Prime Esperienze
L'Onlywomen di Milano - 4
di Ammiratorcortese
14.11.2020 |
235 |
1
""Non ha trillato la tua cavigliera?"
Chiede quasi sfrontata Roberta a Chiara, che non sa cosa rispondere e si blocca in un..."
(Prosegue dalla puntata precedente)"E' morbida questa lana", pensa Chiara, quando il vestito le accarezza le cosce nude... la pelle delle spalle... ad ogni passo.
Nella mano sinistra ha una borsa in stoffa col logo dell'Onlywomen: dentro, i suoi abiti di sempre, accuratamente piegati; sul fondo, in una scatola, le sue scarpe comode da ufficio.
Sta salendo in camera, Chiara: poserà la borsa con gli abiti 'di sempre' e tornerà con le mani e la mente liberi, per godersi il sushi bar... o l'enobraceria o... chissà!
Clack!
La porta della stanza 327 si sblocca e le luci soffuse si accendono: "ciao belli, vi prendo dopo", dice Chiara ai suoi vestiti soliti, i fedeli compagni di metropolitana, ufficio, colloqui con gli insegnanti dei figli...
La divisa da madre lavoratrice.
La moquette beige del corridoio che conduce dalle stanze all'ascensore rende ovattato il "tlak - tlak" della camminata di Chiara, slanciata dai suoi stivaletti scamosciati tacco 12 di Dolce & Gabbana.
Chiara li porta a risvolto abbassato, lasciando scoperto il suo polpaccio sottile; indugia fermandosi allo specchio grande del corridoio...
"Mi staranno meglio così..."
E alza il risvolto...
"O così..."
E lo abbassa ancora...
Sceglie il risvolto basso e punta decisa verso l'ascensore, quando una leggera vibrazione le solletica la caviglia destra.
"Oddìo..." pensa... "Chi sarà?".
Un "clack" deciso le ricorda una porta che si sblocca, dev'essere la 320... o la 321... essendo Chiara davanti alla 319, chiusa.
Vorrebbe voltarsi ma non sa come fare, cosa dire... accelera il passo e raggiunge l'ascensore, che non è al piano.
"Ciao... A che piano vai?"
Indossa un vestito bianco con un vertiginoso scollo a V, che lascia vedere il seno piccolo ma perfetto di una ventenne.
La pelle è ambrata, i capelli mossi, quasi ricci, rossi naturali.
Gli occhi nocciola e le labbra sottili.
"Scendo al piano terra e tu...?"
Chiede Chiara, mentre un pensiero le rimbalza in testa: "non può esser lei ad aver attivato la mia cavigliera... nel questionario ho scelto donne tra i 30 e i 45..."
"Anche io, piacere Roberta e tu?".
"Chiara, piacere mio", risponde, mentre entrano nell'ascensore trasparente in un silenzio imbarazzante.
"Non ha trillato la tua cavigliera?"
Chiede quasi sfrontata Roberta a Chiara, che non sa cosa rispondere e si blocca in un... "Eh... non saprei... sono nuova qui... perché? La tua ha trillato?".
"Certo! Ti va un drink, Chiara?", risponde la ragazza.
Ddìinn!!!
Il campanello e un dolce rallentare, annunciano l'arrivo dell'ascensore al pian terreno.
E rompono il loop mentale di Chiara, che torna la donna decisa che sa essere: "Scusa Roberta, sei davvero carina ma non sei la persona che cerco, forse siamo vittime di un inganno... elettronico!".
Il ghiaccio è rotto e la conversazione procede simpatica: Roberta, di padre italiano e madre irlandese, è una segretaria ventiquattrenne ottimamente pagata per il suo bilinguismo.
Che più volte al mese si concede il lusso di frequentare l'Onlywomen.
Lesbica, attratta da donne mature, aveva visto avvicinarsi Chiara e...
"Beh ora che ci conosciamo te lo posso dire", dice spigliata Roberta: "Quando ti ho vista dall'ascensore la mia cavigliera non ha trillato, ma eri troppo bella per lasciarti andare via senza almeno presentarmi, così l'ho fatto!".
"Grazie!", le risponde Chiara con l'ego a millecinquecento, "Anche tu sei davvero bella e la mia cavigliera invece aveva trillato là nel corridoio, per un attimo ho pensato che..."
