Gay & Bisex

Istanbul


di Berto747
03.09.2024    |    9.430    |    8 8.9
"Tiro fuori il mio lubrificante e me lo metto fuori e dentro al culo..."
Sto partendo per le tanto agogniate vacanze,
Aeroporto di Bologna. In partenza per la Turchia. Mi siedo in aereo e vicino a me un turco, forte alto circa 1,80 attorno ai quarantacinque anni. Jeans stretti e camicia mezza aperta. I posti sono sempre più risicati e le nostre cosce strusciano.
È bello molto peloso e barbuto.
Già che c’ero, l’occhio mi cade sul pacco che risalta dalla sua posizione e dalla costrizione della cintura. È impressionante, e mi incuriosisce.
Parliamo di tutto. Parla bene inglese, e io mi alleno nella lingua. Mi dice che a Istanbul vuole assolutamente invitarmi a cena. Io sono al settimo cielo. Anche se ho già cinquantotto anni e non sono più un ragazzino, mi reputo interessante, magari non un adone, ma riesco a instaurare sempre un buon rapporto con le persone.
Ci diamo appuntamento in una piazza di Istanbul nel quartiere più comodo per il mio hotel. Andiamo in un caffè niente aperitivo solo the.
Tensione. Quando si presenta, è ancora più erotico di quando l’ho visto in aereo.
Dopo che è passato il momento di tensione iniziale, gli chiedo che fa nella vita. Mi dice il massaggiatore. Mi pare di sognare e gli dico: invece della cena mi fai un bel massaggio? Andiamo in hotel da me, se vuoi.
Accetta subito con un risolino orientale mentre aspira una boccata di sigaretta.
Saliamo in camera mia.
Entriamo, e, mentre gli rivolgo le spalle perché sto chiudendo la porta, è già in slip. Davanti un pacco notevole. Cosce da lottatore. Pettorali e stomaco completamente nero di folto pelo.
Un odore di caffè, tabacco e sudore forte. Mi dice che così può massaggiarmi meglio più libero.
Mi è sopra ora mi sta massaggiando la schiena e scende verso il culo. Mi inarcò per abbassare gli slip
Mi dice tranquillo faccio io, e me le toglie. Sento che se li sta togliendo anche lui.
Giro leggermente la faccia e vedo questo stallone con l’asta barzotta seduto su di me che mi massaggia culo e schiena.
Ridiamo un po’ imbarazzati.
Si mette in posizione tale che posso allungare la mano e stringergli il cazzo. Un’opera d’arte ma sento subito il pericolo: grosso largo e lungo come mai visto in vita mia. Mostruoso. Secondo me ventitré, ventiquattro centimetri.
Si alza va verso la giacca e tira fuori un preservativo. In bagno, gli dico, dentro il mio beauty case, c’è il lubrificante.
Intanto mi sto eccitando, ed essendo a pancia in giù, il mio cazzo sta cercando spazio. Ritorna dal bagno, è visibilmente eccitato. Mi tira su il culo a pecorina e con arte si mette il preservativo.
È gigantesco.
Mi inizia a leccare il buco, che si allarga quasi come una fighetta eccitata. Mi pulsa dall’eccitazione. Non vedo l’ora di sentirlo dentro di me.
Mi dà un ceffone sul culo e mi impunta la sua cappellona. Inizia la penetrazione.
Mi sembra che mi stiano aprendo con un divaricatore, sento quel tronco che mi lacera le pareti del mio sfintere, entra piano, ma inesorabile. Finalmente sento il suo pube contro le mie natiche, è arrivato in fondo. Finalmente perché ormai sentivo da un po’ la sua cappella che mi martoriava la prostata. Si ferma per farmi adattare a quelle dimensioni, ansimo e urlo, non di dolore ma di piacere. Comincia a tornare indietro e, poco prima di far uscire del tutto la cappella, rientra in me, in profondità.
Mi sento montato come mai prima d’ora. Posseduto.
È un toro da monta mai visto, gli chiedo di continuare, così, lentamente, perché mi fa male.
Urlo un po’ di dolore, e un po’ di piacere. Stringo i denti, e con le mani le lenzuola.
È gigantesco e mi sta allargando il culo. Sono con il culo in aria a pecorina, schiena abbassata in tensione. Colo già liquidi vari miei, suoi e lubrificante dalle cosce. Lui è dietro, e, riflesso allo specchio davanti a noi, sembra enorme. Ha la faccia sfigurata dal piacere. Mi piace da matti, quell’uomo selvaggio che mi sta sfondando. Mi sento trasportato in un’altra dimensione.
Lui è gentile e comprensivo, dato che non si muove forte, ha capito che non può scoparmi in modo classico perché altrimenti mi sfonda, mi manderebbe al pronto soccorso. Lo sto reggendo e lo sto gestendo ma non posso farmi sbattere forte. È troppo grosso.
Sta dentro duro come il marmo e poi lentamente esce.
Però, quando esce, lo desidero dentro di nuovo. Sto ansimando. Respiro in modo ritmico per continuare.
In inglese mi dice… lo stai prendendo tutto… sei un campione.
Rispondo solo facendo sì con la testa sbattuta contro il cuscino.
