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Gay & Bisex

Formazione (5) familiare e) Pranzo


di xsea3
28.01.2021    |    1.277    |    2 9.1
"Con l'altra mano mi stringeva i capezzoli, mi accarezzava la pancia "Lo senti il cazzo di papà nel pancino? tra poco ti riempio, ti faccio mio, ti..."
Non so esattamente quanto rimasi disteso su quel divano, nudo, nel caldo del salotto illuminato dal camino, con un porno che andava sullo schermo piatto della tv senza che ci badassi troppo. La tensione della giornata, quella sessuale e quella della novità, mescolate all'effetto post orgasmo mi fecero scivolare nel sonno.
Fu lui a svegliarmi accarezzandomi gentilmente la testa.
"Bell'addormentato, ci facciamo una doccia?"
Mugolai, confesso che ora che avevo ottenuto quello che volevo ero un po' scontroso. Avrei voluto dormire in pace, stare solo, forse anche andare a casa.
Ma lui non si fece scoraggiare, continuò ad accarezzarmi dolcemente e a sussurrarmi che dovevo alzarmi e fare una doccia: "Sei coperto della tua sborra asciutta, guarda qui!" mi accarezzò col dito la pancia.
Controvoglia mi alzai. MI diede la mano e mi portò su per le scale. Pensavo di andare in camera "mia", ma lui proseguì nel corridoio portandomi in una nuova stanza. Era grande, con un enorme letto matrimoniale. La sua camera.
Anche questa aveva un bagno, dietro una porta, in cui torreggiava una grande vasca piena d'acqua fumante.
Il mio umore migliorò subito.
Mi aiutò ad entrare.
L'acqua bollente mi avvolse.
Lo osservai accomodarsi di fronte a me, ammirando ancora il suo corpo.
Poi schiacciò un pulsante e partì l'idromassaggio e io lo perdonai per avermi svegliato.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai, le sue gambe che si intrecciavano alle mie e si muovevano massaggiandomi.
"Hey figliolo, brindiamo al nostro ricongiungimento?" aprii gli occhi e presi il calice di prosecco che mi offriva.
E poi parlammo. Ero rilassato, ero io. Era piacevole, faceva strano chiamarlo papà e sentirmi chiamare figliolo o cucciolo, ma la verità è che non sapevamo i nostri veri nomi. Per il resto ce la raccontammo.
Dopo mezzora circa l'idromassaggio si spense.
Lui si alzò. Osservai il suo corpo bagnato, asciutto e scattante, il suo cazzo non proprio moscio e comunque eccitante, mentre prendeva il sapone, si lavava lentamente sfoggiando le sue forme. Poi mi fece un cenno e io mi alzai e lasciai che mi insaponasse.
L'eccitazione tornò. La sua pelle calda, il sapone scivoloso. Cominciammo a strusciarci l'uno sull'altro, a toccarci i cazzi tesi, ad accarezzarci la schiena, i pettorali, le natiche.
Le sue dita arrivarono al mio buchetto, lo massaggiò piano: "Come va?" mi domandò con dolcezza.
Mi concentrai su quel tocco. Mi sorpresi che nonostante il trattamento subito l'ano non mi dolesse. Glielo dissi.
"Ti avevo detto che è questione di allenamento, relax ed eccitazione" mi diede un bacio, poi si stese in acqua e io istintivamente mi stesi su di lui.
Ci baciammo. Le sue mani mi accarezzavano la schiena, le gambe, le natiche, il collo.
Sospiravo mentre i nostri cazzi si strusciavano infervorati.
Poi si divincolò gentilmente e uscì dalla vasca. Come la mattina si asciugò e poi asciugò me.
Mi portò nella mia stanza: "Riposa un po' mentre preparo il pranzo" mi disse.
Sorrisi e mi diressi al letto.
"Dimentichi nulla?" domandò.
Mi voltai, in mano, preso da chissà dove, svettava il plug con il diamante blu.
Mi scappò un gemito: "Lo metto dopo, papà" dissi.
Ma lui si avvicinò, mi baciò dolcemente: "No, bisogna che tu impari a portarlo sempre, è il tuo gioiello" mi sussurrò "Sono le regole della casa, vieni che mettiamo un po' di crema"
Sospirai. Potevo dire di no, il nostro accordo era chiaro. Ma non sapevo dirgli di no. Anche ora che ero rilassato, stanco, il suo odore, il suo calore, il suo cazzo caldo che ballonzolava sotto l'accappatoio, i suoi modi... ero come ipnotizzato.
Mi misi a pecorina sul letto e inarcai il sedere.
"Aprilo per papà" ordinò.
Sentii il cazzo indurirsi mentre appoggiavo la faccia sulla coperta, allungavo le mani e le mettevo sul sedere, divaricando le natiche ed esponendo obbediente il mio buchetto.
