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Il mio trainer - parte 1


di Berto747
27.06.2024    |    2.106    |    2 9.8
"Ancora tremolante per l’intenso orgasmo, mi girai verso di lui e vidi che Alex aveva il cellulare all’orecchio..."
In quel periodo andavo in una palestra vicino a casa mia. il mio trainer era un ragazzo di colore, con un fisco muscoloso e ben tirato. Era anche un bellissimo ragazzo, e dal primo momento che l’ho visto, non gli staccavo mai gli occhi di dosso. Era un sabato pomeriggio invernale, la palestra, rimaneva aperta fino alle 19. Quel pomeriggio ero rimasto l’ultimo. Vado a fare la doccia, e quando esco dagli spogliatoi, lui era lì che mi aspettava. “Dai che devo chiudere”, mi disse. Rimasi con lui per la chiusura, e poi ci avviamo insieme lungo il vialetto.
Alex abitava nella stessa palazzina della palestra. Mi chiese se volessi salire da lui per provare una delle sue specialità super proteiche. Accettai con molto piacere. Alex mi fece strada fino all’elegante androne, e si fermò davanti all’ascensore.
“Io abito al sesto piano”, disse Alex, premendo il pulsante di chiamata.
Poi avvicinò il suo viso al mio.
“Tu baci?”, mi chiese.
Non capendo cosa intendesse, ma volevo azzardare, quindi ci provai, e gli dissi:
“Con te, certamente”.
Alex rise e avvicinò le sue labbra alle mie. Le nostre lingue si cercarono, si toccarono, si leccarono, mentre Alex mi spingeva con foga contro le porte dell’ascensore ancora chiuse. Quando si aprirono, Alex, senza staccarsi dalla bocca, mi guidò all’interno e premette il tasto del sesto piano, mentre quel bacio diventava sempre più famelico. Sbattuto contro il lato dell’abitacolo di fronte a quello delle porte, il cuore batteva all'impazzata, avevo le gambe che stavano cedendo dall'emozione del momento, mentre quell’uomo spettacolare mi succhiava la lingua e il collo, e le sue mani rovistavano ovunque il mio ormai inerme corpo. Arrivati al sesto piano, Alex si interruppe.
“Casa mia è questa subito a destra”, disse.
Estrasse dal cappotto un mazzo di chiavi e aprì la serratura. Mi lasciò entrare per primo. Quando accese la luce, mi trovai nel salotto dell’appartamento arredato in modo piuttosto classico.
“E’ tutto molto modesto”, disse Alex con un tono di voce quasi remissivo.
“E’ molto confortevole, e poi a me interessa la camera da letto”, gli risposi.
Alex fece uno dei suoi stupendi sorrisi, poi mi prese per mano e mi condusse in fondo al salotto, dove si trovava una porta chiusa. L’aprì, ma non accese la luce.
Distinsi il profilo di un grande letto matrimoniale, un armadio e una cassettiera. Poi c’era un’altra porta chiusa.
“Da lì si va in bagno”, disse Alex.
Alex si avvicinò a un comodino del letto e accese l’abatjour.
Non ci credevo. Ero lì, insieme ad Alex, e si prospettava una serata come la sognavo ormai da molte notti da quando avevo iniziato gli allenamenti.
Alex si levò il capotto e mi aiutò togliere il mio, per appenderli nell’armadio.
“Senti, io vado a rinfrescarmi. Ti trovo nudo quando esco dal bagno?”
Non potevo ancora credere che stesse succedendo veramente.
“Certo”, dissi.
Così Alex andò al bagno. Io, mi misi ad aspettare Alex in piedi, appoggiato alla cornice inferiore del letto, nudo come aveva richiesto. Poi la porta del bagno si aprì e Alex si fece avanti. Anche lui completamente nudo, salvo un asciugamano con cui si copriva il bacino: un’esplosione di muscoli alta più di un metro e ottanta che si irradiava dal collo taurino alle spalle enormi per disegnare un busto asciutto, segnato dai pettorali e addominali a tartaruga, e terminare con due gambe possenti dalle cosce scolpite. Le braccia sembravano due barre d’acciaio in grado di sollevare il mondo. Tuto perfettamente depilato, che dava ancora più risalto alla sua fisicità.
A quella visione riuscii solo a esclamare “Oddio…”.
