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Lui & Lei

Il costume da piscina


di LittleMargot
26.06.2015    |    4.220    |    1 9.0
"30 ed esco, m’incammino verso la casa della ragazza bionda..."
Correva l’anno 15 a.M. (avanti Margot), beh, diciamo pure che era il 1999, uao! L’anno dello ‘Spazio’ omonimo, in cui tutti avremmo dovuto viaggiare con le astronavi verso la base Luna, e invece siamo ancora a Terra, lo scorso millennio, ma quanto tempo è passato... bene, dicevo, era una mattina d’estate, un sabato e, come dovrebbe essere la normalità per le giornate estive dei primi di luglio, faceva caldo, davvero caldo. Ovviamente non avevo nessuna intenzione di farmi un giro in bicicletta, né tantomeno di andare a fare spese al centro commerciale (tanto per gustarmi un po’ di aria condizionata oltre che a dare una sbirciata alle ‘consumatrici’ che fanno la spesa). Premesso che non avevo nessun giardino con annessi alberi per stendervi tra due di essi un’amaca, né tantomeno un paio di ‘schiavetti’ per farmi fare fresco con dei bei ventagli, decisi di andare in piscina.
Il mio borsone era preparato di tutto punto: due paia di asciugamani grandi, costume, cuffia, occhiali (da piscina), ciabattine, intimo di ricambio, astuccio completamente accessoriato con quanto serve per la cura del corpo (bagnoschiuma, shampoo, manopola, salviettine, crema solare, doposole, crema idratante, trim, forbicina, pettine.. manca qualcosa?), un libro, la ‘Settimana enigmistica’, penna, matita. Perfetto! Non mi resta che andare in piscina! Via!! No, alt! Mancano le vettovaglie, certo, visto che ho intenzione di restare fuori fino a sera. Nessun problema: 10 minuti ed ecco pronti un paio di panini, due bottigliette di limonata, un vasetto con insalatina di cetrioli sodi, una macedonia di fragole e fragoline, un po’ di biscotti, e basta così, se no, addio linea di galleggiamento, qui affondo d’un botto! Dov’è la borsa termica a tracolla? Eccola qui, al suo solito posto nell’armadio. Tutto pronto, quindi tiro giù le tapparelle, metto i gancetti, esco, chiudo a chiave la porta e un paio di minuti dopo sono con la mia utilitaria nel bel mezzo di un traffico inesistente, che bello guidare così!
Il parcheggio presso la piscina è abbastanza vuoto, sono quasi le 10, perciò è aperta da poco, forse da nemmeno mezz’ora o un’ora, e chi se ne importa? Vado alla reception per il biglietto, 6.000 Lire (che male che fa questo ricordo!! Ma mica perché ritenessi fosse caro il biglietto, anzi! Il motivo è ben altro! Qualcuno vuol provare ad indovinare?).
Entro nello spogliatoio maschile, non c’è nessuno, ed in 5 minuti sono pronto, doccia preliminare compresa. Avanzo con passo tranquillo ed elegante sul lastrico attorno alla piscina, prendo un ombrellone e lo sdraio (compresi nel prezzo d’ingresso), sistemo l’asciugamano grande e mi distendo al sole che per la verità non picchia così forte come si poteva pensare, meglio così. Socchiudo gli occhi standomene supino su quello sdraio, pian piano mi abituo all’ambiente e sento i chiacchiericci delle altre persone che giungono alle mie orecchie, e comincio ad essere selettivo, nel senso che cerco di captare al meglio i discorsi che provengono da voci femminili.
