Lui & Lei
ANNI '70 CAPITOLO 8
di Ermes72
30.12.2024 |
1.278 |
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"Quant'era bella, persa nel godimento..."
CAPITOLO 8“Antonio estrasse il cazzo, Giuseppe si avvicinò, prima la leccò, infilando la lingua nella figa aperta, poi lentamente gli infilò quel mastodontico cazzo.
Per 10 minuti la scopò con tutta la forza che aveva, tirandolo fuori per metà e infilandolo velocemente dentro.
Quello che sentivo, le parolacce di Giuseppe, gli insulti sguaiati, il lamento e i gemiti dolorosi di Ester un tutt'uno, avevo il cazzo che mi faceva male, duro e sporco di sperma.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal viso di Ester.
Quant'era bella, persa nel godimento.
Il suo corpo, galleggiava penzolone ed era completamente abbandonato a Giuseppe che con gli ultimi colpi venne.
Lo estrasse.
La figa per un attimo rimase aperta, facendo colare copioso parte dello sperma.
Chissà quanta ne aveva fatta.
I suoi testicoli, grossi come due uova sode e penzoloni, dovevano essere una fabbrica infinita di sperma, ne sputava ancora, dopo essere uscito.
Antonio usò l’argano, facendola scendere sul pavimento.
Dissi che andavo in bagno a ripulirmi.
Mentre Antonio cominciava a liberarla da tutte le corde che l’avevano imbragata.
Quando tornai, trovai Giuseppe in piedi con il cazzo mezzo moscio, Ester e Antonio seduti sul letto, lei a gambe aperte con lui che le teneva la mano destra aperta sulla figa.
Come a coprirne l’impudicizia.
La mano, una foglia di fico.
Facendomi cenno di avvicinarmi disse.” Ester, io ho visto quanto ti piace, sia essere posseduta e sottomessa.
Ma anche la tua predisposizione ad altro.
Che sperimenteremo, se vorrai, insieme a degli amici molto preparati.
Devi ancora imparare tanto. La materia prima c’è. Siete la coppia perfetta per i miei progetti.
Tu e tuo marito qui dentro non conterete nulla, quando in futuro varcherete quella soglia, se deciderai che la varcherai, sarà perché avrai accettato le mie condizioni.
Lui potrà solo guardare. Qui dentro tu sarai la mia schiava e mi chiamerai padrone, soddisfacendo tutte le mie richieste”.
La domanda la sto facendo a te e la risposta dovrai deciderla solo tu . Ripeto, Marco qui dentro non conta niente.
Fuori di qui tornerà ad essere tuo marito.
Qui dentro potrà solo guardare, come oggi.
Solo tu mi potrai fermare con il “NO” che varrà sempre.
Il tuo “NO”! Sarà imperativo per tutti. Dimmi cosa rispondi”.
Due dita delle sua mano ne tastavano il clitoride.
Lei di nuovo gemeva, stava con la testa bassa e il mento appoggiato al petto. Non osava guardarmi.
Io sentivo le parole di lui e ne temevo la risposta.
Antonio mi stava facendo conoscere la nuova Ester.
Ne stava mettendo a nudo le perversioni.
E attraverso le sue, le mie.
Lui con forza stringendole la figa la sollecitò:” ALLORA PICCOLA ZOCCOLA VUOI RISPONDERE”? lei senza alzare la testa e aprendo di più le gambe, disse:“Si, tutto quello che tu vuoi, padrone”.
Antonio, con la mano libera le fece alzare la testa, per un attimo il suo sguardo incrociò il mio, mentre la baciava in bocca, la fece distendere sul letto.
Chiamò Giuseppe, che intanto si era ripreso e stava in tiro, ordinandogli:”Prendila, infilagli tutti i 23 centimetri che hai, poi girala su di te che voglio incularmela per bene.
Voglio che, finalmente, prenda in culo un cazzo vero, non un moscerino”.
Intanto che Giuseppe faceva cosa gli era stato imposto, Antonio si spalmava il cazzo di vaselina.
La sua mano, dopo essersi segato, la usò ungendo l’orifizio di Ester e infilando due dita disse:”Cazzo lo sentirai eccome, ce l’hai ancora troppo stretto”.
Mentre parlava si adagiò su di lei che stava con tutto l’albero maestro di Giuseppe piantato.
Stavano fermi, in attesa.
Antonio comincio a spingere senza fermarsi nonostante lei si lamentasse per il dolore.
Chissà se lui si sarebbe fermato di fronte al fatidico “NO”, che comunque non arrivò.
Appena anche l’ultimo centimetro fu entrato, i due si bloccarono per un paio di minuti.
La stavano abituando ai due grossi calibri.
Il mugolio di lei, mentre Giuseppe la baciava con la lingua e Antonio ne strizzava i capezzoli erano un esortazione ad andare avanti.
Fino a quando, quasi come se ci fosse stato un comando, insieme cominciarono a muoversi, uno entrava e l’altro usciva, talmente sincronizzati che si capiva che quel gioco lo avevano già fatto tante altre volte.
Era talmente alto il godimento di Ester che mentre lei urlava per il piacere che ne traeva.
Io venni per la seconda volta.
Il suo corpo, tra i due che continuavano a fotterla, giaceva come esanime aveva esaurito tutte le energie, chissà quante volte era venuta, quanti orgasmi aveva avuto?
Glielo avrei chiesto, mi sarei fatto raccontare tutto a casa.
