Racconti Erotici > trio > Metrò
trio

Metrò


di DoraeMarito
08.08.2023    |    734    |    9 9.7
"“No scusate” aggiunsi “preferisco cenare a casa, dopo una bella doccia rilassante”..."
Lo sentivo dietro di me, ad ogni cambio di velocità del metrò, lambire con il suo fianco il mio in modo quasi impercettibile; di quei contatti per i quali non c’è neppure bisogno di dire “scusi”, ma che avvertivo come scudisciate attraverso i miei sensi concentrati unicamente sulla mia percezione fisica; nessuna distrazione; sentivo la mia fresca gonna di seta seguire l’andamento delle mie natiche e sentivo il suo bordo accarezzarmi, senza continuità, i polpacci nudi; avrei volentieri tolto il maglioncino di cotone allacciato in vita, ma non mi andava di dare spettacolo con le trasparenze.
Odiavo il reggiseno in quel momento sebbene il suo occhieggiare dal mio decolté avesse richiamato un paio di sguardi sfrontati del passeggero mio vicino non appena salito sul treno; entrambi in piedi faccia ad un finestrino nero, lui con una mano si reggeva ad uno dei sostegni, e con l’altra, quella a me più vicina, smanettava sul suo cellulare fino a quando non si decise di riporlo nella tasca esterna del suo pantalone; un movimento che mi apparve esasperatamente lento quando sentì le nocche, prima, ed il dorso della sua mano, poi, gustarsi la consistenza della mia natica attraverso il maglioncino; senza guardarlo in volto guardai la sua mano che rimaneva in tasca scostandomi leggermente: “Scusi!” …e beh…direi!!…pensai, limitandomi ad annuire distrattamente mentre la calca aumentava. Lo sentivo, avvertivo che non sapeva proprio dove mettere quella mano fino a quando non la utilizzò per reggersi.
Stamattina, mentre indossavo l’intimo, mio marito mi ha guardato con insistenza con la faccia da porco arrapato (che adoro) passandomi le mani dappertutto …ma eravamo in ritardo…. Scelsi allora di indossare qualcosa che mi avrebbe dato la soddisfazione di sentirmi, quando avrei voluto, esposta a sguardi sconosciuti.
All’ennesima stazione il suo fianco destro non poté fare a meno di toccare il mio con insistenza, più volte; non mi mossi; la gente continuava ad assieparsi intorno a noi; il nostro contatto proseguiva e io lo sentivo giungere fino alle viscere, sorprendendomi della veemenza di questa mia sensazione.
Fu un impeto: aggiustai la mia mano sul sostegno laterale e, nel farlo, concessi al suo bacino la mia natica sinistra con più strusciamenti apparentemente involontari, per poi riprendere solo il contatto originario che adesso era molto più “assestato”, l’uno contro l’altra; i nostri fianchi, stavolta, facevano piccolissimi movimenti, cercandosi, tastandosi, a discapito della nostra espressione indifferente. Adesso il suo sguardo verso il mio petto, seppure di sottecchi, era non solo sfrontato ma quasi una richiesta di permesso ad andare avanti con il gioco; non lo guardai. Lui cominciava, con molta discrezione, a cercare il contatto, spingendo piano, sempre più verso il mio sedere fino a farmi avvertire sulla chiappa sinistra il peso del suo bacino che strofinando lentamente lascia il posto al suo basso ventre e ad un ragguardevole pacco. Complice la calca si era spostato dietro di me; sentivo il suo petto lambirmi le spalle, la pressione sul mio sedere; tolsi il maglione dalla vita e lo sentì, imperioso; iniziò a strusciarsi sprofondando il suo pacco tra le mie chiappe ostacolato solo dalla seta della mia gonna. La sua mano sinistra teneva il mio fianco; abbassai lo sguardo e inizia a spingere contro di lui. Mi piaceva quella mano che mi teneva ferma tra la gente.
Sentivo il mio piacere diventare umido; avrei avuto voglia di allargare le cosce ma temevo che non avrei avvertito allo stesso modo le sue pressioni sul mio ano attraverso gli indumenti.
D’improvviso lo guardai negli occhi scostandomi leggermente, il treno rallentava: “io scendo qui”, dissi e mi voltai per apprestarmi all’uscita; non lo cercai se non quando iniziai a salire le scale che mi avrebbero riportato in superficie, dove alle 19,00 mi aspettava mio marito, e notai che saliva dietro di me gustandosi la visione del mio culo fra le trasparenze, immaginando chissà quali certezze di goduria
Arrivai al parcheggio, lui continuava a seguirmi a distanza bloccandosi non appena vide mio marito venirmi incontro e baciarmi calorosamente come al solito.
