Prime Esperienze
Come una corda d'arpa
di Ammiratorcortese
13.01.2021 |
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"Seduto al posto di guida, lei nel sedile accanto a lui, Alberto le prese la mano e la posò sul cambio, la mano di lei sulla leva, la mano di lui sopra..."
"Che stupida sono stata", pensava.Mentre, il cuore a mille, si arrovellava nei più torbidi pensieri; e le dita si bloccavano di fronte alle corde dell'arpa, alla quale non riusciva più ad esercitarsi.
"Proprio una cretina", aggiungeva nel silenzio di quelle parole: mute fuori, ma che le rimbombavano dentro,
"Adesso me lo trovo sotto casa...", aggiungeva.
"...Non siamo così tante a chiamarci Manuela qui a Verona e a suonare l'arpa da professioniste!
Sa tutto di me, tutto!
CAZZO!!!"
E si malediceva, per quella volta in cui aveva chattato con lui nelle stanze "normali" di quella chat pseudoseria, luogo virtuale in cui montagne di uomini arrapati e soli la approcciavano coi soliti copia-incolla per masturbarsi.
Ma lui era stato diverso: "Che bastardo!" disse tra i denti, abbandonando arpa e spartito.
Lo disse con una vena di ammirazione; perché "bastardo" significava che aveva fatto breccia nella pancia di quella bella ventottenne voluta e corteggiata da troppi, ma della quale pochi sapevano toccare le giuste corde.
Certo, lei non gli aveva dato l'indirizzo di casa; ma bastava una breve ricerca sui social per avere idea di chi fosse Manuela, l'arpista veronese, castana e liscia, di ventotto anni.
Perché lei glielo aveva detto: nome vero, età vera, mestiere vero, provincia vera.
Così, da 6 giorni dopo quella sera, Manuela consultava il suo Telegram segreto, quello che ogni tanto usava per concedere qualche foto a viso coperto agli sconosciuti della chat, che puntualmente le si attaccavano come api sul miele provocandole noia anziché eccitazione.
Ma lui, NO.
Non lui.
Lui, Alberto, esattamente 10 anni più di lei, non scriveva; e tutto era secondo i patti.
Perché lui abitava a 300 km da lì e le aveva detto una cosa sola, dopo quella pacata chat sul tema della trasgressione.
E la cosa non era l'ennesima proposta maldestra di masturbarsi online, ma una richiesta diretta e reale, che faceva seguito alle fantasie che lei aveva confessato chattando:
"Davvero, Manuela, vuoi provare la doppia?".
E lei, sapendo di fantasiticare, le aveva detto sì; causando la logica risposta di quell'uomo che sapeva bene ciò che voleva:
"Bene, vedremo se è vero quando passerò dal Veneto".
E dopo un cordiale saluto se n'era andato.
Punto, stop, sparito.
Gli altri a cui aveva concesso di conoscere il suo nickname la martellavano con le solite frasi mielate, qualcuno con insulti per le mancate risposte...
Ma lui no.
Diretto, essenziale, sparito.
I giorni passavano, lui non scriveva e Manuela pendolava tra due personalità: la brava ragazza del conservatorio, consapevole del suo fisico statuario, dei suoi capelli castani lucenti e dei suoi occhi nocciola che sottraeva, timida, all'ammirazione dei maschi.
Sapeva dagli sguardi degli uomini di avere un paio di gambe da infarto, ma per pudore non indossava mai minigonne; e quando era in abito corto da sera per i concerti, velava quelle cosce stupende con collant scurissime.
Ma a questa Manuela faceva contrasto l'altra, che voleva fuggire una notte in quella Milano trasgressiva a provare nuovi piaceri.
E voleva farlo con uno sconosciuto, con quello sconosciuto!
Così s'era sorpresa a masturbarsi pensando a lui; a desiderare - lei, solitamente desiderata - che lui fosse lì su Telegram a toccarsi per lei, con lei.
E dopo quell'orgasmo sullo sgabellino dell'arpa era ricaduta nella versione castigata e paurosa di sé stessa:
"Basta con queste cazzate!" si diceva, "tra 20 giorni ho il concerto e...".
