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Al Mare la prima volta 4 - Raul


di tizytrav
07.02.2024    |    3.420    |    6 9.2
"Accavallai le gambe dietro la sua schiena, lo abbracciai e mi baciò con irruenza, mi strizzò e mi morse i capezzoli fino a sentire dolore e alla fine venni..."
Il giorno dopo, neanche ci fosse stato l'esame di maturità, mi presentai in largo anticipo al porticciolo con un vestitino attillato che arrivava quasi all'inguine, un costumino bianco di mia sorella e mi misi su una panchina ad aspettare Antonio. Non furono pochi gli sguardi, gli apprezzamenti e gli inviti da parte degli avventori ai quali rispondevo con dei grandi sorrisi.
Mi piaceva questa dimensione nuova, mi sentivo femmina veramente e stavo aspettando il mio uomo che sarebbe arrivato a prendermi e mi avrebbe portato in una piccola baia a fare il bagno e chissà quante altre cose ancora.
Era in ritardo e la cosa mi preoccupava finché non vidi arrivare un'auto, una Ritmo cabrio che mi sembro di riconoscere. Era Raul. Mamma quanto era bello con la maglietta bianca, i capelli biondi al vento e due occhi azzurri come il mare. Scende, mi si avvicina e mi dice freddamente che Antonio ha avuto un imprevisto e non può venire, mi preoccupai che gli fosse successo qualcosa
"Sta male?" chiesi
"Magari! no è arrivata la moglie e non c'è posto per l'amante, mi ha chiesto di venire a dirtelo!"
"Grazie sei stato carino!" risposi
"Mi paga per farlo! per me ci potevi svernare su questa panchina!"
Dal tono con cui mi parlò capii che ce l'aveva con me e immaginavo anche perché ma non ero disposta a sopportare
"che ti ho fatto io! coglione ce l'hai con me perché sto con lui? mi hai mai chiesto niente?"
"Ce l'ho con te e con quella troia di tua sorella che ormai ha mandato il cervello in pappa a Rocco e rischiamo di perdere il lavoro ecco cosa ho!!! Senti, ti riaccompagno a casa e da oggi evita di farti vedere nei pressi della casa!"
"Tu non sei il mio padrone, tu sei solo un cretino che nemmeno è riuscito a penetrarmi quando ne avevaq l'occasione e adesso pretendi cosa? vuoi vedere che da domani sei tu che non entri più in quella casa?"
Mi arrivò uno schiaffone e mi misi a piangere a dirotto, mi prese per un braccio mi caricò in auto e partì
Avevo paura, non sapevo come avrebbe reagito alle mie parole e temevo il peggio.
Mentre eravamo in auto tirò fuori il cazzo e mi disse di prenderglielo in bocca dissi di no, mi misi a urlare e per tutta risposta mise una mano dietro la mia nuca e con violanza mi schiacciò il viso sul suo uccello già in tiro.
Me lo mise in bocca spingendo fino alla gola, finché non sentii i peli pubici sul naso e mi sentivo soffocare.
Questo trattamento durò per un quarto d'ora, poi prese una stradina di campagna e si fermò in una piccola pineta.
Cercai di scappare ma le sue mani mi trattennero (o forse, col senno del poi, volevo essere trattenuta) distese lo schienale, mi tolse le mutandine del costume e allargandomi con la forza le gambe, cominciò a titillare il mio buchetto usando del gel per cercare di aprirlo.
"Adesso ti faccio vedere io se non riesco a penetrarti, te lo ricorderai fin0o alla fine della vacanza troietta!"
Non dissi niente, non reagii, aveva il cazzo che era di marmo ed io una gran paura che mi rovinasse e mi sfondasse per sempre.
Infilò prima una poi due poi tre dita e quando pensò di poter entrare appoggiò il cazzo alla mia figa e spinse forte senza ritegno, prima per aprire bene lo sfintere poi con un colpo deciso mi arrivò in pancia fermandosi e roteando il bacino in maniera che lo sentissi tutto.
Urlavo come se mi stessero squartando, lo implorai di toglierlo che stavo male ma niente, dopo un pò cominciò a pomparmi prima piano poi sempre più forte facendomi sentire piena di lui, desiderata anche se in un momento di rabbia.
Accavallai le gambe dietro la sua schiena, lo abbracciai e mi baciò con irruenza, mi strizzò e mi morse i capezzoli fino a sentire dolore e alla fine venni come la più fradicia delle troie, urlando il mio piacere come prima avevo urlato di dolore.
Entrava e scorreva, colpi decisi me lo facevano sentire in gola e non so quante volte venni finché lo sentii irrigidirsi, il suo cazzo già enorme sembrava ancora più grosso e pulsava fiotti di sborra dentro il mio corpo.
Rimanemmo così, silenziosi immobili, abbracciati e con mille punti di domanda di cosa sarebbe stata questa storia.
Non usciva da dentro me e continuava a riempirmi di succhiotti, di morsi, di baci senza dire niente.
Ero l'amante del suo capo, lui mi aveva appena disprezzato ma aveva goduto (tanto) del mio corpo e adesso era lì, uno che se ne fosse fregato sarebbe già uscito, si sarebbe rivestito e mi avrebbe già scaricata.
Un tempo che mi sembrò infinito e alla fine lo tolse da dentro di me.
Guardò il buchetto e vide che colava fiumi di sborra sulla tappezzeria della Ritmo, cercai di mettere qualcosa ma me lo impedì
"Non ti preoccupare! è l'auto che usa Antonio per andare in campagna! voglio che veda e immagini cosa abbiamo fatto!"
Uscii per spurgare le ultime gocce di bianco seme, mi rivestii e salii sul sedile posteriore.
Tornammo a casa senza parlare, la sera lo trovai sotto casa nostra ad aspettarmi.



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