Prime Esperienze
La splendida Sara
di vintage69
19.03.2010 |
36.101 |
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"Peli poco folti, biondi, morbidi come un batuffolo di cotone..."
Tutto accadde alla soglia dei miei diciassette anni. Ero in vacanza con la famiglia in un paesino di alta collina. Aria buona e tanta noia. Quell’anno venne anche un’amica di mia madre con la famiglia. Le giornate passavano facendo passeggiate, interminabili partite a carte annoiandosi beatamente. Ero stato rimandato in storia e la mattina molto presto andavo a studiare in un boschetto privato e molto isolato. Il proprietario era amico dei miei quindi avevo avuto il permesso di accedervi a piacimento. Si passava attraverso un cancello e lungo un sentiero alberato si arrivava al boschetto. Al lato del cancello c’era un recinto custodito da Fiocco, un bel cane maremmano ormai amico mio. Chiunque passasse di lì riceveva l’abbaiare forsennato di Fiocco, e per me era un allarme.
Bene, un giorno andando a portare un dolce all’amica di mia madre venni presentato alla sorella. Sara. Una splendida signora di ventiquattro anni, sposata e con due figli, sull’orlo della separazione dal marito. Era infatti ospite della sorella per riprendersi da un conseguente esaurimento. Bella, alta, slanciata e con due gambe magnifiche. Quando passava in paese tutti i maschi adulti e non le sbavavano dietro.
Sapendo del mio rifugio mattutino mi chiese lumi su come arrivarvi: voleva un posto tranquillo per leggere e meditare, come mi disse.
Una mattina, mentre tentavo di studiare sentii l’abbaiare di Fiocco. Dalla mia postazione vidi Sara passare il cancello e inerpicarsi per il sentiero. Tra qualche minuto l’avrei vista comparire da dietro il grande castagno.
“Ciao caro, che bel posto ti sei scelto. Che pace!”
“Ciao, che piacere vederti”. E ti credo. Indossava un paio di pantaloncini cortissimi che mettevano in risalto le sue stupande gambe, una camicetta annodata alla vita, scollata quel tanto da evidenziare un seno splendido.
“Continua pure a studiare, io ho un libro da leggere e non ti disturberò”
Si sedette sull’erba difronte a me,gambe leggermente aperte, estrasse il libro dalla borsa e si mise a leggere.
Ma che studiare; gli occhi andavano sempre a cadere su quelle gambe bellissime. I pantaloncini un po’ larghi lasciavano intravedere il bianco delle mutandine e a me saliva la pressione.
Dopo un po’ se ne accorse e , maliziosamente , mi mise in imbarazzo “ Non è che invece di studiare storia stai studiando le mie cosce?”
Balbettai qualcosa e lei” Ma dai, non mi dire che ti interessano le mie gambe quando hai intorno tutte quelle ragazzine della comitiva. A proposito, ce l’hai la ragazza?”
No, non ce l’avevo la ragazza. Non l’avevo mai avuta.
Questo parve interessarla e proseguì. “Allora per abbassare la pressione ti tocchi da solo”.
Il caloredel mio viso avrebbe cotto un bue. Proseguì “Allora le donnine nude le hai viste solo in foto! Non hai mai visto una donna vera, diciamo, spogliata?”
“No mai”. ”Oh povero caro ma dobbiamo assolutamente colmare questa lacuna, sempre che tu ti possa accontentare di una vecchietta”.
Subito non capii ma mi disse di andare a sedere accanto a lei e allora capii che per vecchietta intendeva se stessa. Il cuore batteva a mille battiti al minuto.
“Vieni vicino e se sai mantenere un segreto sarò la tua insegnante di … esperienze, vuoi?
Avevo la gola secca ma riuscii a dire “ Sì, Sì certo . Ma che vecchietta sei bellissima; qui non c’è una donna bella come te”
“Sei molto caro. Ora attento. Se mi slacci il nodo della camicetta cominciamo a vedere un po’ di seno: Ti piace il seno?”
“E’ quello che preferisco”. Risposi. Slacciai, tremando, il nodo e aprii la camicia sul petto. Aveva un reggiseno bianco si pizzo che lasciava intravedere la macchia scura dei capezzoli.
“Ora togli il ,gancetto dietro il reggiseno”. Toccai quella pelle calda e vellutata delle spalle e il mio uccello quasi esplose negli slip.
Sganciai il reggiseno che rimase appeso alle spalline ma scoprì gran parte di quel bellissimo petto.
