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Gay & Bisex

L'affittacamere 1


di xsea3
07.04.2025    |    2.075    |    7 9.9
"Un rumore mi distrae, sullo schermo un nuovo ragazzo, naturalmente figo, è comparso sulla scena, la ragazza sembra sorpresa mentre si avvicina, la..."
Per l’università ho deciso di spostarmi in un’altra città. I miei genitori hanno acconsentito purché mi pagassi l’alloggio da solo. Non era cattiveria o voglia di responsabilizzarmi, semplicemente non c’erano le possibilità per fare diversamente. Stabilirono un piccolo aiuto che potevano darmi e con quello dovetti organizzarmi.
Mentre cercavo un possibile alloggio ne parlai col mio amico Marco. Lui era di Milano e ci eravamo conosciuti in vacanza e grazie alla tecnologia non era stato difficile restare in contatto. Marco era sicuramente un ragazzo più mondano di me, abituato alla provincia, e quando gli parlai del problema mi suggerì un nome. Si trattava di un affittacamere nella città dove sarei dovuto andare a studiare. Non volle spiegarmi come lo conoscesse, ma mi disse che era solito andare incontro agli studenti.
Così mi armai di coraggio e lo chiamai. Aveva una stanza disponibile per me in una grande casa ereditata dai suoi e mi disse che, se avessi voluto andarla a vedere, avremmo potuto discutere anche dell’affitto.
Così un giorno d’estate presi il treno e mi lanciai nell’avventura. Gli esami di matura erano finiti, mi sentivo leggero e adulto, mentre mi imbarcavo in quel viaggio.
Arrivato in città cercai l’indirizzo. Trovai un portone in un palazzo antico. Sul campanello il cognome che mi aveva dato l’amico di Marco. Il posto era perfetto perché poco distante dalla mia facoltà universitaria.
Suonai, entrai in un atrio pulito e puntai all’ascensore. L’affittacamere era al 5 e ultimo piano.
Arrivato al pianerottolo su cui davano tre porte, ne vidi una socchiusa e bussai.
Si aprì subito e mi trovai davanti un uomo sui 40, alto e vestito di lino. La carnagione scura, i capelli nerissimi e gli occhi scuri. Probabilmente faceva palestra perché era molto in forma; immaginai avesse gran successo con le donne.
Non mi fece entrare, ma mi guidò al piano inferiore. Lo seguii mentre scendeva agilmente le scale. Suonò ad una porta e un ragazzo più o meno della mia età venne ad aprire.
Sorrise un po’ smarrito.
-Non ti preoccupare Sasha, non son qui per l’affitto, devo mostrare la stanza al nuovo possibile coinquilino.-
Il ragazzo si fece da parte e il padrone di casa mi mostrò l’appartamento. Era grande, con una bella cucina, uno spazioso salotto, una terrazza e un bagno, tutto ben tenuto.
Mi condusse nella zona notte, aprì una porta e mi mostrò una stanzetta ben curata, con un letto, una scrivania e una libreria spoglia.
-Questa sarebbe la tua stanza. Il letto ha un secondo letto sotto, puoi dividerla con qualcuno se lo trovi o pagarla come singola. La casa ha il wi-fi che è incluso nell’affitto.- Mi scortò nel corridoio. -Questo è l’altro bagno, dovresti dividerlo con gli altri. Al momento c’è Sasha nella camera accanto alla tua e poi due altri studenti che condividono quella in fondo. Se ti piace, possiamo salire e parlare di costi, altrimenti, se non incontra le tue esigenze, amici come prima. Però dovrai decidere in fretta, stanno già arrivando nuove richieste-.
Annuii seguendolo di nuovo su per le scale, dopo aver salutato il ragazzo che poteva diventare mio coinquilino.
Entrati nel suo appartamento, mi scortò in salotto e mi offrì un caffè.
La stanza che mi offriva era quanto di meglio potessi desiderare ma il suo costo, per quanto relativamente basso, considerato che includeva tutte le altre spese, era decisamente eccessivo per le mie attuali possibilità. Glielo dissi spiegando la mia situazione.
-Dovresti cercarti un lavoretto, non troverai mai un posto dove dormire con quel budget, se devi anche mangiare e avere una vita.-
Annuii, il problema mi era chiaro, gli dissi che stavo cercando un lavoro ma che ancora non avevo trovato nulla, non conoscendo la città.
