Gay & Bisex

Fantasie


di Berto747
08.02.2022    |    8.331    |    6 9.0
"Lo insaponai diligentemente sui fianchi fin sotto le ascelle..."
Io e Marco seduti al tavolo, lui stava parlando.
"...e così, hai delle fantasie erotiche nelle quali ti piace essere dominato..."
"Già. Ed è molto strano" Mi affrettai a precisare. "Nella realtà non accetterei mai situazioni di questo tipo... anzi, preferisco essere io a condurre il gioco... e di solito ci riesco."
"Mmmmh... è abbastanza tipico avere fantasie di questo genere..." il tono di Marco era basso, lento e meditabondo "...per persone con il temperamento aggressivo come il tuo..."
Scattai. "Piantala Marco! Mi hai stufato con questa storia che sono aggressivo! Non è vero!" Ma il modo come mi ero espresso era in evidente contraddizione con quello che avevo appena detto. Me ne resi conto subito, e l'imbarazzo fu ancora più doloroso quando mi accorsi che Marco aveva spalancato gli occhioni e mi stava fissando con un misto di innocenza e di ironia repressa.
Fu proprio in quel momento di debolezza che Marco allungò le mani lunghe ed affusolate sul tavolo di legno e, aggirando i due boccali di birra ormai quasi vuoti, afferrò delicatamente le mie. Quel contatto mi fece l'effetto di una scossa elettrica. Improvvisamente il chiacchiericcio nella birreria affollata era ancora più fastidiosamente rumoroso. Io guardai ancora quegli occhi che sembravano scrutarmi direttamente nell'anima e mi ci persi irrimediabilmente dentro. Quindi, su suo invito, iniziai a raccontargli la mia fantasia.
* * * * *
"Maledizione!" imprecai , ruotando inutilmente il rubinetto in un senso e nell'altro. Provai con il rubinetto della doccia vicina, ma non ottenni altro che arcane risonanze metalliche e lontani gorgoglii dal suono vagamente osceno. Neanche una goccia d'acqua. Sentii la rabbia montarmi dentro. "Ora mi sentono..." mormorai minaccioso. Odio rivestirmi senza fare la doccia, dopo l'allenamento in palestra.
Indosso frettolosamente il mio accappatoio. Tutti se ne erano già andati. "Diavolo!" pensai "stasera ho fatto tardi!". Uscii con passo marziale dallo spogliatoio e mi diressi verso la segreteria della palestra, deciso a protestare con veemenza. Non trovai nessuno.
Giro un po' a caso per i vari locali. Non c'era anima viva. Mi prese un po' di apprensione, mentre una ventata di fredda e umida aria autunnale, proveniente da una finestra aperta, mi provocò un improvviso brivido.
"C'è qualcuno?" gridai. Mi rispose il silenzio più assoluto. La rabbia era completamente sbollita, sostituita da una vaga sensazione di paura.
Finalmente sentii un rumore che subito mi confortò. Un rumore metallico, di pesi che sbattevano l'uno contro l'altro. Un rumore così comune e banale in una palestra, che immediatamente mi ritrovai a ridere delle mie assurde paure. "Ma certo che c'è qualcuno!"
Mi diressi verso la sala pesi. Ma arrivato alla soglia mi bloccai.
"Dio mio! Quello è Alex!"
Non avevo mai incontrato Alex di persona, ma la sua immagine mi era perfettamente familiare. Le gigantografie che illustravano le sue vittorie nei campionati di Thai Boxe, a livello nazionale ed europeo, decoravano a tutte le pareti della palestra.
Alex era una vera e propria leggenda nell'ambiente. Era ammirato e riverito da tutti i ragazzi. Le ragazze gli morivano dietro. Era un costante argomento di discussione. Personalmente, sperando di non farlo vedere, ero ammaliato e fantasticavo su di lui e su come sarebbe passare una notte insieme. Ma sicuramente a lui piacevano solo le ragazze, e non mi avrebbe nemmeno considerato, anzi, avrei avuto paura a proporgli un’avventura con me, chissà come avrebbe reagito.
