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Gay & Bisex

Formazione (4) familiare: c) giocare


di xsea3
20.01.2021    |    1.153    |    5 9.7
"Era uno spettacolo di muscoli ben disegnati e asciutti..."
Tornò in salotto con una scatola anonima e la posò sul basso tavolino davanti al divano.
Poi mise un legno sul fuoco per garantire che la stanza restasse calda.
Io mi ero di nuovo distratto guardando il porno in tv, in cui uno dei ragazzi magrolini saltava convinto sul grosso cazzo dell'uomo, mentre l'amichetto si dava da fare cercando di leccare il punto in cui il grosso arnese affondava dentro il giovane cavallerizzo.
Il volume era basso, ma sentivo i deliziosi ansiti dei partecipanti.
Il mio papà per un weekend sorrise della mia espressione presa.
Avevo il pisello duro nei pantaloni. Quell'incessante tormento di toccate e poco prima anche succhiate mi aveva caricato come non mai. Il mio ano pulsava attorno al plug che avevo nel sedere e cominciavo ad essere eccitato in maniera famelica.
Lui mi sorrise e io osservai il bozzo che gli si agitava nei pantaloni.
Dovetti controllarmi per non avvicinarmi a gattoni e tirarglielo fuori per gustare di nuovo quel gelato.
SI accomodò davanti a me e aprì la scatola.
Trattenni il fiato vedendola piena di giocattoli sessuali, alcuni dei quali non ero certo di aver mai visto.
Lui sorrise malizioso e tirò fuori un tabellone con una serie di caselle colorate ed una scatola più piccola piena di bigliettini e due dadi.
"Giochiamo al nostro gioco di famiglia preferito, ti ricordi? - mi disse sistemando il tabellone davanti a me - ti divertivi un sacco da piccolo, ma ora che sei più grandicello possiamo usare tutte le carte."
Scelse due pedine a forma di cazzo, una rossa per lui e una blu, come il mio gioiello nel culetto, mi spiegò, per me.
"Cosa mettiamo in palio?" chiese.
Arrossì, non conoscevo affatto quel gioco, anche se avevo una certa idea di cosa aspettarmi. Figuriamoci cosa mettere in palio.
"Non saprei..." risposi incerto.
Lui si toccò distrattamente il cazzo, consapevole di aumentare la mia tensione ed eccitazione e finse di pensarci su.
"Che ne dici se chi vince fa un bel massaggio, di almeno mezzora, all'altro?"
Sorrisi, l'idea mi piaceva, anche se in quel momento non era proprio un qualunque massaggio ciò che desideravo. "Fatta" confermai.
"Ok, vieni qui, non si può iniziare a giocare con quel gioiello nel tuo bel culetto!" mi disse.
Mi avvicinai a lui.
Ero in ginocchio, lui mi tirò sulle sue gambe, mi abbassò i pantaloni e mi accarezzò il sedere.
Poi mi ordinò dolcemente di spingere e mentre io obbedivo sfilò il plug dal mio sedere.
Lo sentii sospirare mentre il suo cazzo mi premeva duro sulla pancia.
Mi massaggiò un po' il buchino, lo sentii trafficare e poi percepii di nuovo la sensazione fresca ed unta della crema con cui mi aveva già riempito poche ore prima.
La sensazione di morbidezza mi avvolse. Questa volta non infilò le dita, ma me ne sparò un poca dentro e mi massaggiò il buchetto. Mi sorpresi deluso.
Mi diede un buffetto sul sedere, mi tirò su i pantaloni e mi mandò al mio posto.
Tirai il dado per primo.
3. Mossi la mia pedina di tre caselle e arrivai su uno spazio rosa.
Lui sorrise mentre pescava una carta dello stesso colore e me la passava.
"Leggi ad alta voce"
Guardai la carta. Un disegno tipo manga rappresentava un ragazzo con le guance arrossate, il cazzo duro, disteso sulla schiena con le dita ben infilate nel sedere, sopra una frase che lessi ad alta voce un po' incerto.
"Johnny ti sfida: hai un minuto per mostrare al tuo partner quanto sei agile con le dita. - presi fiato - hai un minuto di tempo per metterti davanti a lui e infilare più dita possibile nel tuo culo. Per ogni dito avrai un punto in più da aggiungere la prossimo tiro. Ma non dimenticare di essere sensuale".
