orge
Richiesta di stupro
di LucasFromParis
16.10.2018 |
22.340 |
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"L’Organizzatore conosceva già S e godeva evidentemente della fiducia sua del suo compagno..."
La proposta arrivò. Insolita. Forte. Davvero al limite. Qualcosa che in realtà perfino io non sarei arrivato ad immaginare. Si trattava di qualcosa di estremo. E ci voleva qualcuno che sapesse giocare sul filo senza sbagliare una sola mossa.Tentante. Terribilmente tentante. Ci pensai. O forse finsi solamente con me stesso di pensarci. Perché, lo sapevo bene, il demone avrebbe avuto il sopravvento. Come sempre. Vinceva lui. Alla fine mi ero dato le mie regole e le ribadivo spesso; non facevo cose pericolose per me o per altri, non facevo cose illegali, e non facevo cose ripugnanti. Su tutto il resto ero aperto, aperto a tutto quanto potesse riempire il mio desiderio infinito di limite. Mi sembrava una rete a maglie sufficientemente larghe da far passare molte cose. Ma qui si andava veramente al limite.
Mi contattò un uomo, l’Organizzatore. E’ molto curioso come spesso le proposte più forti mi siano arrivate da uomini. Così come a mia volta mi è capitato di proporre a uomini di vivere situazioni particolari. Perché in questo gioco non si può sbagliare. Occorre la persona “giusta”. E “giusta” può significare molte cose. Principalmente significa “con la testa giusta” (o se preferite sufficientemente malata, dipende dai punti di vista). Avevo iniziato a capire il mondo del gioco dello scambio in una sua ulteriore dimensione. Come mi aveva spiegato la mia amata anni fa, gli uomini scambisti erano mediamente i migliori a letto. Ne avevo capito il motivo: erano uomini abituati a dare piacere a sconosciute. E’ relativamente facile far godere la tua compagna, quella che conosci da mesi o da anni. Sai cosa le piace. Cosa la eccita. Lei si rilassa istintivamente, si lascia andare nella certezza di un rapporto consolidato. Con la Sconosciuta il compito è molto più sfidante. Gli scambisti amano le sfide. Tuttavia non basta. Tanti di loro si fermano al lato fisico, e lo compresi poco a poco. Erano bravi, sapevano entrare rapidamente in sintonia con la compagna di giochi, desideravano vederla godere (anche e soprattutto per una soddisfazione narcisistica) Erano bravi. Eppure si fermavano lì. Esisteva anche una nicchia. Io li chiamo “i mentali” (una definizione come un’altra). Per loro il contorno conta quasi più dell’atto in sé. Entrano o cercano di entrare non solo nel corpo della donna. Cercano di entrare nel suo cervello; perlomeno nella parte più segreta e misteriosa del suo cervello. Quella proibita. L’impresa è assai più difficile per mille motivi. Qualche volta si riesce, qualche altra no. Pensavo (o mi illudevo) di far parte di quella nicchia. Sono/siamo pochi ed io iniziavo a conoscerli e farmi da loro conoscere. Come se fossimo un piccolo club. Conoscevo già Luigi, il più profondo conoscitore dell’animo femminile io abbia mai incontrato in vita mia. Di Luigi parlerò un’altra volta. Ma anche colui che avrebbe condiviso la giornata, con cui mi sarei sentito fratello con naturalezza faceva parte dei mentali
Non so come l’Organizzatore pensò, immaginò e capì che potevo essere quello che stava cercando. Intuito, o banalmente caso e fortuna. Iniziammo a scriverci. A quanto pare molti ragazzi, inizialmente entusiasti, si erano poi tirati indietro con scuse più o meno improbabili. Ragazzi appunto, non uomini. Io non avevo paura. E accettai di violentare la donna. Me ne indicò il profilo, e mi affrettai a leggere ciò che scriveva e ammirare le sue foto. Era maledettamente il mio tipo. Da molti punti di vista. Minuta, magra, bionda e delicata. Eppure così perversa. Il gioco penso fosse stato concepito fra lei e il suo compagno. L’Organizzatore si era offerto appunto di… organizzare tutto. La signora (S) voleva vivere uno stupro recitato. Sembra facile ma non lo è. La recita doveva essere molto realistica. Dipendeva da lei, da me, e dal mio complice. Non è per tutti. Non è da tutti. L’Organizzatore conosceva già S e godeva evidentemente della fiducia sua del suo compagno. Avrebbe filmato tutto, evitando di riprendere i nostri volti. Anche il mio compagno di giochi, che chiameremo E, penso conoscesse già S.
