Lui & Lei
IL GIORNO DEL DIVORZIO
di pordenonese69
24.03.2020 |
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"Io al solito mi siedo schiena al muro per “controllare” la sala perciò Francesca dà la schiena alla sala e mentre pranzavamo ho notato che ci guardavano ma non..."
Purtroppo arrivò anche il momento che nessuna coppia immagina di dover vivere, il divorzio.Eh sì, nonostante la splendida affinità sessuale e non solo, il rapporto tra me e Francesca era arrivato al momento conclusivo anche per la società, il giorno del divorzio.
Nonostante tutto il nostro rapporto si è concluso civilmente, dopo l’udienza conclusasi velocemente Francesca mi dice
“Se non hai problemi potresti offrirmi il pranzo”
La giornata era libera perciò accettai di buon grado, uscire a pranzo con una bella donna fa sempre piacere, se poi della donna ne conosci anche le sfumature sensuali è ancora più gradevole.
Capelli scuri con riflessi ramato scuro un po’ più giù delle spalle, pantalone nero a vita bassa a segnare i fianchi ed esaltare il culo, camicia amaranto a stringere l’abbondante seno e un bottone aperto a far immaginare il prorompente balcone, immancabile tacco per compensare il metro e sessanta scarso Francesca sapeva essere intrigante senza strafare, io in jeans e camicia bianca in lino, che so piacere a lei.
Scegliamo il Dry Bridge, un localino conosciuto per gli ottimi primi veloci a pranzo, un antipastino, una pastasciutta e un buon bicchiere di vino.
Io al solito mi siedo schiena al muro per “controllare” la sala perciò Francesca dà la schiena alla sala e mentre pranzavamo ho notato che ci guardavano ma non mi ero fatto domande, vedevo solo sguardi abbastanza insistenti.
I rapporti sono cordiali, i veleni post separazione sono ormai passati, Francesca è sempre una gradevole compagnia. Antipasto con salumi e un buon cabernet sauvignon, poi un altro con il primo, poi un altro, insomma la bottiglia è andata tutta e gli effetti di quella leggera euforia si sentono tutti, come si sente a tavola quella eccitazione ormonale che entrambi stiamo cercando di nascondere all’altro finché lei mi dicembre
“Lo sai perché tutti mi guardano? Vai in bagno e poi mi dici”
Al momento non colgo ma vado in bagno, per altro ne avevo anche bisogno, rientrando in sala le arrivo di schiena, da seduta il pantalone a vita bassa è sceso un pochino, la camicia è leggermente salita lasciando scoperta la parte dell’attaccatura delle natiche mettendo in mostra il perizoma bordeaux di un tessuto a rete sottilissima, un gran bel vedere per tutta la sala.
Mi risiedo al tavolo sorridendo compiaciuto per la vista
“Sei sempre la solita esibizionista”
Mi cade l’occhio sulla sua scollatura, adesso c’è un bottone in più aperto e la visione è decisamente generosa, non commento per non passare da maiale infoiato ma certo che in mezzo a quelle tette mi perderei volentieri un’altra volta.
“Hai capito perché ci guardano, lo sai che mi diverti a fare ste cose”
Usciamo e mi offro per darle un passaggio, lei accetta e mi dice
“Se non ti da fastidio un’occhiata alla nostra cucina me la fai dare? Un amaro me lo potrai offrire o hai qualche zoccola a casa?” e si fa una risata
“Per me va bene ma mi spiace non trovi zoccole” e ridiamo assieme.
Entriamo e mentre preparo due bicchieri con un amaro e un po’ di ghiaccio lei si dirige verso il bagno
“Scusa ma non ce la faccio più, magari me la rinfresco se decido di dartela” e scoppia di nuova a ridere
“Allora non lavarla che poi sa di sapone, sai che a me piace la figa al gusto di figa” continuando a ridere come due vecchi amici di baldoria
Preparo i bicchieri e mi siedo sullo sgabello con la schiena verso il bagno perciò la sento uscire ma non la vedo arrivare, sento solo i suoi tacchi e due secondi dopo una mano sul mio collo, mi giro di istinto e vedo la camicia completamente aperta con le due tettone a vento libere dal reggiseno, mi manca il fiato giusto il tempo di scendere con lo sguardo e notare che non ha più i pantaloni, solo il un collant nero a vita bassa e il perizoma bordeaux sistemato più alto del bordo delle calze.
Sono senza parole, lei sposta indietro lo sgabello difronte a me in modo io possa guardarla meglio, si siede mettendo i piedi con i tacchi sui poggiapiedi laterali in moda da star seduta a gambe aperte. Sotto il collant velato la retina del perizoma lascia intravedere una figa ben depilata tranne una riga sottile di peli neri e corti sul monte di venere.
