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Gay & Bisex

Messaggio Anonimo [ Pt. 3 ]


di alchest
16.03.2015    |    6.923    |    4 9.2
"Aveva i nervi a fior di pelle e volevo tanto farlo calmare, così lo presi per il collo e lo tirai a me senza dire altro..."
"Potresti non guardarmi con quegli occhi, per favore? Sono preoccupato per te e mi spiace averti messo in questa situazione"
"Sono spaventato, Manu. Ci siamo visti tre o quattro volte e mi ritrovo con uno stalker che conosce i nostri movimenti e scrive il mio numero di telefono in giro. Io sono tranquillo con la mia sessualità, non ho problemi se vien fuori che vengo a casa tua a succhiarti il cazzo ogni mattina. Non me ne frega nulla, ok?" Prese una piccola pausa, forse perché si era accorto che stava alzando il tono della voce. Ma la sua rabbia era comprensibile, quindi lo lasciai parlare senza interromperlo. "Non mi importa se vengo beccato, ma mi importa che nessuno venga messo di mezzo. Non voglio che i miei genitori vengano messi di mezzo, che debba chiamare dei carabinieri o qualcuno per difendermi da un anonimo qualsiasi che segue i tuoi o miei movimenti. Perché ricordalo: ancora non sappiamo se segue me o te. Se seguisse te? L'etero perfettino che si scopa i ragazzini.. Sembra quasi che io mi stia preoccupando per entrambi" "Non è così" lo interruppi. "Non è affatto così, Giancarlo io sono preoccupato ma per te. Ora sinceramente è vero, a me stesso non ci sto pensando ma non è un tuo problema ok? Voglio che tu stia al sicuro e se non sei con me non posso saperlo, io so difendermi.. Tu no" "Che ne sai tu? Conosci ben poco di me" "Conosco fin troppo.. Ti ho capito e lo sai, ho capito che ti diverti a fare il ragazzino figo ma dentro sei tanto fragile e questa cosa mi piace da morire. Voglio che nessuno ti tocchi. Solo io posso, nessuno può farti bene o male, ti darò io tutto quello di cui hai bisogno. Va bene?" Seguì un lungo silenzio, mentre lo guardavo negli occhi e lui arrabbiato fissava fuori dal finestrino. La sua gamba batteva nervosa, il piede ticchettava e la mano stringeva il pantalone attorcigliando un filo della cucitura. Aveva i nervi a fior di pelle e volevo tanto farlo calmare, così lo presi per il collo e lo tirai a me senza dire altro. Lo strinsi forte, tanto che sentivo il suo cuore palpitare. "Stai da me questa notte" lui non mi rispose. Ma dopo pochi minuti tirò fuori il telefono dalla tasca scrivendo alla madre "Dormo fuori". Tenendomelo poggiato alla spalla, misi in moto l'auto e partii verso casa mia. Salimmo le scale ed entrammo in casa, erano quasi le 23 e non sapevo se il giorno dopo avrebbe avuto impegni. Non sapevo se avrebbe avuto l'università, un lavoro. Effettivamente era vero, conoscevo poco di lui. Non aveva ancora parlato, si era seduto sul divano prendendo un cuscino e stringendoselo addosso. "Hey vuoi qualcosa? Vuoi fare una doccia, guardare un film?" gli proposi appoggiando un ginocchio al divano. "Non so.. Guardiamo un film?" "Certo.. Sceglilo. Ti faccio una tisana? Io me la faccio rilassante" "Certo, volentieri".
