Gay & Bisex
Messaggio Anonimo [ Pt . 1 ]
di alchest
08.03.2015 |
10.316 |
9
"Arrivai a casa, ricontrollai il telefono ed ecco la risposta..."
Diciamo che, per come è cominciata, non avrei mai pensato sarebbe finita così. E invece così è andata, cominciando da questa giornata.Trr. Trr. Trr.
'Bel culo'. La mia risposta al messaggio di RagaTO, 23 anni, al suo buongiorno con le foto nudo. Da un annetto ho scoperto la mia inclinazione per gli uomini, in realtà per i ragazzini. Definendomi bisessuale ho già fatto un gran passo, ma in realtà rimango molto discreto. Solitamente becco qualche ragazzino in chat, cagnette ce ne sono quante ne voglio. Vengono a casa, mi lavorano il cazzo e se ne vanno. Per me, la perfezione.
'Bel cazzo, mandi viso?' Oh che palle ste foto del viso.. 'Vieni a succhiare e non rompere il cazzo, se non ti piaccio te ne vai a casa ma non credo sarà il caso'. Accetta tra 3, 2, 1... Trr. Trr. Trr. Eccolo.. Vediamo che scrive
'Sì ma stai calmo'
'Se non mi piaci me ne vado eh'
'Dammi indirizzo'
La fanno tanto lunga, tanto poi son qui di corsa. Io rimanevo a letto, sotto le coperte. Non me ne fregava nulla di mettermi a posto, farmi una doccia. Volevo solo un pompino.
Suona il citofono, mi alzo per aprire, gli dico il piano, apro la porta e torno a letto.
Poco dopo entra, gli urlo dalla camera di spogliarsi e raggiungermi e così fa. Io sollevo la coperta dai piedi "Vai sotto a lavorare" le uniche parole che dicevo ogni volta.
Il ragazzino sta volta ce la sapeva fare un pò più degli altri, si meritò una carezza tra i capelli. 'Ti si sta smosciando qua, mi devo offendere?' 'Ahah no scemo, devo pisciare aspetta'. Mi alzai, mezzo addormentato con gli occhi socchiusi, entrai in bagno e urinai. Presi il rotolo per darmi un'asciugata, ma mi trovai lui ai piedi che mi riprese il cazzo sulla lingua asciugando la goccia. 'Che schifo, ce l'ho da tutta la notte!' 'E' una goccia, è amara.. mi piace, che ti devo dire.. Torna a letto dai che è tardi'
Sto ragazzino mi stava dando ordini...?
Tornai a letto, lo riprese in bocca ancora mollo e lo rifece crescere in pochi secondi. Devo ammettere che ci sapeva proprio fare, un lavoro ben fatto. L'orgasmo era prossimo, tirai via la coperta e lo avvertii ma continuò a succhiare. Poi a bocca aperta fece colare la mia crema, leccando la cappella con le sue labbra umide, guardandomi negli occhi e fece colare il tutto sulle lenzuola pulendosi poco dopo. 'Fai pure, tanto lavo io' 'Non ti saresti mai alzato a prendermi della carta.. Conosco quelli come te' .. in effetti aveva ragione.
Si rimise in piedi, strisciando la mano sulle gambe dalla coscia, al polpaccio ai piedi. 'Belli' mi disse baciandomi il piede sinistro vicino all'alluce. 'Vieni qui, fammi un massaggio' gli dissi. 'No è tardi. Ho fame, voglio fare colazione, poi ho impegni' 'Mh, ok.. che ragazzo schivo.. fatto risentire, sei stato bravo là sotto' 'Puoi ben dirlo, quando una cosa piace..' mi rispose con un occhiolino mentre, tirando su pantaloncino e slip, si girò di spalle a farmi vedere il culetto giovane e sodo. Prese lo zainetto, mi rubò un biscotto da una scatola aperta sul tavolo ed uscì dalla porta dell'entrata guardandomi con un mezzo sorriso.
