orge
Una Trattativa Serrata
di LucasFromParis
19.09.2018 |
9.113 |
5
"Simona sarebbe infine riuscita a farsela regalare, quella benedetta casa?..."
L’appartamento ereditato dalla nonna era stato un bel colpo di fortuna per me. Ci avevo vissuto comodamente per un paio di anni e me l’ero goduta. Adesso però la mia vita sarebbe cambiata di lì a poco. Il lavoro mi avrebbe condotto all’estero, verso una nuova avventura.Ci ponemmo la questione di cosa farne. Parlo al plurale perché in realtà io ne possedevo solo il 50%. L’altro era di mio cugino Massimo.
Un tipo simpatico e gioviale Massimo. Fin da bambini avevamo giocato assieme e, una volta cresciuti, era stato un mio "compagno di merende".
Assieme ne avevamo combinate di cotte e di crude. Era rimasta fra noi una complicità speciale. Ci capivamo senza parlare.
Mettere l’appartamento in affitto sembrava troppo complicato, nessuno avrebbe avuto tempo o voglia di occuparsene. La scelta più logica era quella di venderlo e dividere il ricavato. Eravamo rapidamente giunti a questa conclusione.
Quel sabato sera eravamo lì assieme; stavamo aspettando gli agenti immobiliari con cui avevamo appuntamento. Il passaparola ci aveva indotti a fidarci di questa coppia di imprenditori. L’orario era un po’ insolito, trattandosi di un sabato sera, me ci eravamo adattati alle loro disponibilità.
Il citofono suonò e si accomodarono. Ci fecero subito un’ottima impressione. Andrea era un uomo simpatico che ci mise subito a suo agio. E Simona?
Che dire di Simona?
Dietro quegli occhiali e la professionalità con cui si presentò intuimmo un qualcosa, una sorta di fuoco nascosto. Il vestito nero che indossava, pur non essendo assolutamente volgare, ne sottolineava la femminilità dirompente. Una generosa scollatura faceva intravvedere due seni importanti e la probabile assenza di reggiseno. L’ampio spacco esibiva le cosce. Completava il tutto un paio di scarpe che definirei “assassine”. Un tacco a spillo esaltava ancor di più le sue curve.
Da bravi proprietari iniziammo a mostrare a Simona (era lei in realtà che gestiva quel business) la casa esaltandone le qualità. Mio cugino Max, completamente rapito dal fascino della signora, non mi stava dando una gran mano! Simona era una negoziatrice accorta e determinata e capii che la trattativa sarebbe stata dura. Anche io ero completamente sotto l’ammaliante incantesimo di seduzione che la donna (involontariamente?) stava esercitando su di noi, ma cercavo di tener duro.
Quando si arrivò alla fatidica domanda (“quanto?”) e comunicai la nostra richiesta, Simona iniziò a giocare le sue carte. Fece la sua apparizione una bottiglia di Amarone con cui brindare. Gli animi si rilassarono.
La seduttrice era seduta sul divano, fra Max e me, mentre Andrea era di fronte a noi. Lo spacco del suo vestito si aprì ulteriormente, lasciando intravvedere il suo intimo nero. Non poteva non essersi accorta dei nostri sguardi, che vagavano fra le cosce esposte e il seno che pareva voler uscire a tutti i costi!
Simona avanzò la sua controproposta; la distanza era notevole. Ma forse ci sarebbe stato modo di trovare un punto di accordo. Di colpo scese una strana atmosfera in quella stanza. Mi resi improvvisamente conto del fatto che in una casa eravamo tre maschi e una femmina bellissima in mezzo a noi. Una femmina provocante e sciolta. Un sabato sera. La tensione erotica iniziò a farsi palpabile quando Andrea propose un gioco.
Si trattava di una versione moderna dell’intramontabile “obbligo o verità”. Ogni volta che Simona avesse accettato la sua penitenza il nostro prezzo sarebbe calato.
La donna ci guardava divertita e imbarazzata, non si tirò indietro neppure un secondo. Le prime penitenza che chiedemmo furono subito abbastanza piccanti. In cambio di uno sconto di 10.000 € S ci accarezzò entrambi attraverso i pantaloni. Non poté non percepire il nostro stato di eccitazione. Dal suo sorriso direi che la cosa non la lasciò indifferente. Chissà se il tessuto nero del suo intimo iniziò a inumidirsi in quel momento.