Non riesco a dire nulla, sono immobile con gli occhi spalancati davanti a quella donna che ricordo essere caldissima.
“Guarda cosa hai buttato, te le ricordi le mie tette vero? Sei uno stronzo mi hai fatto bere perché sapevi che poi te l‘avrei data” e si mette a ridere ma questa è una risata decisamente più nervosa ed eccitata
“Sei tu che mi hai fatto bere per farmi cadere tra le tue grinfie, lo sai che io rosso non lo reggo bene e poi perdo i freni”
Prende il bicchiere mentre si accarezza un seno, la invito al brindisi
“Agli anni passati assieme!”
Accetta il brindisi battendo il bicchiere con il mio, la guardo negli occhi come si fa ad ogni brindisi,
colgo la sfida e in un sorso svuotiamo il bicchierino, mentre mi dice che devo guardarla mentre si tocca riempio di nuovo e propone lei il brindisi adesso
“Alla miglior lingua che mi ha mai leccato la figa, orgasmi come quelli non ne ho più avuti!”
Ridiamo e giù il secondo, l’eccitazione è palpabile, lei ha mano dentro collant e perizoma, si massaggia la figa che immagino essere fradicia
“Devo ancora decidere se te la do ma intanto spogliati, resta solo con la camicia aperta che mi fai sesso”
Un ordine che ho desiderato da quando eravamo a tavola, rimango come lei desidera in un attimo, in piedi nudo a cazzo dritto a un metro e mezza da lei.
Francesca è diventata più lasciva, il massaggio della figa si sta trasformando in un ditalino eccitante, con una mano sposta collant e perizoma mentre infila il medio nella figa e poi se lo succhia fissandomi negli occhi con il fuoco dentro, una volta poi un’altra e un’altra ancora, è chiaro a tutti e due che l’ebrezza dell’alcool sta facendo effetto.
Io d’istinto mi sto accarezzando il cazzo duro, lentamente lo scappello, lo stringo forte alla base per far risaltare quella cappella liscia che tante volte lei ha divinamente leccato per farlo ammirare.
Si alza in piedi, mentre si toglie la camicia che lancia a terra si gira mostrandomi la schiena, mani sul piano della cucina mi dice
“Strappami tutto e mettimi due dita in figa stronzo, voglio che mi tratti come una puttana, come una puttana un po’ ubriaca!”
Non me lo faccio ripetere, prima le rifilo una sculacciata da farla sobbalzare sui tacchi poi mentre ho iniziato a sussurrarle
“Puttana, puttana, puttana….”
Mentre con due mani le strappo le strappo i collant sul cavallo e in un attimo due dita le scivolano nella figa fradicia lei si muove, è eccitata a dismisura come lo sono io e mi incita
“Dai stronzo fammi godere, prendimi le tette e stringile, fammi male!!”
Con la mano libera affondo a mano sulla carne della sua quinta misura strizzandole la tetta per qualche secondo poi mi metto al suo fianco girandole la schiena, il braccio libero lo avvolgo ai suoi fianchi e la blocco a me mentre le due dita entrano ed escono sempre più veloci dalla figa fradicia fino a farla godere con un siiii lunghissimo.
Sta colando tra le gambe mentre gode, si gira lentamente, mi afferra il cazzo e si inginocchia ad ingoiarlo fino in gola, le afferro la testa e inizio a scoparla in bocca
“succhia puttana, succhiami il cazzo che ti piace…”
Alterna profonde ingoiate della mia carne a leccate di asta e cappella fermandosi ogni tanto a guardarmi negli occhi per cercare il mio piacere arrivato alle stelle. Continua il pompino per alcuni minuti poi si alza, si siede sul bordo della penisola del piano della cucina spalancando le cosce
“Leccami la figa che non ho trovato nessuno che la sa leccare come te” mi tira per la camicia e mi fa mettere con la bocca tra le gambe.
La fermo e prendo un coltello dal ceppo, le afferro il cavallo del perizoma e con una mossa decisa lo taglio.
Inizio una meravigliosa leccata a quelle labbra calde e grondanti di piacere, è bella la sensazione del nylon sulle cosce mentre la prendo per tenerla ferma sulle mie spalle. Le succhio il clitoride mimando un pompino ma ricordo perfettamente cosa la fa andare fuori di testa, con due dice faccio scendere la pelle che ricopre il clitoride indurito dal desiderio e con la punta della lingua inizio a sfiorarlo, leggero e qualche colpetto più deciso, poi ci infilo due dita e lentamene inizio a scoparle la figa con le dita.