Per il gestore della palestra, Alex era una fonte di promozione insostituibile, e lo lasciava libero di fare tutto quello che voleva, purché continuasse ad allenarsi lì. La sua notorietà attirava clienti di entrambi i sessi. Molti palestrati avevano un fisico ridicolo. Sembravano degli attaccapanni con troppi cappotti sopra. Ma Alex era un' altro pianeta. Aveva la linea e l'armonia di una statua greca. Era un corpo di una bellezza eccezionale. E poi, il viso! Era bello come un dio, con quei capelli lunghi e biondi che durante gli allenamenti acconciava a coda di cavallo. E quei lineamenti così aggraziati. Perfino quando, come in quel momento, aveva il viso contratto nello sforzo.
Alex si stava allenando davanti allo specchio, con la schiena rivolta verso la porta da dove lo stavo osservando. Teneva in mano un bilanciere carico all’inverosimile, almeno per me, e lo sollevava ripetutamente, descrivendo un semicerchio dalle cosce fino al mento, con la sola forza delle braccia.
Ripetizione dopo ripetizione lo sforzo era sempre più intenso, finché il bilanciere si bloccò a metà. Sembrava impossibile alzarlo di più. Alex irrigidì tutti i muscoli del corpo, lanciò un urlo animalesco, e infine il bilanciere lentamente si sollevò arrivando alla fine del suo percorso. Alex tentò un'ulteriore ripetizione, ma stavolta il peso non si alzò che di pochi centimetri.
Rimasi strabiliato quando vidi che Alex, dopo aver rimesso il bilanciere sul supporto, senza rifiatare un attimo, afferrò immediatamente due manubri e continuò lo stesso movimento, stavolta alternando il braccio destro e il sinistro. I due manubri erano complessivamente meno pesanti del bilanciere, ma io sapevo che non sarei stato in grado nemmeno di smuoverli. I bicipiti di Alex erano gonfi come due palloni da rugby. Continuò a fare su e giù come un indemoniato finché con una smorfia di dolore e un grido di disperazione non fu costretto a fermarsi, lasciando cadere i manubri rumorosamente a terra.
Esitai qualche secondo, nel tentativo di vincere la timidezza, prima di rivolgermi a lui, che stava recuperando seduto su una panca, ansimante. Mi uscì un'irriconoscibile vocetta acuta e stridula.
"Scusa...?"
Alex si girò di scatto e mi guardò con una certa sorpresa. Farfugliando titubante: "Scusami... io dovrei... cioè... la doccia... di là... l'acqua non..."
"Ah, sì. Hai ragione" rispose Alex. "Sono stato io a chiudere l'acqua delle docce degli spogliatoi. Non credevo che ci fosse ancora qualcuno. Se devi farti la doccia devi usare quelle dello spogliatoio del personale"
Mi diressi così verso quella porta etichettata con - Riservato Personale-.
Era completamente vuoto. Solamente in fondo, all'ultimo gancio, c'erano i vestiti e la borsa di Alex. Jeans, camicia, una giacca di pelle. Incuriosito mi avvicinai e...non so perché, li annusai. I vestiti erano impregnati dell'odore di Alex. Riconobbi anche il profumo di un deodorante da poco prezzo, da supermercato. Alex non aveva certo bisogno di raffinate eau de toilette per esercitare il suo fascino. Mi stavo sempre più eccitando.
Ritornai in me "Dai, che è tardi!" Tolsi l'accappatoio ed entrai nella doccia aprendo il rubinetto. Fui sorpreso dalla violenza del getto caldo che mi colpì. Riflettendoci era logico, tutta la potenza dell'impianto, abituato a sopportare anche venti docce aperte contemporaneamente, era concentrata sul suo rubinetto. La forza di quel getto d'acqua calda sul mio corpo era piacevole. Chissà, forse era per questo che Alex aveva chiuso i rubinetti degli spogliatoi.