Impreco e gli dico di fare quello che vuole basta che vada piano.
Allora si piega su di me, il suo petto sulla mia schiena, e, mentre mi penetra, mi tocca anche il mio cazzo, ormai prossimo all’orgasmo.
Tutto questo dura a lungo fino a farmi venire in modo unico e incredibile...un artista.
Viene anche lui, con un grugnito di piacere.
Esce dal mio ano dilaniato, e mi lascia con una sensazione di vuoto.
Si stende sul letto a fianco a me, e mi dice che è soddisfatto, e mi chiede se sono stato bene.
Sono stravolto e stanco, ma gli rispondo con un sorriso e gli chiedo un altro appuntamento.
Ci incontriamo direttamente al mio hotel dove ci sono vari bar tra cui uno molto nascosto e intimo. Luci soffuse, frequentato principalmente da uomini d’affari in viaggio di lavoro. Lì servono anche alcolici.
Io voglio una bella birra e anche lui si lascia andare a una birra.
Si accende una sigaretta. Fa caldo e c’è poca aria condizionata. Sento il suo odore. Bellissimo.
Parliamo poco. Lui è il tipico turco taciturno e virile fino all’estremo. Io sono italiano e mi piace parlare ma sono anche intimidito da lui e c’è tra noi una specie di prova di forza tra maschi. Lui chiaramente si sente il sultano e io che, pur avendolo preso fino allo stomaco, non mi sento da meno. Lui lo capisce e gli piace. Si rimbocca le maniche della camicia con la sigaretta al lato del labbro.
Parla bene inglese come ho già detto e mi chiede se mi va di salire in camera. Gli rispondo certamente.
Ho voglia di qualcosa di più con lui stasera.
Lui lo ha capito.
Siamo in camera mia.
Vuole pisciare e va in bagno.
Lo aspetto seduto sul letto. Arriva e mi si para di fronte in piedi. Jeans stretti, pacco sempre incredibilmente grande, ora so che cosa contiene.
Slaccio la patta. Odoro gli slip che lo contengono a malapena. Pulito, docciato da poco, ma chiaramente già sa di maschio forte. Mix con deodorante.
Mi massaggia la testa mentre premo bocca e naso sui suoi slip.
Glieli abbasso e ho davanti a me la selvaggia bellezza e potenza di questo stallone turco. Asta grande larga umida e barzotta, che poggia su due palle grandi.
Anche io sono duro nei pantaloni, che premendo mi fa male. Penso di averlo anche io grosso ma lui è unico, categoria unica.
Bacio l’asta e apro la bocca.
Mi introduce la cappella in bocca e mi cresce dentro piano. Penetrazione orale appena iniziata e già sono fuori di testa. Mi penetra come mi stesse scopando la bocca.
Devo respirare e lo tolgo.
Si spoglia e si sdraia sul letto. Mi spoglio e nudo mi siedo su di lui. Ho nel comodino tutto il necessario per iniziar la cavalcata. Seduto sopra di lui. Si mette un preservativo così grande da far paura. Se li porta lui extra large.
Tiro fuori il mio lubrificante e me lo metto fuori e dentro al culo. Mi guarda serio non sorride.
Mi siedo piano piano per farlo entrare e lo sento sbuffare come un treno a carbone.
Poggio le mani sul suo petto peloso e sudato. Essendo sopra, comando io il ritmo, piano, ma costante mi siedo su quella pertica dura.
Alza le braccia e io mi abbasso a leccargli le ascelle.
Ha ragione a sentirsi un sultano con me perché lo è. Sono arrivato in fondo, mi fermo per riabituarmi a quella misura, poi inizio a cavalcarlo, e in quella posizione, mi entra in profondità.
Mi fa male, ma meno della volta prima, aumento il ritmo. Sono indiavolato e la sua espressione, mi eccita ancora di più.
Vengo, spruzzo il mio godimento sul suo petto.
Scendo da quel palo, ma lui non è ancora venuto.
Mi prende, mi apre le gambe, le solleva e le porta sulle sue spalle.
Impunta il suo cazzo all’entrata del mio ano, e, questa volta con un colpo secco che mi lascia senza fiato, entra con violenza, e con violenza mi sbatte.
La sua cappella mi procura, a ogni affondo, un rigonfiamento nella pancia, tanto entra in profondità.
Urlo e mi dimeno, le sue mani forti mi bloccano e mi sbatte sempre più forte, fino a quando, con un grugnito animalesco, viene dentro di me.
Allo stesso momento torno a venire anche io, svuotando il mio sperma sul mio addome.
Mi sveglio di soprassalto. Sono tutto bagnato, un misto di sudore e di sborra. Le lenzuola sono tutte bagnate del mio sperma. Sono solo nella mia stanza di albergo a Istanbul, sul letto, una mano sul cazzo e due dita nel mio culetto. Mi devo essere masturbato forte durante la notte al ricordo del turco accanto a me, nel viaggio di andata.
Il tipo dell’aereo mi aveva preso veramente tanto, da sognarlo la prima notte di vacanza.
Chissà se lo incontro in giro?
Speriamo.

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