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Lui & Lei

Davanti il PC


di vintage69
11.05.2010    |    14.135    |    1 6.9
"Molti sguardi ammirati la seguono..."
Davanti il PC

Da alcuni giorni mi capita di aprire la posta elettronica con un senso di trepida aspettativa sperando che ci sia una sua mail. La conosco soltanto da pochi giorni ma sono estremamente colpito dai racconti erotici che pubblica sul sito di cui anche io mi servo per pubblicare i miei. A quanto vedo è una passione che ci accomuna, infatti la dolce Elena mi chiama “collega”. Scrive molto bene, i suoi racconti sono eleganti, delicati e anche le scene di sesso le racconta senza mai sfiorare la volgarità o la banalità. Fossi un regista cinematografico, del genere Tinto Brass tanto per intenderci, le commissionerei subito la sceneggiatura di un film.
Le descrizioni dei luoghi sono accurate, piene di particolari che ti fanno entrare nel racconto e darti l’impressione di esserne parte. Magari fosse; con una così splendida protagonista!
L’ho contattata dopo aver letto alcuni suoi racconti e siamo diventati amici. Una volta si diceva – amici di penna – oggi, con un termine più moderno, amici di mail. Ci conosciamo un po’ per mezzo della parte autobiografica dei nostri racconti, così io so un po’ di lei e lei s un po’ di me ; il resto ce lo diciamo in mail. Dopo qualche tentativo e un po’ di reticenza da parte sua, l’ho convinta ad usare una chat. E’ più immediata , più esplicativa di una mail. Parlando di vari argomenti è venuto fuori il fatto che a Roma c’è la mostra di Caravaggio. A lei piacerebbe visitarla e io ho preso la classica palla al balzo.
- Perché non vieni e Roma per un fine settimana, così potresti vedere la mostra e a me farebbe enorme piacere poterti accompagnare,farti da Cicerone.
Ci pensa qualche giorno poi finalmente mi scrive che sarebbe tentata per il prossimo fine settimana. Farà un piccolo giro su internet per trovare un volo conveniente poi mi farà sapere.
Sono al PC, come quasi ogni sera, apro la posta ed ecco la e-mail che aspettavo.
- Che ne diresti se arrivassi a Roma verso le 18 di sabato?
Splendido, per me va benissimo. Propongo di prenotarle un albergo nelle vicinanze dell ‘ aereoporto e lei accetta di buon grado. Le darò i dettagli al prossimo incontro cibernetico.
Tutto è pronto per il sabato, chat dopo chat ci diamo appuntamento in aereoporto; sarò lì ad aspettarla.
Come al solito l’impazienza mi divora e sono d attenderla ben prima dell’ora di arrivo e quindi il tempo sembra allungarsi un po di più.
Finalmente, sul tabellone degli arrivi, vedo che l’indicazione del suo volo comincia a lampeggiare e appare l’icona dell’aereo atterrato. Landed/atterrato.
Come farò a riconoscerla? Ci siamo scambiati dei segni di riconoscimento ma non ce ne sarà bisogno. La vedo e immediatamente so che è lei.
Una splendida bionda, completo pantalone bianco, camicetta rossa, sandaletti rossi con tacchi alti esce dalla porta degli arrivi. Si guarda un po’ intorno, incrocia il mio sguardo e ,con un dolce sorriso, si dirige verso di me. Anche lei mi ha subito riconosciuto. Sarà per l’espressione che il l mio viso ha assunto dopo averla vista . Molti sguardi ammirati la seguono. Seguono la sua camminata sensuale e disinvolta, si soffermano sulla scollatura, seguono il suo didietro da sballo.
Si ferma difronte a me
- Roberto?
- Ciao Elena, benvenuta a Roma.
Mi porge la mano che stringo per poi portarmela alla bocca. Invece di sfiorarla con le labbra come suggerirebbe il bon ton le poggio decisamente sopra e la bacio soffermandomi un po’ più a lungo di quanto dovrei. Vari convenevoli poi le prendo il borsone che porta, le offro il braccio e la scorto fino al parcheggio dove ho lasciato la macchina. Parliamo di tante cose come per conoscerci meglio e imbocco la strada per l’albergo. E’ un bell’albergo, piccolo ma elegante, non molto lontano.
Arrivati che siamo mostra il suo apprezzamento e ne sono felice
- Cara, ti ho prenotato una matrimoniale che mi hanno lasciato al prezzo di una singola; starai più comoda e ha una bella veduta sul mare. Io sarò in quella accanto.
