversione che vi aleggiava era irresistibile e contrastava singolarmente con la dolcezza e l’eleganza dei suoi tratti.
Tiziana e Max uscirono dall’acqua, mi raggiunsero e ci avviammo ai piani superiori.
Ai piano del peccato.
Ai piani della trasgressione.
Resistetti ancora una volta all’impulso di invitare apertamente Viola a seguirci. Sapevo che l’equilibrio fra noi era delicato. Una mossa sbagliata, una sola, ed avrei rotto l’incanto.
Che contrasto fra le due donne! Da un lato uno scenario esplicito e concordato, dall'altro un incrocio casuale che non sapevo dove mi avrebbe portato.Mi alzai salutando Viola gentilmente. Non le rivolsi alcun invito sessuale che pure il luogo avrebbe reso lecito. In quel luogo dove i codici sociali erano diversi e unici.
Raggiunsi quindi i due che si erano chiusi in una stanza simile a una grande gabbia; tutt’intorno sbarre di metallo consentivano ai numerosi presenti di assistere allo spettacolo a cui stavamo per dare vita.
E che spettacolo! 😈
Tiziana aveva perso definitivamente i freni inibitori. Era nelle nostre mani pronta e desiderosa di soddisfarci in ogni modo senza tabù. Avevamo preso possesso del suo corpo, ormai oggetto di piacere.
Nuda, si contorceva con la testa di Max fra le cosce. I suoi sospiri si tramutavano rapidamente in rantoli.
I rantoli in piccole grida di estasi.
In orgasmi trattenuti. La brava moglie si faceva usare davanti a tutti.
Il mio lato dominante prese allora il sopravvento; ero stato informato che la signora era di natura sottomessa; mi sarebbe bastato incrociare il suo sguardo quando ci presentammo per capirlo. Senza ombra di dubbio. Le ficcai il cazzo in bocca con studiata cattiveria. La incitavo ad ammettere di fronte a tutti gli spettatori il suo essere troia, mentre la lingua del mio amico aveva lasciato posto a un robusto cazzo che sparì rapidamente in lei. Tiziana, la rispettabile Tiziana, aveva un cazzo in gola e uno in figa. Senza pietà.
Alzai lo sguardo, lasciandolo scorrere sulla piccola folla che si assiepava alle sbarre poco distanti. Gli uomini si masturbavano Coin gli occhi torbidi e godevano di uno spettacolo eccitante e crudo fatto di corpi, gemiti e umori.
Anche Viola era lì, in prima fila.
Era lì per noi.
Era lì per me.
Respinse con decisione qualche goffo approccio da parte dei singoli presenti. Iniziò a masturbarsi sfacciatamente. Prima stava in piedi, poi alzò una gamba per esporsi completamente a noi. Di tanto in tanto si accucciava con le cosce aperte in una posa oscena.
Era magnetica e i nostri sguardi non si scollavano. Semplicemente io non riuscivo a staccarmi. Avvinto. Catturato. Prigioniero. Facevo sesso con Tiziana ma la mia energia era diretta tanto a lei quanto a Viola.
Invitai Tiziana a toccarle il seno attraverso le sbarre. Le due donne erano di fronte all' altra. Quanto me le sfiorai le dita. Solo le dita. Il mio piacere seguiva un percorso suo. A partire dal cazzo immerso nella bocca avida della moglie sottomessa risaliva al mio cervello e poi lungo il braccio fino alle dita. Da lì lungo il braccio di Viola fino alla sua figa tormentata dalle dita. Stavamo scopando, Viola e io, solo con la mente e la connessione emotiva.
Non la invitai nella gabbia per unirsi a noi. Lo decise spontaneamente e varcò la porta, unica ammessa al nostro banchetto. Restava in silenzio a guardare, ma si trovava adesso a pochi centimetri da noi, tanto da respirare l'odore intenso del sesso. nella stanza a osservare.
Era arrivato il mio turno di scopare Tiziana. Posai senza dolcezza le sue caviglie sulle mie spalle per aprirla bene.
Colpi secchi risuonarono.
Colpi duri e ritmati.