Poi Alex fece cadere l’asciugamano ed ecco la meraviglia. Un cazzo enorme, il più grande che avessi mai visto. Non era solo lungo, era anche grosso come un tronco, tutto cosparso di vene, e una cappella così gonfia che mi chiesi se fossi stato capace a prenderla tutta in bocca. Infine, le palle, belle, tonde e dure, a conferire ancora di più l’idea di grandezza di quel randello. La sua depilazione continuava anche lì, e questo lo rendeva ancora più maestoso e mi provocò ancora più desiderio.
“E’ il cazzo più…”, dissi, ma non trovai le parole.
Alex rise.
“Anche il tuo non è affatto male”.
Mi scappò una risatina nervosa.
“Sì, ma il tuo è una roba mai vista…”
Alex si avvicinò mi baciò sulla bocca.
“Non ti preoccupare, so come usarlo, mi disse. Vedrai che ti piacerà moltissimo”.
Poi Alex mi fece girare e mi carezzò il culo.
“Bellissimo – disse – Tutto da sfondare”.
Mi tornai a girare e diedi ad Alex un lungo, umido bacio.
“Mi vuoi sfondare tutto?”, gli chiesi.
“Tutto quanto. Voglio spaccarti il culo, se a te va bene”.
Lo baciai ancora.
“Fammi quello che vuoi”, gli dissi.
“Andiamo a letto”, mi disse Alex, accompagnandomi sul letto.
Appena ci coricammo, riprendemmo a baciarci e a leccarci dappertutto, incrociando le gambe per lasciare che i cazzi si sfiorassero o premessero l’uno sull’altro. Poi non resistetti più e mi inginocchiai all’altezza del cazzo di Alex.
“Non so neanche da dove cominciare”, gli dissi ridendo.
Anche Alex rise.” È tutto tuo, facci quello che vuoi”.
Decisi che, il modo più semplice per cominciare, era leccargli l’asta, baciarla, seguire l’andamento di quelle vene ingrossate con la lingua e scendere fino a succhiargli una palla mentre avrei manipolato l’altra stringendola delicatamente e tirandola appena. Le mie manovre si rivelarono azzeccate, perché Alex si mise immediatamente a godere.
“Bravo, piccolo. Sei proprio bravo”.
Dopo quell’antipasto, aprii la bocca al massimo e ci feci sparire dentro la cappella. Alle carezze con la bocca e con la lingua, aggiunsi anche quelle delle mani, con le quali tiravo su e giù il fusto stringendolo forte. Per finire, a rischio di soffocare, gli presi tutta la cappella, provando a masturbare quel tronco di carne con la bocca, sebbene potessi riuscire a ingoiarne solo una piccola parte.
Alex sembrò apprezzare tanto sforzo perché non smise un secondo di gemere.
“Sei fantastico, tesoro. Smettila o vengo immediatamente”.
Così mi staccai e, tornando a sdraiarmi accanto a lui, ricominciammo a baciarci. Quando quel colosso si staccò da me per scendere con la testa all’altezza dell’inguine, sentii mancarmi il fiato. Un uomo del genere che mi prende il cazzo in bocca e comincia a spompinarmi. Alex si muoveva con grazia e sapienza, con una delicatezza che mi lasciava basito. Fu così che mi abbandonai al piacere di quell’attimo umido che mi aveva rapito il cazzo e mi lasciai cullare dal godimento, sedotto da quell’amante che abbinava un corpo da gigante a dei modi così teneri da sembrargli quasi femminili.
Quando Alex ritenne di avermi abbondantemente saziato con la bocca, con l’ennesimo bacio, diede il via al secondo atto, quello che tanto desideravo quanto temevo.
“Sei pronto? Ti va davvero? Non devi sentirti in obbligo…”
“Non ho mai preso un cazzo come il tuo. Voglio sapere cosa si prova…” risposi.
Alex mi baciò con dolcezza.
“Se ti lasci guidare da me, proverai un piacere immenso”.
“Sono pronto”.
Alex mi fece girare, sdraiato sulla pancia.
“Prima ti rilasso un poco”, disse.
Con le mani mi aprì le natiche, per aver libero accesso al mio buchetto, e poi cominciò a leccarlo, prima con colpi leggeri, poi schiudendolo con due dita e ficcandoci dentro la lingua.
“Ma è stupendo…”, sussurrai.
“Adoro farlo”, disse Alex, che continuò per qualche minuto buono.
Quando ebbe finito, si avvicinò all’orecchio.
“Tesoro, adesso mettiti a pecorina, da adesso sarai la mia schiava”.