Lui annuì e mi squadrò da testa a piedi in un modo che mi mise in imbarazzo: -Sei carino.- sentenziò.
Sorrisi senza sapere cosa dire.
-Posso proporti un accordo. Questo palazzo è tutto mio, non ho problemi di soldi grazie a questa attività che ha diverse sfaccettature… ma mi diverte stare a contatto coi ragazzi e aiutarli, se loro aiutano me…-
Il discorso mi pareva strano, soprattutto per il modo in cui i suoi occhi nerissimi mi fissavano. Mi trovai a deglutire mentre chiedevo spiegazioni.
-Una opzione che do alle matricole come te è la seguente: pagamento dell’affitto in natura.-
Restai allibito, non potevo credere a quello che sentivo e quindi mi dissi che avevo frainteso: -Nel senso che devo fare dei lavori, tipo le pulizie?- chiesi.
Lui rise, sfoggiando i suoi denti bianchi: -No, parlo di favori sessuali, a me.-
Arrossii completamente: -Non sono gay- risposi pensando di andarmene subito. Dove diavolo mi aveva mandato Marco?
-Affermazione sciocca se non hai mai provato. Comunque, a me non interessa con chi vai a letto, ma che tu sia obbediente con me. La formula è questa, visto che è chiaro che sei un verginello: il pagamento dell’affitto per i primi due mesi è settimanale. Si inizia con una cosa facile, una sega. Poi di volta in volta ti dico cosa voglio per la settimana seguente. Se trovi un lavoro o comunque i soldi, puoi pagare senza problemi, interrompendo il contratto. Se però non li hai per la settimana dopo, o te ne vai o fai il bravo.- Lo disse passandosi la lingua sulle labbra come se osservasse un dolce.
Non che io non fossi effettivamente carino, bassino, forse, ma asciutto, di carnagione chiara, coi capelli castani tagliati corti e dei begli occhi nocciola. Ma non potevo pensare che lui davvero mi guardasse come io guardavo le ragazze.
Lui continuava a sorridere: -Puoi pensarci, come t’ho detto, magari vedere se trovi altro, io non mi offendo. È chiaro però che non ci devi mettere molto, questa proposta rende il luogo ambito a molte puttanelle che non vogliono o non possono pagare. Ma ho una predilezione per i verginelli, quindi posso tenerti il posto per qualche giorno. Mi fai sapere per la prossima settimana?-
Ero imbambolato. Lui si alzò con un movimento fluido, era chiaro che per lui la trattativa era finita.
Mi chiesi se il ragazzo che avevo visto prima si offrisse a lui anziché pagare l’affitto, questo avrebbe spiegato l’espressione con cui l’aveva accolto sulla porta.
Tornai a casa smarrito e durante il viaggio in treno chiamai Marco: -Ma dove cazzo mi hai mandato!?!?- esordii.
Lui scoppiò a ridere e mi prese in giro per la mia bigotteggiane. Dove la trovavo una occasione così? Il tempo di cercare un lavoro e avrei avuto una bella stanza in centro: cosa sarebbe stato qualche smanazzamento o qualche pompino, intanto che trovavo un'altra entrata?
Ero shockato dalla sua naturalezza! Ma lui proseguì, spiegandomi che lui stesso l’estate della quarta superiore era stato ospite in uno di quei appartamenti e che si era trovato bene. La casa pulita, i ragazzi simpatici e il padrone di casa ci sapeva fare.
Ero incredulo, e si che avevo visto Marco con diverse tipe. Glielo dissi e lui rise di nuovo: aver fatto qualche gioco erotico con un uomo esperto e gentile non gli aveva tolto la voglia della figa. Anche il padrone di casa, per altro, si dava un sacco da fare con le ragazze!
Parlammo per una mezzora, secondo lui dovevo accettare senza esitazioni: avrei trovato un lavoro e sistemato tutto prima che la cosa diventasse pesante e tutto si sarebbe sistemato.
