Gay & Bisex
Marcello, cena dai suoi
di xsea3
06.07.2023 |
6.848 |
9
"Lui sgrana gli occhi poi le getta in un cassetto della scrivania..."
Sono passate due settimane dal mio focoso incontro con Marcello e non riesco a togliermi dalla mente il suo corpicino giovane e accogliente.Lui non si è fatto più vedere, ma me lo aspettavo.
Dopo aver un po’ riposato, quel giorno, abbiamo fatto una doccia insieme. Nonostante avrei voluto sbatterlo sotto l’acqua, non ho calcato la mano. La prima volta è un’esperienza importante e sapevo che era un po’ turbato nell’aver scoperto quel suo nuovo aspetto. Così è stata una doccia molto naturale, senza toccarsi o baciarsi, per convincerlo che il fatto di aver scopato non cambiasse il nostro rapporto.
Quando ci siamo rivestiti mi è sembrato tranquillo, ma immagino che poi si sia messo a filare sulle sue cose.
Non gli ho scritto, so aspettare e sta sera sono a cena dai suoi.
Indosso i soliti jeans e una bella camicia e mi presento con una bottiglia di vino buono.
Carlo mi accoglie sulla porta con un bel sorriso e come sempre mi accompagna nell’ingresso mettendomi una mano sul culo. Giochiamo un sacco tra di noi se nessuno ci vede. Ormai siamo consolidati. Se Marcello non fosse a casa mi avrebbe già messo la lingua in bocca.
Daniela mi accoglie con un sorriso quando entro in sala da pranzo, dove sta finendo di apparecchiare per quattro. Ho la conferma che il puledrino è in casa.
Mi sento un po’ in colpa coi miei amici, chiedendomi se l’idea che mi sia scopato il loro cucciolo li infastidirebbe. Sono molto liberi per quanto riguarda sé stessi, ma il giovinetto…
Scaccio l’idea e parliamo del più e del meno.
Finché l’antipasto è sul tavolo e il bel Marcello viene chiamato a tavola.
Emerge dal corridoio con uno di quei suoi pantaloni da tuta morbidi e una maglietta aderente.
Sento già il cazzo che mi si risveglia nei pantaloni.
Mi sorride un po’ imbarazzato, ma io so come rompere il ghiaccio.
Dopo pochi minuti, mentre sorseggiamo un buon prosecco e mangiamo le tartine al salmone, è a suo agio come sempre.
Parliamo di tutto, mentre mangiamo. Il ragazzo è rilassato e io sorrido, si sente tranquillo ma non sa quello che so io.
Ad esempio che Daniela ha un giochino vibrante infilato nella fighetta e che Carlo lo comanda col cellulare.
Lei siede davanti a me e resta neutra, ma io la conosco. Vedo le sue pupille dilatarsi o lievi contrazioni del viso quando lui, con nonchalance, smanetta col telefono dandole qualche scossa.
O Carlo, che le siede accanto, che cerca di restare impassibile, mentre lei con la mano gli accarezza il pacco. Sono rodati in quel gioco, lo fanno spesso quando usciamo, ma io ormai mi accorgo di quando lei allunga la mano per accarezzarlo e il marito mi guarda in quel modo, come per dire “Vuoi partecipare?”
E io trovo eccitante che il piccolo Marcello, neo diciottenne, coi suoi riccioli e il viso pulito, non sappia nulla e si senta un po’ depravato solo per essersi fatto scopare da me.
Stiamo parlando dei suoi ottimi voti a scuola, e lui sorride fiero.
È allora che gli chiedo notizie della fidanzata.
Arrossisce leggermente dicendo che le cose vanno bene.
E io allungo una mano e gliela poso sulla coscia.
Sussulta e io gliela stringo in modo plateale: per i genitori sembra un normale gesto di incoraggiamento, ma io la faccio scivolare bene in su, finché non arrivo all’inguine.
Sento subito il suo cazzo contro il mignolo. Mi struscio delicatamente e lo sento diventare duro.
- Hai messo in pratica un po’ dei miei consigli? -
Lui arrossisce visibilmente e io ne approfitto per accarezzargli il pacco. Il pisello si fa d’acciaio sotto le mie dita, sorrido.
Carlo ci guarda perplesso: - Consigli? - chiede.