In pochi secondi tutto l'ambiente fu invaso dal vapore. E nella fitta nebbia che mi circondava, cominciai a fantasticare. Il pensiero che appena qualche minuto prima, nel punto esatto dove mi trovavo, era pieno di ragazzi nudi, quasi tutti bei fusti. Mi sembrava quasi di vederli e di sentirli, nella nebbia, che, mentre si lavavano, parlavano di sport, di ragazze, si scambiavano battute volgari e barzellette sconce.
Fu così che mi ritrovai a dover combattere con una dolorosa e disperata erezione che non avrebbe trovato conforto.
Mi si stavo eccitando di brutto. La mano insaponata tornava sempre sul cazzo e sulle palle gonfie, più spesso di quanto anche la più accurata igiene intima richiedesse. I capezzoli si erano inturgiditi. Il respiro si era fatto affannoso.
Poi pensai a Alex. Pensai eccitato a quell'esercizio a cui aveva assistito. A quello sforzo sovrumano. A quell'abnegazione assurda. Quasi un sacrificio rituale di devozione a quella divinità che era il suo stesso corpo. Il suo corpo... mmmh... Dio mio, era proprio bono. Non doveva essere per niente male trovarsi a letto con...
Improvvisamente me lo trovai davanti.
La sua sagoma emerse dalla nebbia. Immensa. Torreggiante. Era completamente nudo. In tutto il suo splendore divino.
Come era possibile non averlo sentito? Ero troppo assorto nelle mie fantasie, evidentemente.
Mi passò a mezzo metro di distanza, lasciando dietro di se la scia del suo sudore fresco. Era visibilmente stanco. Si diresse all'ultimo rubinetto e apri l'acqua accogliendo con un sospiro di piacere il getto caldo sui suoi muscoli indolenziti.
Ero immobile a guardarlo. Alex aveva sciolto i suoi capelli biondi, che ora gli ricadevano sulle spalle. Non riuscivo a staccare gli occhi dal suo torace possente, le spalle ampie, la vita sottile, i glutei torniti, le cosce, i polpacci. Ogni particolare di quel corpo era perfetto. Anche la sua virilità, pur in evidente stato di riposo, aveva la sua bellezza e la sua armonia, e Io la studiai con particolare interesse. Era bello. Era tutto bello. Impossibile non sentirsi attratto da quell'uomo.
Alex mi aveva completamente ignorato, ma io provai comunque un certo imbarazzo. Chiusi il rubinetto e stavo per dirigermi in fretta verso l'accappatoio appeso, quando Alex mi chiamò.
"Ehi! Ti dispiacerebbe insaponarmi la schiena?" mi disse porgendomi il flacone di doccia-schiuma. Io non volevo crederci, e incredulo mi limitai ad afferrare il flacone, mentre Alex si girava voltandomi le spalle.
La schiena di Alex era ampia. Ne ero impressionato. Con le mani tremanti per l'emozione e l'eccitazione, mi versai una ricca dose di bagnoschiuma sul palmo della mano. Cominciando dal collo e dalle spalle possenti, massaggiando delicatamente con le mani insaponate, continuando poi lentamente scendendo sempre più in basso.
Il corpo di Alex mi dava una sensazione strana al tatto. Era diverso dai corpi che conoscevo. Potevo sentire la rigidità dei muscoli. Era come... una specie... di…di che? Un cazzo in erezione! Alex era tutto duro come un gigantesco cazzo eretto. Questo pensiero mi provocò una vampata d'eccitazione, mentre continuavo a strofinare le mani contro quella schiena muscolosa.
Ero arrivato all'altezza della vita. Incredibilmente sottile se paragonata all'ampiezza mostruosa delle spalle. Sospirando comincio ad insaponargli i glutei sodi. Alex aveva anche un bel culo. Gli passo la destra nel solco tra le natiche, insaponandogli il buco. Alex non reagì.
Continuo a massaggiare e a lavargli la schiena. Ero talmente assorto in quel compito che sussultai quando Alex parlò.
"Mi piace il tocco delle tue mani. E' morbido, rilassante. Dai, insaponami anche davanti."