Rimase ancora un pò freddo per tutta la serata, ma era comprensibile perciò mi limitai a stringerlo a me tutto il tempo finché non si addormentò a circa metà film. Aspettai finisse ancora si fosse svegliato, ma ormai era bello che andato. Gli infilai l'altro braccio sotto le gambe e, alzandolo, lo portai fino al letto. Si svegliò poggiandomi la testa alle spalle e mi baciò il collo. Quando feci per lasciarlo, si aggrappò forte sussurrandomi "Voglio fare l'amore con te". Con il brivido delle sue labbra sul collo e la voce sensuale all'orecchio, mi pulsò subito il cazzo tra le mutande. Ma dovetti restare calmo, dolce. Aveva bisogno di quello al momento. Poggiai una gamba al letto, poi lui, baciandolo. Cominciò un lungo bacio passionale, mentre lo abbracciavo e facevo scorrere le mani sotto la sua t-shirt percorrendo la sua schiena fino alle spalle tirandolo giù verso di me. Nel mentre spingevo il bacino, simulando il rapporto che avremo avuto a breve. Lui cominciò a sciogliersi, muovendo il bacino e scendendo con le labbra verso il collo e poi su a mordere l'orecchio. L'orecchio era il mio punto debole assieme ai capezzoli, lui l'avevo scoperto e ci giocava molto facendomi salire l'ormone. "Quando fai così ti farei tanto male, sai?" "Hai detto che non mi faresti mai del male... Trattieniti... Trattieni poi mi romperai il culo". Mi faceva morire quando parlava volgare. Avevo il cazzo durissimo, ma decisi che per una volta avrei cominciato a soddisfare lui. Lo feci voltare, con un gesto rude lo piegai e gli sfilai piano il pantaloncino e la mutanda. Cominciai così ad odorare il suo culetto liscio, morbido, mentre mordicchiavo le chiappe. Lui si piegò ancora facendo aprire le natiche per farmi entrare. Presi a leccare quel buco stretto e caldo, prima con la punta poi a lingua aperta leccando fino al perineo mentre gli stimolavo lo scroto. Il solo percorrere con le dita la sua asta lo fece guizzare di piacere. Così caricai un pò di saliva, facendola colare dal buco fino alle palle poi, bagnandomi le dita, gli lubrificai la cappella. Leccandogli il buco lo sentivo dilatarsi, mentre si rilassava sempre più sul mio letto stringendo forte le lenzuola per il piacere. Scendevo piano e leccare le palle poi tornavo su, non riuscivo a staccarmi dal suo buchetto che pulsava di piacere. Cominciai ad entrare con un dito, poi due, entrando e uscendo alternando la lingua alle dita per mantenerlo lubrificato. Ma cominciai presto ad impazzire, le mie mutande stavano per esplodere e il mio cazzo era ormai di marmo. Abbassai i pantaloni facendo svettare l'asta dura. Lui, sentendo il pantalone calare, si girò per spiare e notò i suoi piedi vicini così li allungò per toccarmi l'uccello pulsante. Mi abbassai avvicinandomi e così, mentre gli leccavo il culo, spingevo il cazzo tra i suoi piedi facendomi una sega. Il piacere era tanto, anche se a volte perdevo il ritmo essendo così concentrato a leccare. Anche lui ormai era impaziente, spiava spesso cosa succedeva cercando di afferrare con una mano oppure facendo affondi più ampi coi piedi. Allora mi alzai in piedi, togliendomi da lui e cominciai a guardarlo. "Lo vuoi?" lo invitai stringendomi i capezzoli. Lui si voltò, rimanendo in ginocchio ma abbassandosi all'altezza giusta. Annuì con la testa, avvicinandosi piano e con la voglia scritta sul volto. "Vieni a prenderlo, qui" indicandogli lo spazio sotto di me. Lui scese dal letto carponi, rimanendo a testa bassa baciando i piedi e salendo pian piano fino alle gambe e poi fino al cazzo. A lingua aperta mi leccò le palle, l'asta per poi divorare con passione la cappella. Si infilò tutto in gola spingendo la cappella aiutandosi con la lingua. Godevo come un maiale, tanto che dovetti togliere la mano dai capezzoli o sarei esploso precocemente. Succhiava con vigore, passionale, salivando abbondantemente e segando con la mano stretta. Cominciai a spingere, tenendogli la mano sulla testa e tirando i capelli con forza. Ero al limite. "Devo