Passai il resto del viaggio chiedendomi se fosse vero. Immaginai di toccare il pisello di Carlo e mi sorpresi a chiedermi come lo avesse. Magari piccolo e brutto o enorme come quello di certi porno star. Poi allontanavo l’idea e mi ritrovavo a chiedermi come fosse averlo in bocca. Una parte di me si disgustava, ma un'altra si diceva che se mi aspettavo che una ragazza succhiasse il mio, non potevo pensare fosse così disgustoso…
Furono giornate difficili e tormentate, ma alla fine chiamai Carlo, l’affittacamere, e gli dissi che accettavo la sua proposta. La prima settimana l’avrei pagata con un bonifico e poi avremmo deciso di volta in volta.
L’uomo fu come sempre cordiale e asciutto, al telefono, mi diede l’iban per il piccolo bonifico e fissammo la data per il trasloco.
Così a fine settembre, una settimana prima dell’inizio delle lezioni, mi presentai con due valigie al suo portone.
Ero speranzoso di riuscire a trovare una fonte di reddito al più presto, avevo una intera settimana. Ma per ogni evenienza non mi ero portato troppe cose, pronto nel caso ad andarmene senza problemi.
La prima settimana volò. Sasha e gli altri coinquilini mi accolsero con garbo. Specificai che non sapevo se sarei rimasto e stetti un po’ sulle mie. L’idea che quei tre potessero pagare in natura il loro affitto mi turbava.
Sasha era in casa più spesso, gli altri due, Gianni e Paolo, facevano molta vita mondana e si vedevano di rado a cena.
Avevamo orari diversi anche per le lezioni, sicché immaginavo che se fossi rimasto li ci saremmo incrociati di rado. Erano ordinati e puliti e questo mi bastava. Passavo le giornate in camera a leggere o in giro a cercare il famoso lavoretto. Ma non avevo mai fatto una cosa del genere. Forse l’imbarazzo o l’inesperienza, ma nessuno pareva interessato ad assumermi, né come cameriere, né nei lavori impiegatizi che avevo trovato su un sito di annunci di lavoro. In fondo, avendo fatto un liceo, era vero che non avevo una vera preparazione.
Venerdì mi arrivò un messaggio su WhatsApp. “Ciao Lorenzo, sta sera quando rientri ti aspetto su per l’affitto”
La bocca mi si fece asciutta: era di Carlo. Potevo protestare che la settimana finiva domenica, ma la questione non era quella, bensì se sganciare i soldi per un'altra settimana o provare a fargli quella dannata sega. Avevo dei soldi da parte, ma in quella settimana avevo sperimentato i costi della vita. Ognuno di noi coinquilini si faceva la spesa per sé: avevamo un ripiano a testa in dispensa e nel frigo, ma per quanto cercassi di contenermi, il prezzo della vita è alto in una grande città universitaria. E ancora non avevo iniziato le lezioni. Se la prospettiva era quella di restare lì per un anno, forse era meglio tenere i miei risparmi da parte per quando le richieste del mio padrone di casa fossero diventate troppo impegnative. Magari nel mentre avrei trovato quel dannato lavoro. Scrissi che sarei salito da lui alle 17.00, se gli andava bene. E lui mi rispose con un pollice in alto.
All’ora stabilita uscii di casa sotto lo sguardo vigile di Sasha che era in salotto a leggere un libro. Aveva un mezzo sorriso come se sapesse cosa stava succedendo. O forse era solo una mia idea e i suoi erano ricchi e potevano serenamente pagare quell’affitto onesto. Forse pensarla così era ancora peggio, se sapeva cosa succedeva in quel posto, dovevo sembragli davvero una povera puttanella. Rabbrividii e scacciai quell’idea, in fondo stavo investendo sul mio futuro! Col cuore in gola salii all’ultimo piano. Quando le porte dell’ascensore si aprirono e suonai il campanello mi accorsi che mi tremavano le mani.
Carlo aprì in breve, sorridente. Dovevo avere un’espressione drammatica perché scoppiò in una risata e mi abbracciò sussurrandomi -Oh povero cucciolo!-
Mi prese di sorpresa completamente. Rimasi immobile sentendo le grosse braccia che mi cingevano e la sua pelle rasata premuta sulla mia guancia liscia. Il suo corpo era caldo e sodo e mi parve di avvertire qualcosa indurirsi nei jeans che indossava. Aveva un buon profumo da uomo, immaginai di ottima marca.
