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Gay & Bisex

Amicizie estive


di alchest
06.09.2013    |    10.990    |    3 9.5
"Lui alzò il costume dal lato, lasciando uscire due palle grosse, appese, che afferrai e leccai guardandolo negli occhi..."
Quest'estate sono stato in Liguria con i miei genitori, come ogni anno. Ci andiamo da anni e ormai conosco il posto come fosse una seconda casa. Ho anche amici lì, ma preferisco sempre stare tranquillo e godermi le mie due settimane di pace.
Il giorno dopo che sono arrivato, sono stato con un amico e abbiamo passato assieme la giornata: al mattino abbiamo fatto colazione al bar della spiaggia, abbiamo preso il sole, pranzo a casa sua e il pomeriggio mi ha portato in giro facendomi vedere i battuage della zona. Non siamo andati per cercare sesso, siamo andati a farci quattro risate tanto per avere un pò di vita gay in quella cittadina fin troppo tranquilla. Siamo poi tornati in spiaggia, fatto un bagno e finito assieme la giornata a prendere il sole. Un gelato la sera, e buona notte.
Il giorno dopo tornai alla mia tranquillità, andai in spiaggia da solo e rimasi a prendere il sole tutto il giorno. Dopo pranzo mi raggiunse mia madre. Era il weekend dopo ferragosto, le spiagge erano ancora pienotte, ma da lì a pochi giorni si sarebbero svuotate. E infatti cominciai a sentirmi sempre più solo, considerando anche che andavo in una spiaggia quasi tra le ultime frequentata poco già di suo.
Facendo il bagno, un pomeriggio, mi lanciarono vicino la palla un gruppo di ragazzi, più o meno della mia età, che giocavano a schiaccia sette.
"Palla!" mi urlarono, così la presi e la lanciai. "Grazie" mi urlarono ancora, riprendendo il loro gioco. Ma la palla mi ritornò, una, due, tre volte. Finché uno di loro mi invitò a giocare. "Vieni, dai! Tanto ormai te l'abbiamo lanciata così tante volte che stai giocando con noi!" e mi unì a loro: sembravano simpatici, quindi decisi di passare un pò di tempo in buona compagnia.
Ci misi un pò a prendere confidenza, ma sembravano sapermi mettere a mio agio, erano ragazzi alla mano.. Così cominciammo un pò a parlare di noi, con domande tipo nomi o età.. Scoprii di essere il più piccolo, a 19 anni, loro tutti di 21 e 23 anni di Milano. Gianluca e Carlo di 21 anni, Riccardo e Federico, due gemelli, di 23. Questi ultimi due erano palesemente gay, non effemminati, ma si lasciavano andare a battute tipo "Dai lanciaci la palla che a noi piacciono" o "Non schiacciare su di me, aspetta che mi giro!" e io ridevo con loro, lasciando capire che non mi creava alcun problema. E infatti la domanda non aspettò ad arrivare "Ma quindi giochi nel nostro team, giusto?" mi chiese Federico "Cosa intendi?" "Dai su, ti piace la passera o il pipino?" "Ma Fede! Che domande fai? Manco lo conosci!" e mettendoci tutti a ridere, deviammo un pò la domanda, ma io risposi comunque "Sono del vostro team, ovviamente!" "Ah, lo sapevo!" mi disse Riccardo, "Meno male!" aggiunse Gianluca, lasciando intendere un certo interesse. Ma non gli dissi nulla, quasi non avessi sentito la battuta. Non che non mi piacesse, ma non volevo niente oltre ad una bella partita per passarmi la giornata.
Riccardo e Federico, i gemelli, avevano i capelli corti rasati, occhi scuri e la ricrescita del pelo sul petto. Carlo era il tipico surfista biondo palestrato, occhi azzurri, col bel sorriso.. Troppo... Troppo troppo per me! Troppo carino, troppo perfetto.. Gianluca invece era il mio genere ideale: capelli castani, occhi chiari, dilatatori alle orecchie, braccia tatuate, fisico atletico e glabro ed una barbetta corta. Quando fece quella battuta, dentro di me pensai 'Sì, cazzo!' .
Ma continuammo a giocare in tranquillità, cambiando genere di discorsi.. Con chi eravamo lì, cosa facevamo nelle nostre città, che serate si frequentavano, cose del genere.. Poi Carlo propose di uscire dall'acqua per stare sul bagnasciuga.. Il sole stava per tramontare e cominciava a far freddo. Presi la mia asciugamano e mi asciugai. "Ragazzi io vado a casa, mi avete fatto divertire.. Ma il tempo è volato e io devo aiutare i miei per la cena!" "Anche tu sei qui coi tuoi, quindi?" mi chiese Gianluca che mi aveva detto di essere qui con il padre "E sì, mio padre lavora e mia madre frequenta un'altra spiaggia con delle amiche.." "Beh ma rivediamoci! Domani sarai ancora qui?" mi chiese Federico "Ma che domani, stasera! Esci con noi!" mi ripropose Riccardo. Accettai l'invito, non avevo nulla da fare...