"Ah... tranquilla", risponde Roberta "Le cavigliere non sbagliano: se trilla, è perché c'è una persona compatibile nel raggio di 2 metri; e trillano entrambe: la tua e quella dell'altra... Magari la donna che aspetti è lassù nelle camere.
E vedrai, stasera la sentirai trillare più di una volta".
Augurandosi di cuore una bella serata, la donna e la giovane ragazza si salutano.
Roberta punta decisa verso il sushi bar e (forse in reazione a questo?), Chiara punta altrettanto decisa l'enobraceria.
Superata una porta scorrevole automatica in vetro, una scala in pietra grezza di tufo illuminata da vere candele rosse d'inabissa in una cantina sotterranea con un'alta volta a botte, realizzata con mattoni pieni a vista.
Le pareti sono di pietra grezza e il pavimento in mattoni consumati dal tempo.
Nella grande sala, trovano posto tavolini tondi in legno scuro, ognuno dei quali illuminato da una candela rossa, retta da un candelabro d'eccezione: una bottiglia ormai vuota di vino pregiato come un Brunello, o un Barolo o un Amarone con etichette vecchie di decenni.
Dello stesso legno dei tavoli, le sedie sono antico mobilio rustico di osteria d'altri tempi.
Alcune ospiti della sala stanno piacevolmente conversando in piedi, altre sono sedute ai tavolini, mentre un duetto pianoforte - violoncello riempie l'acustica perfetta dell'antico locale.
Chiara, attratta dalla musica magistralmente suonata, in un angolo della sala vede un palco di legno leggermente rialzato.
Sopra, un pianoforte a coda rosso scarlatto è percorso come le vertebre di una schiena nuda dalle dita sottili della pianista, accompagnata dalla violoncellista rapita nell'estasi della sonata.
Belle.
Imbarazzantemente belle.
Entrambe biondissime, indossano un abito da sera nero fasciante a spalle e braccia scoperte.
L'abito è impreziosito da screziature brillanti, che riflettono la calda luce delle candele rosse; ed è lungo fino alla caviglia, ma con uno spacco vertiginoso che scopre l'intera coscia.
Le loro sono gambe perfette: femminili, ma tornite da un'attenta attività sportiva; e lo spacco, così vertiginoso, lascia immaginare che sotto quei veli siano completamente nude.
"Benvenuta tra noi Chiara, posso esserle utile?"
Una voce calda e professionale accoglie la nostra protagonista, rapita dalla musica celestiale e dalla bellezza delle due gemelle musiciste.
"Ehm... buonasera... piacere... Grazie... chi è...? Anzi... chi sei? Se... possiamo darci del tu", risponde Chiara.
"Piacere mio, sono Monica, una delle sommelier dell'enobraceria dell'Onliwomen.
Attraverso la tua cavigliera mi è apparso sul tablet di servizio il tuo nome, sono qui per mostrarti la nostra migliore selezione di vini e di specialità alla brace.
Vogliamo esplorare l'offerta del locale?".
Affascinata dall'incredibile sorpresa, Chiara ringrazia Monica, bella nella sua tenuta professionale.
Una donna sui cinquanta, capelli scuri lunghi, gonna al ginocchio e la ciotolina tastevin che i sommelier sfoggiano nelle più prestigiose degustazioni.
"Grazie Monica, volentieri!", risponde Chiara.
"Ma prima di iniziare volevo chiederti: chi sono la violoncellista e la pianista? Sono bravissime e... mamma mia che belle...!"
Con evidente orgoglio, Monica risponde: "Sono le sorelle Ingrid e Julia Baumgartner!
L'ideatore di questo paradiso dei sensi le ha conosciute in un concerto a Salisburgo, in Austria.
E ne è rimasto folgorato.
Compatibilmente coi loro impegni alla Wiener Philharmoniker, si esibiscono in duo pianoforte e violoncello qui da noi.
Purtroppo non sempre, ma stasera le hai trovate: sei fortunata!".
Chiara non sa se conversare con Monica soddisfando la propria curiosità, o lasciar accarezzare i suoi sensi dalla bellezza delle gemelle Baumgartner.
Ingrid, la pianista, è di profilo e il suo piede elegante, finemente fasciato da una décolleté nera, domina il pedale del grande pianoforte a coda in legno laccato rosso scarlatto.