Mi lasciò facendomi accomodare.
Sedetti sul divano.
-Immagino che tu abbia deciso per il pagamento in natura- disse accomodandosi accanto a me.
Annuii incapace di proferire parola.
Lui sorrise bonario: -Non essere così teso non è un omicidio. La prima paga consiste in una sega con limone.-
Sgranai gli occhi immaginando di doverlo masturbare con un limone, lui dovette capirlo perché mi scompigliò i capelli: - Oh se sei ingenuo, mi piaci da matti!- sentenziò, poi mi prese il mento col pollice e l’indice: -Questo tipo di limone- mi sussurrò, posando le labbra sulle mie.
Istintivamente mi ritrassi, ma lui mi prese il viso tra le mani, tirandomi a sé e iniziò a leccarmi le labbra. Resistetti un momento, pensai di liberarmi, mentre afferravo le sue braccia muscolose.
E mi resi conto che sarebbe stato stupido; avevo accettato la sua proposta pochi attimi prima...
Lui avvertì la resa e spinse la lingua. L’accolsi in bocca. Era strano baciare un uomo: lui era incalzante, deciso, con labbra morbide e una lingua esperta che mi esplorava senza soffocarmi.
Il bacio durò qualche secondo. Poi lui si separò delicatamente. Aprii gli occhi e lo vidi sorridere: -Prometti bene. Ma adesso sono impegnato. Per il pagamento ci vediamo domani pomeriggio, tanto non hai lezione vero? Ti aspetto verso le quattro, ok?-
Annuii sconvolto, lui mi scompigliò di nuovo i capelli e si alzò facendomi capire che potevo andare.
Mentre uscivo dall’appartamento quasi in trance mi resi conto che il mio pisello era semiduro. Colpa del bacio così sensuale.
Quella notte dormii male, terrorizzato da quel che mi aspettava il giorno seguente alle quattro.

Quando mi aprì la porta mi tremavano anche le gambe.
Il suo sorriso fu estremamente bonario mentre mi faceva cenno di accomodarmi.
Avevo fatto una doccia, più per cercare di rilassarmi che per altro e indossato una tuta, come a dirmi che si trattava di qualcosa simile all’andare in palestra. Per fortuna in casa non c’era nessuno, quindi non avevo dovuto spiegare ai miei coinquilini dove andavo.
Passai accanto a Carlo diretto in salotto, ma lui mi mise una mano calda sulla schiena e mi sussurrò: -Non di là, staremo più comodi in camera.-
Il tono era gentile ma la cosa mi agitò ancora di più.
Mi lasciai tuttavia condurre lungo il corridoio e fui introdotto in una stanza spaziosa, con mobili in legno scuro e antico. Le imposte erano socchiuse e la luce della stanza soffusa.
Carlo mi prese di sorpresa abbracciandomi e protendendosi verso di me.
Tremai nel suo abbraccio solido, istintivamente feci per scostarmi, ma la sua lingua mi arrivò in bocca, mentre sentivo il suo cazzo premere attraverso i pantaloni casual che indossava.
Superato lo shock cercai di non reagire, lasciai che mi baciasse, che la sua lingua saettasse contro la mia, mentre le sue mani mi tenevano saldamente.
Quando si separò sorrideva: -Sei un bel puledrino… Senti qui!- E accompagnò l’affermazione sfiorandomi il bozzo dei pantaloni.
Arrossii completamente, come poteva essermi venuto duro?!
-Metto un porno, hai preferenze?- Carlo era accanto al televisore che smanettava su un pc portatile, evidentemente collegato.
-In che senso?- Balbettai.
-Che genere guardi di solito?-
Tacqui. La risposta giusta sarebbe stata che non guardo quella roba. Quella vera che mi piacciono i filmini con ragazze giovani che lo prendono in figa e in culo e che hanno orgasmi sconquassanti.
-Hai detto che non sei gay, quindi metto su un porno bi, se non hai obiezioni. O Preferisci le trans?-
Scossi il capo imbambolato dalla sua naturalezza. Le donne col pisello non mi sono mai piaciute. Ho sempre pensato fosse roba da finocchi repressi. E mi rendo conto di pensarlo mentre sto per fare una sega ad un uomo che ho appena baciato.