Sta letteralmente sbrodolando, sento il suo umore colarmi sul palmo della mano, schizzarmi sul polso, schizzare sulle calze rotte quando a volte mi sposto per guardare la scena, lei ansima finchè mi prende per i capelli per tenermi fermo con la bocca sulla sua figa e arriva un gridolino liberatorio di piacere del nuovo orgasmo
“Non fermarti, non fermarti, voglio che continui!!!”
A Francesca è sempre piaciuto godere con la lingua ma soprattutto il fatto che io non mi fermassi dopo l’orgasmo anche se me lo chiedeva, dovevo continuare per farla godere ancora e infatti dopo alcuni minuti esplode di nuovo.
Adesso un paio di minuti rimane seduta a riprendersi ansimante, io ho il cazzo duro come il marmo (ero più giovane…) che sta sbavando pronto ad esplodere, a terra gocce di piacere di entrambi.
“Tutto qua quello che sai fare?” mentre di rimette a pecora appoggiata con le mani al piano “appoggialo ma non entrare, hai capito?”
Io mi metto dietro, la afferro per i fianchi e le appoggi la punta del cazzo sulle labbra provando a entrare, ma lei subito si ritrae girando la testa a guardarmi
“Ti ho detto di non entrare!” e si rimette a pecorina
Mi appoggio di nuovo e rimango fermo, è lei che inizia lentamente a muovere il bacino facendosi allargare le labbra della figa dalla mia cappella gonfia. La punta del mio cazzo le allarga le labbra di quel lago bollente di voglie, scivola dentro un po’ e poi esce di nuovo, un supplizio, un eccitante supplizio. Quando sento la cappella completamente avvolta dalla sua carne le serro le mani sui fianchi e in un colpo secco mi ritrovo con il cazzo piantato dentro di lei fino ai coglioni, un gioco che abbiamo fatto un sacco di volte e che immaginavo desiderasse.
Invece lei si sfila, si gira fissandomi negli occhi
“Bastardo!” e mi sputa in faccia rifilandomi un sonoro ceffone “Ti avevo detto di non entrare, non è più per te la tua figa!”
Rimango un secondo sorpreso dalla sua reazione pensando di aver spento un momento di sesso bollente ma non faccio in tempo a riprendermi dalla sorpresa
“Devi solo bagnarlo e poi mettermelo nel culo che il cazzo del mio moroso non mi apre come il tuo”
Mi afferra il cazzo sull’asta, si gira di nuovo e si strofina la cappella tra le labbra della figa.
Io realizzo di avere la guancia formicolante e bollente, di avere appena ricevuto uno schiaffone di rabbia, di avere la sua saliva che mi cola sul viso, di avere la mia ex moglie a pecora davanti a me che si strofina il cazzo nella figa e lo vuole nel culo, mi parte l’embolo!
Mi stacco da quella posizione e mi abbasso a insalivarle il buco del culo, poi un dito per farlo cedere, poi due a muoversi piano dentro, al terzo la sento gemere
“Dammi la mano mi ordina” la mette aperta davanti alla sua bocca e sputa la sua saliva “Usa questa come lubrificante” io faccio la stessa cosa e poi strofino il tutto sul mio cazzo pulsante.
“Mettimelo nel culo, dai mettimelo nel culo!” sembra assatanata ma io non sono da meno, appoggio la punta nel buchetto rosa e inizio a spingere il cazzo che unto dalla salva di entrambi inizia ad entrarle nel culo
“Piano che ce l’hai grosso” ma non mi fa molta pietà la troia che mi ha sputato in faccia e dopo qualche secondo di avanti e indietro per aprirle bene l’ano, appena sento la cappella completamente chiusa dentro al culo lentamente spingo fino ad entrarle completamente con il cazzo fino a sbatterle il bacino sulle natiche mentre lei continuava a dirmi “Piano che mi fai male, piano che mi fai male.”
“Zitta puttana e goditi il cazzo nel culo!”