Lui mi sorprese baciandolo, tre baci umidi e gentili, seguiti dalla lingua.
In breve stavo sospirando, mentre la sua lingua accarezzava il buco e con la mano mi massaggiava piano l'uccello ormai di nuovo duro.
Allungò una mano fino al mio viso "Lubrificami il dito, fammi capire che lo vuoi"
Rosso in viso succhiai il medio guardandolo negli occhi.
Lo sfilò, lo appoggiò tra le mie chiappe e lo infilò in un colpo solo fino alla base.
Soffocai un gemito.
"Lo senti il dito di papà?"
"Si... fai... piano"
"Ormai la tua fighetta è aperta cucciolo, deve essere trattata come tale!" mi disse e iniziò a muovere il dito dentro e fuori. Appoggiava il polpastrello, premeva finchè l'ano non cedeva e poi spingeva fino in fondo, muovendo il dito.
Io miagolavo per il fastidio, contraevo il viso in una smorfia, ma non smettevo di tenere aperte le chiappe, di offrirmi a lui.
Lo tolse.
Riportò il dito alla mia bocca.
"Ringrazia il dito che ti apre, bacialo e leccalo con amore."
Obbedii in suo potere.
Quando tolse il dito dalla mia bocca mi fece girare sulla schiena, si stese accanto a me, mostrandomi il dito umido della mia saliva.
"Allarga le gambe"
Avevo i piedi appoggiati sul letto e le ginocchia piegate. Il cazzo duro appoggiato sulla pancia.
Il suo pisellone spuntava dall'accappatoio e mi strusciava sul fianco.
Mi passò il dito sulle labbra e poi me ne infilò due.
Succhiai di nuovo guardandolo e ascoltandolo "Bravo il mio cucciolo, succhia le dita del papà, così potrà spingertele bene a fondo nella tua fighetta da maschio. Le vuoi le dita di papà dentro che ti sditalinano?"
Non ero affatto sicuro di volerle davvero, ma quel suo modo dolce, sporco, sicuro di parlare mi facevano andare in confusione. Quindi annuii.
Mi sfilò piano le dita dalla bocca.
"Apri le gambe" Le divaricai piano.
"Adesso divarica le chiappe, esponi il tuo buchino voglioso!"
Allungai le braccia, il suo cazzo duro mi sfiorava l'interno del gomito, mandandomi in visibilio mentre sentivo umide gocce uscire dalla punta.
Scese piano con le dita, assicurandosi che le vedessi, mi sfiorò il buchetto ancora bagnato dalla sua saliva, appoggiò la punta.
"Vuoi essere frugato dal tuo papà?"
Il termine mi faceva paura, ma il mio cazzo duro parlava per me.
Annuii.
"Dillo, non vergognarti di essere un porcellino, sei col tuo papà!" le dita premevano sul mio sedere ormai ammorbidito, sentivo la punta già iniziare ad entrare e scoprii di volerle, di desiderale dentro di me.
"Si papà, mettimi dentro le dita, fruga la mia... figetta di maschio!" ero rosso come un peperone, non credevo di poter verbalizzare una simile richiesta, ma fui premiato da un affondo delicato ma costante.
Mi inarcai.
La sua mano mi reggeva la nuca mentre stringevo i denti.
Poi iniziò ad andare su e giù.
"Apri gli occhi! Guardami mentre ti sditalino!"
Fissai quegli occhi di ghiaccio con sguardo implorante, sentendolo scavare dentro di me.
Lasciai le natiche afferrandogli il cazzo e cercando di segarlo.
Lui iniziò ad andare più veloce.
Serrai le labbra.
"Grida! Grida per me, dimmi che ti piace, dimmi che lo vuoi"
Scossi la testa, le dita scivolavano scavando violente, forse troppo, facendomi fastidio, quasi dolore e gemetti.
"Dimmi che vuoi che continui!" ordinò di nuovo.
E io obbedii "Oh sì papà, spingi le dita dentro, aprimi ancora" e mentre lo gemevo mi accorsi che diventava più vero. Spinsi verso di lui, col cazzo che sobbalzava sulla pancia e perdeva gocce di sperma e il suo arnese stretto in mano.
Mi baciò "Bravo ragazzo" sfilò le dita e prese la solita crema.
"Usiamo questa" mi disse spremendo il contenuto del tubetto nel mio buchino ancora aperto e rimettendoci subito le dita.
La sensazione di sollievo fu immediata. La crema era oleosa e fresca, pareva ammorbidire i miei muscoli. Le sue dita scivolavano senza attrito, poteva anche girarle senza farmi più troppo fastidio.
"Va meglio cucciolo?" Annuii "Sì papà, così non mi fa più male" mugolai lasciando che mi baciasse.
