trans
Nicola: Nel letto della mia miglior nemica
di tizytrav
16.02.2021 |
1.322 |
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"Roberta, la mia collega più intima e quella più troia, ne approfittò per presentarmi un po' di persone che io, vuoi per Arturo, vuoi per una certa..."
Ormai erano passati mesi da quando la storia tra me e Arturo si era indirizzata sulla strada della tranquillità e della serenità. Stavo bene con lui, anche se continuavo a vivere. cinque giorni tra ufficio, trasferte e casa mia (avevo acquistato un appartamento piano terra con giardino in collina) e il venerdì sera, appena finito in ufficio, andavo da lui. Ormai tuttti sapevano di noi, amici suoi, amici e amiche mie, ufficio, sorella, insomma, il rapporto era ormai ufficializzato e, benché un po' noiosa e senza più gli squilli di tromba dei promi tempi, la nostra vita e la nostra intesa sessuale continuavano a andare avanti. A volte scopavamo tutta la notte e lui mi faceva sentire al settimo cielo e questo mi bastava. Continuavo la cura light per cambiare il sesso e i risultati si vedevano. A dispetto di un calo di libido, specialmente durante i rapporti, il mio corpo aveva assunto quelle rotondità tipiche, culetto, fianchi, cosce, pancia sembravano ormai appartenere più alla LEI che alla LUI. Inoltre avevo messo su due seni piccoli ma tondi e molto carini oltre al fatto che i testicoli mi si erano ridotti alla grandezza di due ciliegie che si erano ritirate dalla sacca scrotale e che il pene ormai era un clitoride di due/tre centimetri senza nessuna erezione. mettevo le slip e GIOIVO che non ci fosse niente da aggiustare o nascondere. Felice di questa evoluzione, vivevo la mia vita consapevole della mia nuova sessualità e anche in ufficio, a parte Silvia che da sempre mi disprezzava, ormai avevo legato con tutte e tutti. Viene la cena di Natale e Antonio, visti gli ottimi risultati, decide di farla in una villa del rinascimento, nella quale c'erano anche sale riunioni al piano superiore in quanto voleva parlarci e farci i complimenti (nonché darci la busta per il premio produzione). Chiesi a Arturo se voleva venire ma mi disse di no perché non voleva incontrare quello con cui stavo prima di lui e mi disse che pure io non dovevo andarci. Finì tutto in una discussione accesa e alla fine presi il cappotto e tornai a casa incazzata nera. Mi chiamò sul cellulare (erano i primi che uscivano) e feci finta di non sentire, poi alla terza chiamata risposi e ci riappacificammo, rimanendo d'accordo che il giorno dopo (era un sabato) sarei tornata da lui. Alla festa arrivai con un tailleur giacca/gonna nero, una camicia bianca, autoreggenti color chiaro e decolté tacco 12. Ero splendida e a parte gli sguardi di disprezzo che mi riservava Silvia, gli altri mi guardavano ammirati. Roberta, la mia collega più intima e quella più troia, ne approfittò per presentarmi un po' di persone che io, vuoi per Arturo, vuoi per una certa reticenza a uscire con tutti, mi ero un po' persa. Tra questi LUI, alto 1,90, occhi neri, capelli neri, bel corpo e soprattutto ............... marito di Silvia, la classica situazione di "guardare e non toccare ma se neanche guardi è meglio per te". "Piacere Tiziana!" " Ciao Nicola! marito di Silvia! so che non vi state tanto simpatiche!"