Viola si pose in ginocchio dietro di me. il suo seno premeva la mia schiena, la sua bocca sulle mie spalle e nuca. Le sue dita circondarono ad anello il mio cazzo che scorreva. Poi mi accarezzarono i coglioni
Infine la sua bocca su palle e buco mi mandarono in estasi pura. Sensazioni che facevano vibrare il mio corpo.
Max aveva preso possesso della bocca di Tiziana. Ci eravamo scambiati di posto e di nuovo la stavamo possedendo in contemporanea. Non bastava ancora, lei voleva di più. Suo marito voleva di più. Era il momento di profanarla ulteriormente e a invitai a disporsi a quattro zampe come una cagna. Usai queste precise parole, ad alta voce, di fronte a tutti.
Invitai Viola a godersi lo spettacolo e divaricare le stessa il culo dell' altra. Non aspettava altro che osservare da vicino l'inevitabile. L'ano scuro di Tiziana appariva esposto e pronto, la saliva della bionda colò esattamente in quel punto.
Tutto era pronto.le chiappe di T. Non attendeva certo le mie indicazioni.
Con il viso a pochi centimetri vide il mio cazzo entrare lentamente, faticosamente. Inesorabilmente. Fino alla fine. Prima la cappella che dovette superare una resistenza flebile quanto vana. Poi di colpo cedette. Sprofondai. Stavo inculando la.moglie del cornuto!
La mano abile di Viola masturbava sapientemente Tiziana procurandole un violento orgasmo tanto fisico che mentale. Dita femminili sulla figa mentre si faceva aprire il culo.
Ci ricomponemmo per una pausa. Poche frasi e Viola si allontanò. Misteriosa come era venuta.
Parte Seconda: La Violenza
Avevamo voglia tutti e tre di riprenderci dalle volente emozioni provate. La bellezza del luogo risiedeva anche nel fatto di consentire sia la trasgressione che il relax. Alternare momenti di estasi a pause. Tiziana era ormai conquistata dal luogo e travolta dalle sensazioni che aveva vissuto. Non provava più alcuna timidezza e ci mettemmo quindi a chiacchierare amabilmente e mangiare.
Max però ricordava bene l’imperativo di far partecipare il cuck alle nostre emozioni. Nei locali libertini era ovviamente proibito filmare. Ma gli spogliatoi sembravano una zona franca dal divieto e ci dirigemmo lì. Tiziana sedette sulle panche. Mentre Max riprendeva avvicinai nuovamente il cazzo al suo viso. "Lui" era ancora rilassato, ma voglioso di riprendersi. L
Il calore della bocca della moglie troia produsse l’atteso miracolo. Dopo pochi istanti era un palo di carne rigido che invadeva le sue labbra di nuovo. Vedevo bene il lavoro della lingua, e avvertivo il fondo della sua gola mentre di tanto in tanto mi spingevo al limite. La telecamera era li a pochi centimetri e riprendeva tutto. Poi scambiammo i posti. Iniziai io a riprendere, mentre Max godeva di quella deliziosa, morbida e proibita carezza. Un suo gesto con la mano, destinato a chi avrebbe ricevuto quel nuovo video, era inequivocabile: cornuto!
Felice di esserlo.
Felice di vedere sua moglie così troia.
I due avevano prenotato un massaggio di coppia. Li attendevano due massaggiatori in una saletta riservata. Io li avrei aspettati fuori, nell’ampio salone centrale. Andai a bancone, suonai il campanello per chiedere un drink.
Si materializzò all’improvviso alle mie spalle, come una fantasma. Era bionda. Era bella. Era naturalmente Viola. C’era ancora dell’altro in serbo per me quel pomeriggio incandescente.
Attendemmo i nostri caffè, poi ci sedemmo fianco a fianco sui divanetti. L’incendio riprese subito, come braci accese da un vento improvviso. C’eravamo solo lei ed io e Viola era decisa a giocare con me; mi sentivo mentalmente sfidato. Voleva capire di che pasta fossi fatto e questa sfida mi stava inebriando.
Non mi spaventai, adoro i giochi mentali. Viola Non mi lusingò mai in modo banale, non era il suo stile... Anzi, respinse con fermezza il mio tentativo di chiedere un suo contatto telefonico.
Lei mi spiegò chiaramente in suo modo di intendere il gioco. Nessun profilo, nessun sito, nessun appuntamento. Solo la magia di situazioni che si potevano creare o meno.