Quando sfilò le dita fui tentato di chiedere di non smettere ma il loro posto fu subito preso dal plug. Mi baciò in fronte. "Riposa mentre preparo il pranzo." disse e mi lasciò li sul letto, col cazzo di nuovo duro e il mio gioiello ben piantato nel sedere.
Il bagno, la tensione, ma soprattutto quella crema lenitiva fecero il loro effetto. Nonostante il plug in breve riscivolai nel sonno e non mi svegliai finchè lui dolcemente non venne a chiamarmi comunicandomi che il pranzo era pronto.
Mi rimisi pantaloni della tuta e maglietta e scesi.
Lo stomaco brontolava. Entrai in una bella sala da pranzo con un tavolo rettangolare che poteva ospitare al meno otto persone e lo trovai ben apparecchiato. C'era del prosecco nei calici e una pasta alla carbonara dall'aria invitante nel piatto.
Il plug mi rendeva un po' impacciato.
Mi avvicinai al tavolo con l'acquolina.
Lui mi accarezzò la schiena scendendo fino alle chiappe e giocando un po' col plug attraverso la stoffa.
"Se ricordo bene la carbonara ti piaceva un sacco"
Annuii, sapevo di averglielo detto qualche giorno prima in chat.
Ci sedemmo e iniziai a mangiare, era ottima e avevo una gran fame.
Le nostre gambe si sfioravano sotto il tavolo.
Parlammo con calma sorseggiando il vino, e mentre lo facevamo le sue mani mi toccavano il ginocchio, mi accarezzavano il viso, salivano fino all'inguine.
Ben presto mi ritrovai a infilare i bocconi in bocca mentre la sua mano mi toccava il pisello.
E ricambiai il favore. Con una mano reggevo la forchetta e con l'altra lo segavo, lo toccavo, lo accarezzavo e nel mentre continuavamo con naturalezza i nostri discorsi.
Una volta finito e dopo avergli fatto i complimenti lui sorrise.
"Vuoi il dolce prima del caffè?" chiese.
"Oddio papà son pieno, non credo di aver posto per il dolce"
"Vedremo" mi disse sparecchiando e scomparendo in cucina.
Tornò con due piatti vuoti.
Me ne mise uno davanti, strusciandosi su di me, poi mi baciò e mi fece chiudere gli occhi.
"Aprili e dimmi che ne pensi del dolce..."
Aprii gli occhi.
Sul piatto bianco svettava il suo cazzo duro, che lui teneva premuto per evitare che balzasse ritto, in una posizione comica.
Sorrisi.
"Mi sa che per questo lo spazio lo trovo" dichiarai.
Lui si mise in piedi davanti a me.
Adoravo quel cazzo grosso e venoso, il suo odore. Leccai la punta perennemente umida e poi lo infilai in bocca.
La sua mano sulla nuca mi guidava. Una mia mano gli accarezzava la gamba, mentre con l'altra lo impugnavo facendogli una sega, o toccandogli le palle.
Me lo gustai a lungo poi lui mi fece alzare e voltare, mi sfilò il plug e appoggiò la cappella al mio buco pulsante e umido.
"Prendilo" mi disse.
Non diedi spazio alle paure, in fondo prima ci ero riuscito.
Spinsi piano contro di lui appoggiandomi alla sedia.
Sentii la cappella dura spingere. Strinsi i denti mentre lo tiravo dentro di me, respirando e spingendo con l'ano come se volessi espellerlo. Poi ci fu il classico salto quando la resistenza fu vinta. Gemetti e lui sospirò. Continuai a spingere facendolo entrare.
Lui mi accarezzava la schiena. Arrivò con le mani sui fianchi.
"Respira!" mi ricordò. Feci un respiro profondo e lui mi afferrò i fianchi e con un colpo di reni affondò il resto del cazzo.
Gridai aggrappandomi alla sedia.
E lui iniziò a muoversi, non troppo veloce ma deciso.
"Ah! Piano papà, piano! Fai piano! Ah papà mi sfondi!" ero implorante mentre appoggiavo un ginocchio alla sedia.
Ma la sua presa era d'acciaio.
Mi fece voltare e mi fece stendere il busto sul tavolo.
Si fermò. Si stese su di me.
Io respiravo affannosamente cercando di abituarmi a quel cazzo.
"Vuoi bene al tuo papà?"
"Si però fai piano!"
"Se vuoi bene al tuo papà adesso devi farlo godere!"
"Si papà, sì" ero spaventato.
Lui mi baciò il collo e si alzò, mi prese una gamba e me la appoggiò sul tavolo. ero in equilibrio precario, un piede appena appoggiato sulla punta al pavimento, l'altro sul tavolo, il culo aperto con quel palo piantato dentro fino alle palle che si muoveva piano facendomi gemere.