Dopo un po’ mi giro a pancia (che non c’era e non c’è tutt’ora, giusto un filino) in giù, guardo la gente che si sta facendo il bagno e che prende il sole. Diamine! Non c’è nessuno che conosco. Pazienza, e intanto provo a fare un cruciverba, ma gli occhi vanno spesso verso la piscina, ed intanto arrivano altre persone. Sedute a lato alla mia destra, ad una quindicina di metri, ci sono due ragazze niente male, una è bionda e l’altra è rossa, gesticolano, ridono, poi mettono la cuffia e si buttano in acqua, e con la cuffia hanno un aspetto molto professionale, e non solo loro, ma anche tutte le altre persone, quasi mi sento di essere l’unico che magari non sa nuotare guardando come nuotano gli altri, ma non è così. Guardo a sinistra, e scende in acqua una donna sulla cinquantina con un fisico giunonico che se si butta a ‘bomba’ ci spazza via tutti con uno ‘tsunami’. Ci saranno si e no dieci persone in acqua, anche alcuni ragazzi molto giovani, lungo i bordi della piscina vedo anche famiglie complete. Bene, allora decido di buttarmi anch’io, e scelgo la corsia a fianco di quella dove stanno nuotando le due amiche, quelle belle, la ‘bionda’ e la ‘rossa’. Parto con un bello slancio, e prendo aria sempre dallo stesso lato, quello dove ci sono le due tipe. Le guardo, e quando mi passano vicino comincio a sentire un certo formicolio, e ti pareva! Meno male che stando con la parte anteriore sotto il pelo dell’acqua non c’è rischio di dare origine ad imbarazzi, ma che fisico ha la ‘rossa’! Proprio senza pietà, professionale, va avanti e indietro a fare vasche, come la sua amica, già, non c’è tempo per fermarsi a fare due chiacchiere, io le guardo, ma non posso fare altro che questo, mica posso mettermi a nuotare a stile ‘dorso’, il mio ‘gingillino’ salirebbe a quota periscopica e molto probabilmente diverrei subito oggetto da colpire con bombe di profondità di tipo verbale.
Intanto il tempo passa e, senza accorgermi, cambio corsia, non ci faccio caso, tanto sono larghe. Ad un certo momento sento qualcosa che mi sfiora la coscia, una bracciata data da chi? Il pensiero mi stuzzica e l’eccitazione cresce. Faccio altre 4 o 5 vasche, vedo una sagoma venire contro di me, forse sono un po’ troppo al centro io o una di loro due? Non importa, meglio così, e quindi scendo di quota, giusto giusto per un incrocio a sfiorare (diciamo inavvertitamente) una certa bella ragazza. Qualche attimo dopo sento un urto potente sopra la mia schiena, vengo spazzato via di lato, e poi un forte colpo alla coscia sinistra, ma cosa diavolo è? Salgo subito in superficie e mi giro. Tre metri dietro di me c’è la donna dall’aspetto e fisico giunonico, mentre vedo le due amiche sull’altra corsia a fianco di quella in cui nuotavo prima. Già, ho sbagliato corsia, ma davvero!
“Scusi, le ho fatto male?”, mi chiede con una possente voce mentre controllo se ho danni in qualche parte della ‘chiglia’ o dello ‘scafo’. Intanto vedo che mi si sta avvicinando, non è che con questa scusa vuole prendermi a ceffoni?
“No, non è niente, mi scusi lei”, rispondo prontamente tornando nella mia corsia originaria, “sono io che non mi sono accorto di aver sbagliato corsia”, ed in effetti avevo proprio sbagliato, ma non nel senso che avrei dovuto rimanere nella mia, ma andare in quell’altra. La mia erezione era rimasta inalterata, non è che si possa sgonfiare subito, meno male che non si è accorta, se no, chissà che figura!
Niente da fare, il tempo passa, nessun approccio con quelle due ragazze che poco dopo salgono su e la mattina se ne va via così. Poco dopo mezzogiorno esco dall’acqua e vado al mio ombrellone, mi asciugo e mi accomodo sullo sdraio, prendo la borsa termica e gusto con delicatezza il mio pranzetto notando che la ‘bionda’ e la ‘rossa’ sono ben fornite con insalata di riso.
Rassegnato, terminato il pranzo vado avanti con la lettura del libro che mi ero portato, quindi decido di riposarmi e mi metto bello disteso a pancia in giù, sono circa le 13.30.

“Scusa, posso mettermi qui?”, sento all’improvviso una voce graziosa alle mie spalle. Mi giro e... poffarbaccolina! Una bionda bellissima, con un costume ‘intero’ dall’inguine fino ai seni, colore nero satinato e con un bel ‘paraurti’, è appena arrivata adesso in piscina, poggia il borsone sullo sdraio a fianco del mio! Sarà alta circa 1.70 con un bel fisico davvero, e un notevole lato ‘B’, un volto angelico e sorridente, capelli biondi di media lunghezza, a boccoli.
