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Gay & Bisex

Si comincia da piccoli [Pt. 3]


di alchest
14.08.2013    |    20.181    |    5 9.6
"" mi disse, porgendomi la mutanda..."
E' un racconto che ha del vero, ma non verrà detto quali parti lo sono.

L'estate dei miei 12 anni era finita, si era ormai fatto inizio Settembre e la scuola stava per iniziare.
Questo sarebbe stato il mio terzo e ultimo anno di scuola media, e avevo tutta l'intenzione di passare più tempo possibile con Dennis. Crescendo mi rendevo conto che ero quasi dipendente dalla sua amicizia, e il fatto che lui non mi respingesse minimamente mi legava sempre di più a lui.
Primo giorno di scuola, tornai tra i banchi carico e con tantissima voglia di rimettermi sui libri. Sta volta, entrando dalla porta, mi soffermai: eccolo, Dennis, sta volta l'avevo visto e non poteva più sorprendermi dicendo che non l'avevo calcolato! Feci per sedermi vicino a lui, ma lui mi notò prima che potessi sorprenderlo. "Quest'anno ti ho visto, scemo! Così non mi prendi in giro!" gli dissi "Finalmente! Siediti, pirla! Raccontami com'è andata l'estate.. Ti vedo diversissimo! Questo sorrisone? Voglio sapere tutto!"
Riassunsi in quei 10minuti prima della lezione l'estate passata a Rimini, evitando ovviamente la vicenda di Eric. La campanella suonò e l'ultimo anno ebbe realmente inizio. Il professore di matematica era tornato dalla malattia, era ancora un pò poco presente ma riusciva a tenere le sue lezioni. Fu lui ad introdurci alla prima lezione, chiedendoci quali fossero state le nostre attività estive, ma soprattutto facendo presentare i nuovi volti della classe, tra cui due ripetenti e un ragazzo che arrivava da un'altra scuola. Questo era Francesco, il ragazzo che era misteriosamente apparso e sparito il giorno del saggio musicale. Ero un pò sorpreso, imbarazzato.. Ma pensai che potevo avere l'opportunità di chiedergli spiegazioni su quel che mi aveva riferito quel giorno.
Col susseguirsi dei giorni mi accorsi della difficoltà di fronte alla quale i professori ci misero: più interrogazioni e meno carinerie sui voti, tutto in vista dell'esame di fine anno. Pochi giorni dopo l'inizio delle lezioni, incrociai all'uscita il professore che aveva sostituito quello di matematica, salutandolo. Mi dispiaceva molto: era giovane e questo forse lo rendeva più vicino e comprensivo verso di noi.
Durante gli intervalli vedevo che Dennis e Francesco erano spesso in confidenza, soprattutto Francesco mi guardava con un sorrisino malizioso. Un giorno quindi cercai di introdurmi nel discorso, ma appena mi avvicinai loro cambiarono discorso. Questo non mi fermò dallo stare con loro: forse un pò ero geloso di Dennis, o forse un pò di Francesco. Un giorno Francesco ci propose di andare da lui a studiare, dicendo che sapeva che io e Dennis studiassimo assieme e che voleva fare 'parte del gruppo'. Io accettai senza problemi, l'importante era che si studiasse seriamente e che non rovinasse i miei ritmi.
Il pomeriggio quindi andammo da lui; quando citofonai, Francesco aprì il portone ed io rimasi incantato. La casa era enorme: un vasto giardino introduceva questa villa su due piani con esterni bianchi, una piccola piscina sul lato destro del giardino e dei recinti fioriti su quello sinistro. Amai all'istante quei variopinti fiori. Entrai in quella casa che in realtà non era nulla di sconvolgente, ma in una piccola cittadina sembrava un castello. Dalla stanza a destra, sentii chiamare, ci andai e vidi Francesco ai fornelli e Dennis seduto a tavola con i libri già aperti. "Spero ti piaccia la cioccolata calda" mi disse Francesco "ne sto preparando un pò per tutti e tre" "Certo, la adoro. Ne prendo volentieri una tazza!" gli risposi, sfilandomi la felpa. "Vieni, prendo io la tua roba. Togli pure le scarpe se vuoi e prendi posto assieme a Dennis". Era di una gentilità infinita, sicuramente sapeva già come trattare gli ospiti, ai suoi 13 anni di età.