Quindi cliccò l'icona di Telegram e gli scrisse di getto:
"Alberto scusami, ho sbagliato l'altra ser..."
Ma poi cancellò tutto.
"Merda! E' Online, avrà visto che gli scrivo e penserà che gli muoio dietro", pensò.
Ma lui non scriveva.
Passarono altri 5 giorni, il concerto era sempre più vicino e Manuela aveva ritrovato la sua concentrazione nelle lunghe sessioni di studio all'arpa.
Le notifiche sul Telegram segreto le arrivavano a chili e nemmeno ci faceva più caso, ma quella sera volle andare a vedere: Alberto le aveva scritto la sera prima e il messaggio era chiaro come il sole:
"Ciao Manuela, venerdì io sono libero. Nel mio percorso passo da Verona alle 17:00 e poi vado verso Milano. Vieni?".
Un solo messaggio.
Stop.
E quando lesse era giovedì, quindi Manuela doveva decidere oggi per l'indomani.
"No... no..." diceva la sua mente spaventata "Nemmeno lo conosco..." continuava; ma l'altra Manuela moriva dalla voglia di conoscere Alberto, di vederlo, di sedurlo e di farsi condurre da lui al piacere nuovo, mai sperimentato ma sempre sognato, di due maschi sopra di lei, dentro di lei.
Forse per paura o forse per testarne la tenacia, la donna rispose con un messaggio costellato di emoji:
"Ah ciao... Mi ero dimenticata (faccina). Siamo lontani, non venire fin qui non posso uscire".
Fece tap e lasciò partire il messaggio.
Nessuna spunta di lettura: un'ora, due ore....
Lui nemmeno apriva Telegram.
E poi la risposta: "Io sono già da 3 giorni in Veneto, venerdì rientro e possiamo vederci a Verona, oppure direttamente alla Spa Naturista a Milano. Mi serve sapere entro stasera alle 21:00 cosa hai deciso per organizzarmi. Buona serata ciao!".
La reazione grantica dell'uomo accese un piacevole panico nella pancia di Manuela: la paura dell'ignoto e della trasgressione si mescolava con la paura di perdere per sempre Alberto con un "no" maldestro, col tirar troppo la corda.
Prese carta e penna, come era soltia fare prima delle decisioni importanti.
Piegò il foglio in due: PRO e CONTRO erano le due metà.
Nei "contro" elencò la paura di incontrare un potenziale squilibrato, magari uno stalker, un maniaco... o chissà.
Ma i pro li sentiva nel corpo, che le gridava "Sì, vai Manuela, tu vuoi essere guidata, tu lo vuoi".
Aveva quasi trent'anni e da dieci almeno fantasticava su pensieri trasgressivi, e ora poteva finalmente realizzarli assieme ad un misterioso maschio che desiderava tremendamente.
La sua mente, piegata al volere del cuore e della passione, trovò quindi soluzioni a ciascuno dei "contro" e Manuela rispose.
"Ciao Alberto. Ci vediamo alle 17:00 all'Hotel T..., quello convenzionato col club, nella hall. Lì decidiamo il da farsi".
Alberto accettò e Manuela si preparò all'appuntamento.
Aveva deciso di prendersi una camera in hotel per essere autosufficiente, con la sua macchina; alla peggio, avrebbe dormito una notte in Hotel come mille volte le succedeva per lavoro e l'indomani sarebbe tornata a Verona.
Se invece la serata fosse andata per il verso giusto, comunque avrebbe avuto un appoggio a Milano.
Venerdì mattina mise la sveglia un'ora prima per recuperare il suo studio di Arpa: in quella villetta indipendente poteva suonare a qualunque ora senza disturbare i vicini.
E l'ora recuperata la investì più tardi dall'estetista, per una depilazione di tutto il corpo, dalle fantastiche gambe alla sua più segreta intimità.
Ma sul monte di venere lasciò un elegante e artistico triangolino di peli scuri accorciati: quasi una freccia, ad indicare a lingue vogliose dove fosse la fonte del suo piacere, del suo sapore, del suo odore di femmina.