Il lungo vestito che le nasconde la coscia, ad ogni pressione del pedale scivola verso l'interno.
Chiara, rapita, aspetta.
Ed ecco che d'un tratto il velo cade tra le due gambe della pianista e lascia vedere l'intera sua bellezza: dalla caviglia elegante, Chiara risale con lo sguardo il polpaccio sottile, la nudità del ginocchio, la coscia bianchissima, la natica nuda fin dove il nero del vestito torna a comporsi su quel corpo, evidentemente nudo.
Un nudo elegante, erotico, non spudorato.
E Chiara immagina il sesso della pianista, così vicino al lembo del vestito ma ancora nascosto: "Sarà liscia come me ora...?", pensa, mentre un brivido dalla pancia le scende al clitoride.
"...Oh... Scusami Monica... Che maleducata sono stata!", esordisce Chiara, ricordandosi d'un tratto che Monica era lì in attesa di un suo cenno.
"Nessun problema, sei qui per godere di tutto ciò che l'Onlywomen offre", risponde Monica mettendo subito la cliente a suo agio.
"Vogliamo esplorare insieme questa antica cantina?", aggiunge.
"Volentieri", risponde Chiara "...Anche se più del vino, che comunque mi piace molto, vorrei capire come ci si... 'muove' qui".
Non nuova a queste richieste d'aiuto delle neofite, Monica guida sicura Chiara con un accomodante ma deciso:
"Seguimi".
Chiara, sentendosi in mani sicure, è ora dietro Monica quando imboccano un corridoio in mattoni a forma di piccola galleria.
"Qui hai accesso alle stanze sotterranee di quello che un tempo fu un castello degli Sforza", inizia a spiegare, mentre accedono a stanze sotterranee illuminate dalla luce tremula delle solite candele di cera rosso scarlatto.
"Antiche cisterne, cripte, cantine... dove oggi conserviamo i nostri vini pregiati e dove le nostre ospiti possono incontrarsi e conoscersi.
Ti basterà esplorare queste stanze e, quando la cavigliera trillerà, sarete in due a sentirla".
Monica e Chiara sono ora in una stanzetta vuota, quasi buia, appena illuminata dalla luce di una candela che scolpisce figure di cera fusa su una vecchia bottiglia di Amarone.
"Potrete ordinare ciò che vorrete tenendo premuto per tre secondi il display della cavigliera: io o una collega arriveremo e vi porteremo il meglio del braciere e un calice di vino della nostra selezione".
E terminata la presentazione, Monica saluta Chiara con una calorosa stretta di mano cui fa seguire un caldo "...e buona serata", che lascia immaginare piaceri inesplorati.
Monica si allontana su per la scala di pietra grezza e Chiara lascia la piccola stanza, seguendo il percorso nelle viscere dell'Onlywoman.
Ora è in una stanza tonda, tutta in mattoni e pietra, dai soffitti alti che si perdono nel buio; forse una vecchia cisterna.
Le fiamme tremule delle candele disegnano sulle pareti, amplificate, le figure delle donne che Chiara intravede nel buio: mani che incontrano mani, calici che incontrano labbra, labbra che incontrano labbra.
E Chiara, ancora sola, sente che si sta bagnando.
"Un calice di... Barolo o Amarone? Uhm...", pensa, "Mi terrebbe la giusta compagnia".
E continuando il giro, imbocca una scala in salita che ospita, un gradino sì e uno no, le solite candele scarlatte.
"Tlack... Tlack... Tlack..."
Dall'alto della scala, una camminata decisa...
"Tlack... Tlack... Tlack..."
E' scesa di sei gradini...
Tlack... Tlack... Tlack...
Chiara si ferma...
Appare alta, ma sono i tacchi a renderla 12 cm oltre il suo metro e settanta.
E gli occhi, ormai abituati alla semioscurità, riconoscono due orecchini ad anello, abbinati ad una catenina con un piccolo brillante.
Capelli corti, acconciatura femminile, una camicetta bianca aderentissima a maniche molto corte.
E le gambe, quelle gambe.
Spudoratamente nude, spudoratamente belle, scolpite da un dio.
Dentro gli stivaletti scamosciati di Chiara, la cavigliera trilla e la voce le sgorga ferma e impetuosa come un fiume:
"Sei tu?"
(Prosegue alla prossima puntata)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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