Io rimasi a letto, poco pensieroso, ero al telefono a fare solito giro su Facebook, cazzeggiare. Mi alzai dopo un pò, con molta tranquillità. Erano le 11 ormai, misi un pantaloncino senza intimo, una maglietta, infilai le scarpe e scesi al market a comprare qualcosa per pranzo. Al market c'era una cassiera niente male, rimanevo sempre senza mutande e le sventolavo il mio arnese fiero che penzolava libero davanti alla cassa. Lei imbarazzata mi lasciava il resto e io spavaldo le prendevo le monete stringendole la mano. 'Ciao bionda a domani', la salutavo sempre. Tornai su in casa, facendo le tre rampe di scale di corsa, misi a marinare le fettine di pollo e le lasciai nella scodella infilandola nel frigo. Mi buttai nel box doccia, accendendo lo stereo e aprendo la finestra per far entrare la luce estiva di quell'agosto torrido.
"Ciao tesoro come stai?" "Ciao mamma tutto bene, tra poco pranzo. Tu e papà state bene?" "Certo tesoro mio, sai che finché lui va al circolo io sto benissimo. Sono in giardino a prendere il sole, Carla sta pulendo casa.. Fa un tale trambusto quella donna, non vuole proprio capirlo. Ma dimmi caro, tu come stai? Hai bisogno di qualcosa?" "No mamma stai tranquilla, sono felice che tu stia bene. Nel weekend vengo a trovarti va bene?" "Sì caro, ti sento male mi avrai già messo in viva voce. Dimmi quanto prima possibile il giorno, così faccio comprare tutto ad Antonio e ti prepara la pasta al forno che ti piace tanto. Ciao amore, fai il bravo" "Certo mamma, ti voglio bene"
Misi il pollo a cucinare, feci pranzo guardando la tv e poi lavai i piatti. Verso le 3, con un pantaloncino e una maglietta andai a farmi una corsa al parco con cuffie alle orecchie e il conta kilometri sul telefono. Tornai a casa dopo un'ora buona, presi borsone e andai ad allenamento. Giocavo a calcio, nella squadra della città. Eravamo tutti grandi ormai, io 26 anni e gli altri dai 23 ai 30. Forse la mia curiosità per gli uomini è cominciata anche così: culi ovunque, insaponamenti di chiappe che mi hanno mandato fuori di testa. Due o tre me li sarei scopati senza pensarci due volte.
Finito allenamento, andammo nello spogliatoio. "Come va, Riccobene?" mi chiese Claudio, il caposquadra prendendomi in giro. Non so se non fosse abbastanza chiaro dalla telefonata con mia madre che sono piuttosto benestante, il mio cognome è parecchio conosciuto nella mia città. "Tutto bene capo! Ho giocato bene?" "Non deludi mai campione!" e la risposta come al solito alzò l'urlo dei compagni. Chiaramente mi prendeva per il culo, non ero chissà quale talento, ma con me scherzavano sempre tutti. "Sta mattina un'altra eh" dissi a Tano, il mio migliore amico. "Bastardo dove le trovi?" "Eeeehhh se te lo dicessi me le porteresti via"
Andammo sotto le docce, a riderne ancora. Non ero dichiarato con nessuno, tanto meno coi compagni del calcio. Così raccontavo che erano donne, per tirarmela comunque delle mie conquiste in qualche modo. Tornai poi all'armadietto, con l'asciugamano alla vita, ero sempre uno dei primi a finire per l'ansia di erezioni inaspettate. Aprii l'armadietto, tirai fuori i vestiti e cadde un biglietto. Curioso lo aprii leggendo 'Sta mattina un'altra? A me non sembrava una donna quel ragazzino biondo'. Impallidii, imbarazzato. Mi guardai attorno ma erano tutti sotto la doccia. Qualcuno arrivò, io mi affrettai a nascondere il bigliettino e nel mentre qualcuno mi ficcò in faccia una mutanda, sussurrandomi all'orecchio 'Ti piace il mio odore?' tolsi subito le mani dall'armadietto