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incesto

La zia Rosa


di RANDELLONEMAIALONE
14.04.2025    |    55    |    0 8.0
"Il profumo era delicato… ma sotto c’era altro..."
Andrea lo ricordava bene.
Aveva nove anni quando la vide per la prima volta nuda. La doccia esterna, dopo una giornata rovente al mare, il sole ancora alto che le accarezzava la pelle ambrata.
Zia Rosa era l’incarnazione vivente di qualcosa che non capiva ma sentiva vibrare sotto la pelle. Il suo corpo era maturo, pieno, i seni pesanti, i fianchi larghi. Si chinò per insaponarsi e Andrea, nascosto dietro il muretto, vide tutto: le cosce che si aprivano lente, i peli scuri, folti, bagnati, incorniciavano una figa carnosa, viva, che si muoveva tra le mani come una bocca pronta a parlare.
Non dimenticò mai quell’immagine.Nemmeno quando crebbe.Soprattutto quando crebbe.
Vent’anni. Andrea era tornato in quella stessa casa al mare. Rosa viveva ancora lì. Vedova da oltre dieci anni, mai più un uomo, almeno ufficialmente. Ma il corpo era lo stesso. Anzi: meglio. Il tempo le aveva lasciato una bellezza più cruda, più vera. Camminava ancora scalza tra i limoni, con quelle camicette leggere che svelavano più di quanto coprissero. Il seno le ballava sotto, libero. Ogni tanto, Andrea si chiedeva se lei sapesse di essere guardata.
Se lo faceva apposta.
Quel giorno credeva fosse uscita. Era solo in casa. In bagno, aprì il cassetto della biancheria.Li vide.
Gli slip neri, quelli di pizzo. Li prese, li portò al naso.Il profumo era delicato… ma sotto c’era altro. Un odore caldo, salato, animale. Un richiamo.Il cazzo gli si indurì all’istante.
Si sedette sul bordo della vasca. Infilò lo slip intorno al cazzo gonfio, iniziò a masturbarsi. Forte. L’immagine della figa di Rosa da giovane gli esplose nella mente. I peli bagnati, le cosce aperte, il sapone che colava tra le labbra della fica.
Poi la porta si aprì.

“Ti piace giocare con le mie cose?”

Rosa. Andrea si bloccò, paralizzato. Lo slip era ancora stretto sul cazzo duro, il respiro corto. Lei lo guardò. Non con shock. Ma con qualcosa di più profondo. Di più oscuro. Un desiderio antico, mai detto.
“Da quanto tempo mi guardi così?” chiese.
Andrea deglutì. “Da sempre.”
Silenzio. Poi lei fece un passo avanti. Prese lo slip teso sul suo cazzo, lo sfilò piano. Lo tenne tra le dita. Lo annusò. Chiuse gli occhi. Sorrise.
“Vieni.”
stanza di Rosa era immersa in luce dorata. Le tende mosse dalla brezza, il letto disfatto.
Lei si spogliò senza fretta. Camicia sbottonata, seni nudi. Sodi, pesanti, le aureole larghe, i capezzoli già tesi.
Poi si tolse gli shorts. Nessuna mutandina.

E lì, di nuovo, Andrea vide la sua figa. Folta. Pelosa. Le labbra scure, morbide, si intravedevano tra i peli lucidi.
Una figa da donna. Non da ragazza. Da femmina vissuta, bagnata, affamata. Rosa si sedette sul letto, allargando le gambe.
“Assaggiala.”

Andrea si inginocchiò. Affondò il viso tra le cosce. L’odore era travolgente. Sapeva di mare, di sapone, di sudore e sesso.
Le leccava le labbra con avidità. Il clitoride duro sotto la lingua, i peli che gli solleticavano il viso. Lei gemeva.
“Più dentro… fammi sentire la tua lingua…”
Lui obbedì. Le entrò con la lingua, mentre le dita la tenevano aperta.
Lei venne tremando. Con un grido trattenuto tra i denti, le cosce strette intorno alla sua testa.

Poi lo fece sdraiare. Salì su di lui. Gli prese il cazzo e se lo guidò dentro. Affondò. Lento. Fino in fondo. Andrea ansimò. Lei gemette. Cominciò a cavalcarlo con lentezza. Ogni spinta faceva schioccare le loro pelli. Il seno le rimbalzava sul petto, il culo pieno che si muoveva perfetto.Si guardavano.Occhi negli occhi.Lui la prendeva per i fianchi, la sbatteva più forte, poi la girò e la prese da dietro. Rosa si mise a quattro zampe, la figa gonfia e aperta tra le cosce bagnate.

“Fammi tua. Prendimi come mi hai sempre sognata.”

Andrea entrò con forza, afferrandole i fianchi larghi. Le sbatteva il cazzo dentro con rabbia dolce, con fame di anni.
Lei gemeva, le mani sul cuscino, il culo alto, la fica che si apriva ad ogni colpo. Quando venne, fu con un ruggito. Dentro di lei. Rosa restò immobile. Poi si voltò, col cazzo ancora dentro.

“Domani… ti insegno a scopare come un uomo.”
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