Provo la tentazione di scappare via e tornare coi soldi. Posso ancora farlo.
-Bhè che fai lì? Spogliati!-
Carlo mi riporta al presente e di nuovo mi destabilizza. Balbetto qualcosa e lui mi si avvicina, mentre sulla grande tv a schermo piatto vedo una bella ragazza giovane che si struscia sul suo boy prestante.
Mi accarezza il viso portando i miei occhi nei suoi: - Ti sei mai segato coi tuoi amici?-
La mia mente vola a quando con mio cugino ci toccavamo i piselli. Ma eravamo troppo piccoli per sapere davvero cosa facessimo.
Poi al mio amico d’infanzia, che alle medie mi dice cos’è una sega, che lui ha provato ed è bellissimo.
E ho provato anche io, fino ad arrivare al primo orgasmo, senza che naturalmente uscisse nulla, era troppo piccolo. Presi quasi paura. E da lì mi son sempre masturbato, ma sempre da solo.
Nemmeno la mia unica ragazza mi ha mai fatto una sega. È stata una avventura breve, in vacanza, l’anno scorso, ma eravamo tutti e due impacciati. Ci siamo solo baciati e sfiorati.
Scuoto la testa.
Carlo sorride: - Meglio, a volte sono cose squallide, fatte di fretta, magari con un porno scadente, ti insegno io cucciolo. Togliti i vestiti e vieni nel letto!-
Così dicendo mi volta le spalle e si sbottona la camicia andando verso il matrimoniale. Vedo comparire la schiena possente, coi muscoli che guizzano quando sfila l’indumento.
Si ferma, slaccia e sfila i pantaloni, mostrando gambe muscolose e un sedere tondo che si contrae mentre riparte verso il letto. O ha sfilato le mutande assieme ai pantaloni o non le porta.
Lo vedo salire sul materasso e poi stendersi al centro. La stanza è calda e accogliente, le lenzuola bianche sembrano pulite. Il suo cazzo svetta già duro tra le gambe.
Dentro di me ho un tremito, non so se di paura o ammirazione. E da pornostar. Non esagerato, ma è lungo, un po’ più del mio, che comunque non è da buttare, e grosso, gonfio, leggermente curvato verso l’alto, con una cappella a fungo violacea che è già emersa dalla pelle che la circonda. Saranno 18 centimetri ad occhio.
E io devo prenderlo in mano.
-Ti piace?- Domanda sorridendo e impugnandolo in una lenta sega.
La mia testa è in confusione. Certo che no! Dovrei dire, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso. È il primo cazzo adulto e in erezione che vedo dal vivo.
Un rumore mi distrae, sullo schermo un nuovo ragazzo, naturalmente figo, è comparso sulla scena, la ragazza sembra sorpresa mentre si avvicina, la abbraccia da dietro, le bacia il collo e poi bacia l’altro maschio.
Resto incollato a guardare i tre che si limonano a turno.
-Hey verginello! Via i vestiti che poi ce lo guardiamo assieme!- Mi rimbrotta Carlo.
- Perché devo spogliarmi? Posso segarti da vestito!- Protesto con il briciolo di coraggio che mi è rimasto.
-Mia la casa, mie le regole!- Risponde lui severo, poi ammorbidisce lo sguardo – Avanti Lorenzo, fidati, non son qui per farti del male. Abbiamo un accordo, ma dipende da te se viverla come una tragedia o scoprire che può non esserlo! – Si afferra il cazzo e ricomincia a menarlo lentamente – Avanti, spogliati con calma e fatti vedere bene da papà!-
Esito un momento, posso ancora andare via. Poi penso che non ho ancora iniziato le lezioni, che i soldi sono pochi e che quell’uomo in fondo si sta comportando in modo gentile, per quanto perverso.
Inizio a togliere la felpa, poi la maglietta scoprendo il mio corpo chiaro. Lui ha i pettorali marcati e si vedono gli addominali. Io sono solo asciutto. Non muscoloso.
Predo fiato e infilo i pollici sul bordo dei pantaloni, prendo anche le mutande e con un gesto fluido me li sfilo, come per togliere un cerotto. Tolgo scarpe e calzini sfilando il pantalone, offrendo uno spettacolo goffo.
