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E' scesa la catena della bici


di Berto747
26.05.2023    |    1.258    |    1 9.8
"” Io non dissi una parola, anche se speravo nelle sue intenzioni..."
Avevo preso l'abitudine di andare al lavoro in bicicletta. Era estate, e mentre tornavo a casa al pomeriggio, notavo che c'era sempre un tipo che metteva a posto un orticello che aveva davanti casa.
Poteva avere una cinquantina d'anni, stava sempre a torso nudo mentre lavorava. Era un tipo con un fisico prestante, colorato dal sole, sudato dal lavoro nell’orto. Aveva un non so cosa di eccitante.
Rallentavo sempre un po' quando gli passavo davanti per vederlo meglio.
Mi incuriosiva e fantasticavo un po' osservandolo.
Io mettevo sempre pantaloncini da ciclista molto attillati, e una canottiera.
Ero completamente depilato, e cercavo il modo per approcciarlo per vedere che succedeva.
Un pomeriggio faceva veramente caldo, e mentre facevo il solito giro, presi l'iniziativa.
Mi fermai davanti casa sua, e feci finta di armeggiare con la catena della bici.
In pratica la feci uscire dalla sua naturale sede. Prima prendo la borraccia piena d’acqua e mi metto a bere, facendo in modo che un po’ ne cada sulla maglietta, già sudata. Poi mi sono piegato in avanti, in modo da mettermi di culo verso di lui.
Mi ero sistemato i pantaloncini, in modo che si stampassero per bene nelle chiappe, mettendole in risalto.
Ad un certo punto mi sentii chiamare:
Ehi…tutto a posto…. c'è qualche problema? Mi domandò…
È uscita la catena…e non riesco a rimetterla…gli risposi
Aspetta…fai vedere…
Si avvicinò…diede un’occhiata, e poi mi disse: bisogna stringerla un po'
Portala dentro al capanno, che ho qualche attrezzo.
Mi fece strada, e mentre spingevo la bici dietro di lui, mi abbassai un po' i pantaloncini.
Entrammo dentro, era il classico capanno degli attrezzi, piccoletto però c'era di tutto, anche un lavandino e un vecchio divano appoggiato ad una parete.
Lui armeggiò un po' con la bicicletta, in un paio di minuti la mise a posto.
Poi mi chiese se volessi rinfrescarmi un po', ed io ne approfittai.
Andai verso il lavandino per bere un po', mi chinai verso il rubinetto e rimasi qualche istante così.
Avevo mezzo culo di fuori, e facevo in modo di farglielo vedere bene.
“Guarda che puoi anche farti una doccia qui” indicandomi un soffione dietro un mobile, con un mezzo tombino per terra che raccoglieva l'acqua.
“Davvero?” Risposi.” non vorrei crearti troppi disturbi.”
“Non preoccuparti, fai tutto quello che vuoi.”
Non aspettavo altro.
Mi spogliai davanti a lui, andai verso quella specie di doccia.
“Aspetta; ne approfitto anch'io; tanto ormai ho finito di lavorare”
Si tolse i pantaloni…poi le mutande…
Io lo guardavo. era bello.
Si avvicinò. Si mise davanti.
“Che bel fisichetto che hai, sembri proprio una puttanella, e dato che ti sei fermato qui da me per questo, ti tratto come tale.”
Io non dissi una parola, anche se speravo nelle sue intenzioni.
Accese l’acqua, piacevolmente fresca, si posizionò dietro di me e prese il sapone cominciando a insaponarmi delicatamente.
Cominciò accarezzandomi le spalle, il collo, poi i fianchi.
Io, allungando le mani dietro, gli toccai le braccia…le mani…e poi gli toccai il pisello.
“Bravo, toccalo, prendilo in mano”
Glielo presi in mano e cominciai a muoverlo un po'. Cominciò ad ingrossarsi, e aveva proprio un bel cazzo.
“Bravo, continua così,mi stai facendo eccitare”.
Mi girai, continuando a muoverlo. Si era avvicinato a me, e cominciai a toccargli il petto, i capezzoli, stringendoli delicatamente fra due dita.
Adesso era proprio attaccato a me…mi aveva messo le braccia al collo…e io lo stavo segando…avevo preso sia il mio pisello che il suo con la stessa mano e li muovevo avanti e indietro insieme.
Lo sentivo gemere, gli stava piacendo.
Cominciai a baciarlo sul petto…abbassandomi lo baciai sulla pancia. Poi mi inginocchiai e presi in bocca quel suo bellissimo cazzone.
Sentì un gemito di piacere. Alzai gli occhi mentre mi soffermavo sul suo frenulo, e lo tormentavo con la punta della lingua. La cappella si induriva sempre di più e si ingrossava, facendo fuoriuscire il liquido del suo piacere. Le sue mani dietro la mia nuca guidarono la testa in modo da prendere tutto quel cazzone in bocca. Dovetti aprirla al massimo, perché si era ingrossata di parecchio. Era buono e con la lingua continuavo a lavoralo, mentre la bocca faceva su e giù, aspirando e soffiando.
“Bravo, succhialo bene, si vede che sei un bravo pompinaro.”
Mi attaccai completamente a lui, il cazzo in profondità nella gola, da non farmi respirare, e con le mani gli accarezzavo le gambe, poi salii verso le chiappe sode.