Alzai gli occhi dalla carta arrossendo.
"Mmm che bella sfida. - Esclamò lui con gli occhi furbetti- stenditi sul divano e fami vedere, qui c'è il cronometro, lo imposto a 60 secondi!"
Posai la carta e mi distesi sulla schiena sul divano calandomi i pantaloni e sollevando le gambe.
"Hai già il culetto bello incremato - mi disse lui - vuoi leccarti le dita prima di iniziare?"
Arrossendo vistosamente, col sedere scoperto davanti a lui mi portai l'indice in bocca e lo inumidii più che potevo.
"Pronto? Via!"
Fece partire il cronometro. Io trovai il buchino col dito e lo saggiai timidamente. Con tutta l'attività di quella mattina lo trovai morbido e cedevole. Affondai facilmente il primo dito.
Lo mossi piano, guardandolo negli occhi mentre lui si accarezzava il cazzo e si sfiorava un capezzolo.
Poi portai le dita alla bocca, leccai anche il medio e provai ad infilarlo. Per fortuna ho le mani piccole. Senza esitare lo estrassi ed infilai anche il terzo. Questa volta incontrai resistenza.
Lui mi osservava incantato e mi incitava "Si così... come sei porcellino, muovilo bene, fammi vedere come ti apri la fighetta" arrossivo, ma ero eccitato, tentai di infilare anche il mignolo, ma era troppo.
"Venti secondi" mi avvisò. Spinsi, contraendo il viso in una smorfia di fastidio, ma riuscii a infilarmi le quattro dita dentro. Le sfilai, lasciandogli vedere il mio buchino aperto, sentendomi una pornostar e molto fiero e le reinfilai.
"Stop, purtroppo" dichiarò lui.
Mi rivestii e tornai al tavolo.
Lanciò lui.
4. La casella era gialla. Prese la carta dello stesso colore.
La osservò un attimo e sorrise: "MMM dice: benvenuto a casa di Paco, se non vuoi rimanerci per un turno dovrai pisciare mentre il tuo partner ti tiene il cazzo indirizzando lo schizzo" Mi fissò negli occhi.
"Vuoi lasciare il tuo papà fermo per un turno appena iniziato il gioco?" il suo sguardo da falso cucciolo mi fece sorridere.
Andammo in bagno.
Lui si abbassò i pantaloni.
Aveva il cazzo completamente in tiro.
"Papà non potrai mai farcela"
"La carta non parla di water"
Aprì la doccia.
MI fece mettere dietro di lui.
"Impugnami il cazzo" mi disse.
Obbedii.
Attendemmo. Non sapevo che fare per aiutarlo, ma presto sentii l'uccello animarsi e vidi un primo fiotto di urina schizzare fuori.
"Abbassalo o ci laveremo!" mi disse e io cercai di indirizzare il getto verso la parete.
Osservai il getto di piscio sgorgare da quel grosso pisello che mi pulsava in mano e senza accorgermene premetti tutto il corpo su di lui, facendogli percepire il mio cazzo duro.
Lui sorrise.
Lentamente il getto perse potenza. Cercai di evitare che si pisciasse addosso, ma alcune gocce inevitabilmente mi colpirono la mano.
Lui si voltò e mi chiese della carta.
Gliela porsi, si asciugò e asciugò la mia mano. Poi lavò la doccia e tornammo in salotto.
Tirai. 5. Più i 4 punti di prima, uno per ogni dito, 9, andai alla casella 12.
Era fucsia "Benvenuto al negozio di toys, hai vinto una prova gratis del nostro nuovo vibratore con controllo a distanza, dovrai tenerlo per 3 turni mentre il tuo partner lo azionerà a piacere"
Alzai gli occhi su papà che già reggeva un plug non troppo grosso dalla forma strana e sorrideva. "Bella prova: è un vibratore prostatico" mi disse.
Lo osservai cospargerlo di crema e avvicinarsi. Mi calò i pantaloni e me lo infilò con un gesto unico, strappandomi un gridolino. Apprezzai di non aver fatto grandi resistenze, ma la forma studiata appositamente mi affondava dentro arrivando con la punta a sfiorarmi la prostata. Lui mi diede un bacio mentre armeggiava col giocattolo e io sussultai mentre iniziava una lenta vibrazione.