Le regole erano molto rigorose. Prima che accettassi mi mandò una lunga mail: la successione degli scenari e delle situazioni vi venivano descritte nei minimi dettagli. Nulla era lasciato al caso. Pensai che fosse giusto così,; la fantasia apparteneva a S ed al suo compagno. Io ero lo strumento. Non c’era nulla da discutere. O mi andava o non mi andava. Sapevo che poi ci sarebbe stato l’inevitabile scarto che sempre si produce quando una fantasia diventa reale. Le cose non sono mai come si immaginano. Spesso, quasi sempre, sono di livello inferiore (tanto o poco) perché la realtà quasi mai tiene il passo con la potenza infinita del cervello umano. Ma avere uno scenario chiaro era un buon punto di partenza. Le scene erano davvero forti. Non mi stupii che fosse stato difficile trovare gli “attori”. Ammirai il contrasto fra la delicatezza del corpo che avevo visto in foto e l’abisso profondo dei suoi desideri. Nessun dubbio: avrebbe comandato lei, nel contrasto magico fra l’apparenza della sottomissione femminile e la realtà nascosta del suo dominio. Saremmo stati i suoi giocattoli. Mentre tutto avrebbe fatto pensare il contrario. Questa ultima considerazione mi annebbiò il cervello. Accettai tutto. Ed ero sicuro di essere all'altezza della situazione. Arroganza? Eccesso di sicurezza? Sì anche questo, ma soprattutto la consapevolezza che quella era la mia natura profonda. Non mi stavo forzando. Ero solo me stesso. Ero ciò che volevo essere
Il luogo dell’incontro distava parecchio dalla città. La mia automobile percorreva strade di campagna. Grappoli di tristi case puntellava il paesaggio. Grandi stabilimenti di archeologia industriale. Villette pretenziose invecchiate male. Filari di alberi. Campi coltivati. Una campagna spoglia e triste. Finalmente il parcheggio. Mi fermai, puntuale. Tenevo molto alla puntualità. Di lì a poco mi raggiunse una seconda automobile. Era l’Organizzatore accompagnato da E. Ci salutammo. Erano perfetti sconosciuti come lo ero io per loro. Eppure non ci fu alcun imbarazzo. Stavamo per condividere qualcosa di intimo, come se fossimo dei complici. E questa consapevolezza ci rendeva subito vicini. I mentali non si mettono in competizione come talvolta succede nell’ambiente. Non sono invidiosi. Sembra buffo da dire, ma fanno squadra e lo fanno fin dall’inizio. L’Organizzatore era in contatto telefonico costante con S, che sarebbe giunta di lì a poco. Salimmo nella stanza spoglia e disadorna. Intonata quanto sarebbe successo. E scelta anche per la sua discrezione. Mi trovai faccia a faccia con E. Il suo viso mi piacque subito. E mi colpirono soprattutto i suoi occhi, brillanti di malizia e intelligenza. In apparenza tutto ci separava, ma io mi trovai subito bene con lui. Aspettammo alcuni minuti.
Poi l’Organizzatore uscì… andava a prendere la vittima consapevole e consenziente. I secondi a quel punto scorrevano lentissimi. Tic-tac, tic-tac… Udimmo alcune voci in corridoio. Una voce indubbiamente femminile. Si aprì la porta e ciò che vidi, sebbene fossi preparato, mi esplose nel cervello. S era lì. Era DAVVERO lì. Non era un’invenzione. Era tutto vero. Sarebbe successo. S era tenuta per i capelli con violenza simulata dall'Organizzatore. Fingeva di divincolarsi, e di chiedere pietà. E fingeva davvero bene. S, come avevo già visto, era piccola e minuta. Le sue forme erano quasi adolescenziali e le si poteva tranquillamente dare 10 anni in meno della sua età. Indossava pantaloni color kaki e una maglia. S ha gli occhi azzurri, la carnagione chiara. Il viso spruzzato di efelidi sbarazzine. E un sorriso disarmante di furbizia. S però non sorrideva affatto in quel momento. La sua parte la conosceva. Sapeva ciò che la aspettava. Lo aveva chiesto.