Obbedii immediatamente, avevo troppa voglia.
Lo sentii posizionarsi dietro di me. Lo impuntò ed ecco il primo colpo. Fu talmente doloroso da farmi pensare che forse era il caso di smettere subito. Ma Alex ci sapeva fare, ci andò piano, uscendo solo quel poco che bastava. Poi rientrava, spingendo un pochino più in profondità, per abituarmi gradatamente a quelle dimensioni. Ogni volta che spingeva, il male diventava sempre più sopportabile, fino a quando, incredibilmente, avvertii una meravigliosa vampa di calore cominciare a irradiarsi dal buco del culo e avanzare fino all’intestino.
Quando lanciai il primo gemito, sentii le mani di Alex stringermi con più forza i fianchi.
“Che ti aveva detto? Stai già godendo?”
“Oh, sì, è fantastico. Ma davvero me lo hai messo tutto dentro?”
“Fino in fondo, tesoro. Fino alle palle”.
Mi sentivo mezzo tramortito.
“Adesso vai più forte, inculami più forte”.
Alex non se lo fece ripetere e aumentò il ritmo dei suoi colpi. A ogni martellata avevo il timore di svenire. Ogni suo colpo era una mazzata alla prostata che si ripercuoteva fino alla punta della mia cappella, che cominciava a gocciolare di piacere.
“Hai un culo fantastico, tesoro, non mi succede mai di riuscire a infilarlo tutto così in fondo…” mi disse.
Lanciai un grido di lussuria.
“Di più! Lo voglio di più!”
Alex mi diede una sculacciata.
“Lo sai che sei una gran troia, vero? È vero che sei una troia?”
Ero sul punto di svenire.
“Sì, sono una troia. Sono la tua troia, sono la tua puttana!”
“E quanti cazzi ti hanno sfondato fino a ora?”, continuò Alex senza smettere di uscire e affondare con tutta la forza che aveva.
“Tanti”.
“Tanti quanti?”
“Tantissimi, ma da adesso voglio solo il tuo…”
“Davvero?”
“Te lo giuro! Solo il tuo… Solo mi sfondi il culo!”
MI sistemai in modo da poter spingere al massimo il culo in fuori, così che Alex poteva affondare il più possibile il suo cazzo dentro.
Adesso non facevo che gemere, in continuazione, ad altra voce.
“Troia, ti sfondo! Ti spacco il culo! Puttana, puttana che non sei altro!”
“Così! Così! Dammi il tuo cazzo! Dammi il tuo bel cazzo nero!”
Il corpo di Alex era madido di sudore e a ogni colpo che sferrava pareva che il mio culo gli stesse risucchiando il cazzo per non ridarglielo più.
“Sei la mia schiava! Sei la mia schiava e devi obbedire, ricordalo”.
“Faccio tutto quello che vuoi”, balbettando.
Alex rallentò un poco il ritmo dei colpi.
“Voglio che un mio amico veda quanto sei troia”, disse.
“Un tuo amico?”, gli chiesi, tra lo spaventato e il lussurioso.
“Voglio che veda come godi e ti prendi tutto il mio cazzo…”
“Ma vuoi che mi scopi anche lui?”
Mentre continuava a scoparmi, mi risponde.
“Per ora no, dopo non so. Ti piacerebbe avere un altro cazzo tutto per te, schiava?”
“Oh, sì! Lo voglio! Lo voglio!”. “Però adesso io…Vengooo…Vengooo!!”.
Ero tutto un fremito, poi Alex si staccò. Ancora tremolante per l’intenso orgasmo, mi girai verso di lui e vidi che Alex aveva il cellulare all’orecchio.
“Hey”, disse.
“Ho qui una zoccola stupenda alla quale il mio cazzo ancora non basta”.
“Ha un culo sfondato che è una meraviglia e il cazzo non gli basta mai. Dai, ti aspettiamo”.
Alex lanciò via il cellulare e si avvicinò. Mi mise una mano sulla testa e la spinse verso il basso per farsi fare un pompino.
“Ho chiamato il mio migliore amico, abita dietro l’angolo, sarà qui in un attimo” disse.
“Mi raccomando, schiava, fammi fare una bella figura, chiaro? Fagli vedere quanto sei troia!” mi disse in tono minaccioso.
“Sì, padrone. Ma tu non mi scopi più?”
Alex rise.
“Sei matto? Aspetta e vedrai”.

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