per toglier la mutanda dalla faccia ma ormai dietro c'era solo Tano che si asciugava e dall'altro lato altri ragazzi. Lo presi per un braccio violentemente, stringendolo forte "Chi era?" gli chiesi con occhi sgranati ma sotto voce. "Eh? Cazzo fai?" mi rispose strattonando il braccio per sbrigliarsi dalla mia presa "Chi cazzo è stato adesso a farmi quella cosa?" "Ma cosa? Che stai dicendo?" "Qualcuno mi ha... Qualcuno era qui dietro di me, chi era?" "E che ne so Toma, ero di spalle che è successo?" Io un pò incazzato e deluso lasciai la presa, facendogli un cenno con la mano per fargli intendere di lasciar stare. Mi rivestii, accartocciando quel biglietto nella tasca del pantalone. Uscii dallo spogliatoio di fretta senza salutare nessuno anche se Tano mi chiamò, solitamente uscivamo assieme abitando vicini. Ma ero in panico, volevo capire chi aveva messo quel biglietto nell'armadietto e come l'aveva saputo. Appena salì in auto aprì l'app sfogliando i messaggi e arrivai al profilo di quel ragazzino che al mattino era venuto a trovarmi. Gli scrissi un saluto normalissimo, giusto per vedere se rispondesse. Non era online, per cui tornai a casa chiudendo l'app e lanciando il telefono sul sedile del passeggero. Arrivai a casa, ricontrollai il telefono ed ecco la risposta. 'Ciao bello.. già mi scrivi? Non conosci le regole del corteggiamento?' Non hai capito, pensai.. ma rimasi al gioco per cercare di capirci qualcosa. 'Hai ragione, volevo chiacchierare.. fai un salto qui?'
Non mi rispose. mi salii la rabbia. Odio quando non posso sapere qualcosa. Tirai un calcio al borsone, mi buttai sul divano e accesi la tv. Poi nervoso, dopo una mezz'ora mi alzai, cominciai a denudarmi per andare a farmi un'altra doccia. Ma mentre entrai in bagno, suonò il citofono. Era lui, quel ragazzino tanto sfrontato che ci sapeva fare meglio di me. Gli aprii la porta, con l'asciugamano in vita. "Ciao pezzo di figo" mi disse sgattaiolando in casa passando la mano sui miei fianchi. "A quest'ora ti fai la doccia? Non dirmi che da sta mattina non ti sei lavato.. Mi fanno schifo quelli che non si lavano eh!" "No scemo, è la terza del giorno in realtà.. O almeno lo sarebbe stata, non sono ancora entrato. Vuoi qualcosa?" "Mh.. Vedo" mi rispose andando verso il frigorifero. Lo aprii infilandoci la testa dentro, piegandosi con quel culetto tondo. Mi avvicinai a lui, cingendogli i fianchi. Lo girai, sbattendolo contro il frigo dopo averlo chiuso alle sue spalle. "Ascoltami un pò, guardami bene e parla chiaro perché non voglio incazzarmi" "uuh mi piacciono gli uomini arrabbiati" mi disse con quel faccino da sfida. "Non sto scherzando, ascoltami bene" "Lo sto facendo" "Oggi ho ricevuto un bigliettino anonimo che diceva di un ragazzino a casa mia questa mattina.. A chi l'hai raccontato?" "Io? A nessuno, sai che mi frega? Dovessi raccontare tutti quelli che mi faccio.." "HEY" lo interruppi con voce ferma e seria "non sto scherzando, io non sono dichiarato e queste rotture non le voglio" "Senti bello, non ho fatto proprio un cazzo di niente. Calmati e comincia a guardarti attorno, di certo non voglio finire tagliato a pezzi da qualche maniaco che ti perseguita" notai i suoi occhi un pò spaventati, così mi spostai da lui e abbassai lo sguardo. "Scusa, non volevo spaventarti.. è che lo sono io" "Guarda che se te ne freghi è meglio, sarà qualcuno che vorrà scoparti" "Non mi importano le sue intenzioni, mi importa sapere chi è che mi spia. Sono incazzato nero, se ce l'avessi tra le mani.." tirai un pugno alla porta, sfondandola e spaccandomi la mano che cominciò a sanguinare. "Ma sei scemo? Ma dimmi te se devo passare il martedì sera a fare l'infermiere.. Vieni in bagno" aprì il rubinetto del lavandino facendo scorrere l'acqua fredda e mi guidò la mano sotto il getto. "Non ti lamenti.. che uomo che sei" "Sono incazzato e ho l'adrenalina in corpo, domani ne soffrirò se ti fa sentire meglio"
