Nel vapore

Clara si lasciò cadere sul lettino con un sospiro stanco, il corpo ancora tiepido dopo l’idromassaggio. La luce era soffusa, il profumo di oli essenziali denso nell’aria, quasi erotico. Aveva scelto il trattamento senza pensarci troppo — un massaggio profondo, tonificante, rilassante. Un’ora di mani sconosciute sul suo corpo, in silenzio, a occhi chiusi. Le sembrava un regalo innocente.

Entrò una donna. Alta, giovane, capelli scuri raccolti in un nodo morbido. Indossava la divisa della spa: pantaloni larghi e una tunica sottile, che non nascondeva le curve del seno sotto la stoffa chiara. Ma non fu il corpo a colpirla, bensì lo sguardo: diretto, calmo, ma con una fiamma dietro.

"Clara? Sono Daria. Sarò io a occuparmi di te oggi."

Clara annuì, accennando un sorriso, mentre cercava di ignorare quel piccolo brivido che le era salito lungo la schiena.

"Puoi togliere l’accappatoio e metterti comoda, iniziamo tra un momento."

Clara esitò, poi si spogliò. Rimase solo con lo slip sottile, il seno nudo a contatto con il telo di lino caldo. Sentiva la pelle vibrare ancora prima di essere toccata.

Daria iniziò dal collo, con movimenti precisi e profondi. Le dita scivolavano sicure, risalivano, premevano. Clara chiuse gli occhi, lasciandosi andare. Ma qualcosa era diverso. I tocchi non erano mai invadenti, ma nemmeno distanti. Erano presenti. Intimi. Seducenti.

Il massaggio scese sulle scapole, lungo la schiena. Poi, senza preavviso, le mani di Daria si fermarono sui fianchi, in un punto dove nessuno si fermava mai. Le dita si aprirono, accarezzando. Clara sentì i muscoli del ventre contrarsi.

"Va tutto bene?" sussurrò Daria.

"Sì…" la voce di Clara uscì roca, bassa. Ma era un sì che diceva molto di più.

Il massaggio continuò. Le mani sfiorarono l’attaccatura dei glutei, si fermarono per un istante. Clara sapeva che non era più un trattamento standard. E non voleva che lo fosse. Si voltò leggermente, i seni ora visibili nella penombra.

Gli occhi di Daria si posarono su di lei, senza pudore. Solo desiderio. Si chinò, le labbra sfiorarono una clavicola.

"Posso?" chiese, la voce calda come il vapore che li avvolgeva.

Clara non rispose. Ma si sollevò appena, accogliendola.

Le bocche si cercarono. Prima lente, curiose. Poi fameliche. Le mani di Daria erano ovunque — sul seno, sul ventre, sotto lo slip. Clara gemette piano, non per il piacere puro, ma per la liberazione. Per anni aveva represso quelle immagini, quelle fantasie. Ora si lasciava sciogliere, aprire, svelare.

Lo slip scivolò via. La lingua di Daria seguì la linea del ventre, fino a fermarsi tra le sue cosce. Clara si aprì, letteralmente e simbolicamente. Non c’erano più barriere. Solo una fame che non sapeva di avere, e la bocca di una donna che sapeva esattamente cosa cercare.

Ogni tocco era preciso, lento ma deciso. Clara si contorceva, sussurrando il nome di Daria mentre un’onda crescente di piacere la sollevava dal lettino. Quando venne, lo fece con un grido smorzato nella stoffa, un fremito che le attraversò la pelle come fuoco liquido.

Restarono così, nude, sudate, intrecciate. Clara accarezzava i capelli di Daria, mentre quest’ultima baciava piano il suo ventre ancora pulsante.

"Era la tua prima volta con una donna?" chiese, sfiorandole un capezzolo.

Clara annuì, gli occhi lucidi.

"E anche la prima volta in cui non ho avuto paura di me stessa."

Daria le sorrise. "Allora siamo in due."