Sorseggiavamo la nostra cioccolata calda mentre discutevamo delle tematiche per la verifica di Storia, ci trovavamo in piena sintonia. "Pensare che ora chi non è eterosessuale viene considerato contro natura, mentre invece nell'antica Roma erano tutti bisessuali.. C'era una libertà di vivere che al giorno d'oggi possiamo solo sognare.." disse Francesco, lasciando me affascinato alla sola idea di quella libertà. "E perché non c'è scritto sui libri, quello che hai appena detto?" gli chiese Dennis "Forse perché gli scrittori la ritengono una notizia di basso conto.. Effettivamente, i romani non conquistarono i loro territori perché erano bisessuali, non credi?" Dennis annuì, alzando le spalle. "A te piacerebbe molto quella libertà, non è vero Alessio?" mi chiese Francesco. Io lo guardai negli occhi, e ne intravidi una certa sfida. "Sì - gli risposi - mi piacerebbe moltissimo".
"Sai, io so della piccola avventura che hai avuto con Dennis nei bagni del laboratorio l'anno scorso..." "Cosa?!" gli risposi di getto. Guardai Dennis, imbarazzato. Era stato lui a dirglielo? "Non guardare Dennis, lui penso sia sorpreso quanto te.. Vi ho semplicemente visti.. Ecco perché il professore di matematica vi ha beccato.." 'che pezzo di merda', pensai. "Scusa ma come facevi ad essere lì? Tu sei di un'altra scuola!" gli rispose Dennis "E comunque non è successo nulla, se davvero ci stavi spiando" aggiunse.
"Non vi preoccupate, ragazzi.. io non sono nessuno per giudicare.. Però ammetto che è stata una visione piuttosto eccitante e curiosa. Perché non sei stato al gioco, Dennis?" gli chiese Francesco "Semplicemente ero sorpreso da quello che stava facendo.. Mi ha colto impreparato." gli rispose. "Quindi se succedesse di nuovo, forse saresti più pronto?"
Seguivo il loro scambio di battute come seguissi una pallina da ping pong rimbalzare su un tavolo, sperando che qualcosa di vantaggioso per me uscisse dalle labbra di Dennis. Ma ancora una volta, era impreparato, e rimase in silenzio.
"Vado a prendervi un regalo ciascuno" ci disse, alzandosi. Io e lui ci guardammo un pò imbarazzati. Lui era così maschile che vederlo in quella situazione lo rendeva adorabile.
Francesco tornò, aveva due indumenti in mano: una specie di mutanda e una fascia.
"Questo è per te, Alessio, si chiama jockstrap. Vai al bagno e indossalo." mi disse, porgendomi la mutanda.
"E questo è per te, Dennis. Mettiti sulla poltrona, per favore."
Andai al bagno, cercando di capire come fosse fatta quella mutanda... 'gio che..? ma è rotta?!' pensai. C'era il davanti, ma il dietro aveva solo i due elastici. Mi denudai e le indossai, tenendo indosso la maglietta. Serviva a tenere il pene nascosto e il culo di fuori, non ne avevo mai vista una prima! Tornai in cucina, dove Dennis era sulla poltrona ad occhi chiusi e Francesco andò alle sue spalle, con quella fascia in mano. Lo bendò e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Mi fece cenno con la mano di avvicinarmi, lui era vicino al poggiabraccia della poltrona e io mi misi in piedi vicino a lui. "Che succede?" gli chiesi. "Ora facciamo un gioco, - mi rispose - il gioco del silenzio. Nessuno dei due deve parlare".
"Vieni qui e mettiti in ginocchio" mi sussurrò, guidandomi di fronte a Dennis e rimanendo alle mie spalle. "Piegati verso di lui e fai quello che avresti sempre voluto fargli". Parlava con una grande sicurezza, come se sapesse tutto. Ancora una volta si era rivelato misterioso, non capivo cosa volesse, come sapesse certe cose.. Ma Dennis era di fronte a me e quei pensieri svanirono, non appena cominciai a far scorrere le mie mani sotto la sua maglia. "Vai così, bravo" mi sussurrò ancora Francesco. "Sfilagli tutti gli indumenti, piano piano... Fallo impazzire di piacere"
E così feci. Gli sfilai la t-shirt, liberando i suoi addominali scolpiti: gli allenamenti di calcio avevano cresciuto un grande ragazzone. Rimase con i pantaloni, ma io continuai a baciargli l'addome e il petto, godendo ogni singolo attimo che potevo passare sul suo fantastico corpo. Lui già ansimava, gli piaceva soprattutto quando leccavo i capezzoli. Andai quindi con le mani sulla cinta, aprendola e sfilandola. Lui alzò il bacino, permettendomi di sfilargli anche il jeans. In mutande, su quella poltrona, era il mio sogno diventato realtà. Lo baciai ovunque, dove più era possibile.. E dietro di me, Francesco se la rideva soddisfatto.
"Toglimi lo slip" mi disse Dennis con un tono quasi arrogante. Ma non ubbidì ciecamente.. Li afferrai, abbassandoli fino al suo pene eretto, baciando tutta la parte che lo slip copriva fino a pochi secondi prima.