Io lascio il cazzo della mia vittima e bevo un sorso di vino: - Sì, l’ultima volta abbiamo un po’ parlato di tecniche di seduzione. Dai Marcello, non vergognarti, sono cose normali di cui difficilmente si parla coi genitori, ma i tuoi sono moderni, non è vero? -
Daniela ride e annuisce: - E’ normale cercare di capire come approcciarsi alle ragazze! Ma credo che lo stiamo mettendo molto in imbarazzo! -
Io allungo un braccio dietro la sedia, mentre Carlo sorride orgoglioso: - Oddio io a mio padre non ne avrei mai parlato! E Luca è un esperto, spero gli avrai dato consigli di buon senso! -
La mia mano accarezza lentamente la schiena del ragazzo. Marcello si irrigidisce leggermente ma impara in fretta a restare impassibile. Dote di famiglia.
- Niente di che, gli ho spiegato che non siamo poi così diversi -
L’argomento piace e si apre un dibattito filosofico, il ragazzo pare rilassarsi e la mia mano si infila nei suoi pantaloni.
Gli accarezzo il sedere per quanto posso e lui si protende per afferrare un pezzo di pane.
Ingenuo!
Ne approfitto subito per raggiungere il suo buchetto.
Se ne accorge chiaramente, ma non può fare altro che ritornare seduto composto e la punta del dito penetra.
Fa abbastanza caldo perché sia leggermente sudato. Quel tanto che basta perché la punta del mio indice scivoli nel suo pertugio. Lo trovo morbido. Sospetto che si sia toccato da solo.
Sorrido a quell’idea e muovo piano il dito, assecondando il discorso, che piace anche ai miei ospiti.
Vedo la mano di Daniela insistere sul pacco del marito e lui smanettare col telefono.
Avrei voglia di un bel terzetto con loro sta sera, ma con Marcello in casa è impossibile.
Sfilo il dito, lui sospira, finalmente rilassato.
- Vado a prendere il dolce- sentenzia la madre
-Vengo a fare i caffè- risponde Carlo – Vi lascio soli cinque minuti, fate i bravi- scherza.
Appena i due sono usciti so che si concederanno una sveltina in cucina. Il messaggio era chiaro: tieni qui il ragazzo.
Carlo non immagina quanto l’idea mi piaccia.
- Voglio scoparti di nuovo- gli sussurro all’orecchio afferrandogli il cazzo appena siamo soli.
Lui sussulta, arrossisce fino alla radice dei capelli- Luca, no, ci sono i miei di là!- mi dice con sguardo implorante.
- Lo so, non oggi! Vieni a trovarmi! -
Gli infilo la mano nei pantaloni, afferro i pisello pulsante e lo stringo, lui geme: -Non fare così, per favore-
Con la mano libera prendo la sua e me la porto al pacco, lui lo stringe istintivamente, mi fissa smarrito: - Cosa collezioni? - Gli domando sfregandogli la cappella.
Lui manda un gemito, sorpreso dalla domanda: -Cd di musica classica – risponde afferrandosi al mio cazzo come per restare presente.
Sorrido e gli lascio il pisello: - Voglio vederli, dopo il dolce! -
Spalanca gli occhi, ha capito, vorrebbe replicare, ma io lo bacio.
Gli afferro la nuca, lo tiro a me e gli infilo la lingua in bocca.
Si appoggia al mio petto con le mani, un po’ per fingere di resistere, ma invece mi stringe i pettorali.
Ci stacchiamo: - Luca cosa fai?- protesta.
- Mi hai detto che ti piaceva il mio cazzo in culo – gli rispondo.
Freme: - Si ma io non sono gay-
Gli sfioro il cazzo ancora teso sotto i pantaloni: -Nemmeno io, ne abbiamo già parlato. Siamo solo amici intimi- lui resta perplesso ma un rumore ci fa capire che stanno tornando i suoi.
Svelti, penso, devono essere stati un sacco eccitati.
Il tiramisù è ottimo e io non posso non immaginare come sarebbe spalmare la crema sul corpo tonico del mio giovane amichetto. Sono un po’ distratto mentre infilo il cucchiaio in bocca immaginando di leccare invece i capezzoli contratti del ragazzo.
Poi con indifferenza butto lì: - Marcello mi stava dicendo che colleziona cd di classica. A me piace un sacco, dopocena potresti mostrarmeli.-
La proposta è bene accolta. Carlo e Daniela vogliono altri minuti da soli, la mia presenza in casa li eccita, richiamando il ricordo delle nostre serate hot e non immaginano che sto attentando alla virtù del loro pargolo.