“Sì, certo”, le rispondo io. Lei sorride ed avvicina lo sdraio. Facciamo le reciproche presentazioni, parliamo del più e del meno, e viene fuori che lei ha un paio di anni in più di me. Naturalmente il libro e il giornale con i cruciverba non ci penso nemmeno a tirarli fuori dal borsone, va bene tutto, ma non ho preso un colpo di sole!
E’ molto simpatica, graziosa, mi dice che viene in piscina due o tre giorni alla settimana, ma solo al pomeriggio, soprattutto per tenersi in allenamento perché lei pratica il nuoto a livello agonistico anche se in forma amatoriale, e parlando così si sono fatte quasi le 15.
“Cosa ne dici di andare a farci una nuotata?”, m’invita lei.
“Sì, sì...”, rispondo io, che ormai non cerco più nemmeno le due ragazze della mattina, che comunque sono lì che stanno nuotando. Scendiamo giù in acqua. Siamo ancora vicini al bordo, lei fa per dare la prima bracciata, ma si ferma.
“Che sbadata!”, dice, “Scusa, posso?”, mi chiede mettendo una mano sulla mia spalla. Si appoggia bene, fa un saltino, e grazie anche ad ‘Archimede’ (la sua ‘spinta’) sale agilmente sul bordo. “Così ho fatto prima, senza andare fino alla scaletta!”, dice sorridendo. Un attimo dopo è già di ritorno con gli occhialini da nuoto. “Dai, seguimi”, dice. Parto anch’io, ma non è semplice stare al suo ritmo, si vede che pratica il nuoto in maniera più seria di me, anzi, in maniera seria e basta. Dopo sette, otto vasche sento una mano che mi afferra un piede, e mi fermo, e vedo lei che ride, si tira su gli occhiali, respira veloce per riprendere fiato. “Hai visto? Ho recuperato una vasca su di te”, e senza darci peso mi poggia una mano sulla spalla. “Dai, andiamo avanti”, e riparte passandomi avanti. Stessa scena dopo altre vasche, non ricordo quante. Ci fermiamo e parliamo un po’ del più e del meno, lei mi è molto vicina, quasi ci tocchiamo, e io spero non lo faccia perché sento che il ‘gingillino’ è in tiro per davvero, meno male che il mio costume è robusto. Butto l’occhio in giù, ma il pacco si vede, eccome! Meno male che lei non ha visto nulla! Nuotiamo, parliamo, e poi giochiamo un po’ a passarci sotto le gambe l’uno con l’altra, fortuna che nel frattempo il ‘gingillino’ si è messo quieto. Verso le 16.30 saliamo su e andiamo ai nostri posti, facciamo un piccolo spuntino. Lei mette sullo sdraio la sua borsa da piscina, bella grande e spaziosa, in tessuto tipo quello degli zaini da montagna, è di color nero, e poi noto che il suo costume, nella parte bassa di fianco, ha una macchia strana, lunga e stretta con sfrangiature, di colore biancastro lattiginoso, tra me sorrido in quanto mi corre subito un pensiero, ma è meglio se sto zitto.
“Che cosa ti sembra questa?”, mi chiede lei all’improvviso indicandomi la strana macchia che c’è sul suo sexy costume. Un brivido mi passa per la schiena, non posso certo fare brutte figure con una così bella ragazza appena conosciuta. Dentro di me sono un po’ imbarazzato, ma non lo do ad intendere (almeno credo).
“Mah, non saprei...”, rispondo io.
“Non ti sembra una sborrata?!”, dice lei diretta, ma a quel punto non potevo certo dirle che era quello che in realtà avevo pensato ma che non avevo il coraggio di dire.
“Sì, hai ragione”, dico io sorridendo, e anche lei sorride mentre mangia i suoi ‘Pavesini’.
“Ogni tanto mi prendo un po’ di libertà, ne ho proprio bisogno”, continua lei, “così oggi pomeriggio sono venuta in piscina”.
“Che giorni vieni, di solito?”, le chiedo.
“Dipende...”, dice lei mandando giù un sorso di succo di frutta, “dipende dai turni di lavoro di mio marito. Oggi era a casa in riposo, così al mattino siamo andati a fare la spesa. Dopo il pranzo ha voluto uscire con un amico e io così sono venuta in piscina”.
“Poteva venire anche lui, no?!”, dico io.
