Lui & Lei
ANNI '70 CAPITOLO 7
di Ermes72
28.12.2024 |
424 |
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"Lui si levo i pantaloni, non portava le mutande e finalmente vidi il cazzo che aveva estasiato Ester in banca..."
CAPITOLO 7Il sabato lo trascorsi per metà lavorando, pensando alle parole di Ester e Marco e per l’altra metà, facendo progetti per l’indomani.
Sentirsi uomo oggetto mi aveva spiazzato.
Ester una bella ragazza che voleva scopare con me e mi veniva offerta dal marito.
Anche se Marco mi aveva detto che lui non avrebbe preteso di essere presente, io avevo delle remore.
Non mi era mai successo che mi venisse fatta una proposta simile. Anche se, nei sogni peccaminosi, uno nel proprio immaginario lo mette da conto, ma vederselo proporre davvero, ti spiazza.
Mi sembrava una cosa fredda, troppo organizzata, non credevo di essere in grado di portarla a termine, con la giusta forza di un rapporto che nasce spontaneo, senza programmazione.
Esposi le mie titubanze ai due che mi guardavano increduli.
Una bella donna si offriva a me, mi concedeva la sua figa e chissà cos'altro e io facevo il sostenuto.
Credo che anche per loro fosse la prima volta che si trovassero di fronte un uomo così dubbioso.
“Ma ti rendi conto,” disse Marco.
“tu stai respingendo la richiesta di sesso di una bella donna.
Capisci come si deve sentire lei, per il tuo rifiuto”?
“Mio dio no, il mio non e un rifiuto, io vorrei solo che la cosa nascesse spontanea”.
“Quindi, ti devi innamorare?... Tu, ti vuoi innamorare di mia moglie per poi farci sesso?
Una scopata sola e poi basta.
E tu hai bisogno di innamorarti?
Dopo che fai, rimani innamorato tutta la vita?..... E per innamorarti, quante volte ci vuoi uscire?
Guarda che non ti devi fidanzare ci devi solo scopare.
Se hai dei problemi stai parlando con l’uomo giusto”.
“Marco io non ho problemi, solo che immaginavo che la cosa potesse avvenire attraverso un momento più romantico. Certo che non voglio innamorarmi, ma un minimo di spontaneità. Ester tu mi piaci tantissimo, la voglia di fare sesso con te mi è venuta appena ti ho visto, va bene facciamolo.
Se per voi va bene, la serata la organizzo io. Vorrei portarla a ballare in quella discoteca sala da ballo di Antonio, per vedere se riesco a creare un po di romanticismo ballando”.
Noi due uomini parlavamo di lei, stavamo come al mercato, uno comprava l’altro vendeva e lei non interveniva.
Non diceva nulla. Era lei l’oggetto!
Ma lei si sentiva tale?
Era lui ad offrirmela? O lei mi voleva e lui ne stava perorando la causa?
Marco disse:” Sandro ti ricordo che li c’è Antonio, che conosce Ester quanto me e che ha un ascendente su di lei forse superiore al mio.
Appena ti raccontiamo come e nato il nostro rapporto con lui, se lo vorrai sentire, capirai cosa intendo dire.
Terminata la cena ci portarono una grappa barricata di loro produzione, invecchiata in botti di rovere che davano al liquido un colore ambrato. Profumata e morbida al gusto.
La bevvi tutta di un sorso e chiesi il bis, ne avevo assoluto bisogno.
Alla mia richiesta di bere un caffè Marco disse:”Adesso usciamo poco distante da qui sull'altra sponda del fiume c’è L’imbarcadero, un bar gelateria, dove servono degli ottimi affogati al caffè.
La cena la offriamo noi, l’affogato lo paghi tu ”.
Uscimmo che erano circa le 22.00. Un leggero venticello rendeva la serata piacevole. Anche la passeggiata ci avrebbe fatto bene.
Lui la prese per mano ci incamminammo, io le stavo accanto e lei cercò la mia mano.
In tre, mano nella mano, attraversammo il ponte di corso Vittorio Emanuele e girando a sinistra ci immettemmo nel parco del valentino dove c’era in funzione la famosa fontana multicolore, con decine di getti d'acqua che venivano illuminati da tante lampade di diverso colore.
Quando veniva messa in funzione era una visione magica. L’atmosfera era quella giusta, solo che eravamo in tre.
Il parco offriva anfratti nascosti anche di giorno, pensa di notte.
Da ragazzi era il posto dove venivamo per limonare con la ragazzina di turno.
Unico problema a volte potevamo notare qualcuno che catalogavamo come guardone, ma non ci importava, anzi. Guardavamo i giochi di luci, sull'acqua del fiume, mentre scendevamo all'imbarcadero.
Ordinammo gli affogati, Ester aveva lasciato la mano del marito, ma continuava a tenere la mia, ci sedemmo guardando i riflessi sull'acqua del po, che lenta scivolava sotto il ponte verso i Murazzi.
Marco disse:”Ester comincia tu a raccontare”.
“Sandro devi sapere che antonio è un cultore del bondage un vero esperto di quello che lui chiama la disciplina.
Mentre quel giorno in banca mi illustrava la sua proposta, io ho capito che essere legata, dominata e sottomessa, mi eccitava oltre ogni misura.
Lui aveva trovato in me la partner ideale ed io in lui l’uomo alfa, il dominante. Mi faceva godere il pensiero di quello che poteva farmi dopo avermi legata.
Io e Marco quella stessa sera e il giorno dopo, ne abbiamo parlato, confidandoci e mettendo sul piatto i nostri problemi, le nostre perversioni i desideri.