sborrare Gianca, mi stai facendo morire" "Voglio bere Manu, ti prego" mi disse. Mi salì il sangue alla testa quando lo disse, non capii più nulla. "Stai fermo lì, apri la bocca". Così fece, e gli appoggiai la cappella alla lingua strizzandomi i capezzoli. Lui muoveva appena la lingua, stimolandomi il frenulo e da lì a poco cominciai a schizzare. Quando venivo in questo modo, senza toccarmi, schizzavo poco così non lo avrei fatto strozzare. Ma lui se lo infilò subito in gola, facendomi sussultare. Mi piegai su di lui, strozzando un gemito quasi urlato. Gli schizzai così forte che lui tossii ma non si tolse. Ingoiò tutto, anche se un pò gliene uscii dalla bocca. Riprese a succhiarmi il cazzo, mantenendo l'erezione. "Non è ancora finita" mi disse guardandomi. Salì sul letto, nella posizione di prima con la pancia attaccata al materasso e il culo alzato invitandomi. "Stanotte mi uccidi.." gli dissi afferrando i suoi fianchi. Il suo culo era ancora rilassato, ormai si era lasciato andare. Gli puntai la cappella al buco e entrai con forza. Lui scattò in piedi urlando, ma non si lamentò. "Mi avevi detto che ti avrei rotto il culo, no? Ora son cazzi tuoi" gli misi una mano sulla bocca e con l'altra gli afferrai il cazzo con forza segandolo solo col ritmo dei miei affondi. Gli tiravo botte secche, forti, ma pur sempre con solo metà del mio cazzo che era ancora troppo sensibile dall'orgasmo di poco prima. La mano sulla bocca la portai alla testa, spingendolo in basso alla posizione precedente. Mi alzai su di lui, affondandogli tutto il cazzo dentro. Lui mi afferrò un piede, leccando appena l'alluce. Urlava di piacere, tanto che dovette sforzarsi per arrivare a mettere l'alluce in gola e trattenere gli urli. Gli spinsi la testa con una mano e con l'altra mi tenevo su di lui, fino a venirgli dentro. Forse qualche goccia in meno uscii, ma con la stessa imponenza di prima. Continuai ad affondare ancora, mentre mi tirai su per arrivare al suo uccello durissimo e prossimo all'orgasmo. Segandolo infatti, mi bagnò presto la mano. Gli sfiorai il frenulo con la mano bagnata mentre gli affondavo le mie ultime forze. Poi mi sfilai, lo baciai e lo tirai con me al bagno dove, entrando in doccia, ci lavammo baciandoci per tutto il tempo. Quasi mi venne voglia di scoparlo ancora, ma là sotto chiedeva una pausa. Così andammo a letto.
L'indomani mi svegliai e trovai il posto a fianco al mio vuoto, ma sentii trafficare in cucina così mi tranquillizzai. Seguii i rumori e trovai Giancarlo appoggiato al bancone della cucina che sorseggiava una tazza di latte. Sul tavolo, invece, aveva messo tovagliette e due brioche appena sfornate. Era andato a prenderle, dato che non erano in casa. "Buongiorno romanticone" gli dissi dandogli un bacio sulla guancia. Mi sedetti, invitando anche lui e chiacchierammo tutta la mattina. Mi documentai sulla sua vita, dopo quel dubbio su cosa facesse di solito la mattina. Studiava per diventare cuoco, frequentando una di quelle scuole preparatorie post- diploma. Quindi, dopo pranzo, sarebbe dovuto andare via.
Non chiarimmo la situazione, non parlammo di nulla di negativo in realtà. Solo discorsi di circostanza, perché mi vergognavo abbastanza di non sapere nulla della sua vita. Ma lui rimaneva sempre vago, dilagando in altri discorsi oppure ribaltando le domande su di me.
Quando lui andò via, mi preparai per il solito allenamento di pomeriggio e sera fino a rientrare a casa.
Il giorno dopo, sabato, avrei avuto la cena con la squadra. Passai la giornata da mia madre, pranzando assieme e andando in giro per il centro per comprare una camicia adeguata per la sera.
Una volta salutata, tornai a casa e mi cambiai. Camicia nuova, jeans, scarpa non troppo elegante, orologio al polso e mi diressi al locale.
Sergio e Claudio erano già al tavolo, Tano e gli altri mancavano ancora. Cominciammo a chiacchierare del più e del meno nell'attesa di mangiare mentre il tavolo si era ormai riempito. Vicino a me Tano, ovviamente.