“Non gli piace la piscina”, continua lei, “domani però ha il turno 2-10, così tutto il pomeriggio sarò a casa da sola... guarda, abito proprio là, al secondo piano, quella casa a 200 metri lì davanti che vedi, la mia terrazza è quella...”, e me la indica così bene che intuisco al volo dove esattamente abita, e mi sorride.
Dopo lo spuntino torniamo in acqua, ci facciamo una quarantina di vasche (non tutte di fila una dietro l’altra, però), quindi ritorniamo su e ci sediamo sui nostri sdrai. Sono quasi le 18.30 e noto che le due ragazze che guardavo al mattino non ci sono più, e nemmeno la donna con la quale ho avuto la collisione in acqua. Chiacchieriamo fianco a fianco di un po’ di cose, sento l’erezione che si manifesta, ma non mi preoccupo più di tanto visto il discorsetto di prima su una certa macchia. Poco dopo le 19 lei guarda l’orologio.
“Ciao, devo andare, fra una mezz’ora torna mio marito, ho da preparare la cena”, mi dice con un bellissimo sorriso alzandosi in piedi.
“Ciao, allora”, la saluto anch’io, e lei si avvia verso gli spogliatoi. Prima di entrare, stando sulla soglia, si gira e mi saluta con un cenno della mano, sorride e io contraccambio. Quindi mi distendo sullo sdraio a godermi i dolci raggi solari del pomeriggio inoltrato, mentre la piscina a poco a poco si svuota. Sono quasi le 19.30 e siamo rimasti davvero in pochi. Riassetto le mie cose, mi alzo e do una veloce occhiata alla casa di quella ragazza, e la scorgo sulla terrazza intenta a stendere ad asciugare degli indumenti, certamente l’asciugamano e il costume da bagno. Entro in spogliatoio, una bella doccia per togliere il cloro e dopo 10 minuti sono già in macchina, accendo il motore e via, a casa.
Poco dopo le 20 sono a casa, accendo la TV, il telegiornale è già iniziato, va beh, chi se ne importa! Faccio una cenetta leggera, quindi esco per una passeggiata, penso tra me alla giornata appena trascorsa, e verso le 23 rientro a casa, e poco dopo mi metto a letto...

...i raggi del sole filtrano tra la fessure della serranda, mi alzo e mi sento strano, come qualcosa volesse trattenermi a letto. Il tempo passa veloce veloce e arriva quasi subito l’ora di pranzo che nemmeno faccio, e verso le 14 esco di casa, non ci capisco nulla, l’orologio da parete segna quasi mezzogiorno (batteria scarica?) e la radio sveglia le 11 (perché?). Parcheggio nei pressi della piscina, entro un attimo, ho già il costume sotto, mi avvicino al bancone, l’orologio a muro indica le 14.30 ed esco, m’incammino verso la casa della ragazza bionda. La tapparella della terrazza è per metà giù, non c’è la roba messa a stendere, ma la terrazza mi sembra un po’ diversa da come la vedevo dalla piscina. Il portone della palazzina è aperto, salgo su al secondo piano, suono il campanello, si apre la porta e mi appare lei splendida e sorridente, entro dentro, mi abbraccia e mi da un bacio, mi offre da bere. Un attimo dopo lei è in costume da bagno esattamente come ieri e così anch’io, un fugace contatto e ci troviamo entrambi distesi sul letto, distesi di fianco ma l’uno di fronte all’altra. Allungo una mano per accarezzarle i capelli, e lei fa altrettanto con me, e mi mette il braccio attorno al collo, mi tira a sé, sentiamo il nostro contatto su tutto il corpo, muovo una gamba per accarezzare le sue, le accarezzo il viso con una mano morbidamente lasciata a sé, le nostre bocche si avvicinano, le labbra si sfiorano, sento un formicolio nella parte alta tra le gambe. Ci mettiamo seduti, fronte a fronte, le gambe aperte e accavallate tra loro a formare dei dolci declivi, i nostri sessi sono a contatto fra loro, divisi soltanto dai nostri costumi da bagno che dopo un istante non abbiamo più addosso. Ci abbracciamo con forza e ci rotoliamo su quel grande lettone che pare non voglia finire mai, andiamo avanti e indietro, come un rullo compressore, lei poi sporge la testa fuori del letto, stando sotto di me, e fa roteare i capelli di fuori, sembra una magia di luci col riflesso dei raggi solari che filtrano dentro dalla serranda chiusa per lasciare la stanza in penombra avvolta in una magica atmosfera. Avvicino la mia bocca alla sua, e le lingue si toccano, la mia preme ed entra nella sua bocca, la sua oppone una certa resistenza, ma poi prende la mia, ci rigiriamo, e lei viene sopra di me, alza la testa, poi mi succhia il collo, me lo mordicchia e mi fa il solletico, non riesco a divincolarmi e nemmeno lo voglio, sento che l’eccitazione sta montando su. Mi avvolge il collo con entrambe le braccia, poggia la sua bocca sulla mia, scardina con la lingua le mie labbra e la fa danzare con