Insieme abbiamo deciso che, quello che mi proponeva Antonio, poteva essere sperimentato.
Con l’aggiunta del desiderio di Marco di vedermi posseduta ma senza che lui ne partecipasse attivamente.
Lui guarda, si eccita ma non partecipa mai, dopo a casa facciamo l’amore come due che si sono appena conosciuti.
Antonio mi aveva lasciato il suo biglietto da visita con tutti e due i numeri di telefono, di casa e della discoteca”.
Marco continuò il racconto dicendo:”telefonai io e gli dettai le condizioni. Avremmo partecipato ad una prova dove lui l’avrebbe legata e un altro, a sua scelta, di cui lui si fidava, la poteva scopare. Sempre se ci fosse stato il consenso di Ester. Durante la prova se tutto si svolgeva secondo gli accordi presi, solo Ester e solo lei poteva bloccare il tutto in qualsiasi momento avesse voluto.
Io anche se presente non potevo impedire nulla se lei non avesse pronunciato il fatidico, NO!
Lui accettò, dicendo che aveva capito quali erano in nostri desideri e che avrebbe organizzato per il venerdì in modo da lasciare ad Ester due giorni almeno per recuperare, dopo la prova alla quale l’avrebbe sottoposta.
Quell'ultima frase per giorni mi diede da pensare.
Alle 21.00 del venerdì, con un fondo musicale di lento ballabile che ci accompagnava, salivamo le scale che ci portavano nella stanza bondage.
La stanza era insonorizzata. I pannelli erano a vista. Al centro della sala una carrucola con una catena con gancio, sulla parete fronte entrata una croce di sant'andrea in legno, con a fianco appesi attrezzi fruste e corde di vario spessore, in fondo alla sala un letto una piazza e mezza.
Sulla parete a sinistra dell’entrata una porta con indicato che si trattava di un bagno, alla mia destra un vetrina piena di falli e attrezzi di vario genere.
Dentro ad aspettarci Antonio, 1.70 di altezza capelli media lunghezza, allora cinquantenne, ci presentò al suo amico, un omone grande, grosso e pelato che disse di chiamarsi Giuseppe e di avere 55 anni. Forse sull'età stava barando ne dimostrava qualcuno in più. Era più alto di me quindi circa 1.90. Se devo essere sincero, belli non erano tutti e due. Guardai Ester e lei mi fece cenno di si. Per ora le andava tutto bene.
Antonio aveva preparato tutta una serie di corde sulla panca vicino alla croce di sant'andrea.
Ad alta voce ordinò a Ester di avvicinarsi a lui che stava al centro della stanza.
Giuseppe si era seduto sul letto, pronto a godersi lo spettacolo, io stavo sulla parete fronte croce, vicino la porta che non era stata chiusa a chiave, anche perché la chiave non c’era. Mi venne il dubbio che aspettasse visite.
Ester stava ferma di fronte ad Antonio, la bocca socchiusa le permetteva un miglior respiro, lui le disse di stare ferma e incomincio a spogliarla lentamente. Le levò tutti gli indumenti, Ester non portava mai il reggiseno, la sua terza si sosteneva bene da sola, i capezzoli duri, scuri, gonfi, mostravano già il suo grado di eccitazione. Lui si levo i pantaloni, non portava le mutande e finalmente vidi il cazzo che aveva estasiato Ester in banca.
Ancora da moscio era più grande del mio in erezione, tenne la maglietta intima aderente, prese le corde dalla panca e comincio a legarla.
Ogni giro di corda, tirava fino a quando lei non mostrava con un lamento che era al limite della sopportazione del dolore.
La legò con decine di passaggi, una tecnica solo da lui conosciuta che finivano tutte dietro la schiena, in un nodo che posizionò sul gancio della carrucola e piano piano la issò in aria. Si poteva sentire il respiro sempre più forte.
Lungo le cosce interne, un rivolo faceva capire che il primo orgasmo l’aveva avuto. Avevo le mutande piene di sperma. Io e lei un orgasmo in simultanea senza nessun contatto.
Antonio mostrava il suo cazzo in erezione, prese un bastone con cavigliere posizionandolo tra le gambe di Ester allargandole e bloccandolo alle caviglie.
La poca e scura peluria sulla figa luccicava di umori.
Antonio mettendo la mano a cuneo, infilò tre dita con facilità e disse:”Vedete come gode la puttana? Come avevo previsto è la mia partner ideale, ne avevo percepito le qualità fin dal primo momento che l'ho vista. Gode ad essere sottomessa.
Ora voglio fare una verifica”.
Prese uno scudiscio e la colpi in modo leggero sulla figa aperta,una decina di colpi sempre leggeri e lei squirtò, fiotti di urina riempirono il pavimento.
Antonio prese degli stracci dicendo:”alla troia piace anche prenderle”. E con la mano aperta, le diede uno schiaffo, con violenza sulla figa mentre spruzzava l’ultimo fiotto.
Mi girai a guardare Giuseppe si era completamente spogliato una bestia di uomo con un bestia in mezzo alle gambe era in erezione ed era più lungo e grosso di quello di Antonio.
Guardai Ester. Stava fissando Giuseppe, anzi il suo sguardo era su quel mastodontico cazzo. Antonio le aveva alzato le gambe per aria legando la sbarra in alto al gancio e in quella posizione, aperta alla vista, lei in silenzio attendeva il cazzo di Giuseppe.
Invece Antonio gli infilo il suo.
Le diede qualche colpo dicendole:”Ti preparo ad accogliere la bestia lo vuoi?....Rispondi puttana”. Stringendole un capezzolo, fino a che lei, nel lamento del dolore disse:” siiiii lo voglio”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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