Quindi la serata passò in fretta come il pomeriggio: mi divertì un sacco, quei ragazzi erano veramente simpatici e mi sentii felice di aver accettato quell'invito a giocare.
Nella città, comunque, non c'era un granché da fare e quindi presto tornammo a casa. "Domattina sei in spiaggia o ti svegli dopo pranzo come sti tre relitti?" mi chiese Gianluca. "No, ci sono" gli risposi, pensando che forse, essendo solo noi due, avremo potuto fare quattro chiacchiere un pò più tranquillamente.
Andammo a casa, dormii, e mi svegliai l'indomani con l'impazienza di vedere Gianluca. Andai in spiaggia alle 9, deserta ovviamente. C'era solo un uomo, su una sdraio, che stava sotto l'ombrellone con degli occhiali da sole. Andai vicino all'acqua, stesi l'asciugamano e aspettai Gianluca.
"Hey, ragazzo" sentii alle mie spalle. Pensando fosse Gianluca, mi girai, ma era quell'uomo sotto l'ombrellone. "Hey ragazzo, vieni un secondo!" mi disse ancora. Mi guardai attorno un pò confuso, ma c'ero solo io. Così mi alzai e andai vicino a quell'uomo, chiedendogli "Ce l'ha con me?" "Sisi ragazzo.. Vieni qui, siediti.. Ieri eri tu che giocavi con gli amici di mio figlio, giusto?" Pensai fosse il padre di Gianluca, quindi presi posto sulla sdraio, vicino a lui e gli risposi "Sì, ero io! Li ho conosciuti ieri.. Lei è il padre di Gianluca?" "Sì, esatto, sto qui con lui fino a domani poi lo lascio con i suoi amici.. Ti piace Gianluca?" "Sì, certo! E' un bravo ragazzo, ieri ci siamo divertiti tutti assieme!" "Non ho dubbi.. Ma io intendevo se ti paice lui, fisicamente, come ragazzo" mi chiese, facendo un sorriso tenendo quegli occhiali da sole per non far trasparire il suo sguardo da furbo. Mi imbarazzai, ma cercai di far finta di nulla.. Magari lui non era dichiarato, o comunque gli avrei potuto creare qualche problema, quindi optai per una risposta vaga. "E' un bel ragazzo, senz'altro.. Perché me lo chiede?" "Beh devi sapere che io e Gianluca abbiamo un rapporto speciale, che in pochi riescono ad instaurare.. Gli voglio un gran bene, so dei suoi gusti sessuali e l'ho accettato fin da subito.. Quindi non imbarazzarti a parlarne, voglio solo sapere se il mio Gianluca è in buone mani!" disse poggiandomi una mano sulla coscia, premendo "Guardi, io lo conosco da ieri ma lo trovo veramente un bel ragazzo.. Vi somigliate molto, per di più" gli risposi "Ma che bel complimento mi hai fatto! Sentirsi apprezzato da un bel giovane è bello, sai?" mi disse con totale disinvoltura mentre cominciò a massaggiarmi la coscia. Non potevo non notare quel suo slip azzurro così aderente, che l'erezione che lo gonfiava non si fece notare poco. Buttai il mio sguardo all'istante e lui ovviamente ci fece caso, e sorridente mi disse "Eheh, mi spiace, spero non ti imbarazzi.. E' il problema di ogni uomo al mattino, no?" "Vero!" gli risposi imbarazzato.. Cazzo era un bell'uomo, mi dava la totale sensazione che ci stesse provando.. Ma quanto fa strano che il padre di un ragazzo che ci ha provato con te il giorno prima, ci stia provando con te ora? Presi tutta la sfacciataggine che avevo in corpo e gli chiesi "Quanto tempo pensa ci potrà regalare Gianluca prima che arrivi in spiaggia?" poggiandogli anche io la mano sulla gamba ma spingendola subito verso l'inguine. Lui sospirando e facendo pulsare quel costume, mi rispose "Penso una decina di minuti, ma non farti alcun problema, fai quello che senti" e, sedendosi vicino a me, mi infilò la lingua in gola. Mi poggiò una mano sulla spalla abbracciandomi, e tenne l'altra mano sulla mia coscia scorrendola verso l'interno del costume a pantaloncino. La sua lingua mi si aggrovigliava in gola, insalivata, con quei movimenti di testa sensuali e caldi. Quella spiaggia vuota era una benedizione. Decisi di impugnare quell'asta dura ancora limitata dall'elasticità di quel costumino, massaggiandogli le palle. Lui cominciò ad ansimare, facendo forza sulle gambe per sentirsi più alto di me. Dopo quella lunga limonata, lui