Lui non risponde, se non con un sorriso mentre annuisce.
Colgo la sua ansia ma anche la sua eccitazione. Adoro quel suo modo di resistermi, mentre la sua mente si preoccupa e i suo corpo vibra di desiderio.
Così, dopo il caffè ci alziamo e mi fa strada lungo il corridoio.
Conosco la via, io e i suoi abbiamo scopato in tutta la casa.
Riconosco uno specchio davanti al quale Carlo mi ha posseduto con vigore mentre Daniela mi succhiava il cazzo, ricordo di aver aperto gli occhi e la scena mi si è impressa come un’istantanea nella mente.
Il mio viso estasiato, il corpo atletico dell’uomo dietro di me, i lunghi capelli di lei all’altezza del mio uccello… che gran serata.
Entriamo nella camera, è abbastanza ordinata, con la scrivania sgombra, il letto sfatto, e gli scaffali di libri.
Marcello esita ma io lo afferro subito alle spalle e gli bacio il collo: - Mostrami la tua collezione –
-Luca… non… fare così!- geme.
La mia mano è già nei suoi pantaloni e gli afferra il cazzo duro:- Così come?- Lo tiro fuori e inizio una lenta sega, mentre gli premo il pacco contro le natiche.
Lo cingo con l’altro braccio e gli tormento un capezzolo.
Lui non credo si renda nemmeno conto di come si preme su di me, muovendosi sinuoso – Ti prego, ci sono i miei di là- protesta.
Gli lecco un orecchio – Dove sono i cd?-
Lui indica un punto sopra la scrivania, lo spingo, avanziamo lentamente, senza smettere di segarlo, di pizzicargli il capezzolo, di leccargli il collo.
- Tiramelo fuori!- gli sussurro.
Lui scuote il capo e io sorrido.
Mi scosto, tiro i Jeans: niente cerniera, solo bottoni, si aprono subito.
Mi tiro fuori il cazzo che svetta d’acciaio.
Con un gesto secco gli abbasso i pantaloni.
Lui si lascia sfuggire un gemito soffocato.
Lo ritiro a me. Ora il mio pisello si appoggia perfetto sul solco delle sue chiappe giovani.
Il suo cazzo pulsa nelle mie mani.
Infilo la mano sotto la maglietta e torno al capezzolo.
Marcello pare burro tra le mie braccia. Le sue flebili proteste sono smentite da come si muove sensuale e voglioso.
Guardo i Cd: - Bella collezione, vediamo come si sente, andiamo col più classico tra i classici, metti su Beethoven!- Glielo dico afferrandogli le palle, massaggiandogliele, leccandogli il collo e l’orecchio.
Lui freme, cerca di eseguire.
Gli tremano le mani mentre apre la custodia, poi si china per aprire il lettore e io lo mollo e affondo la faccia tra le natiche.
Lui fa per raddrizzarsi, lo spingo giù con la mano: -Metti su sto cd!- gli ordino e poi la mia lingua si infila nel suo buchetto.
Lo adoro quel buco. Se non ci fossero i suoi di la, sarebbe già con il mio cazzo affondato dentro fino alle palle.
Questo ragazzo mi fa impazzire.
Ma è vero che gli voglio bene e non voglio fargli male. Non voglio che pensi al sesso tra uomini come un abuso, ma che ne scopra piano piano il piacere e impari a concederselo senza pregiudizi.
Finalmente riesce a far partire la musica.
Smetto di mangiargli il culo, salgo alla nuca, gliela bacio.
La musica ovatta la stanza.
- Luca, non possiamo… - inizia.
Io sorrido, lo faccio voltare e lo guardo impugnandomi il cazzo.
Marcello esita un attimo, guardandomi negli occhi, poi come vinto da una forza superiore cade in ginocchio, allunga la mano, mi afferra il pisello. Prima lo sega piano, avvicinando il viso, annusandolo.
Lo sfiora con le labbra. Mi sta facendo impazzire e lo sa, glielo vedo negli occhi che gli piace avermi letteralmente in pugno.
Lecca una goccia di presperama strappandomi un sospiro, poi lo infila in bocca.
È ancora inesperto ma rispetto alla scorsa volta ora lo fa con piacere fin da subito.