"Adesso papà ti scopa a dovere! - disse- "E tu lo dovrai incitare e ringraziare, fai il bravo!"
Deglutii, lui si ritrasse e iniziò a dare spinte lunghe profonde.
Mi teneva le chiappe divaricate e ruotava il bacino per affondare completamente dentro di me. Gemevo ad ogni colpo.
"Lo vuoi"
"AH"
Un colpo più forte
"Lo vuoi il cazzo in culo?"
"AH si, ma piano"
Un altro colpo più forte. Mi inarcai.
"Lo senti il culo che sia apre per papà"
"Siiiii"
"Lo vuoi?"
Avrei voluto gridare di fare piano, ma temevo altri affondi, così mi sforzai.
"Si papà dammelo"
"Così?"
"Si così, scopami"
"Ti piace essere aperto e scopato sul tavolo?"
"Si papà, aprimi" e mentre lo dicevo, di nuovo, diventava vero.
"Ogni volta che guarderai il tavolo ti ricorderai del mio cazzo che ti sfonda"
"Si papà, sfondami, aprimi, fammi tuo"
I colpi si fecero meno profondi e più veloci, afferrai il bordo del tavolo per reggermi. Il piede non toccava più il pavimento, era lui a tenermi sollevato, mentre la sua cappella affondava nel mio profondo.
Sentivo il contorno di quella verga dura, stringevo il culo per percepirlo e lui mugolava "Bravo, Bravo il mio bambino, stringi il cazzo di papà, mungigli la sborra!"
E il movimento era veloce, sobbalzavo, a volte stralunavo gli occhi, la bocca aperta gemeva parole senza senso.
Mi tirò giù dal tavolo, mi spinse verso la parete, senza uscire, muovendosi.
Mi appoggiai al muro con le braccia e la faccia.
Le gambe mi sembravano non reggermi.
Lui si muoveva veloce nel mio buco lubrificato dalla crema, sbatteva sulla mia prostata. La sua mano mi afferrò il cazzo. era moscio.
Pensai sarebbe rimasto tale, ma lui rallentò, iniziò a baciarmi il collo e poi l'orecchio e a sussurrarmi parole dolci e sporche "Bravo il mio ragazzo, senti che culo , è come il burro, sembra fatto per il cazzo di papà! bravo, prendilo, prendilo tutto, dimmi che lo vuoi, dimmi che ti piace"
"Si papà mi piace, mi fa male ma mi piace, mi piace sentirti dentro, mi piace che mi impali"
E il mio cazzo sembrò obbedire, lentamente, nella sua presa, si intostò, si indurì. Lui era lento nei movimenti dolce e quando finalmente il mio cazzo fu duro ricominciò ad accelerare.
Con l'altra mano mi stringeva i capezzoli, mi accarezzava la pancia "Lo senti il cazzo di papà nel pancino? tra poco ti riempio, ti faccio mio, ti inondo la pancia con la mia sborra calda."
E io impazzivo a sentirlo sussurrare affannato quelle porcate al mio orecchio mentre lo leccava in modo perverso.
Il cazzo andava sempre più veloce, lui mi tirava a sè. Io mi appoggiavo la muro, gemevo. Sentivo che colpiva la prostata.
E l'orgasmo cominciò a montare "Oddio papà, così vengo, se fai così sborro!" non so perchè avevo quasi paura di quell'orgasmo ma lui non calò alnzì aumentò il ritmo.
"Si, bravo, vieni, voglio sentire il culo che si contrae per l'orgasmo e voglio sborrare con te! non trattenerti! vieni! godi!"
E io non potei più trattenermi. Il cazzo si contrasse nella sua presa e iniziò a schizzare lo sperma contro il muro, mentre il mio corpo tremava, io rovesciavo gli occhi, gemevo con una voce non mia.
E lui spinse più forte e mi inondò.
Mi tremavano le gambe. Lui era inarrestabile, si muoveva continuava a segarmi, mi faceva quasi male. Ci volle un momento per rallentare.
Si sfilò da me e io scivolai a terra, appoggiando la schiena al muro.
Lui mi mise il cazzo in faccia.
Non dovete dire nulla, aprii la bocca e lo succhiai sentendo il suo sapore e il mio mescolati.
Si sfilò, si chinò davanti a me, mi prese la faccia tra le mani e mi baciò: "Sei stato bravissimo! Ormai hai il culo aperto come una fighetta, mi sa che sta sera possiamo invitare a cena lo zio!".
Lo guardai stralunato, ma non avevo la forza di replicare, la mia mano era appoggiata al mio buchetto e con il dito lo stavo esplorando, mentre lo sperma cominciava a scivolare fuori. Senza pensare portai il dito alla bocca e lo succhiai, pensando fosse il dolce più buono assaggiato negli ultimi anni.
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