Come niente fosse tirò.
2. Casella blu. Prese la carta. "L'alieno Astarax ti trova attraente. Per non offenderlo dovrai cavalcarlo per un minuto davanti al tuo partner" lesse.
Lo guardai sorpreso ma lui con naturalezza estrasse dalla scatola un vibratore blu dalla forma strana. Sembrava davvero la protuberanza di una creatura di un altro mondo. Non troppo grosso, nè lungo. Alla base aveva una ventosa.
Senza esitare la applicò al pavimento, poi fissandomi negli occhi si sfilò i pantaloni, appoggiò la forma di silicone al solco delle sue chiappe e con un solo colpo se ne infilò metà. Lo vidi stralunare gli occhi e mugolare.
Ero scioccato. Lo vidi spingere fino a prenderlo fino in fondo.
Aprì gli occhi e mi sorrise, poi armeggiò con un telecomando che aveva in mano e improvvisamente la vibrazione del mio giochino iniziò a crescere, a intervallarsi.
Gemetti.
"Ah... papà... piano... piano ti prego... Oddio non così forte..." lui continuava a muoversi con quello strano vibratore nel culo.
"Godiamo tutti e due col culo figliolo" mi mormorò e aumentò la vibrazione.
Afferrai con le mani il bordo del tavolo per reggere quell'assalto osservando ora il cronometro che pareva scandire secondi lunghissimi, ora quel bell'uomo sodo che quasi con grazia cavalcava il giocattolo come niente fosse.
Rantolavo piccoli gemiti, lui mugolava, il cazzo che gli ballonzolava teso davanti eccitandomi ancora di più.
Finalmente il tempo finì e lui si sfilò agilmente il gioco dal sedere.
E ridusse la mia vibrazione.
Andammo avanti così per circa un'ora.
In sequenza dovetti, sempre col vibratore nel sedere fare l'elicottero col pisello e lui indossare uno stimolatore del frenulo per due turni.
Toccò a me pisciare ma con un suo dito nel culo. Avevo appena tolto il vibratore dal controllo remoto. Fu un'esperienza sconvolgente e lunga. Ogni volta che muoveva il dito il flusso di pipì si interrompeva. Poi lui mi dovette succhiare senza usare le mani e io dovetti leccargli il buchetto per 3 minuti.
Gli sarebbe toccato farsi pisciare addosso, ma avendolo appena fatto non avevo nemmeno una goccia da offrire.
Fermandomi un turno, lui dovette indossare un anello vibrante e poi due pinzette sui capezzoli. Finalmente lo vidi senza maglietta. Era uno spettacolo di muscoli ben disegnati e asciutti.
A me toccò un vibratore che si gonfiava. Avevo dieci domande sulle parti del corpo erogene dell'uomo, ad ogni errore papà gonfiava il dildo.
Ne azzeccai 5. Il coso dentro di me mi dilatò come non pensavo possibile.
Poi lui dovette farmi un pompino di 3 minuti. Andai così vicino a venire che quando suonò il cronometro credetti di mettermi a piangere.
Per fortuna potrei ricambiare il favore. Succhiai quel grosso cazzo come fosse la mia unica ragione di vita, ma in 5 minuti lui non venne.
Con il tiro seguente lui doveva pisciarmi in culo.
Ma avendo dato a inizio gioco restò fermo un turno.
E io col tiro seguente... vinsi.
Il gioco era durato un paio d'ore. La stanza era satura dell'odore del sesso e credo del nostro testosterone. Le palle mi facevano quasi male dalla voglia di sborrare.
Bastava mi sfiorasse per farmi tremare.
Il mio sederino era dilatato.
"Piaciuto il gioco?" chiese.
Io annuìì.
Mi baciò.
Credetti di prendere fuoco.
Lui era tutto nudo, io avevo solo la maglietta.
La sfilai mentre la sua lingua mi frullava in bocca.
Lo abbracciai, sentendo quel cazzo bagnato di precum che mi premeva sulla pancia.
Lo strinsi e lui mi afferrò per le chiappe, le divaricò e iniziò a toccarmi il buchetto.
Buttai la testa all'indietro "Oh sì" gemetti.
"Si Cosa?" chiese lui.
"Mettimi le dita dentro!" implorai mentre stringevo il mio cazzo al suo, alzandomi in punta di piedi.