Detto questo si girò. I miei occhi erano all'altezza dei suoi pettorali. Mi sentii piccolo ed insignificante al cospetto di quel gigante. Annuì frettolosamente mi chinai a versarmi sul palmo un'altra massiccia dose di bagnoschiuma. Nel fare questo mi accorsi di avere una evidente erezione, e il mio imbarazzo crebbe proporzionalmente all’eccitazione.
Di nuovo comincio dall'alto, massaggiando il collo e le spalle. Provavo maggiore imbarazzo, ora che lui era girato verso di me, e io ero conscio della mia eccitazione. Continuavo a fissare quel viso stupendo, in cerca di uno sguardo, di un cenno di approvazione per come stavo svolgendo il mio compito. Ma Alex rimaneva con gli occhi chiusi. La sua espressione esprimeva contemporaneamente la stanchezza per il massacrante allenamento e il sollievo che il getto d'acqua calda sulla sua schiena e le mie mani delicate sul suo corpo, Io speravo, gli stavano donando.
Gli insaponai con gusto il torace ampio, gli addominali scolpiti. Mi dedicai con cura alle sue braccia enormi. Lo insaponai diligentemente sui fianchi fin sotto le ascelle.
Presi una decisione, di abbandonarmi all'istinto, e misi le mani delicatamente sui genitali di lui. Comincio lentamente a massaggiare ed insaponare il cazzo e le palle di Alex. Lo osservavo attentamente nel volto, in attesa di un segnale di apprezzamento, o di diniego. Ma l'espressione di Alex non cambiò di un millimetro.
Tuttavia le carezze stavano provocando una reazione. Sentivo tra le mani che il cazzo si stava inturgidendo. E cresceva. Cresceva. La sensazione di quel cazzo che lievitava tra le mie mani insaponate era sublime.
Quando il cazzo raggiunse il massimo dello splendore, puntando decisamente verso l'alto, non trattenni un breve gridolino di ammirazione. Quel cazzo era perfettamente proporzionato al resto del corpo. E cioè enorme. Giusto così, pensai compiaciuto. Un cazzo di dimensioni medie, o anche di poco superiore alla media, avrebbe fatto una figura ridicola in mezzo a quelle masse muscolari. Così' invece era perfetto. Continuai a massaggiarlo deliziato con le mani.
Nel frattempo il vapore si era fatto ancora più fitto. Era una sensazione strana. In tutto l'universo c'eravamo solo io e Alex, circondati dalle nuvole. Questo scenario mi aiutava ad accettare l'assurdità' di quello che stava accadendo. Proprio io, mi trovavo nudo, nelle docce, servizievolmente impegnato a lavare il cazzo e le palle di Alex. Ma quell'ambientazione ultraterrena mi aiutava non poco ad ammettere a me stesso di essere estremamente eccitato da quella situazione incredibile, e che la sensazione di quel cazzo enorme e duro tra le mani mi stava facendo morire di libidine.
Avrei continuato ad accarezzarlo all'infinito, se Alex non mi avesse interrotto.
"Lo shampoo, ora."
Abbandonai malvolentieri la presa sulla mia preda. Ma, da devoto schiavo, anzi, ancella, ubbidii. Presi l'altro flacone, versai lo shampoo sul palmo della mano iniziando ad insaponare i lunghi capelli biondi di Alex. La statura notevole del giovane rendeva l'operazione abbastanza scomoda. Ero costretto ad alzarmi sulla punta dei piedi e a premere con il mio corpo contro quello di lui. Ma quest'ultima incombenza era tutt'altro che spiacevole. Era molto eccitante sentire il cazzo turgido strusciarsi contro il mio, mentre avevo modo di strofinare i miei capezzoli induriti e sensibilissimi contro il suo torace.
Mi piaceva affondare le dita in quei lunghi capelli biondi, e, con la scusa, accarezzargli la testa, le orecchie, il volto. Mi stavo divertendo ed eccitando sempre di più a fare da ancella a quel bellissimo ragazzo e affrontava ogni compito con crescente entusiasmo.