Una battuta in inglese della tipa sullo schermo richiama la mia attenzione. È in ginocchio tra i due che le accarezzano la testa e sta apprezzando le dimensioni dei due cazzi che tiene in mano.
Mi rendo conto che anche il mio è in erezione.
Carlo sorride, battendo sul materasso perché lo raggiunga.
Immagino che la sensazione che sto provando sia la stessa di chi va al patibolo.
Ma mi forzo ad avanzare, arrivo al bodo del letto, faccio un respiro e salgo.
Sono in ginocchio lì, davanti a lui, col pisello in erezione contro ogni mia aspettativa e non so che fare.
Lui sorride e mi fa cenno di andare verso di lui.
Mi chino, una sua mano calda mi cinge la nuca e mi tira a sé.
Finisco sul suo fianco, con la sua lingua in bocca.
Dovrei essere schifato, ma ho troppi input. Nelle orecchie il suono del pompino che la tipa fa ai due maschi, mescolato credo al bacio che loro si scambiano. Gli occhi chiusi accrescono gli altri sensi. Il gusto fresco della sua bocca e della sua saliva, l’odore di pulito della sua pelle bollente che preme sulla mia.
Ho il cazzo sulla sua gamba e in quel bacio appassionato mi accorgo che lo sto strusciando inconsapevolmente. Vorrei reagire ma l’altro suo braccio mi cinge, mi attira a sé.
Sono confuso, il bollore della sua pelle mi arriva in testa, il corpo sodo, forte. È così diverso da una donna. Non è morbido, non è liscio, sento i peli delle gambe che solleticano il mio uccello.
La sua mano mi accarezza la schiena, una natica. Sussulto nella sua bocca, ma la sua mano sulla nuca mi tiene lì. Muove la gamba, aiutando il mio strusciamento. Mi imbarazzo sentendo la punta del pisello umida. Mi stringe un gluteo dolcemente, poi lascia la nuca, mi separo riprendendo fiato. Lui mi fissa con quegli occhi neri, sembra divertito.
Muove la lingua tra le labbra, sembra un invito.
Non so che fare se non assecondarlo, scendo, mi appoggio tutto su di lui, il petto contro il petto, gli poso una mano sulla spalla e lo bacio di nuovo. Lui sorride, senza fermare il bacio, mi prende gentilmente la mano e se la passa sul petto. È liscio, è chiaro che si depila.
Sugli addominali, piano, lentamente. Sento tutti quei quadratini, ombelico… sento i peli radi del pube. Resisto, lui non forza troppo, attende, mi bacia più forte, spinge la gamba muscolosa contro il mio cazzo.
Cedo.
Sento la verga dura, bollente, venosa sul palmo della mano.
Lui mi chiude le dita, avvolgo il suo cazzo nel mio palmo con le sue dita che circondano le mie.
Non smette di baciarmi. Vorrei un momento per pensare, ma lui inizia a guidarmi in un lento massaggio.
Quel cazzo è enorme. Lungo da percorrere, duro come il marmo eppure morbido. È una strana sensazione toccarlo, toccare il membro di un altro maschio che mi sta limonando e toccando la schiena.
Stringo, la forza pulsante di quel pisello mi manda segnali che non so analizzare.
Lui si scosta, si mette sul fianco e costringe me a fare altrettanto.
Mi sorride, mi accarezza il viso e poi mi afferra il pisello.
Gemo.
-Prendi il mio!- ordina.
Obbedisco, siamo fianco a fianco, mi tocca piano.
Un gemito mi distrae, la tipa in tv è sulla schiena, con uno dei due che le stantuffa la fighetta con un pisello enorme. L’altro glielo mette in bocca. Lei succhia entusiasta, aggrappandosi al primo che si china e… si unisce al pompino.
Sento Carlo muoversi, mi scosta la mano, ora il suo cazzone è contro il mio. MI prende la mano e me li fa avvolgere. Li sego insieme. Oddio, non vorrei ammetterlo ma è fantastico, lui mi bacia. Li prendo con entrambe e mani.
Lui mi gira, è su di me. Mi bacia e i due cazzi si strusciano l’uno sull’altro mentre io li stringo, cerco di farli aderire, di accarezzare le punte umide, di darmi piacere sperando di fare quello che piace anche a lui.