"Ti frugo come una fighetta" mi disse tenendomi la nuca con una mano e iniziando a muovere le dita dentro di me.
Si staccò e iniziò a leccarmi la lingua con la lingua.
Poi mi guidò sul suo cazzo.
L'odore mi inebriava. Sapeva di saliva, di sesso, di sborra, forse perfino un po' di piscio, ma in una mescolanza che in quel momento mi eccitava come non mai.
Dopo qualche minuto mi rialzò e mi strinse, mi baciò.
"Cosa vuoi?"
Non pensai "Voglio sentirti dentro!"
Mi uscì così, ero scioccato, ma mi era proprio uscito dal profondo.
Lui si staccò e si sedette sul divano, si afferrò il cazzo e mi guardò.
"Siediti in braccio a papà".
Non volli pensare, Mi misi a cavalcioni.
Lui iniziò a strusciarmi il cazzo sul buco dilatato.
Impazzivo, lo volevo.
"Chiedilo!" ordinò!
"Ti prego papà"
"Cosa? dillo!"
"Mettimi il cazzo dentro"
Sentii la cappella appoggiata e scesi piano.
Entrò subito senza fatica.
E io scesi. Lo volevo tutto.
Mi mancava il fiato. Sentivo fastidio, anche se non dolore, ma lo volevo tutto.
Lui mi abbracciò e iniziò a baciarmi mentre mi accarezzava la schiena.
Io saltellavo piano, col suo cazzo in culo.
La sensazione di fastidio era lì ma ero troppo eccitato. Il mio cazzo svettava tra le mie gambe.
Lui lo afferrò e iniziò a segarlo velocemente.
Gemetti, mi strinsi al suo collo.
Lui mi fece scendere con la schiena indietro.
Il cazzo arrivò più a fondo.
Era così duro e pulsante che ne sentivo i contorni dentro di me.
"TI piace il cazzo di papà?" mi chiese.
"Si papà... si" gemetti.
Mi abbracciò, si sollevò come un fuscello e si girò.
Mi trovai sulla schiena con quell'uomo che si muoveva dentro di me.
Finalmente più libero spingeva a fondo, ruotando il bacino.
La sua bocca non mi dava tregua, la mano attorno al cazzo nemmeno.
Avevo trattenuto l'orgasmo troppo a lungo.
Mi sentii pervaso dalla voglia. Senza rendermene conto spingevo il culo contro di lui.
Faceva male, era grosso. Fastidioso, mi slabbrava, ma lo volevo.
Lo stringevo, lo tiravo a me, lo baciavo, affondavo le dita nella sua schiena.
"Ti piace il cazzo? ti piace bene a fondo nel culo?"
"Si papà, godo, scopami" il suo linguaggio sconcio, la libertà di esserlo altrettanto mi eccitavano ancora di più.
"Godi troietta di papà? godi col suo grosso cazzo dentro?"
"Si... si... io.. .aahhh" Non capii più nulla.
Inarcai la schiena tenendomi a lui e rovesciai gli occhi.
Sentii l'orgasmo partire da dentro il sedere, irradiarsi per il perineo e saettare lungo il pisello.
Il mio ano prese a contrarsi selvaggiamente e lo sperma schizzò fuori dal mio cazzo con potenza, arrivandomi fino al collo.
Lui era in visibilio, mi leccò il collo e mi mise la mia stessa sborra in bocca. Ancora preso dalle sensazioni, mentre continuava a martellarmi l'ano e a segarmi ricambiai il bacio e poi avvertii il caldo del suo orgasmo.
Lo sentii tremare, affondare più forte, muggire: "Ti innondooooo".
Lo strinsi con le gambe. Volevo che godesse come me, che mi riempisse.
Si accasciò su di me e rallentò il ritmo fino a fermarsi.
Era affannato.
Il suo peso addosso mi piaceva.
Dopo un momento si alzò e mi baciò "Mmm il mio ragazzo.. .che bel culetto" mi disse sfilandosi da me.
Io ero stremato. incapace di muovermi.
Lui sorrise e mi pulì il sedere da cui colava il suo sperma con una salvietta.
"Riposa un attimo - mi disse - poi ci laviamo e pranziamo!"
Io non ero sicuro di capire bene nessuna delle sue parole.







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