Sentivo il suo sapore, forte, misto di sudore e un forte odore di cazzo
Mentre gli accarezzavo il culo, cercai di infilargli un dito dietro.
Mi bloccò immediatamente, mi afferrò le mani e imprecò.
“Fermati. Non mi piace essere penetrato, ma penetrare.”
Mi bloccai, avevo paura di averlo infastidito, anche perché si era irrigidito tutto e pensavo che volesse smettere. Non sapevo cosa fare.
Improvvisamente, mi afferrò un braccio e mi trascinò verso il divano.
“Adesso ti faccio vedere cosa faccio intendo.”
Mi spinse e mi fece allungare a pancia in giù.
Gli dissi di fare piano, di non essere violento.
“Adesso ti rompo il culo puttana!”
Si mise sopra di me e mi bloccò le braccia dietro la schiena.
Con le sue gambe allargò le mie, con l'altra mano mi aprì le chiappe e ci fece scendere della saliva. Prese il cazzo in mano e appoggiò la cappella sul buchetto.
Devo dire che questo trattamento rude mi stava facendo eccitare, per fortuna perché aveva un cazzo bello grosso e duro come il marmo, e se non fossi stato così eccitato, mi avrebbe fatto male. Sentivo la sua cappella dura spingere.
“Per favore fai piano” lo implorai.
“Devi stare zitto, che pensi che non l’avessi capito che passavi di qua, e oggi ti sei fermato appositamente, per farti inculare?”
Spinse brutalmente e la cappella entrò con la stesa brutalità, ed era solo la cappella! Mi sollevò per i fianchi, e con un colpo secco, me lo spinse dentro. Me lo infilò tutto. Sentivo le sue palle sbattere sulle mie chiappe.
Gridai dal dolore, ma lui non si fece scrupoli. Cominciò a darmi colpi decisi, e io gridavo e gemevo ad ogni botta.
“Che bel culetto che hai. Mi stai facendo proprio divertire.”
Anche io mi stavo proprio divertendo, il dolore iniziale si era sopito e mi stavo gustando quella scopata brutale con quel bastone duro e grosso che mi stava sfondando il culo. A ogni colpo corrispondeva una fitta che, dalla prostata si propagava sul mio pisello, che era duro e voglioso. Cercai di toccarlo perché non resistevo e volevo segarmi.
Ma lui se ne accorse e mi impedì di farlo.
“Non ti azzardare a toccartelo, oggi tu sei qui solo per farti inculare!”
Ormai mi aveva sfondato il culo. Mi dava colpi sempre più forti e veloci.
Cercavo di strusciare il mio pisello contro il divano per godere un po' sfregando la mia cappella, ma lui come se ne accorgeva mi rialzava dai fianchi e continuava a sbattermi.
Poi mi mise a pecora. Mi reggevo al bracciolo del divano, mentre lui mi stringeva le chiappe e mi inculava come un maniaco, senza più ritegno.
Da parte mia ormai avevo raggiunto l’apice dell’eccitazione e comincia a sborrare sul divano, senza toccarmi. Sembravo una fontanella, non smettevo più. Era un orgasmo continuo. A ogni colpo era uno schizzo di liquido caldo bianco e denso.
Lo sentivo ansimare sempre di più. Ormai ero fradicio del suo sudore. Ero al limite, il mio culo non avrebbe resistito ancora a lungo, lo sfregamento del suo cazzone stava dando come conseguenza che il mio sfintere era bollente.
Diede ancora qualche colpo violento e finalmente venne.
Mi venne dentro, con un grugnito quasi animalesco, come tutta la scopata.
Sentì il suo sperma entrarmi dentro, in profondità. Sentii i suoi schizzi colpire la prostata, ormai super sensibile. Il suo liquido caldo e denso mi riempì l’intestino.
Continuò ancora a darmi qualche botta e poi si fermò, e si accasciò sopra di me.
“Mi hai fatto godere”. Mi sussurrò all'orecchio.
Io mi voltai verso la finestra. C'era una signora che ci guardava.
Lui si alzò e me lo rimise davanti il viso.
“Puliscilo bene adesso”
Lo leccai tutto, bevvi il liquido rimasto. Mentre lo pulivo con la lingua guardavo quella signora fissa negli occhi. Lei mi fece cenno di non dire nulla, e così feci.
Dopo averglielo pulito bene mi diressi verso la doccia, per rinfrescarmi.
Anche lui fece la stessa cosa, seguendomi.
Finita la doccia si rivolse a me con fare autoritario.
“Vattene adesso, che ho da fare” mi disse guardando l’orologio.
“Domani, puoi rifare un altro giretto in bici da queste parti, se vuoi, ma so già che vorrai!”
Presi la bici e feci per andarmene.
La signora era alla porta, e stava suonando il campanello.
Pensai, chissà se adesso scopa anche lei, e con la stessa virilità. A quel pensiero mi venne un po’ di invidia.
Spinsi la bici fino a casa. Provai a sedermi sulla sella, ma non potevo, avevo il culo in fiamme.
Finalmente arrivai a casa, andai in bagno e diedi una lavata profonda al mio culetto, che stava ancora perdendo sperma, nel farlo, passai le dite nel mio fiorellino. Era mostruosamente aperto e sensibilissimo.
Il giorno dopo, anche se ancora un po’ dolorante, feci un passaggio da quelle parti, e lui era lì a lavorare nel suo orticello.
Mi fermai, perché scese di nuovo la catena.
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