“Humm…questa gonna per andare in giro così?!” mi disse Claudio con fare sornione facendomi girare per guardarmi “voglia di arraparti mia cara?” aggiunse sorridendo. “Direi che ci sono riuscita; …è ancora alle mi spalle?” chiesi. Con un sorriso divertito mio marito mi strinse a lui “ovviamente! … dai saliamo in macchina e andiamo!” mi disse.
Guardai il “passeggero” che con mestizia tornava sui suoi passi; mentre Claudio dirigeva l’auto verso di lui provai una leggera contrazione tra le gambe guardando di spalle quel giocattolo che mio marito stava per regalarmi; lo raggiungemmo, Claudio lo salutò cordialmente “Salve, volevo ringraziarla per aver scortato mia moglie fino a me; un caffè?”
Quattro chiacchiere a tre seduti ad un bar davanti una birra ciascuno, giusto il tempo per conoscere il suo numero di cellulare, la sua mail, il luogo di lavoro ed i luoghi abitualmente frequentati; durante l’aperitivo, né io né Claudio perdevamo occasione di sfiorarci o di tenere una mano sulla coscia dell’altro, richiamando il suo sguardo. Nessuno sfiorò l’argomento sesso.
“Bene, è già ora di cena; caro Gino è stato un piacere conoscerti. Io e Dora adesso torniamo a casa” disse Claudio aiutandomi galantemente ad alzarmi dalla sedia; lui, per un istante rimase interdetto, adeguandosi, tuttavia, con prontezza e ricambiando la stretta di mano di mio marito non esitò “Mah, non vorrei essere invadente…se vi va posso invitarvi a cena al Qualisto il locale brasiliano qui all’angolo; potrei sdebitarmi, anche se in parte, di aver scortato Dora da te?”.
“No scusate” aggiunsi “preferisco cenare a casa, dopo una bella doccia rilassante”.
“Beh se può servire” disse Gino “sono un esperto massaggiatore…ovviamente se…appaio ancora invadente; e per cena raggiungo poi degli amici ”.
Il viaggio verso casa nella nostra auto; la mia voglia di ridere a crepapelle e sentirmi così femmina, umida, pronta ad accontentare la voglia di giocare di mio marito soddisfacendomi completamente, nella testa e nella mia femminilità. Appena entrati Claudio stappò altre tre birre trascurando la mia doccia ed invitandomi a sedere vicino a lui sul divano, di fronte al nostre ospite. Poggiò le birre sul tavolo e sfiorandomi delicatamente dietro l’orecchio portò le sue labbra sul mio collo “Hai un buon odore. Non toglierlo”. Poggiai una mia mano sulla sua nuca, cercai le sue labbra con le mie, le assaporai piano, carezzandole con la punta della mia lingua avvicinandomi a lui per sentirlo; le sue mani sulla mia schiena, mi massaggiavano con vigore e desiderio fino a scendere sulle mie natiche, accarezzate, pesate, afferrate; mi accarezzano il solco delle chiappe; spinge con due dita, piano, le stesse due dita scendono più giù, massaggiano, risalgono per liberarmi dalla gonna, mettendo il mio sedere nudo di fronte al nostro ospite.
Gino, senza osare sfiorarmi con le mani, avvicina il suo volto al mio culo nell’evidente richiesta di permesso; mio marito, portando la sua mano tra le mie cosce massaggia la mia fica, riempiendomi la bocca dei suoi baci, facendomi sporgere leggermente il sedere che, in un urto molto morbido, incontra la bocca di Gino. Vorrei urlare, mi limito a grugnire il mio piacere; le mie mutandine alle ginocchia, mio marito con due dita mi ispeziona in fica succhiando avidamente i miei capezzoli, mentre una bocca succhia ora il mio ano ora i miei umori vaginali, non lesinando colpi di lingua decisi e profondi.
Allungo entrambe le mani tra le gambe di mio marito tastandolo e spremendolo, lo tiro fuori tonico; avvicino la bocca al suo uccello, offrendo la pecorina alla bocca ed alle mani del nostro ospite che continua leccarmi avidamente, regalandomi un lentissimo ditale a due dita che mi bagna ancora di più; la sua lingua sembra volere penetrare il mio sedere. Assaporo il cazzo di mio marito mettendomi la cappella in bocca; afferro i suoi fianchi, lui tiene aperte le mie chiappe, e lascio che mi scopi in bocca sentendo il mio orgasmo montare dal ventre. Godo, così, in piedi, con la faccia e le mani di uno sconosciuto sulla mia carne e l’uccello di mio marito che mi accarezza la faccia.
Abbraccio Claudio scopandolo in bocca con la lingua senza mollare il suo cazzo; le dita di Gino accarezzano con pressione il mio ano divenuto molto morbido grazie alle sapienti attenzioni ricevute. Mi liberano degli indumenti rimasti…
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Metrò:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni