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Lui & Lei

Asociale...


di Lutero57
12.11.2018    |    669    |    0 6.0
"Tutti parlavano e volevano sapere ma io non rispondevo ne risponderò a nessuno, ho scritto questa lettera e poi prenderò tutte insieme le pillole che il..."


Asociale, strano,ritardato e anche matto, tutti questi aggettivi sapevo che, in giro per il paese, li usavano per descrivermi.
Ho solo difficoltà a relazionarmi con gli altri, la mia famiglia se ne accorse e mi tolse dalle scuole pubbliche per farmi studiare privatamente, ma non gliene faccio una colpa, asociale lo sarei stato comunque,
non mi piace parlare con le persone che ho di fronte e poco anche con me stesso.
Ho rinunciato a pensare a chi sono e vivo, per altri vegeto, tra le mura di casa.
Sessualmente ero soddisfatto, nella mia adolescenza mi svegliavo spesso sporco del mio sperma fuoriuscito la notte, poi vivendo spesso la notte, la Tv,
quella in camera mia e complici certi film che facevano solo a quelle ore, imparai a masturbarmi e a capire il sesso, quello che penso dovevano fare gli altri , io me lo immaginavo solo.
Cosa faccio alla eta di 35 anni? Insegno musica privatamente, ed in particolare do lezione di piano.
Il conservatorio mi ha liquidato dicendomi che ne avevano visti pochi con la mia tecnica, ma che non avevo un minimo di talento, per cui sempre la mia famiglia,benestante,
decise che il mio lavoro sarebbe stato quello dell'insegnante privato.
Le lezioni le davo a casa mia, nel salotto, arredato con gusto antiquato, un ora ad alunno, mattina e pomeriggio, tutti i giorni anche la domenica, era il mio modo di passare il tempo fuori dalla mia camera.
Ero anche bravo, almeno dicono, talmente freddo e rigido che tecnicamente i mie allievi diventavano perfetti, ma non chiedetemi i loro nomi, io non me ne ricordo nessuno per me erano tutti uguali,
lo erano perché non ci scambiavo nessuna frase fuori dalla lezione, fino a quel giorno.
Non mi ricordo, anche di lei, il suo nome, ne l'età, sapevo che frequentava un istituto privato anche famoso, veniva sempre alle 17,00,
dopo la scuola, vestita sempre con la stessa divisa, scarpette nere, calze bianche , gonnellina a quadri sopra il ginocchio e camicetta bianca con un piccolo foulard blu.
Quel pomeriggio stranamente i miei occhi si posarono sulle sue gambe, insistentemente, mentre lei suonava, io fissavo le sue gambe dal ginocchio fino a metà coscia,
mi piaceva. Il giorno successivo pure, tanto da avere un erezione, così che diversamente dal solito la seguii anche con lo sguardo,
finita la lezione, fino a che non uscì dalla porta.
Metteva sempre la sua cartella sul divano, per poi riprenderla, piegandosi sul bracciolo con il busto, scoprendo le sue gambe fino quasi a farle vedere l'inizio del suo culetto.
Faceva sempre cosi', ma non per provocarmi, solo per pigrizia di non fare il giro del divano.
Quel giorno pensavo e ripensavo, mentre lei suonava, ero sempre più eccitato, finita la lezione non mi limitai a seguirla con lo sguardo,
ma mi alzai e mentre lei si allungava sul bracciolo per prendere la sua cartella, l'afferrai per il bacino immobilizzandola, tirai su la gonnellina,
poi le sue bianche mutandine, mi slaccia la patta, lo tirai fuori, glielo appoggiai, feci forza fino a che non entro un po e poi tutto,
quattro o cinque colpi e venni, lo ritirai fuori lo rimisi dentro i pantaloni e mi risedetti vicino al piano in attesa del prossimo studente, che venne dopo un po.
Capii che quello che avevo fatto era fuori da ogni consuetudini della mia non vita.
Per cui aspettai le cinque del pomeriggio per vedere se era cambiato qualcosa, lei entrò come sempre e come sempre si mise a sedere di fianco a me di fronte alla tastiera.
In quell'ora, non pensai alle scale musicale che stava facendo ma alle sua bianche cosce, che arrivai anche a sfiorare con le mani.
Finito, lei si alzo' e andò a riprendere la sua cartella piegandosi come il solito ed io la presi come avevo fatto il giorno precedente, ne piu' ne meno.
Cosi' fino al venerdì, sabato e domenica non era nella lista, e in quei due giorni mi venne il dubbio che forse non avrei dovuto farlo più , perchè sconvolgeva il mio ritmo vitale.
Lunedì alle cinque lei entrò', suono', passo' l'ora, si alzo', si accovaccio sul bracciolo del divano, per prendere la cartella, ma io no la presi, ero in piedi ma fermo immobile,ma lei non si alzò, con una mano tirò su la gonna e con l'altra si calo' le mutandine e aspetto che la penetrassi.
Cosi' per giorni e settimane.
Poi piu' niente, lei non venne piu', poi non vennero piu' nemmeno gli altri, poi la mia famiglia comincio' a guardarmi in modo strano, poi venne la polizia, poi mi interrogarono e volevano sapere che cosa era successo, e se sapevo che la ragazzina aveva 15 anni, e che era rimasta in cinta.
Tutti parlavano e volevano sapere ma io non rispondevo ne risponderò a nessuno, ho scritto questa lettera e poi prenderò tutte insieme le pillole che il dottore mi ha prescritto per calmarmi e dormire, e finalmente non svegliarmi piu'.

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