"Senti.. so io come farti sfogare" aprì lo sportello del box doccia e cominciò a far scorrere l'acqua per farla scaldare. Si sfilò la maglia, si calò i pantaloncini e afferrò lo slip per i lati, sfilandoli piegandosi fino ai piedi mostrandomi il suo buco. Si sfilò le calze e, girando la testa, mi invitò ad entrare in doccia. Io lo guardai, mentre già si stava bagnando il corpo suo perfetto. "Allora? Non vieni?" mi disse guardandomi mentre strofinava la sua mano in mezzo alle chiappe. Mi slacciai l'asciugamano e il cazzo in erezione sguizzò fuori dritto e svettante. "Portamelo qui subito" mi invitò lui. Entrai in doccia, attaccandomi a lui poggiandogli il cazzo tra le chiappe. Feci scorrere la mano sulla schiena fino alle spalle, una al collo stretta l'altra alla bocca. "Non devi dire a nessuno che mi conosci, va bene? Quello che facciamo io e te rimane un segreto. Non dire a nessuno che mi conosci, che ci vediamo, che mi succhi il cazzo o..." gli sfilai la mano dalla bocca e mi presi il cazzo per puntarglielo bene. Cercai di entrare ma mi risultò abbastanza difficile "Che succede qui dietro?" gli chiesi "Tu vai tranquillo, non sono mica sfondato.. ma entra, non ti preoccupare". Confortato, cominciai a spingere e pian piano riuscii a puntare almeno la cappella. "Non sei quel che vuoi far sembrare, allora" Lui non rispose subito, cominciò solo a muovere il bacino per farlo entrare e, parecchio sofferente, se lo infilò fino a metà. Con testa quasi china, si voltò a mi sussurrò "Parli troppo". Cominciai a scoparlo allora, guidato da un'insolita dolcezza per quel ragazzino che voleva farsi il grande ma stava scoprendo pian piano il vero sé. Gli mordicchiai l'orecchio, mentre l'acqua ci scrosciava addosso calda e rilassante. Gli feci scivolare una mano sui fianchi e gli presi il cazzo, raso e morbido in semi erezione. Glielo segai dolcemente e lui si contorceva mugugnando come un ragazzino. "Mi fai venire così" mi disse imbarazzato. "Perfetto" gli risposi. Con l'altra mano mi sfilai il cazzo e me lo segai venendogli su quelle chiappe spettacolari. Lui urlò orgasmando nella mia mano e si appoggiò alla parete mentre continuavo a sfregargli il frenulo. "Ti prego basta.. mm.. basta ti prego sono sensibile dopo l'orgasm.. mmm.. " Avere il suo piacere sotto controllo mi inebriava la mente, ma mi calmai. Gli sculacciai le chiappe, poi lui si girò e mi baciò. "Comunque io sono Giancarlo. Grazie per avermelo chiesto" mi disse. "Emanuele" gli risposi sorridendo.
Tornai in salotto, asciugato. Controllai il telefono, l'app era ancora aperta con la sua conversazione. Andando indietro, vidi altri messaggi di sfuggita e uno mi saltò all'occhio. "Sei già là sopra a cercare? E io che pensavo di esser stato bravo.. " Non gli risposi, ero troppo preso. "Hey.. che succede?" "Leggi"
'Di nuovo te lo porti a casa? Due volte in un giorno..'
"Rispondigli" mi suggerì. Ma appena gli inviai il messaggio, mi bloccò sparendo.
Chi diavolo era? E come faceva a sapere chi mi portavo a casa?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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