Viola aveva notato il mio atteggiamento dominatore. Poi affermò “però mi sono accorta che ti sei contenuto. Lei era abbastanza timida all’inizio e tu hai dovuto dosare la tua naturale propensione alla dominazione”. Mi aveva letto dentro. In un lampo aveva capito tutto.
Lei sapeva e mi stava provocando ad andare oltre. Era il momento di giocare il tutto per tutto; Viola aveva prenotato il massaggio subito dopo i miei amici, in seguito sarebbe partita.
Ora o mai più. La guardai sornione: “con una donna come te pensi che potrei essere più violento?” Usai di proposito quella parola per destabilizzarla. Non batté ciglio.
“Una come te, dici, potrei prenderla per i capelli con forza per farle capire chi comanda?”. Alle parole seguirono i fatti. La mia mano scorreva lentamente lungo la sua nuca. Senza preavviso strinsi i suoi capelli obbligandola ad alzare il capo. Un sospiro represso e un accenno di sorriso furono la sua reazione. Ero sulla strada giusta.
Iniziammo a baciarci furiosamente. Alternavo prese ai capelli e schiaffetti. Passavo i polpastrelli lungo le sue labbra forzandone l’ingresso. La sua lingua guizzava intorno a quelle dita che prendevano possesso della sua bocca. Non si ribellava ma continuava a sfidarmi in silenzio.
La obbligai ad alzarsi prendendola sempre per i capelli. Sicuramente tutti erano allibiti. Nessuno intervenne. La portai di sopra, in una altra stanza con ci chiudemmo. La consueta fauna non tardò ad arrivare, guardare, sperare in un invito da parte mia che però non venne. Quel momento, lo sapevamo entrambi era breve e sarebbe stato solo nostro. La obbligai a inginocchiarsi per usare la sua bocca. Ancora una volta alternavo velocità e profondità del rapporto orale. Ancora una volta risuonò quel rumore gutturale che tanto amavo. La stavo letteralmente soffocando, per poi lasciarle brevi attimi di tregua. Ero deciso a montarla. La rovesciai bocconi e iniziai a passare la lingua sul suo ano e la sua fessura, toccando e accarezzando. Stavo per posare il cazzo sul suo buco per prenderla brutalmente. Stavo. Tutto cambiò senza preavviso. Mi spiazzò completamente. Mi destabilizzò come poche volte nella mia vita. Lei aveva deciso di non essere penetrata, dopo avermi fatto pensare il contrario. Forse era premeditato. Forse un capriccio improvviso. Ma l’eleganza del suo corpo nascondeva una forza insospettabile. Si divincolò. Si ribellò. Combatté. Si chiuse. Non potevo andare oltre senza superare un limite di violenza che non volevo superare. La vera abilità, ritengo, non sta nell’usare la forza. Qualunque uomo ne è capace. Quel che conta è la sensibilità nel comprendere dove e come fermarsi. Non esiste una legge universale. Ogni donna è diversa e non te lo dirà prima. Anzi, spesso ignora lei stessa dove stia il suo limite. Ma se ascolti i mille segnali, quasi impercettibili eppure presenti, che manda il suo corpo, non ti sbagli mai Mi fermai sconfitto e mi accasciai. La guardavo sorridendo ma perplesso. Prese lei il comando. Naturalmente. Improvvisamente e imperiosamente. Viola mi stava sopra e dominava. Furono le sue mani e la sua bocca a portarmi all’orgasmo in poco. Mentre al contempo mi serrava la gola e toccava a me sentire la carezza dei suoi schiaffetti leggeri
Lanciai una ultima sfida: “così non sento nulla, tesoro”. Lo dissi ad alta voce, tutti gli spettatori lo udirono chiaramente. L’orgasmo arrivò mentre il viso iniziava a bruciare perché gli schiaffi a quel punto diventarono serissimi. Tutto si chetò improvvisamente come dopo un temporale estivo. Grandine e lampi lasciarono il posto al raggio di sole dei nostri sorrisi. Le sussurrai: “ok, ammetto, hai vinto tu.”. La risposta si scolpì nel mio cervello come una sentenza inappellabile: “no, sei un mio pari livello”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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