Adesso siamo fermi, io la tengo per le spalle per bloccarla, lei con le mani aggrappata al bordo del piano sulla penisola per tenersi ferma, per farla abituare a quel pezzo di carne che le apre il buchetto (con il culo serve sempre molta attenzione)
“Cazzo mi fa male ma mi piace! Inizia a muoverti”
Al suo via ho iniziato lentamente ad andare avanti e indietro finchè ho sentito che il suo buchetto aveva ceduto e si era rilassata, a quel punto ho iniziato a darle dei colpi più decisi
“Ahi mi fa male, continua che mi fa male” e intanto muoveva lentamente il bacino
“Ti piace il cazzo nel culo vero puttana, ti piace”
Probabilmente l’eccitazione alle stelle misto all’alcool che faceva effetto ed aveva fatto cadere le poche inibizioni ancora presenti ma a quel punto, mentre con la giusta decisione la pompavo nel culo con il cazzo durissimo, è partito uno scambio di considerazioni personali reciproche che neanche prima della separazione, dallo stronzo e rotto in culo, alla pompinara e cagna in calore non ci siamo fatti mancare niente e ogni offesa era un affondo nel culo dopo averlo fatto uscire completamente e rimesso dentro in un solo colpo facendo uscire rumorosamente l’aria, cosa che aumentava l’eccitazione.
Ricordo che ad un certo punto ci siamo scambiati due considerazioni su una coppia di nostri amici di giochi
“Lo sai che Sandro mi veniva a scopare ogni volta che eri fuori per lavoro, mi veniva in figa e culo ogni volta” e a ogni cosa che mi diceva la mia “rabbia” si sfogava sui colpi nel suo aperto culetto con annessi gridolini si dolore, la troia si faceva sbattere dal mio amico anche oltre le volte che lo facevamo in tre.
“Franca passava a farsi scopare tutte le domeniche che facevi il doppio turno al lavoro” e lei mi insultava di nuovo perché con Sandro e la moglie Franca giocavamo assieme e sapeva che a volte eravamo io o lei il terzo ma non sapeva che lei venisse a farsi scopare a domicilio.
Ha avuto almeno un paio di orgasmi massaggiandosi il clitoride mentre le facevo il culo con decisione, finchè ha iniziato a pregarmi di venire che era sfinita, che le faceva male il culo.
“Dai allora fammi sborrare come sai fare tu” e lo sapeva fare davvero bene, leggero movimento del bacino anche se con il culo dolorante, massaggio sul clitoride e incitamenti eccitanti
“Si dai spingilo nel culo porco, aprimi, sborrami nel culo, ti prego non ce la faccio più” e finalmente mi senti irrigidire e alcuni fiotti di sborra le hanno riempito il culo poco prima dell’ennesimo orgasmo.
Siamo rimasti un po’ in quella posizione mentre il cazzo si è sgonfiato ed è scivolato fuori e la sborra ha iniziato a colarle dal culo decisamente ben aperto.
“Cazzo mi hai slabbrato il culo, senti che roba” mi dice infilandosi dentro tre dita che poi succhia prima lei e poi lo rifà con me.
Immagino sia finita così invece lei si siede sul piano della cucina, toglie i tacchi e mette i piedi sul piano aprendo completamente la figa fradicia
“Puliscila” mi ordina
Io mi metto sotto e noto che oltre alla figa fradicia dal culo sta ancora colando così la pulizia parte dal buchetto al clitoride ma dura pochi secondi perché le sento contrarre l’addome, afferrarmi per i capelli e inizia ad arrivarmi sul viso uno scroscio di pioggia dorata, Francesca mi stava pisciando in faccia mentre mi teneva ferma la testa tra le sue cosce.
15 o 20 secondi di calore sul viso poi un ordine perentorio
“Puliscila porco, puliscila tutta”
Ho obbedito a quel meraviglioso ordine che per anni avevo desiderato ma lei si era sempre bloccata, qualche goccia e nulla più mentre questa volta una pisciata completa e direttamente sul viso, un sogno realizzato, con molta cura le ho pulito la figa dal gusto salato del suo nettare
Eravamo esausti, sfiniti, fradici.
Io bagnato dalla sua pisciata da testa a piedi con la camicia inzuppata, lei sudata con la figa fradicia e le labbra luccicanti, il culo aperto, il buchetto rosso scuro e dolorante, con le calze inzuppate, strappate e senza mutande tagliate nell’eccitazione.
A terra un lago misto di urina, voglie e sperma, nell’aria profumo di sesso sfrenato.
Francesca si è fatta una doccia mentre ripulivo a terra, si è rivestita, i fumi dell’alcool se ne erano andati.
Risistemata alla bene e meglio, siamo risaliti in auto e l’ho accompagnata a casa sua, mi saluta con un bacio con le labbra appoggiate alle mie
“Ti devo chiedere un favore, ho una amica che deve imparare a scopare bene posso passare una sera a trovarti?”
Qualche settimana dopo è venuta a trovarmi, l’amica che aveva bisogno di scopare la conoscevo bene, la sorella di 19 anni….
Questo, come gli altri, non è un racconto di fantasia, i ricordi sono ben nitidi nella memoria…..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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