Racconti Erotici > bdsm > Iniziazione
bdsm

Iniziazione


di Ammiratorcortese
17.02.2021    |    467    |    4 4.9
"Sara dal canto suo si eccitava da morire a farsi sculacciare vigorosamente durante il sesso; ma non aveva mai provato ad andare oltre e adesso era davanti..."
"Finirà tutto se mi fermerai".

Queste parole frullavano come un mantra nella testa di Sara, dopo quella sera in cui lei e lui non avevano resistito.

O avevano scelto di non resistere.

Entrambi conviventi, lui con Agata, lei con Franco, si erano trovati soli in quel lungo viaggio aereo, dopo anni di lavoro insieme in cui s'erano sforzati di evitarsi.

Lei si era addormentata sulla spalla di lui e s'erano risvegliati ad Atlanta, al di là dell'oceano.

C'era da pensare al lavoro ed erano là per il lavoro, avrebbero lavorato...

Quella sera, dopo l'incontro coi soci americani, Sara e Alberto erano andati a cena; a parlar di affari, come sempre, come in Italia.

Ma lei aveva scelto un abito nero e lungo alla caviglia in cui la coscia nuda, slanciata da tacchi vertiginosi, compariva e scompariva ad ogni passo.

E Alberto l'aveva salutata prendendole entrambe le mani e baciandola, sulla porta della stanza d'albergo di lei, ed erano finiti a scoprirsi, finalmente nudi, veri, dopo anni di fantasia.

Agata, la donna di Alberto, era di bellezza opposta a Sara: Agata, di origini siciliane, era d'una bellezza mora, mediterranea, generosa nelle forme, un seno invidiabile.

Sara al contrario era di bellezza nordica, castana chiarissima, occhi verdazzurro, seno piccolo ma dipinto, così come le sue gambe dalla pelle di seta.

32 anni Sara, 39 Alberto, si erano concessi quella parentesi; ma la parentesi non sarebbe dovuta continuare: lui non voleva lasciare Agata per Sara, né cercava storie d'amore parallele.

E forse nemmeno Sara lo voleva, poiché sesso e affetto non mancavano ne all'uno ne all'altra, ma una cosa mancava a entrambi:

un complice per trasgredire.

E trasgressione significava...

"Ma non chiamiamola sottomissione", diceva Alberto.

Politicamente impegnato, democratico, convinto sostenitore della parità dei sessi, era infastidito intellettualmente dall'idea di sottomettere qualcuno.

E soprattutto sapeva che, seppure limitatamente alla parentesi del gioco, la vera sottomissione si attuava senza corde e legacci, nella libertà dell'altra di attendere la sculacciata, o qualcosa di più, chiedendola con le movenze del corpo.

Sara dal canto suo si eccitava da morire a farsi sculacciare vigorosamente durante il sesso; ma non aveva mai provato ad andare oltre e adesso era davanti all'opportunità concreta di sperimentare, e farlo con Alberto, piaceri immaginati ma mai sentiti sulla pelle.

Così s'erano dati appuntamento per una due giorni di lavoro che lavoro non era, ma banale sesso neppure.

E l'accordo era chiaro: niente legature, e al primo "no" di Sara ogni gioco sarebbe finito.

Anche se a priori Sara non aveva idea di cosa Alberto avesse portato in quello scrigno.

Si videro nel luogo convenuto e lei, come da accordi, indossava un tubino nero, aderente ma non volgarmente corto, con scarpe eleganti slanciate dai tacchi.

Sara periodicamente curava la sua depilazione dall'estetista e aveva fatto in modo di andarci appena prima del loro incontro: ceretta alla brasiliana sulla sua pelle da far invidia a una diciottenne.

E dopo il viaggio in macchina di circa 1 ora, erano arrivati all'hotel che lui aveva prenotato e, accomodati in camera, lui le aveva messo davanti lo scrigno di legno scuro ancora chiuso.

"Aprilo, Sara".

Fu il dolce comando di lui.

Odore di legno, un panno di raso blu sul fondo dello scrigno; sopra, due mollette da bucato laccate di rosso, un plug d'acciaio lucido e tre grandi elastici di gomma a fettuccia.

Non se l'erano detto ma sapevano: Alberto ordinava con voce dolcemente ferma, Sara eseguiva provocando col corpo.

"Spogliati"

Seduto sulla grande poltrona, Alberto si godeva lo spettacolo di quel lento streaptease.

La accompagnò nella doccia: lui insaponò il corpo di lei, lei di lui; ma senza masturbarsi.

La voglia cresceva...

"Resta nuda ma sui tacchi" disse lui mentre tornava a indossare i pantaloni eleganti, le scarpe abbinate alla cintura e la camicia bianca.

Le disse di prendere il plug dalla piccola scatola di legno e lei, intuendo a cosa sarebbe servito, si dispose a pecora sul letto.

"Più giù... disse lui".

Il passato di ginnasta artistica aiutò Sara a scendere con viso e seno fino al materasso, inarcando il bacino verso l'alto.

Ora si sentiva spudoratamente aperta, esposta, quando una sensazione calda e umida le sfiorò il perineo, e poi l'ano.

Era la lingua di Alberto che la stava preparando ad una lussuriosa penetrazione anale col plug.

Sara non era vergine analmente, ma mai aveva giocato con un plug come quello; Alberto lo appoggiò all'ingresso di lei e disse:

"Ora masturbati come sai fare tu, che al tuo culetto ci penso io; ma prima di venire fermati e dimmelo"...