Alex arretrò il suo corpo di qualche centimetro per portare la testa sotto il getto dell'acqua, e con l'aiuto delle mie diligenti mani si liberò di ogni traccia di shampoo tra i capelli. Allora disse "Bene. Le gambe, adesso."
Mormorando, timido e obbediente, un "sì", e senza pensarci un attimo mi inginocchiai davanti al mio padrone. Dopo aver di nuovo attinto al bagnoschiuma passo le mie mani, ormai esperte, sulle cosce, le ginocchia, i polpacci. Con un gesto gli feci staccare i piedi da terra per lavarli con cura, poggiandoli, uno alla volta, sul petto. Accovacciato a terra, la testa del gigante si perdeva tra la nebbia e non ero in grado di capire se Alex mi stava guardando o se continuava a tenere gli occhi chiusi.
Dopo aver lavato con la massima cura i piedi, mi dedicai nuovamente al resto del corpo, stavolta dal basso verso l'alto. E alla fine non riuscì a trattenermi, tornando a massaggiare il cazzo.
Sebbene le mie mani fossero ancora insaponate, la scusa del lavaggio non reggeva più. Lo stavo esplicitamente masturbando, facendo scorrere lentamente la mano destra lungo l'asta tesa accarezzando morbidamente le palle con la sinistra.
Nella mia posizione genuflessa, avevo il cazzo a pochi centimetri dal viso e lo studiavo affascinato. Ero eccitatissimo e mi sorpresi a sentir crescere dentro di me la voglia di prenderlo in bocca. La mia lingua si agitava disperata intorno alle labbra. Non mi era mai successo di provare una cosa del genere.
Improvvisamente il getto d'acqua calda che proveniva dalla doccia mi colpì violentemente sul volto. Sentivo l'acqua entrarmi negli occhi, nel naso, nella bocca che per l'eccitazione stavo tenendo socchiusa. Mi agito, tossisco, mentre con un occhio semichiuso riesco a distinguere Alex che con le mani stava orientando il getto. Perché aveva fatto questo? Perché il padrone mi aveva inflitto quella punizione? Cosa avevo sbagliato?
Poi capii. Alex aveva semplicemente sbagliato mira. Ora infatti aveva diretto il getto nella direzione giusta, verso il proprio cazzo eretto e verso le mie mani che lo stavano accarezzando, con l'evidente intenzione di sciacquarlo.
Nel giro di pochi secondi ogni traccia residua di sapone era scomparsa dal cazzo di Alex. Non riuscivo a staccare gli occhi da quell'arnese meraviglioso che tenevo tra le sue mani, durissimo, enorme, orgogliosamente proteso verso l'alto, reso brillante dalle goccioline d'acqua che lo percorrevano.
"Ora è pulito... puoi baciarlo e leccarlo..."
Rivolgendogli un timido sorriso, annuii felice.
Non c'era il minimo dubbio. Quello era un regalo, un omaggio, un premio, che il Padrone mi stava, per ricompensarla delle mansioni svolte.
Cominciai a leccare le palle con devozione, continuando a masturbarlo lentamente con una mano. Mi sembrò l'atto più adeguato alla situazione. Con gli occhi chiusi, sospirando, mi concentro sulla sensazione della pelle del grosso sacco del giovane sulla mia lingua. Percorro con dovizia ogni millimetro quadrato, e poi mi accucciai tra le gambe di lui per omaggiare la parte inferiore, arrivando con la punta della lingua a sfiorare l'ano.
L'opera adorante della mia lingua si dedicò al grosso e lungo cazzo. Era talmente rigido che non riuscivo a muoverlo con le mani, ed ero costretto a spostarmi con tutta la testa ad ogni tenera leccata che davo. Quando fu il momento atteso di prenderlo in bocca, capii che non potevo restare in ginocchio. Alex era troppo alto, il suo cazzo troppo lungo e così rigidamente teso verso l'alto, che piegarlo per farlo arrivare all'altezza delle mie labbra avrebbe significato forzarlo dolorosamente verso i miei incisivi superiori.
Mi alzai in piedi e chino in avanti il busto. Molto meglio così. Ora l'ingresso della mia cavità orale era perfettamente in linea con il cazzo di Alex. Passai la lingua diverse volte attorno alla grossa cappella e, senza indugiare oltre, spalanco le labbra e mi abbasso per inserirmelo nella bocca. Rimasi un attimo fermo, a familiarizzare con la sensazione di quella prepotente invasione della mia intimità orale. Poi, impercettibilmente, cominciai un lento movimento di su e giù con la testa, lasciando scivolare le labbra su quel grosso pene sfiorandolo delicatamente, dentro la bocca, con la lingua.
Ero talmente eccitato da essere sicuro che sarei riuscito a venire anche così, semplicemente succhiando il cazzo di Alex. E stavo golosamente godendomi quelle sensazioni deliziose, manifestando il mio piacere con piccoli gemiti. Ma lo scenario cambiò di nuovo.
Alex si chinò leggermente in avanti. Sentii che poneva le mani sui fianchi. Senza sforzo apparente, mi sollevò da terra portandomi verso di sé. Feci appena in tempo a staccarmi dal cazzo, prima di ritrovarmelo inchiodato in gola, ed espressi la mia sorpresa con una serie di brevi gridolini quando mi ritrovai sospeso nell'aria a testa in giù, con la schiena rivolta verso il torace dell'uomo.
Alex mi maneggiava come un fuscello, e non c'era da meravigliarsene, dato che lo avevo visto allenarsi con un bilanciere pesante quasi il doppio di me. Tenendomi saldamente per i fianchi, prima mi fece ruotare, sempre tenendomi a capo sotto, per rivolgermi verso di lui. Poi, avvicinò il mio uccello alla sua bocca.
Nel frattempo, sbatacchiato di qua e di là, ero riuscito a stabilizzarmi afferrando saldamente il suo cazzo eretto. E, con una contorsione del collo, era riuscito a rimettermelo avidamente in bocca, tornando a succhiare.
Anche Alex aveva cominciato a succhiarmi. Passava la sua lingua ruvidamente su tutta la mia cappella vogliosa. Era evidente che non stava cercando di darmi piacere. Mi stava semplicemente assaggiando. Come si assaggia un frutto maturo.
Ma la lingua di Alex che tormentava la mia cappella fu comunque la goccia che fece traboccare il vaso della mia eccitazione. Un vaso già abbondantemente colmo.
L'orgasmo esplose diretto sul viso di lui, violentemente, costringendomi ad urlare senza contenermi e lasciandomi stordito, confuso, con il cuore in gola e le membra tremanti.
Ma Alex non mi diede molto tempo per riprendermi. Di nuovo mi manovrò tra le sue braccia forzute fino a riportarmi in posizione verticale. Tenendomi sollevato da terra, mi fece cenno di avvinghiarsi con le braccia al proprio collo, mi ordinò di ripulire con la lingua il suo viso ricoperto del mio piacere. Così feci, con gusto. Quando ebbi finito, mi manovrò per impalarmi con quel membro virile. Mi poggio in terra, mi rigirò spingendomi la schiena per mettermi a pecorina, appoggiando le mani su una panca per sostenermi. Malgrado la testa che mi girava e i postumi dell'orgasmo, ebbi la presenza di spirito di afferrargli con una mano il cazzo, in modo da dirigerlo correttamente all'ingresso dell’ ano. Feci appena in tempo. Subito Alex mi tirò contro il proprio ventre. In un sol colpo tutto quel cazzo enorme mi penetrò nel mio culetto voglioso, strappandomi un grido di dolore. Senza alcun riguardo, reggendomi e stringendomi con le mani sulle chiappe, Alex cominciò a pompare con il bacino, penetrandomi fino alla radice ad ogni colpo.