Scosse le spalle con grazia e il reggiseno scivolò via. Mamma mia, sussurrai. Aveva il seno come sognavo da sempre.
Bello, con le mammelle ben separate, l’areola dei capezzoli di colore appena un po’ più scuro del resto del seno e i capezzoli deliziosi, piccoli come fragoline di bosco.
“Bene, vedo che ti piacciono e dal gonfiore dei tuoi calzoncini vedo che ti piacciono e molto.
Toccali se vuoi, senti come sono caldi e morbidi”
Allungai le mani un po’ titubante. Le posai su quelle splendide collinette e cominciai ad accarezzare, per la prima volta in vita mia, un seno .Era caldo, liscio, sodo e preso da una vertigine sconosciuta , avvicinai la bocca e cominciai a baciarlo. Succhiai dolcemente quei meravigliosi capezzoli e la sentii gemere appena.
“Oh che bravo sei, continua caro, continua”. Strisi entrambe le tette, continuai a baciarle e succhiare quei deliziosi capezzoli. Mi girava la testa per l’emozione e cominciai a sentire un dolore soffuso all’inguine.
Mi sentii toccare sulla patta dei pantaloni e slacciare bottone dopo bottone. Ero senza fiato, la gola secca.
Sentii la sua mano frugare negli slip e finalmente estrarre e impugnare il cazzo.
“Oh che bel giocattolone. Freme come un passerotto. “Lasciai uscire un lungo gemito e lei strinse ancora di più.
“Beh, ora le tette le hai viste, dobbiamo passare al capitolo successivo. Vediamo il pancino e scopriamo la micina. OK?”
Volle che l’aiutassi a sfilarsi i pantaloncini e rimase in mutandine. Sapeva che potevamo stare tranquilli. Nessuno poteva arrivare dove eravamo senza passare dal cancello sotto di noi e in quel caso, Fiocco ci avrebbe avvisato.
Mutandine anch’esse come il reggipetto, bianche di pizzo e trasparenti. Guardai subito in mezzo alle cosce e notai un striscia scura. Non ero mai stato così vicino ad una fica.
“Se mi togli le mutandine ti presento Micetta” Infilai le mani nel bordo delle mutandine e cominciai a calarle. Non staccavo gli occhi dal centro delle belle cosce e finalmente cominciai a vedere i peli.
Calai ancora e tutto il pube era ormai a vista. Peli poco folti, biondi, morbidi come un batuffolo di cotone. E, finalmente, la FICA! Quel solco magico che fa impazzire gli uomini. “ Micetta, ti presento Stefano, Stefano questa è Micetta”.
“Vieni ora te la descrivo: - Tocca qui, sì queste sono le grandi labbra. E qui- questo è l’organo della sensibilità femminile –il clitoride –
E’ questo piccolo organo che ci fa godere. E tocca qui, senti queste sono le piccole labbra e da qui inizia la vagina. E’ qui che voi maschietti volete infilare il vostro coso. Ti piace?”
“Da morire, è bellissima”. Parlavamo quasi sottovoce e lei non smetteva di accarezzarmi il cazzo e i testicoli.
Mai provato un piacere simile. Mi sembrava di volare.
“Vuoi entrare dentro la Micetta?” Oh sì, sì certo voglio entrarti dentro, eccome se lo voglio”
“Aspetta, fai piano mi raccomando e non farmi male con quel cazzone frosso che hai.” La mia eccitazione era al culmine. Accarezzandole la fica la setii bagnata. Si distese e sempre tenendomi per il pisello mi attirò verso di lei.
Mi sdraiai sopra e la sua mano guidò il cazzo nella fica. Avvertii perfettamente i peli, poi il caldo umido e infine la lunga, calda, meravigliosa via della vagina.
“Sono in fica, sono in fica, gridai mentalmente mentre scivolavo dentro di lei. Mi distesi completamente sopra e lei mi sussurrò di continuare ad accarezzarla.
“Sì bravo: Così, sei bravissimo. Accarezzami la schiena, accarezzami le natiche, toccami i seni. Fammi godere tesoro. Fammi venire, fammi , fammi, fammi”
Inarcò la schiena e entrai ancora più in fondo e scoppiarono i fuochi d’artificio. Venne violentemente, quasi rantolando per non gridare e percepii le contrazioni della sua vagina. Non resistetti ed esplosi in una sborrata memorabile. Sembrava non finire più. Eravamo esausti e rimanemmo a lungo sensa parlare godendo in pieno di quello stato beato. Fu la mia prima memorabile scopata.
Continuammo a vederci ma questa è un’altra storia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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