In un attimo l’Organizzatore ce la consegnò, e mi ritrovai con il suo corpo vicino. Il mio compagno sapeva perfettamente il fatto suo e la gettò sul letto. La sua resistenza nulla poteva contro la forza di due uomini adulti. Iniziò a dimenarsi mentre le sfilavo con violenza pantaloni e perizoma mentre E le teneva ferme le braccia. Non era il momento di essere gentile. Non lo fui. E iniziai a frugarla con le dita. Senza rispetto. Senza dolcezza. Non erano stati posti limiti e tutto il suo corpo era a nostra disposizione con l’ovvia unica cautela del preservativo.
Pochi strattoni e le sparì la maglia. S era nuda. E indifesa. Ci spogliammo anche noi a turno mentre l’altro le tratteneva. Il rumore delle prime sculacciate arrivava nitido. La pelle di S era delicata e si arrossò immediatamente. Le nostre parole erano rudi e minacciose. Mentre era sdraiata venne obbligata subito a succhiare. Cominciò il mio amico, e vidi che S non si impressionava. Veniva anche schiaffeggiata e presa per i capelli. Fingeva di piangere, e di ribellarsi, ma la bocca la aprì. Permise ad E di affondare nella sua gola. E sono certo stette attenta a non fargli sentire i denti. Violammo la sua bocca a lungo. A turno, assieme, sia mentre era in ginocchio che sdraiata. Lei ebbe un nuovo atto di ribellione quando le annunciammo che volevamo scoparla… provò a fuggire ma la riprendemmo subito. L’Organizzatore riprendeva ogni scena ed ogni istante. Tutti i sui buchi vennero usati. Era stretta, forse provò dolore all’inizio. Ma se avevo il minimo dubbio sul fatto che stesse godendo, lei me lo fece passare. Fu il momento più intenso di quel pomeriggio. Magari per alcuni un dettaglio insignificante; ma per me fu la chiave. E era stata obbligata a impalarsi su di me mentre E si apprestava a spaccarla nuovamente dietro in un nuova brutale doppia penetrazione. S non smetteva di piangere e implorare. Avevo il viso vicinissimo al suo. Le forzavo la lingua in bocca strattonandole i capelli.
Di colpo tutto cambiò, come in un sogno. Il suoi occhi mutarono espressione, lampeggiarono di malizia. Il suo sorriso improvviso mi destabilizzò, come se in quel momento ci fossimo solo noi 2 e che una corrente di complicità passasse fra un uomo e una donna, fra un maschio e una femmina. Mi sussurrò “a proposito, sono S. piacere di conoscerti”. Fu quello il momento davvero supremo. La finta violenza andò ancora avanti a lungo. Fra me ed E era nata in modo spontaneo una grande affinità. E mi sorprendevo intimamente di questi 2 uomini che fino a poco prima non si conoscevano e che ora godevano assieme di una donna. Cosa ci può essere di più intimo? Cosa può cementare un rapporto in modo così intenso? Finì come doveva finire. Finì come era previsto che finisse. Finimmo per inondare il viso delicato e arrossato di S coprendolo del nostro sperma Per poi ricomporci e tornare quello che in realtà eravamo sempre stati. Persone civili.
S, con quella frase, mi diede le vertigini. Mi fece attraversare lo specchio nel senso opposto. E’ una cosa molto difficile, e forse le mie parole non sono adeguate. Pensai che ero più intimo con S di quanto fossi stato con donne che avevo conosciuto assai meglio e assai più a lungo. Ma S mi aveva fatto entrare nel suo cervello. Per un istante. E quell'istante non lo posso dimenticare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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