Con una mano mi accarezza le palle, con l’altra mi sega piano e con la bocca… Ah, con la bocca succhia, lecca, bacia. La punta, poi tutta l’asta, poi di nuovo la punta.
Sono eccitato a mille, lui lo vede e ne gode.
Ad un tratto capisco che mi ha incastrato, vorrei fermarlo, ma poi? Non abbiamo né tempo né privacy.
Sono preso alla sprovvista, vorrei ragionare ma quella lingua sul filetto, la saliva copiosa, il risucchio perfetto e quella mano che mi stringe alla base mi stanno facendo sragionare.
Non posso più pensare. Il piacere mi travolge.
Sborro, copioso.
Sembra che lui possa succhiarmi l’anima.
Ingoia senza esitare e continua a succhiare.
Vuole spremere tutta la mia forza.
Sento le gambe che tremano leggermente.
Mi accorgo che mi sto aggrappando alla sua testa per restare presente.
Infine mi sfilo, quando ormai mi sto quasi ammosciando.
- Contento?- mi dice con un’aria mista di soddisfazione e sfida.
Lo prendo per il mento, lo faccio alzare e lo limono.
Pare sorpreso, ma io adoro il sapore del mio sperma mescolato a quello della sua lingua.
Mentre lo faccio gli accarezzo la schiena, le natiche e poi con gesto gentile il solco.
Lo sento tremare e infilo il medio.
Lo spingo dentro tutto senza pietà.
Lui geme nella mia bocca, mentre la musica copre i nostri suoni.
Sfilo il dito, glielo metto in bocca assieme all’indice.
Lui mi guarda smarrito, ma io non avrò pietà.
Torno al buchino, lo stringo a me, lo bacio e infilo le due dita.
Lui pare lottare un momento, come per spingermi via, ma automaticamente, così facendo, spinge il culo sulle mie dita. Affondo quanto più possibile, lui sgrana gli occhi, sorpreso della facilità con cui si è aperto. Sono sempre più convinto che in queste due settimane si sia dedicato a quel pertugio.
Ne sono fiero e muovo piano le dita. Smette di fingere resistenza, si stringe alle mie spalle e risponde al bacio.
Spingo di più, lui geme, si stacca, mi guarda implorante, col cazzo duro che mi struscia sulla pancia, contro il mio che pare già intostarsi di nuovo: - Fai… piano…- Mi prega.
Sorrido e rallento il movimento delle dita, mi sposto sul suo fianco, gli impugno il pisello che si stava ammosciando.
Torna subito d’acciaio.
Lui si appoggia alla parete, incapace di reggere il trattamento.
Trovo la prostata.
Geme ancora, ma questa volta sento soddisfazione in quel suono roco.
Muovo le dita, mi abbasso.
Osservo il suo cazzo pulsante mentre gli sditalino il culo.
Gli lecco la cappella già piena di precum.
Lui geme ancora.
Un’altra spinta, sento il cazzo pulsare e poi schizza.
Uno, due , tre, quattro lunghi fiotti.
Beata gioventù.
Lui trema, le gambe gli cedono.
Cade in ginocchio.
Lo bacio, menandolo ancora un po’, sempre più lentamente.
Poi sfilo le dita strappandogli un sospiro.
- Togliti le mutande- Dico.
Lui è confuso mentre obbedisce.
Afferro gli slip e li uso per pulire il parquet dallo sperma, poi me li infilo in tasca: - Come pegno – gli dico - te li restituirò quando verrai a trovarmi! –
Lui pare esitare, poi si fa coraggio – Allora dammi le tue!-
Sorrido – Vedremo - gli rispondo - adesso ricomponiti.-
Lui si riveste e io esco dalla camera, vado in bagno. Piscio, mi metto le mutande, le uso per asciugarmi il cazzo dalla pipì, dalla sua saliva, dai residui di sborra, poi le sfilo.
Avranno certo un po’ di odore di maschio. Sono uno pulito, ma il sesso libera afrori eccitanti dai nostri corpi.
Torno in camera.
Lui mi guarda.
Gli consegno le mutande.
Lui sgrana gli occhi poi le getta in un cassetto della scrivania.
- Torniamo di la – dico – non voglio che i tuoi si chiedano che fine abbiamo fatto –
Lui annuisce, spegne il cd e mi fa strada.
Questa volta quando gli metto la mano sul culo non protesta.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.