Arrivò il primo di una serie interminabile di orgasmi intensi, vibranti, ravvicinati, che Alex ignorò continuando a fottermi senza pietà. Proprio quando, orgasmo dopo orgasmo, mi sembrava di essere sull'orlo della follia, Alex raggiunse finalmente il proprio piacere. Sentii il suo corpo che si irrigidiva a contatto del mio. Alex accelerò, per quel poco ancora possibile, l'intensità delle sue bordate e quindi emise un gemito strozzato, quasi impercettibile se confrontato agli urli selvaggi dei suoi allenamenti. Avvertii il suo grosso cazzo pulsare dentro di me mentre mi riempiva con il suo seme, donandomi in questo modo un ultimo devastante orgasmo
Rimanemmo per qualche secondo avvinghiati l'uno all'altro ansimanti. Io era sempre aggrappato alla panca, che per mia fortuna mi sosteneva. Sentivo gli occhi che lacrimavano copiosamente di gioia.
Alex allentò la presa su di me, mi portò delicatamente in posizione verticale. Ma ero ancora scosso dai tremiti degli orgasmi, e non riuscì a tenermi ritto in piedi crollando mollemente sul pavimento ritrovandomi con il viso a pochi centimetri dai piedi di Alex.
Allora, seguendo una pulsione istintiva che proveniva dal profondo del mio essere, cominciai a baciarglieli e a leccarglieli.
Nemmeno quel gesto sembrò sorprendere Alex, che si limitò a restarsene ritto impassibile ad accettare gli onori e l'adorazione che gli tributava la sua ancella.
Poi parlò. "Solamente il giovedì mi alleno di sera. Di solito mi alleno la mattina. Fatti trovare giovedì prossimo a quest'ora. Saremo ancora soli. Farò in modo che nessuno ci rompa le scatole".
"Certe volte, quando mi alleno di sera, dopo faccio fatica a prendere sonno. Tu mi potrai aiutare a scaricarmi e a rilassarmi..."
E già... pensai, continuando a leccare e baciare i piedi e le caviglie di Alex. Sono diventata una voce della sua tabella d'allenamento. Giovedì sera: cosce, addominali, bicipiti e doccia rilassante con la schiava. Ma a me stava bene, quindi annuì.
"Molto bene, Io. Ora asciugami" mi ordinò, porgendomi un asciugamano celeste.
* * * * *
Mi sentii improvvisamente stordito. La nebbia che mi circondava non aveva più l'odore di shampoo e di bagnoschiuma. Ma un aroma strano. Mediorientale. Dalla nebbia emersero di nuovo gli occhi azzurri di Marco che la fissavano incuriositi. Le sue mani si staccarono dalle mie tremanti. Marco dava boccate a quella sua sigaretta elettronica. I suoi occhi continuavano a fissarmi.
Abbassai lo sguardo. Avevo il fiato corto. Sussurrai "Dio mio... sono sconvolto!"
"Ti è piaciuto?" Le chiese Marco.
"Da pazzi!" sussurrai, tutto d'un fiato.
"E questo è niente. Non sai cosa ti aspetta." La voce di Marco era lenta, cantilenante, vagamente ipnotica "Giovedì prossimo Alex vedrai che non sarà solo ad allenarsi... Avrà per ospiti due bodybuilder suoi amici.
Marco continuò "...e sono entrambi giganteschi, muscolosi, bellissimi, e molto, molto ben dotati, soprattutto quello di colore. Dovrai fare la doccia con tutti e tre insieme. Che te ne pare?" Con lo sguardo perso nel vuoto, affondai sensualmente gli incisivi nel labbro inferiore ed emisi un sospiro più eloquente di qualsiasi risposta.
"...ma per questa sera credo che basti così..." concluse Marco
"Hai ragione. Si è anche fatto tardi. Accompagnami a casa, per favore, Marco!"
Marco poggiò delle banconote sul tavolo di legno ed uscimmo.
"Sembra che abbia piovuto..." notò distrattamente Marco.
"Meno male!" risposi. "Non so se avrei resistito ad un'altra doccia...!"
Ridendo ci infilammo nella Rover di Marco.
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