Le penitenze si fecero via via più hot, in cambio di sconti sempre più significativi. Simona stava raggiungendo pienamente il risultato che si era prefissata. Eravamo in sua balia e il prezzo scendeva rapidamente, troppo rapidamente, verso la cifra che LEI aveva deciso.
Venne il momento di una penitenza forte: avrei dovuto tirare fuori il cazzo e riuscire a NON avere erezioni mentre i miei due compari avrebbero esposto al mio sguardo il seno e la figa di Simona.
Eravamo faccia a faccia, lei e io.
Seppo che avrei perso a sfida non appena vidi il suo seno maestoso con due larghi capezzoli. Quando poi Andrea scostò il perizoma e vidi una figa carnosa…il mio cazzo ebbe un sussulto. Non poteva che essere così!
Simona si ricompose, ma invano. Infatti subito dopo toccò anche ad Andrea a stessa sfida e fummo Max e io a esibirla nuovamente. Questa volta potei assaporare la durezza del suo seno, accarezzarlo e stringerlo Inutile dire che l'uomo non provò neppure a nascondere la sua potente erezione. Pur essendo Simona la sua compagna e conoscendola lui perfettamente, si vedeva che ne era pazzo come il primo giorno.
Le alzammo il vestito. Mi presi la libertà di sfilarle direttamente il perizoma invece di scostarlo. Le aprii delicatamente le grandi labbra con le dita per esibirla bene. La gradazione erotica era ormai altissima, il vino aveva fatto l’effetto di disinibire progressivamente Simona.
Passammo al livello “ Super Hot” e la nuova penitenza fu davvero impegnativa. Vinsi il privilegio di leccarla fra le cosce mentre lei avrebbe dovuto leccare il cazzo degli altri due. Cosa avrebbe fatto Simona?
Si sarebbe fermata, paga dallo sconto già ottenuto, oppure si sarebbe messa in gioco fino in fondo?
L’attesa non durò molto. La donna capitolò. Ancora una volta si concesse. Andammo in camera, dove la invitai a togliersi il vestito. Ormai l’unico indumento che indossava erano i tacchi che per nessuna ragione al mondo l’avremmo invitata a togliersi! Si sdraiò e inizio lentamente ad aprire le cosce.
Mi avvicinai assaporandone l’odore di femmina eccitata, quindi il gusto. Ebbi la conferma immediata che Simona era eccitata; molto eccitata. I suoi sospiri vennero presto coperti da osceni rumori di risucchio. Anche i miei compari erano entrati in azione. Non li potevo vedere, immerso com’ero fra le sue cosce, ma non avevo il minimo dubbio su ciò che stava accadendo oltre la mia visuale.
Ogni argine, ogni remora, ogni ritegno era ormai spariti e anche l’ultima penitenza, quella finale, venne accettata.
Simona avrebbe dovuto praticare il sessantanove con tutti e tre a turno, per un minuto ciascuno. Quando toccò a me, gustai anche io la calda morbidezza della sua bocca e il sapiente lavoro della sua lingua. Le piaceva ciò che stava facendo. Nessuno di noi aveva il benché minimo dubbio.
Non restata che festeggiare la conclusione della trattativa. Fu un festeggiamento memorabile. Max iniziò a penetrarla mentre Andrea e io venivamo coccolati in modo dolcissimo e bagnato. La saliva della donna colava. Alternava la bocca fra noi due, poi ci avvicinava per prenderli entrambi in bocca assieme. Golosamente.
Raramente avevo visto tanta passione e tanta porcaggine. La dura donna d’affari era scomparsa, sostituita da una femmina appassionata e desiderosa di dare e ricevere piacere e godimento.
A mia volta la penetrai a pecorina. La sua schiena arcuata era uno spettacolo oltremodo eccitante, così come il suo buchino che intravvedevo occhieggiare fra le chiappe. I primi colpi, misurati e profondi, divennero sempre più martellanti man mano che la sua figa si apriva e colava.
Nulla ci avrebbe fermati. Nulla se non la proposta finale: “vogliamo schizzarla!”
Simona era in ginocchio, l’odore del sesso riempiva la stanza. Venni per primo schizzandole labbra e guance. La sua lingua saettava sulla cappella a non perdere neppure una goccia. Max non fu da meno. La donna ingoiò tutto senza fare una piega. Ci vuotò, ci prosciugò letteralmente.
Appagati e rilassati fu un piacere conversare ancora a lungo con loro. E la firma del contratto? Magari in un successivo incontro, dato che non avevamo tutti i documenti pronti.
Simona sarebbe infine riuscita a farsela regalare, quella benedetta casa?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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