Indossò l'abito da sera, quello dei concerti di cui era protagonista; e questa volta non vi abbinò i collant, ma autoreggenti di pizzo nero, con due decolleteé con tacco 8, slanciate, eleganti, non volgari.
Impreziosì i suoi begli occhi nocciola con un sapiente trucco leggero e, come rare volte aveva osato fare, usciì senza mutandine.
Il lungo cappotto e l'elegante borsetta nascondevano tutta la sua provocante figura, rendendola insonspettabile quando salì in macchina, in direzione Milano.
E, giunta in quell'hotel di periferia, si sedette su un divano color panna a sfogliare una rivista di moda, una di quelle che fanno bella mostra di sé negli alberghi frequentati da uomini e donne d'affari.
L'orologio indicava le 16:52... Poi le 16:57... 58... 59....
Un pensiero le passò in mente: "E se fosse uno... scherzo?"
Esattamente alle 17:00 spaccate, un messaggio su Telegram: "Eccomi, sono qui davanti al pianoforte e tu?".
Manuela non rispose e si diresse direttamente verso il grande pianoforte a coda bianco laccato, dall'altro angolo del salone.
E lì lo trovò vestito sportivo - elegante: una giacca stilosa, pantaloni in "spezzato", camicia bianca.
Era lui, era Alberto, l'uomo della foto su Telegram.
"Piacere, Alberto" disse lui; "Manuela", rispose.
Una stretta di mano decisa e lui senza dir nulla, come un ballerino di tango guida la sua dama, raccolse le dita affusolate di lei nella sua destra e la guidò sicuro all'uscita.
"Dove mi porti...?" chiese Manuela, rapita in quella trance in cui l'emozione si mescolava all'eccitazione.
"Al..." rispose Alberto con ferma delicatezza, pronunciando quel nome proibito, il nome dell'elegante club privè.
Manuela si ritrovò dove mai avrebbe pensato di lasciarsi portare: sulla macchina di Alberto, l'auto di uno sconosciuto, di quello sconosciuto affascinante.
Seduto al posto di guida, lei nel sedile accanto a lui, Alberto le prese la mano e la posò sul cambio, la mano di lei sulla leva, la mano di lui sopra quella di lei.
"Chissà quante ore di arpa..." accennò lui...
"Sei al giorno..." disse lei, più rapita che imbarazzata.
Ormai il dado era tratto e la vita l'aveva voluta lì, accanto ad Alberto, che ora ferma la macchina di fronte all'ingresso del famoso club.
Lo loro mani si cercano, si trovano, si ritrovano come dopo un'amore di due vite passate.
Sono dentro e tutto scorre... ora sono nudi, nell'idromassaggio a baciarsi: mani che cercano seni e sessi, lingue che si scrutano...
Occhi negli occhi, "scegli" le dice lui.
"Inizia tu... sono vergine dietro..." gli dice lei.
Escono dall'acqua, nudi eccitati: la stanza dei massaggi li attende.
La stanza dei massaggi è profumata di sandalo e emana luce soffusa da una parete di mattoni di purissimo sale rosa dell'Himalaya.
E' piccola, raccolta, ed ospita due lettini da massaggio.
Alberto e Manuela indossano i sobri accappatoi ricevuti all'ingresso della zona spa, ed è facile per lui scioglierle il nodo in vita, e lasciarle cadere i panni ai piedi.
Ora Manuela è nuda a pancia in giù, quando Alberto le disegna con un filo d'olio tiepido degli arabeschi sulla schiena nuda, e con larghe mani inizia a massaggiarla.
Le spalle...
Il collo...
E poi scende, vertebra dopo vertebra...
Le stringe la vita stretta con le mani possenti, risale la sua schiena, e poi ridiscende...
"E' permesso?"
Un'altra coppia si affaccia alla porta della stanza: lei rossa, parrebbe francese, seno piccolo, qualche lentiggine, pelle bianchissima, capelli lisci a metà schiena, ancora bagnati dall'acqua dell'idromassaggio.
Lui moro brizzolato, sui 45, fisico curato ma non palestrato.
Indossano la fede all'anulare.
"Certo, prego...!"
Fa segno Alberto, indicando il lettino libero accanto a quello su cui Manuela si godeva il massaggio.
(...continuo....)
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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