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Lui & Lei

TORINO ANNI '70 cap.11


di Ermes72
06.01.2025    |    104    |    17 9.6
"Ti ripeto, venerdì ero con Ester in via Po..."
CAPITOLO 11
“Carla io non posso e non voglio risolvere i tuoi problemi sessuali.
Sempre se si possono definire problemi. Non voglio entrare nel merito, se è una tua scelta, sono ok, se invece le eserciti per altri motivi allora il problema c’è”.
Loro due stavano sedute sul divanetto, io di fronte a loro su di una sedia.
“Alessia, il tuo discorso credo di averlo capito.
Tu non sei innamorata di me, sarebbe strano lo fossi stata.
Anch'io, non sono innamorato di te.
Tu sei bellissima, anzi tutte e due siete bellissime. Fare l’amore con voi dovrebbe essere un privilegio per qualsiasi individuo.
L’ho fatto con te ma poteva succedere anche con Carla, come con Ester, o…….”, stavo per dire Anna,…. “qualunque altra”.
Se vogliamo stare insieme. Io sarò sincero con te e lo stesso devi fare tu.
Se siamo onesti e chiari nel tipo di rapporto che si vuole instaurare, tutto è possibile, ma passa attraverso la reciproca fiducia.
Nascondersi, usare la menzogna, come ti ho detto, è indice di un rapporto zoppo, malato, quel tipo di rapporto non lo voglio.
Non devi dirmi che non fai una cosa e poi la fai. Quello si chiama mentire e fa a cazzotti con l’idea che ho di libertà.
Ti ripeto, venerdì ero con Ester in via Po.
La rivedrò ancora? Sicuro.
Se decidiamo di stare insieme, sarai la prima a sapere dove e quando.
E se tu, mi dirai che non ti sta bene che io la riveda, dirò ad Ester che rispetto il desiderio della mia ragazza.
Sei la mia ragazza?
Venerdì, in piazza Vittorio Veneto son passato davanti al bar Elena…..”
Lunga pausa…….cominciò a ridere, non si fermava rideva a crepapelle, non smetteva, la guardavo quasi incazzato, mi stava prendendo in giro.
"Certo che sono la tua ragazza.
Ma allora eri tu quello fuori che guardava? Perché non sei entrato”?
Parlava e rideva.
“Pensa che Davide credeva che fossimo spiati dall'antiterrorismo.
Hai ragione ti ho detto di lunedì e non ti ho detto di venerdì.
Non potevo dirti che uscivo perché Davide mi ha avvisato tardi e tu non hai un telefono".
"Primo, chi è Davide?
Secondo, sabato ti ho telefonato, mi hai voluto chiarire sull'uscita di lunedì, ma hai fatto la gnorri su venerdì”.
“Vero te ne potevo parlare.
Ma sarebbe stato troppo lungo, e poi per telefono non mi andava.
Stiamo vivendo un periodo troppo particolare.
Una parola detta male facilmente manipolabile più causare danni non voluti.
Oggi, essere inquadrato come non moderato, sia che tu sia di destra che di sinistra, è uguale. Per loro gli estremi si toccano quindi tutti catalogabili come estremisti, gli extraparlamentari vengono visti come potenziali terroristi. Se anche non lo sei, per il sistema potresti diventarlo.
Quindi, essendo il controllo dei telefoni possibile, proprio per questo, la cautela non guasta.
Per non mettere, involontariamente, in difficoltà gente che con il terrorismo non ha nulla da dividere. Anzi.
Davide è Il mio compagno di scuola, che doveva fare il quarto domenica scorsa e che ha dato forfait.
Nel cambio ti assicuro ci ho guadagnato.
Come ballerino intendo, non fare quella faccia.
Con davide solo compagni di scuola non c’è mai stato nulla.
La ragazza si chiama Enrica, sua sorella, sei anni più vecchia di lui, sposata e separata da due anni.
È una operai fiat di Rivalta, fa parte della commissione interna fiom, fuori dal suo lavoro parla con gli operai, ma anche con gli studenti.
Prepara volantini da distribuire in fabbrica.
Per la correzione dei testi, si avvale dell’aiuto del fratello ed essendo io più brava di lui, do una mano a correggere eventuali errori grammaticali e di ortografia. Così quando mi chiama ci vediamo al bar Elena.
Insomma chiede il nostro parere anche sui contenuti.
Lo fanno ormai da anni, cercano un contatto con il movimento, come la pensa la gioventù studentesca. Tramite noi sondano e cercano di capire il grado di consenso nella loro lotte. Alcuni volantini sono, apertamente schierati, contro il terrorismo”.