ritmo sensuale su tutto il mio palato, il solletico interno è qualcosa di irresistibile, sento una sensazione di dolce in tutta la bocca. Poi si alza per mettersi a cavalcioni sul mio addome, ride, scende un attimo dal letto e mi tira per i piedi per farmi tornare la testa a ‘bordo’, ride ancora e mi si butta di sopra, mi giro e torno io sopra di lei, allungo una mano sui suoi capezzoli, la sento sospirare e gemere di godimento, quindi vado indietro, le sue gambe sono aperte e la tengo ben salda, bloccata, non può sfuggirmi, e con la lingua comincio a picchiettare sui suoi turgidi capezzoli. Lei ansima, sospira... allarga di più le gambe e le alza, fa svettare i suoi magnifici piedini candidi, li guardo con la coda dell’occhio mentre si agitano per l’aria di quella stanza che comincia ad essere carica dell’umidità dei nostri umori che stanno salendo via via sempre più copiosi. Sento le mie palpitazioni aumentare all’unisono con le sue. Lei punta i piedi sul letto, tenta di inarcarsi ma non ci riesce, una manovra del tutto inutile, non ho nessuna intenzione di lasciarla andare, e continuo a giocare con i suoi bellissimi seni, li coccolo, li massaggio, li unisco tra loro come a plasmare qualcosa di vitale ed elettrizzante, le succhio i capezzoli, prima uno e poi l’altro, lei muove la testa ed agita ancora le gambe, mi abbraccia con le mani dietro la schiena e mi tiene premuto su sé stessa, allarga di più le gambe e poi le avvolge attorno a me per farmi prigioniero, muove la testa all’indietro, mugola e sospira, con i piedi mi sculaccia freneticamente, poi allenta la presa, mi giro di lato e siamo distesi sui fianchi, con una mano le accarezzo una coscia, la passo tra le gambe, sull’inguine e poi vado ad accarezzarle il clitoride. Lei si blocca, mi afferra l’altra mano e la stringe a sé, riprendo a baciarle i seni ed a massaggiare con la lingua i suoi capezzoli, sento sulla sua schiena le goccioline di sudore che colano, e così anche sulla mia. Lei sobbalza, sospira, sobbalza ancora, le afferro le mani, poi gliele lascio, con la lingua le accarezzo il petto e i fianchi, torno sui suoi bei seni, la giro con la schiena in su, la massaggio, e poi la carezzo con la lingua, a scendere, fino alle belle e sode chiappotte, gliele premo con dolcezza, passo un dito nel solco in mezzo, e le sfioro la parte rettale, ha un brivido e sospira, ripeto la manovra, e lei sospira ancora di più, le accarezzo le cosce e l’interno cosce, arrivo ai polpacci, alle caviglie, e con delicatezza alla pianta dei suoi graziosi piedini, ritorno su, le accarezzo ancora la zona rettale, e passo una mano sotto al suo bacino per cercare la ‘piccola foresta nera’, lei ansima sempre più forte, è inarrestabile, sembra abbia nel suo corpo un martello pneumatico, tanto sento le sue vibrazioni, mi distendo sopra di lei che allarga un po’ le gambe, e il mio membro, duro e turgido, si accomoda tra i suoi glutei, lei lo sente e sbatte i piedi freneticamente. Vuole girarsi, ma la blocco, e le stuzzico il collo con la lingua. Allarga le braccia, stringe i pugni e si dimena, tenta di inarcarsi, sento le sue pulsazioni sempre più forti, non ce la fa più, il suo desiderio sta per giungere al culmine. La giro tenendola sotto di me, sento che è tutta bagnata, mi guarda, come supplichevole, i nostri sguardi si incrociano, i suoi chiari occhi mi ammaliano, metto la mia bocca sopra la sua e ci baciamo intensamente, mentre pian piano il mio membro affonda tra le soffici ali della sua candida farfalla... vado giù, e poi con dolcezza torno su, lei mi avvinghia con le gambe e mi trattiene giù, ma mi inarco di quello che basta per iniziare un movimento sinuoso e ritmato tra le morbide pareti di quella grotta per me ancora inesplorata e sempre più invitante. Vado su e giù, su e giù. Non vedo più niente, sono inebriato da una sensazione di goduria indescrivibile, sento solo il dolce profumo della sua pelle, lei mi stringe forte, sempre più forte, e trema. Mi fa cenno di continuare, poi di fermarmi un attimo e quindi riprendere, siamo eccitatissimi tutti e due, continuo il mio movimento ritmato stando sopra il suo corpo, la stringo forte a me, la sento sempre più mia in un crescendo di emozioni che non si possono descrivere con le parole. La penombra ci avvolge entrambi, le nostre figure sono come ombre danzanti che si stagliano sulla parete di fronte. E all’improvviso, come un torrente in piena, inarrestabile, rompe gli argini, così l’esplosione di goduria irrompe dall’interno del mio corpo ed entra nel suo corpo, pochi attimi di intenso piacere, intenso e dolce... dolce... dolce...