Il fattorino s’incarica del bagaglio e ci scorta verso la camera. Elena entra, si guarda intorno e dice che le piace molto. Va alla finestra e rimane affascinata dalla veduta che si gode dalla stanza. Il sole sta calando all’orizzonte infiammando cielo e mare. Quei colori ci avvolgono come una calda carezza.
Si annuncia il crepuscolo e cominciano ad accendersi le luci della sera. In lontananza, una nave da crociera magnificamente illuminata, sta lasciando il porto. Qua e là alcune barche rientrano alla base.
Poi guardardandosi ancora intorno nota una porta nella stanza. Sa che è una porta intercomunicante e, maliziosamente mi sussurra
- Chi ci sarà nell’altra stanza?
- Beh, - dico arrossendo – io ma la porta si apre dalla tua parte – come per giustificarmi.
- Che programma hai? – dice.
- Vorrai sicuramente sistemarti un poco; poi quando sei pronta puoi avvisarmi e potremo andare a cena. Proprio lì, dall’altra parte della strada c’è un ottimo ristorante.
Per lei va bene quindi a dopo.
Il tempo passa, ma sempre lentamente, poi finalmente sento bussare alla porta intercomunicante, dico avanti e Elena apre ed entra.
Meravigliosa. Ha un vestito nero, lungo con uno spacco vertiginoso che lascia scoperta gran parte di una bella coscia; nonostante le bretelline, la scollatura mette abbondantemente in risalto le splendide tette. Ai deliziosi piedini sandaletti neri con tacco alto. Una catenina d’oro con una grande perla a goccia ; il gioiello le scende fin quasi al solco tra i seni. Orecchini, anch’essi di perle completano l’abbigliamento insieme ad uno scialle che porta sul braccio.
Riesco solo a dire – Bella, sei bella, bellissima!
Le bacio di nuovo la mano, affusolata, dita lunghe e unghie perfettamente laccate di un bel rosso rubino.
Il suo profumo mi stordisce quasi.
Scendiamo. Il concierge se la mangia con gli occhi mentre passiamo davanti alla sua postazione poi mi dice:
- Dottore, il suo tavolo è stato prenotato, tutto a posto.
- Grazie, molto gentile
Dobbiamo solo attraversare la strada. La temperatura è leggermente calata e noto ch ha un lieve brivido, allora l’aiuto a sistemarsi lo scialle sulle spalle, approfittando per stringerla un po’ a me. Lei mi offre il braccio e attraversiamo la strada.
Una “maitre” ci accompagna al tavolo. Sono soddisfatto della posizione; è leggermente in disparte, ottima vista sul mare e, anche se si trova sulla veranda, è ottimamente riparata. Il venticello della sera, il ponentino, non ci disturberà.
Non riesco a distogliere lo sguardo dalla profonda scollatura della mia compagna. Se ne accorge perché , maliziosamente, mi chiede se sono attratto dalla sua collana.
- Sì, molto , mi piacciono gli oggetti tondeggianti come…le perle e tu ne hai due meravigliose.
Sorride compiaciuta ed io continuo – ma per mettere in risalto il tuo decolletè non hai certo bisogno di una collana.
Ordiniamo. Qui cucinano il pesce in modo divino. Sul tavolo, tremula , brilla la fiammella di una candela.
Da un’altra parte della sala ci giunge il suono di un pianoforte. La musica è dolce, piacevole, intrigante.
Pochi altri tavoli sono occupati.
Si avvicina una giovanetta. Vende rose; ne acquisto cinque e le porgo ad Elena.
E’ piacevolmente sorpresa e mi chiede:
- Che galante, ma perché cinque?
- Per due motivi, uno perché cinque sono le lettere che compongono il tuo nome e…
- E..? – Fa lei.
- Cinque come le lettere che compongono la parola amore.
Per un po’ non parliamo. Spunta la luna e anche se ancora non si vede la sua luce già inargenta il mare e il suono prodotto dalle onde che leggere sfumano sulla risacca fanno da contrappunto al suono del piano.
Parliamo di tante cose, di pittura ad esempio e quando le dico che dipingo mi dice:
- Allora sei anche “collega” di Caravaggio.
- Ho detto che dipingo, non che sono un artista.
Scherziamo un po’ sul fatto che passo un po di tempo con i pennelli, che le piacerebbe vedere i miei lavori e alla fine giunge il momento di rientrare.
- Ti va di fare un giro oppure…
- Oppure, caro. Preferisco rientrare, è stata una giornata un po’ lunga e mi vorrei rilassare un poco.
Bene, attraversiamo la strada, rientriamo in albergo e, seguiti dallo sguardo concupiscente del concierge, saliamo al nostro piano.
Davanti la porta della sua stanza si ferma per augurarmi la buonanotte. Buonanotte, di già? Sono deluso, ma cosa mi aspettavo? Bah, la saluto e rientro nelle mia stanza.
Sento i suoi movimenti nella stanza acanto. La immagino che si sta liberando dei vestiti e che deve essere un’immagine stupenda.
E’ veramente una bella donna, proprio come la mia immaginazione ( e le sue descrizioni ) me l’avevano fatta vedere.
Non passa molto tempo che sento bussare alla porta comunicante. Dico avanti pieno d’aspettativa.
Elena mi appare in tutto il suo splendore. E’ avvolta in una leggera vestaglia e sotto indossa soltanto mutandine e reggiseno.
Ho la bocca secca, riesco solo a balbettare
- Sei, sei…bellissima.
- Credevi veramente che ti avrei lasciato così, alla porta della mia stanza?
Si gira e rientra nella sua stanza lasciando la porta aperta. La seguo all’istante. Si siede su una poltrona e accavalla le belle gambe.
- Puoi aiutarmi a togliere le scarpe? – Dice con malizia appena accennata.
Vado difronte a lei, poggio un ginocchio in terra e prendo il suo piedino delizioso. Slaccio il cinturino del sandaletto e lo tolgo. Trattengo il piede nelle mia mano e non resisto alla tentazione di baciarlo. La pelle è liscia, calda e morbida. L’accarezzo e lo bacio a lungo. Prendo l’alluce in bocca e lo succhio delicatamente. Prendo l’altro piede, tolgo la scarpa e comincio a coprire di baci il dorso per poi salire alla caviglia e bacio dopo bacio arrivo al bel ginocchio tornito e poi su , sulla coscia e ancora più in su. Lei lascia fare e mi accarezza la nuca. Continuo. Lei ha aperto un po’ le gambe per lasciarmi spazio e arrivo fino alle mutandine. A pochi centimetri dalla mia bocca palpita la sua “porta di giada”. Il suo profumo mi stordisce. Poggio le labbra sulle mutandine e premo sulla fichetta. Poi pian piano scosto il velo di seta e ho accesso a quella gioia.
E’ perfetta, delicata, elegante. Le labbra sono lisce come seta; appena sopra ,poco prima dell’apertura, c’è un delizioso ciuffetto di morbidi peli. Lei apre con le mani quel delizioso scrigno e vedo il clitoride indurito e le piccole labbra che sembrano le ali di una farfalla.Fluiscono liquidi come miele dal favo.
La mia lingua sembra impazzita. Lecco, succhio, schiaccio quel dolce bocciolo tra le labbra. Sento gemiti di piacere. Le mie mani salgono verso i seni. Ora sono liberi da qualsiasi cortina. Niente più reggiseno ad intrappolare quelle splendide mammelle. Palpo, accarezzo,le sollevo con la mano per sentire quel peso delizioso; tringo le dure more dei capezzoli tra le dita e sento i gemiti aumentare d’intensità. La mia bocca lascia il sesso e sale ad assaporare le tette. Non vedevo l’ora di scoprire quelle calde colline ed ora posso baciarle, leccare i capezzoli infilare il volto tra le poppe e sentirmele sul viso. Debbo trattenermi per non venire. Cerco la sua bocca, ci baciamo con frenesia poi, non resistendo più mi infilo nella sua intimità. Il mio cazzo è accolto con un lungo gemito, quasi doloroso.
La sua bocca morde in mio orecchio, sento la sua lingua sulla guancia. Mi lecca, la lingua sembra ingigantirsi. Sento la sua lingua su tutta la guancia, poi un oggetto umido e freddo si sostituisce alla lingua. Nel buio lampeggia una piccola luce, sento una forte pressione sulla gamba. Poi lo schermo s’illumina. È il monitor del mio PC che riprende vita. Accanto a me il mio cane che continua a leccare il mio viso; una zampa posata sulla mia gamba, il suo freddo umido nasone sulla mia guancia.
Noooo, oh no, nooo, è stato solo un sogno, un meraviglioso, dolcissimo sogno ma SOLAMENTE, SOLAMENTE un accidenti di SOGNO.
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