I due si estrassero, la sdraiarono supina come in abbandono, lei stava con la bocca aperta respirando profondamente.
I due, uno per lato, segandosi le sborrarono in bocca e in faccia, mentre lei con la lingua si puliva le labbra”.
Stavo ascoltando questo racconto, come se stessi guardando un filmino porno.
Il mio gelato affogato nel caffè, si era sciolto nella coppetta. Ormai, lo potevo solo bere.
Forse Marco non aveva tutti i torti. L’idea di portare Ester in quella discoteca non era una buona idea.
Lo dissi e mi ripromisi di valutare giorno e luogo facendoglielo sapere.
Dissi anche che dopo questo racconto, intuivo cosa potesse essere successo quella domenica sera con i ragazzotti.
Loro si guardarono sorridendo.
“Toccata e fuga”esclamò lei ridendo.
Li lasciai che andavano a vedere da vicino la fontana luminosa.
Loro, tra un ora, sicuramente faranno l’amore, pensavo, mentre io niente.
A casa, un doccia fredda per sbollire e poi a letto.
Sabato pomeriggio usci per una passeggiata, imboccai corso V. Emanuele e puntai verso Porta Nuova.
Ero nervoso. Avevo in tasca il numero di telefono datomi da Giampiero, alla prima cabina telefonica entrai e cambiai 1000 lire in gettoni.
Telefonai a casa di Alessia. Il mio timore che non fosse in casa era alto.
Rispose lei.
” Ciao, sono Sandro”.
“Ciao daddy, lupus in fabula, un ora fa ho chiesto il tuo numero di telefono a Giampiero, mi ha detto che ancora non te l’hanno installato. Ti volevo parlare”.
“Si e vero, non ho ancora il telefono, ora sto in una cabina, ti ho chiamato per sapere se per domani confermavi.
Che non fosse cambiato nulla, ti vengo a prendere sempre alle nove?
Tu che volevi dirmi”?
“ Sandro, ho saputo che Giampiero ti ha detto che lunedì sono uscita.
A te avevo detto che per tutta la settimana non lo avrei fatto.
E stata Carla a dirmelo. Ha fatto confessare il fratello.
Io l’avevo informata della telefonata che Giampiero aveva fatto a casa mia, chiedendo a mia madre di lei, quando sapeva benissimo che lei era in casa.
E poi, quando mai lui aveva cercato la sorella, la cosa puzzava.
Lo avevi assunto tu come detective”?
“no, che dici”.
Mentii spudoratamente.
dissi:“Quando ci siamo sentiti, lunedì, mi aveva chiesto di domenica sera.
Gli ho parlato di te e del nostro appuntamento per domenica mattina.
Mi è scappato che per tutta la settimana non ci saremmo visti e che non uscivi per studiare.
Probabilmente ha pensato che la tua fosse una bugia e ha voluto indagare.
Ma e stata una iniziativa sua.
Forse conoscendoti non ti aveva creduta”.
Quel “conoscendoti”, l’avevo detto per provocare una reazione che non c’è stata.
Non le dissi di venerdì sera. Se non lo diceva lei. Io al momento non ne avrei parlato.
Vediamo se confessava spontaneamente.
“Senti daddy, io non mi devo giustificare. Ma te lo voglio dire.
Ero stanca della giornata di studio e volevo rilassarmi.
Allora ho preso la mia Vespa 50 bianca, ce l’ho da due anni, prima avevo un Ciao rosso.
Solo in sella alla vespina mi rilasso.
Ho girato per un po, poi sono tornata a casa.
Mercoledì ho l’ultima interrogazione.
E’ quasi finito l’anno scolastico.
Settimana prossima possiamo organizzare un uscita, sempre se non sei troppo preso dal lavoro.
Se vieni a trovarmi ti faccio guidare la vespina.
Ho appena preso il foglio rosa, potresti anche farmi da istruttore. Cosi risparmio sulle guide”.
“Alessia tu con me non devi giustificarti di niente. Non ci siamo ancora chiariti sullo stare insieme.
Quindi, nessun obbligo l’un l’altro.
Domani, se la tua proposta di andare insieme a Crissolo è ancora valida, ne parliamo”.
“Ok daddy, ti aspetto domani mattina ore 09.00 mi raccomando puntuale”.
Riattaccai e chiamai Giampiero, volevo capire cosa avesse detto a sua sorella.
Lui confermò che le aveva detto che era una iniziativa sua e che io non ne sapevo niente.
Ci lasciammo dandoci appuntamento per mercoledì, nella solita pizzeria, da Michele, faceva la farinata più buona di Torino.
Domenica mattina alle 09.00 in punto suonai il campanello di Alessia.
Si aprì il portone e uscirono.
C’era anche Carla.
Guardai Alessia e dissi:”Non mi avevi detto che ci sarebbero stati anche Carla e Giulio”?
Carla disse:“Giulio non c’è, oggi ha una gara di canottaggio.
Ero sola, allora ho chiesto ad Alessia se potevo aggregarmi.
Lei mi ha detto che non c’erano problemi ed eccomi qua”.
Le guardai perplesso dicendo:” Andiamo”.
Io mi diressi al posto di guida, loro aprirono le due portiere dietro pronte a salire.
Chiesi:”dobbiamo andare a prendere qualcun’altro”?
“No”. Risposero all'unisono.
“Quindi siccome non sono uno chauffeur”.
Guardando negli occhi Alessia: “Tu vieni d’avanti, a fianco a me”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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