I nostri bacini si muovono assieme, a sua lingua mi rimesta in bocca.
Si separa:-Ti piace verginello?-
Taccio, la risposta mi spaventa.
Mi afferra la nuca e mi tira verso di sé, è a pochi centimetri, fronte contro fronte, occhi negli occhi: - Ti piace segare il cazzo con il mio, ti piace?-
Stringo di più i piselli, spero che basti come risposta.
Lui mi lecca le labbra e mi fissa quasi feroce:-Ti ho chiesto se ti piace!-
Annuisco arrossendo.
-Dillo! Dillo che ti piace segare il mio cazzo col tuo!-
Il suo corpo si muove col mio, sono in estasi. I gemiti del porno nelle orecchie, l’odore di sesso nella stanza, le gocce di presperama che escono dai nostri cazzi. Non mi sono mai sentito così complice con nessuno. Così porco e libero di esserlo.
-Si, mi piace.- sussurro vergognoso.
Lui sorride e mi infila la lingua in bocca. Ci baciamo, mentre i nostri bacini si muovono per far strusciare più forte i piselli nelle mie mani.
Lui lascia la mia bocca e mi arriva all’orecchio: - Godi Troietta, lasciati andare!- mi sussurra e poi mi lecca.
È come un comando, sono incredulo io stesso. Il cazzo inizia a vibrare e contemporaneamente sento anche il suo ingrossarsi e pulsare. Capisco che sta venendo e non so perché la cosa mi eccita da matti. Non posso trattenermi, lui mi lecca il lobo dell’orecchio e poi esplodo, mentre sento i suoi fiotti caldi uscire dalla cappella e bagnare il mio cazzo, la mia pancia.
Sto per lasciare tutto, ma l’ordine arriva perentorio – CONTINUA!- e allora tengo le dita attorno alle verghe ancora turgide, lascio che lo sperma si mescoli, li renda scivolosi. La cosa è goduriosa, imbarazzante, porca. Il mio bacino non smette di muoversi, sembra che dobbiamo mungerci fino ad essere prosciugati.
Finché, pian piano, lui non rallenta e così anche io.
Si adagia su di me e mi affonda il viso nel collo e me lo lecca. Un brivido mi percorre.
Si scosta e mi sorride: - Sei bravo, di solito non vengo così in fretta!-
Vorrei coprirmi il viso con le mai, ma le ho tutte impiastricciate del nostro succo. Ora che passa l’eccitazione mi sento sporco, sbagliato.
Lui forse lo capisce, si china e mi da un bacetto sulle labbra: - Sei stato bravissimo e… Hai visto? Non è stato così male!-
Io non rispondo.
MI passa un fazzoletto e mi fa alzare, mi porta in un bagno e mi lascia li. Io mi guardo allo specchio. Cosa ho appena fatto? Ma non è tanto l’atto, quanto la confessione che mi ha strappato: “Sì mi piace!”.
Non so che pensare, così mi lavo le mani, poi nel bidet mi sciacquo il pisello. Ora voglio solo tornare nella mia stanza e farmi una vera doccia.
Torno in camera, lui sta spegnendo lo schermo e io vedo solo fuggevolmente uno dei due stalloni piantato nel culo dell’atro che stantuffa la ragazza. L’immagine mi resta impressa.
-Sei stato bravo. Ma lo sospettavo, ho fiuto per le persone. – Mi dice Carlo porgendomi la maglietta.
Io me la infilo.
-Prossima settimana l’affitto in natura costa un pompino. Se ti è piaciuto questo, immagina cosa sia prenderlo in bocca!-
Io arrossisco come al solito. Lui mi accarezza e mi da un bacetto fuggevole: - Altrimenti puoi pagare coi soldi eh, io non forzo nessuno! Ora vestiti con comodo e vai. Ci sentiamo venerdì!- E così dicendo si avvia verso il bagno lasciandomi solo.
Mi rivesto in fretta e quasi fuggo dall’appartamento.
Appena entro nel mio, vedo che non c’è nessuno e corro in bagno sotto la doccia.
Mentre l’acqua lava via il ricordo e l’odore dell’esperienza, un pensiero si insinua prepotente. Mi è piaciuto davvero?
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