"E' lei che ha problemi, io faccio il mio e non vado a sindacare sulla sua vita!" visto l' approccio, pensai che non l'avrei più rivisto ed in effetti, dopo la riunione e esserci messi a tavola abbastanza distanti, non ci siamo più incrociati, volutamente visti i reciproci ruoli nei rapporti con la vipera di sua moglie. Ogni tanto uno sguardo distratto glielo davo e devo dire che era veramente un bell'uomo ma anch'io avevo la mia vita. Dopo cena ci trasferimmo in una sala a ballare e mi accorsi che avevo dimenticato le chiavi dell'auto in sala al primo piano ormai deserta e chiusa. Chiesi ad un cameriere se mi accompagnava e mi disse che c'era una porticina di servizio accanto all'entrata sempre aperta. Mi avviai e mentre salivo vidi lui che mi seguiva con la coda dell'occhio, uno strano sorriso che non prometteva niente di buono e si passava il dito pollice sui labbri. Cercai di fare in frettta, entrai dentro e andai a cercare la chiave. All'improvviso sento dei passi dietro, mi blocco terrorizzata e con la salivazione azzerata. Mi gira intorno, mi accarezza i fianchi e il sedere e prima che possa replicare e dire qualcosa, mi cinge da dietro con le braccia e mi bacia sul collo. Le sue mani alzano la gonna, e mi accarezzano le cosce, provocandomi dei brividi che prima non avevo mai sentito. Era dunque questo il mio desiderio? la fantasia di tutta la cena? scoparmi il marito della mia peggior nemica? non reagisco, sento le sue mani che arrivano alle mutandine bianche, penetra dentro con la mano da sopra accarezzandomi il ventre e giocando con l' ombelico e mi provoca ancora più piacere. Non parliamo, ansimiamo entrambi, lui è ancora dietro e con la mano accarezzo il suo cazzo da sopra i pantaloni. E' duro, grosso, forse troppo grosso, mi tolgo la giacca, mi sgancia la camicetta, la cerniera della gonna e rimango in intimo e tacchi. Vedo che mi guarda e che apprezza quello che ha davanti
"Tiziana! questa è una grossa cazzata!" " Lo so! io sono fidanzata!"
Non diciamo altro, mi prende mi porta al tavolone dei relatori, mi mette a 90 gradi, mi toglie le mutandine e comincia a infilare un dito, sento male, lo toglie e sputa sul mio buchetto, lo rimette e mi piace, ne mette un altro e mi piace ancora di più, ne mette tre, li gira per allargarmi, mi fa un po' male ma sopporto, mi risputa sopra mi mette una mano sulla bocca e con l'altra si sgancia, tira fuori un cazzo enorme e me lo appoggia. Il dolore mi fa sussultare, si ferma, riprova ma non entra, troppo grosso, spinge piano piano per abituarlo, dopo un po' passa il primo anello dello sfintere e preso dalla voglia da un colpo di reni potente che mi apre le carni e mi arriva al collo dell'utero. sento malissimo, svengo quasi, vorrei urlare ma lui è forte e mi tiene la bocca chiusa, si ferma in quella posizione e mi fa abituare alla sua presenza dentro di me, passa un minuto e comincia piano piano a aprirmi bene, poi sempre più forte finche non sente che ormai sono rotta in culo e che scorre bene dentro di me. lo sento ansimare e grugnire di piacere. Si ferma, mi gira, mi appoggia sul tavolo a pancia in su, mi apre le gambe e mi rientra tutto dentro. Sarà la posizione, sarà che con quella mazza ha toccato qualcosa che nesssuno prima aveva toccato, ma mi parte una scossa elettrica che dal culo mi arriva al cervello, non capisco più niente, un orgasmo così mai avuto, tremo come una foglia, il respiro pesante, sto venendo anche dal clitoride e nello stesso tempo lo sguardo di lui si fa dolce, respira forte, chiude gli occhi, da due colpi forti che mi sgranano le carni e comincia a eruttare dentro di me il seme del suo piacere. lo sento arrivare , è tanto. Senza dire niente, si pulisce, si rassetta e esce dalla porta antincendio in fondo alla sala. Resto lì tremante come in preda alle convulsioni, mi fa male tutto, ho il culetto pieno di lui, slabbrato e aperto come non mai, mi manca il respiro. passa in quella posizione un tempo che mi sembra infinito. cerco di rialzarmi ma le gambe mi tengono appena, sto colando sborra sulle calze. per fortuna c'è un bagno dove mi pulisco a dovere , mi tappo con la carta igienica la voragine che ha provocato, mi trucco e mi rivesto. Ho delle macchie di sperma sulle calze e sulle scarpe, le pulisco alla meglio e cerco di non farmi notare. Esco nella sala della cena, ormai deserta, sono tutti a ballare, e attraverso un' altra uscita raggiungo la mia auto. Non riesco a sedermi, mi fa troppo male ma alla fine parto. Appena a casa, con un turbinio dii pensieri, ripenso a tutto e decisamente mi sento una troia e una vacca. Avevo tradito il mio uomo, avevo goduto come mai ma questa storia nasceva e moriva in villa. Feci una doccia, cercai di pensare a come evitare Arturo il giorno dopo e andai a letto. Ultimo pensiero ........... Silvia che faceva salotto mentre suo marito mi faceva godere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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