...un filo di luce filtra dalla serranda e mi colpisce dritto in un occhio. Ho un sobbalzo, sono sereno e pieno di gioia, accarezzo la mia bionda compagna, ma c’è qualcosa che non va. Dov’è? E’ andata via? Ma cosa?... sono qui, solo sul mio grande letto, a casa mia, abbracciato al cuscino. Allora è stato tutto un sogno e basta! Però mi sento appiccicaticcio tra le gambe nella parte alta, ovvio quello che è successo. Sospiro, sbuffo un po’, ma mi rassereno e scendo giù dal letto. Vado in cucina, sono le 6.40, mica male come orario di alzata per una domenica estiva, e la medesima ora la segnano anche la radiosveglia ed il mio orologio, almeno quelle cose sono a posto, non come nel sogno. Faccio una doccia con acqua fresca, così da svegliarmi meglio, e mentre poi faccio colazione penso a cosa fare durante la giornata, avrei una certa idea che mi solletica. La mattina passa via veloce, e verso le 12.30 faccio un pranzetto leggero, visto che fa caldo.

Sono quasi le 14, scendo e salgo in macchina, accendo il motore e parto...

Ancora oggi ricordo quella bella biondina sconosciuta e i bei momenti di gioco passati con lei in piscina quel pomeriggio di tanti anni fa. Che cosa io abbia realmente fatto il pomeriggio successivo, beh, questo lo lascio alla fantasia dei miei lettori, ognuno potrà metterci il finale che preferisce, ironico, sensuale, comico, erotico, nullo o qualunque esso sia (de gustibus non disputandum est). Ad ogni modo io la ringrazierò sempre dentro di me per la sua cortesia, dolcezza, simpatia e disponibilità nei miei riguardi, per avermi offerto un ritaglio di realtà che mi ha fatto sognare, e i bei sogni non hanno prezzo, anche quando sono magari inventati, e mai nella vita potrò dimenticare quella sua frase riguardo la particolare macchia sul suo costume da bagno, una frase che ha acceso la mia fantasia e che a distanza di anni mi ha dato lo stimolo per scrivere una storia mia personale: questa!


* * * F I N E * * *

Nota: basato su un fatto reale accadutomi l’anno indicato nel racconto, intendo l’incontro casuale con quella ragazza in piscina e la frase realmente da lei detta così, buttata lì, riguardo la macchia sul suo costume da bagno. Reali i miei atteggiamenti e pensieri mentre ero in piscina dal mattino, mentre lo ‘speronamento’ da parte della donna robusta con quasi mio ‘naufragio’ in piscina c’è stato sì, ma l’ho colorito un po’ per rendere il racconto più vivace . Il sogno ‘notturno’ è pura invenzione, per dare tono al racconto, la levata del mattino invece no. La vita reale talvolta è molto dura e difficile; un grazie, allora, ai sogni, specialmente quando sono belli, e a chi o che cosa, con le proprie azioni o parole, ci permette nel nostro subconscio di poter sognare, che è come vivere momenti di un’altra vita al di fuori della propria, belli o brutti che essi siano (i sogni).
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