“ Lo so Alessia, prima del ’68 gli studenti erano una specie protetta, visti come figli di papà da non toccare.
Poi con la scuola di massa, rivendicata dalla classe operaia, lo studio un diritto di tutti, che voleva, come cita la canzone Contessa, “I FIGLI DOTTORI”.
C’è stato il cambio di rotta, invece di una scuola di massa l’hanno massificata, invece di una scuola per tutti istruiti, una scuola per tutti ignoranti. Anche l’atteggiamento, nelle manifestazioni studentesca, era cambiato. Poliziotti figli di operai che picchiavano studenti figli di operai e studenti figli di operai facevano lo stesso con i poliziotti. Uomini contro, su fronte diverso ma uguali nelle scala sociale.
Dove, chi non aveva possibilità economiche, faceva il doppio se non il triplo di fatica per inserirsi in un contesto sociale migliore.
Altro che figli di dottori, le differenze sociali ed economiche la facevano e la fanno ancora adesso da padrone.
Il terrorismo è figlio di questa società ingiusta.
Di chi, non ha voluto ascoltare prima e adesso è costretta a reprimere la rabbia di chi ha pensato, sbagliando, che parlare fosse inutile e che la lotta armata potesse sostituire il dialogo.
La morte di Aldo Moro, venti giorni fa, ne è una conseguenza.
Il braccio armato dei terroristi, usato da chi, con la paura, cerca di mantenere lo status quo. Nulla deve cambiare.
Aldo Moro, che a questo cambiamento mirava, è stato lasciato morire, sacrificato, da coloro che il cambiamento non lo vuole.
Capisco il timore dei vostri amici, un paio di anni fa ho avuto una brutta esperienza.
Rientrando dal cinema, era mezzanotte passata con la mia solita 500 F, sono stato affiancato da una auto con quattro uomini a bordo, in abiti civili, nulla che facesse pensare che fossero delle forze dell’ordine.
Solo la paletta li contrassegnava come carabinieri.
Costui faceva segno di accostare, noi eravamo in quattro le ragazze urlavano di paura. Potevano anche essere dei delinquenti che si spacciavano per carabinieri.
Scesero con i mitra spianati. Uno si avvicinò puntando il suo su di me chiedendomi i documenti, patente e libretto.
Io prima di muovermi verso il cruscotto per prendere il libretto, gli dissi:”io le do i documenti che tengo nel cruscotto, ma lei cortesemente il mitra non ce lo punti addosso, non vede come sta spaventando le ragazze?
Lui abbassò il mitra, i documenti, neanche li guardò, risalirono in macchina e sgommando partirono a tutta velocità.
Da quando è iniziato il terrorismo ed è entrata in vigore la legge Reale, questo è l’andazzo.
Abbiamo tutti paura. Loro dei terroristi e noi di loro.
Alessia hai fatto bene.
I telefoni possono essere sotto controllo e una parola sbagliata anche senza volerlo può mettere nei guai.

Carla, io mercoledì ho un appuntamento con Giampiero, andiamo a mangiare una pizza insieme.
Se mi autorizzi, vorrei parlare con lui dei tuoi problemi di dipendenza.
Se tu sei veramente intenzionata a smettere, una soluzione c’è. Sono più che certo che capirà e ti aiuterà.
Dammi l’ok, fammi provare, vedrai che andrà tutto bene.
“Ok”, disse lei. “Mi fido di alessia e mi affido a te”.
Si alzò si mise cavalcioni su di me. Non avevo le mutande, se anche lei non le portava, il contatto era quasi carnale. Mi baciò a stampo sulla bocca.
E disse:” allora ti piaccio? Non mi sei ostile?
Alessia me lo presti un’oretta”?
Alessia ci raggiunse, bacio prima me, poi lei e disse:”Ancora presto Carla, prima voglio consumarlo io.
In seguito vedremo. Se lui accetta ce lo possiamo fare insieme”.
Avevo il cazzo durissimo non poteva non sentirlo.
La mia mano, sulla chiappa nuda, aveva appurato che lei le mutande non le portava.
Si stacco da me baciandomi di nuovo a stampo, raggiunse Alessia dicendole qualcosa nellorecchio.
“Siamo ai segreti? Posso sapere anch'io”. Dissi.
“Niente Sandro, le ho solo detto, che se ha voglia di rifarlo, di andare pure su, io non mi offendo.
Tu ce la fai a farne un'altra? O hai bisogno d’aiuto? Se vuoi, posso darti una mano.
Mentre Alessia mi prendeva per mano risposi:”Grazie, non ne ho bisogno”.
E Alessia. “ci penso io a tirarglielo su”.
E Carla ridendo: “Non credo ne abbia bisogno, da quello che ho sentito ce l’ha bello in tiro.
Andate, appena non sentirò più il letto ballare vi raggiungo”.
Facendo l’occhiolino. Non avevo capito se a me o ad Alessia.
Mano nella mano siamo entrati in camera. Feci saltare le scarpe e levai i pantaloni.
“adesso capisco cosa intendeva dire Carla.
Sei già bello che pronto ed è merito suo.
Guarda che, se vuoi farci sesso lo puoi fare io non sono gelosa.
Come mai sei senza slip”?
“erano sporche di precum, non ho un cambio”.
Sul regalo che mi faceva, non risposi feci finta di non aver sentito.
“Nel cassetto del comò ci sono i boxer di mio padre, dopo puoi prenderne uno”.
Rifacemmo l’amore con piena soddisfazione e lei disse:" Da domani, tutti i giorni, voglio fare sesso con te. Non pensare di scappare. Ho appena letto il libro della Ravera, Porci con le ali.
Voglio provare una cosa. Quindi preparati”.
“Ho capito. Oltre al libro io ho visto anche il film.
Vedrò di fare del mio meglio.
Ho capito bene, mi vuoi regalare la tua verginità.
Sul fare sesso tutti i giorni, non te lo posso garantire.
Ma, tutte le volte che avremo modo di vederci, vorrò farlo anch'io.
Ovunque ci troveremo. Sarà una bella scommessa”.
Stavamo parlando seduti sul letto. Quando……

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