Ansimava come un pazzo e continuava a ripetere "Dai toglile.. Toglile". Ma quando lo feci, il suo cazzo uscii dalle mutande e io ne rimasi sorpreso. Lo slip tratteneva la completa erezione, la cappella si gonfiò ancora e lui lo fece pulsare rendendolo duro e dritto. "Prendilo... fino in gola" mi sussurrò Francesco. Così appoggiai la lingua al cazzo di Dennis, aprii bene la bocca e... andai giù, il più possibile. Giuro, feci il possibile, ma proprio non ci stava tutto... Dennis ansimava tantissimo e io ero felice di poterlo soddisfare. Continuai a succhiare per un bel pò, era così gustoso.. Non lo sfilai dalla bocca nemmeno un secondo, salivavo come un pazzo.
"Adesso dai una piccola tregua alla tua mascella, girati.." mi disse Francesco, sempre sottovoce. Mi appoggiò la testa a terra, facendomi tenere il culo all'aria verso Dennis. Si allontonò da me, andò da Dennis e sentii Francesco dirgli "Ora tocca a te". Sobbalzai, sentendo qualcosa di umido sul culo.. Mi abituai facilmente, capendo che mi stava leccando.. Non ne capii il motivo, capii solo che era una grandissima fonte di piacere. Continuò anche lui per una decina di minuti..Più mi piaceva e più mi piegavo, aprendo le chiappe. E Dennis spingeva sempre più con la lingua, entrando quasi in quel buco strettissimo.
"Adesso alzati, Alessio. Mettiti in ginocchio" ma mentre mi girai, mise a me la benda. Rimasi in ginocchio, aprendo la bocca e tenendo la lingua fuori, come Francesco mi aveva suggerito. Non sapevo il perché di tutti quegli ordini che mid ava, sapevo solo che fino a quel momento erano stati per me vantaggiosi.
Sentii la cappella di Dennis sulla lingua due, tre volte.. Ne riconobbi quel buonissimo gusto.
E poi, mentre sentivo Dennis aumentare il tono dei suoi gemiti, ricevetti dei caldi schizzi in viso, sul collo.. Sentendo che gocciolavano fino a dentro la maglietta. Mandai giù quelle poche gocce che arrivarono sulla mia lingua: sapevano di un dolce fantastico. Mi tolsero la benda, e vidi Dennis di fronte a me con il suo cazzo pieno di sperma, il suo respiro era affannato e Francesco che ci guardava soddisfatto. Baciai Dennis sull'addome e baciai ancora il suo cazzo, pulendolo da quello sperma che gocciolava dalla sua cappella. Manteneva una semi erezione, ma presto si ritirò.
Era difficile dire qualcosa, per me.. Ancora una volta era successo: ero attratto dal sesso di un uomo, ma finalmente l'avevo potuto soddisfare. E questo era Dennis, non potevo essere più felice di così.
"Nessuno oltre noi deve sapere quanto successo - disse Francesco - è un gioco che rimarrà solo tra noi tre.. Vi va?" "A me va bene tutto quello che va bene a Dennis" gli risposi. E Dennis, guardandomi, rispose "A me va benissimo".
Tornammo agli studi, fino alle 18 quando io e Dennis tornammo a casa. Ero soddisfatissimo di quanto successo, ma una cosa mi incuriosiva.. E così gliela chiesi. "Dennis, solo una cosa volevo sapere... Quando io ero in bagno e vi ho poi raggiunto in sala, Francesco ti ha sussurrato una cosa all'orecchio.. Qual era?"
"Mi ha detto di pensare a te come se fossi una donna" mi disse. Io mi bloccai. 'Che roba strana', pensai.
"In effetti ha funzionato" aggiunse. "Non ti piaccio?" gli chiesi. "Non lo so.. Credo di sì. Ma non mi piacciono gli uomini. Solo tu. E il fatto di pensare che tu fossi una ragazza, mi ha aiutato.. Tutto qui" "Come faceva a sapere che ti avrebbe aiutato? Ne avete parlato?" "No, mai. In effetti, che cosa strana!"
Riprendemmo il cammino, arrivando ognuno a casa propria. Quel Francesco si rendeva sempre più enigmatico e la cosa mi incuriosiva moltissimo. Tornato a casa, però, mi tuffai sul letto felice pensando a quel che era successo. Chissà.. Forse un giorno, avrei potuto baciare Dennis.. O magari fare di nuovo quello che era successo quel giorno, senza Francesco a guardarci...
Ma in realtà, con Dennis, avrei fatto cose anche molto più spinte di quel giorno.
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