si alzò in piedi mettendosi di fronte a me tastandosi il pacco con le sue enormi mani da operaio di fabbrica. "Lo vuoi, vero?" mi disse guardandomi, ancora con quegli occhiali da sole sul viso. Non gli diedi risposta, slacciai semplicemente il costume, che già perse elasticità lasciandosi andare alla pressione di quell'erezione mattutina. Lui alzò il costume dal lato, lasciando uscire due palle grosse, appese, che afferrai e leccai guardandolo negli occhi. Da dietro lui vidi arrivare Gianluca, e andai nel panico. "Cazzo c'è tuo figlio" gli dissi, e lui in tutta tranquillità rispose "Tranquillo, fidati.. Continua pure" e nel mentre, il figlio scese, avvicinandosi a lui.. "Ah, siamo già a questo punto? Sono in ritardo!" disse toccandosi già il pacco. Mi si misero entrambi di fronte, portando un braccio sulla spalla dell'altro. "Dai, tirali fuori.." mi disse il padre. Quindi presi il suo costume e, rinfilandogli le palle, tirai giù lasciando svettare il suo attrezzo, dritto, venoso, con una cappella rosea e pulsante che già gocciolava, mentre Gianluca era ancora in semierezione. Impugnai le palle del padre, aprii la bocca e, a lingua fuori, cominciai a prendere il suo cazzo in gola, scorrendo pian piano per sentirlo gemere. Chiusi la bocca, succhiandolo con vigore, insalivando e gustando le gocce prelibate che la sua cappella già mi regalava. A breve, gustandosi la scena, Gianluca prese la mia testa e si prese le mie attenzioni. Non aveva ancora raggiunto l'erezione completa, ma preso in bocca e cominciando a succhiare, lo sentii crescere fino a battermi in gola. Inizialmente riuscivo ad arrivare a leccargli lo scroto, ma alla completa erezione non potei più raggiungerlo. Lo tirai fuori dalla bocca per guardarlo nella sua completa forma ed era grosso, più grosso di quello del padre, più gustoso. E mentre succhiavo Gianluca, il padre si segava a fondo, sempre più lentamente, fin quando mi disse "Ci sono, metti la lingua" "Già adesso? Tieni ancora un pò!" gli disse Gianluca "Non riesco, lo sai come sono.. Lasciami sborrargli in faccia!"
Mi misi sotto di lui, leccandogli le palle, e quando cominciò a rallentare e dare colpi più profondi, lo presi in bocca gustandomi tutto il suo seme. "Con ingoio! Cazzo come te li scegli bene, figlio mio!... aaaaah... pompino perfetto!" Continuai a guardarlo ansimare, mentre si piegava verso di me.
"Venite con me" disse rimettendosi l'arnese nel costume. Ci portò vicino agli scogli, dove, essendo l'ultima spiaggia, non ci poteva vedere nessuno. Gianluca tirò di nuovo fuori il cazzo, stando in piedi, e mi inginocchiai davanti a lui riprendendo a succhiare a fondo, con il gusto sulla bocca della crema del padre. E proprio lui, mettendosi alle mie spalle, mi sfilò il cordoncino del costume e cominciò a segarmi un'erezione di marmo che fino ad allora era stata limitata. Il mio orgasmo non si fece aspettare, sporcai gli scogli su cui ero poggiato e mi staccai per un attimo dal cazzo di Gianluca. "Alza la testa, guardami" mi disse proprio lui, che non mi ero accorto fosse praticamente al climax. Segandosi cominciò a far fioccare sperma in aria, verso di me, prendendomi dritto in viso. Ma alla vista di quello spreco, mi avvicinai a lui, prendendo in bocca gli ultimi schizzi che poteva regalarmi quell'orgasmo. Lo spompai ancora, consumando ogni goccia che poteva avere. "Wow.. E chi se lo aspettava? Grande pompino, perfetto come ha detto papà..." "Adesso capisco che rapporto speciale avete voi due..." dissi guardando alle mie spalle il padre di Gianluca. Limonammo un bel pò, con i cazzi barzotti ormai svuotati. Andammo a fare un bagno per toglierci il sudore di corpo.
Nel pomeriggio tornarono gli altri tre ragazzi, giocammo di nuovo a pallone.. E la mattina dopo, quando il padre era ormai partito, l'episodio fu ripetuto da me e Gianluca. Quella mattina come altre, fino alla sua partenza. Un'estate d'oro!
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