La serata procedeva al solito, qualche battuta sul calcio per ricordarci di essere prossimi ad una partita importante, due parole sul lavoro, donne.. Soliti discorsi ad una tavolata di uomini adulti.
Tano aveva già alzato troppo il gomito, infatti parlava a vanvera e lo prendevamo in giro ogni due parole. "Stanotte voglio scopare, ve lo dico!" cominciò ad urlare "Ma dove devi andare che non ti reggi in piedi" lo sbeffeggiò Sergio "Non sei mica Ema.. Guarda lui come regge! Ha bevuto quanto te e non fa una piega" "Solo al di fuori Sergio.. Se mi alzo in piedi cado steso su questo tavolo" gli risposi. "Tanto lui oggi ha già scopato, lascialo stare" mi disse Tano. "E tu che ne sai? Ha scopato con te?" gli rispose Sergio ridendo "Con me no, col bondino!" mi si gelò il sangue. Ancora sto biondino... Che si riferisse a Gianca? Cosa ne sapeva? "Sei troppo ubriaco, smettila di dire cazzate" lo sgridò Claudio da capotavola. "Lascialo stare, è tutta la sera che le spara.. Ordiniamo qualcosa da mangiare o questo a casa non ci arriva" proposi, facendo cenno al cameriere tra i tavoli. Ci facemmo portare un misto di antipasti e nell'attesa andai in bagno. Mentre mi sciacquavo le mani, entrò Sergio che mi arrivò al lavandino vicino guardandomi dallo specchio. "E' bello pieno Tano, se continua così toccherà portarlo a casa ad uno di noi.." "Vero.. Ma non sarebbe la prima volta" gli risposi. Rimase in silenzio ma era visibilmente imbarazzato. Comunque tornai in sala ma Sergio mi fermò chiamandomi. "Manu aspetta.. Devo parlarti di una cosa.. Devo parlarti del biondino di cui parla Tano" "Senti.. Vorrei far finta di non saperne nulla, ma sta cominciando a diventare una situazione fastidiosa. Cosa ne sa lui? E anche tu, che ne sapete?" "Innanzitutto ti dico di stare molto calmo, la situazione è un pò ambigua ma voglio spiegartela io che sicuramente ti creerei meno problemi di quanti ne farebbe Tano." Si assicurò che i bagno fossero vuoti, poi cominciò a raccontare sottovoce.
"Qualche tempo fa io e Tano ci siamo incontrati, in un parchetto in zona tua. Hai presente quello dietro al centro commerciale?" "Sì.. Non è un batuage?" "Mh.. Esatto. Ci siamo trovati là e abbiamo scopato" Prese una pausa per aspettarsi una mia reazione, ma la cosa non mi toccava affatto quindi aspettai che continuasse a parlare. "In realtà ci eravamo solo succhiati il cazzo perché nessuno dei due voleva prenderlo nel culo. Così dopo cominciammo a cercare un terzo, un ragazzo da scoparci assieme, ma lui mi confidò una cosa.." "Vi siete scopati Giancarlo?" "Non so come si chiama, sul suo profilo da escort si chiamava Amedeo.." "Che cazzo dici? Quale profilo escort? Sergio mi sto incazzando, parla chiaro" "Abbassa la voce Manu, mi metti in imbarazzo" "Non abbasso la voce Sergio parla o vado a beccare Tano e vi ammazzo tutti e due. Avete scritto voi il numero sull'armadietto? Eravate voi a scrivere quei messaggi?" "No, Manu calmati ti spiego tutto se stai tranquillo" Lui cominciò a toccarmi, a tenermi le mani basse per farmi calmare, ma la cosa mi faceva solo incazzare di più. Volevo sapere tutto, volevo capire cosa stavano combinando quei due imbecilli. Ma in quel momento entrò Claudio in bagno, ci guardò allegro e andò in bagno fischiettando.
Sergio ne approfittò per scappare fuori dalla porta, dicendomi a bassa voce "Domani. Domani ti racconto tutto, ma non ti arrabbiare. Ci penso io".
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