La guardò e attese il "sì" di lei.

E lubrificato il plug, iniziò a spingerlo lentamente dentro di lei, stretta, che nel frattempo godeva con le dita sul clitoride.

Godeva, godeva... ma il plug faticava ad entrare.

"Chiedimelo Sara, so che lo vuoi, chiedimelo..." disse Alberto.

E Sara, inarcando ancor di più il bacino, irruppe in un "Ssì... scopami il culo Alberto, fammi sentire troia, scopami il culo col plug".

Fu in quel momento che il corpo di Sara ingiò il giocattolo fino al bottone; ma Alberto iniziò ad estrarlo, e poi reinserirlo...

"Non venire Sara... dimmelo quando ci sei e fermati" disse Alberto mentre le masturbava il buchino ormai ospitale.

"Ecco!" disse Sara.

I due si fermarono, il plug dentro di lei, il clitoride pulsante di voglia.

"Adesso voglio che ti metti in ginocchio di fronte a me" disse Alberto e Sara, soggiogata da un'attrazione invisibile, obbedì.

"Tu sai cosa ti aspetta?" chiese Alberto.

"Le... mollette?" chiese timidamente Sara.

"Scegli un capezzolo" disse Alberto; e Sara scelse il destro, il primo da cui era nato tutto tra loro, il primo che lui le aveva liberato dalla camicetta in quella lontana sera americana.

Lui iniziò a succhiare... leccare il capezzolo di lei, che iniziava ad ansimare di voglia.

Poi prese una delle due mollette laccate di rosso e la portò a mordicchiare l'apice eccitato del suo seno; ma ne trattenne la morsa con le dita, lasciando immaginare a Sara quanto sarebbe stata forte la stretta una volta abbandonata la presa.

"Masturbati Sara, ma non venire, come prima", disse.

E mentre lei si toccava, lui iniziò a raccontare la storia di quelle mollette, a cui lui aveva sapientemente cambiato la molla per farle mordere più forte.

"Sei pronta Sara?", chiese lui ad un tratto.

"Sì... disse lei eccitata", sapendo cosa poteva significare quel sì.

"Sei vicina all'orgasmo?" chiese lui.

"Ci sono quasi" disse lei.

"Allora fermati".

Sara tolse le mani e Alberto la invitò a incrociarle sopra la testa.

Ora i seni di lei erano pronti, esposti; col corpo Sara chiedeva le mollette rosse.

Fu un attimo: dolore e piacere si mescolarono nel corpo di Sara, che spalancò la bocca eccitata.

"Chiedimi l'altra", disse Alberto.

"Sì Alberto, mettimela... sono tua.."

Il capezzolo era già eccitato: bastarono poche leccate per inturgidirlo; ed ecco Sara con entrambe le mollette ai capezzoli e il plug dentro.

Con due dita Alberto andò a raccogliere il nettare della donna e lo portò alla bocca di lei; Sara succhiò avidamente le dita di lui come fossero l'erezione che nascondeva nei pantaloni eleganti, gli occhi pieni di desiderio e umidi per il piacevole dolore.

Poi la invitò a sedersi sulla poltrona, le gambe spalancate; e in quella posizione le disse di porre un dito sul clitoride, ma senza masturbarsi.

Sara impazziva dalla voglia di scaricare in un devastante orgasmo tutte le ore di attesa: il viaggio, le fantasie dei giorni prima...

Ma le era impedito.

Fu in quel momento che Marco le fece indossare l'elastico a metà coscia: uno su una, l'altro sull'altra.

E quella gomma stringeva.

"Ora tenderò forte l'elastico" disse Marco.

"Tu inizia a masturbarti leggermente, per tenerti sul limite senza venire" disse; e aggiunse: "Vuoi venire, Sara?".

Lei fremeva... "Sì... sì... non ce la faccio più".

"Ok" disse Alberto.

Sarai tu a chiedermi di lasciar schioccare l'elastico sulla tua pelle nuda dell'interno coscia: quando l'avrai provato sulle due gambe, allora ti fermerai e ci penserò io al tuo piacere.

Sara iniziò una masturbazione lenta, trattenuta...

Guardava con paura e desiderio l'elastico così teso, così pronto a segnarle la pelle.

Temeva che Franco, il compagno, le avrebbe chiesto il perché di quel segno, ma ora non importava: voleva offrirsi alla frusta, voleva godere, voleva provocare il suo Alberto.

"Frustami Alberto!" disse in una sol fiato.

E alberto iniziò un provocante conto alla rovescia: 10, 9...

Ad ogni numero, aumentava un po' la tensione...

Allo zero, schioccò forte sull'interno coscia di lei.

Poi tese l'altro, lo tese quasi a strapparlo, Sara aspettava in un mix di paura e voglia quando Alberto accomodò delicatamente l'elastico sulla pelle di lei.

La guardò negli occhi e con voce calma le disse: "Ora ti faccio godere, Sara".

La sollevò, lei nuda in tacchi e lui vestito.

La accomodò sul letto e, spogliatosi, la prese con tutta la passione che tratteneva da giorni.

Sara venne quasi subito, poi fu la volta di Alberto.

Uno sguardo d'intesa...

E il viso di lei fu pieno del suo piacere.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 4.9
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Iniziazione :

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni