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Week-end a Milano per due ladies


di LittleMargot
22.01.2017    |    1.538    |    1 8.0
"Senza il classico stridio dei vecchi treni la Frecciarossa si fermò e dopo un attimo si aprirono le porte..."
La Frecciarossa 9636 da Roma era puntuale, alle 17.30, per la gioia di Barbara Garmizzese che dopo una dura settimana di lavoro desiderava chiuderla in maniera frizzante a partire da quello stesso pomeriggio di venerdì 9 Maggio. Mentre il treno si avvicinava il suo pensiero andò ad un paio di settimane prima: erano trascorsi 10 giorni da quel fine settimana passato assieme al dottor Alejandro Gutierrez, alias mistress Aleja, ma il ricordo era così vivo e nitido da darle ancora sensazioni forti. Si erano scritte via e-mail il giorno dopo il suo rientro a Chicago. La sera di martedì 6, alle 22, lei gli aveva telefonato sapendo che lo avrebbe trovato in ufficio dato che lì erano le 15; non poté parlare quanto avrebbe voluto ma gli rammentò di mandarle delle foto. Lui si era scusato di non aver avuto ancora il tempo di scaricarle dalla macchina fotografica o, meglio, ma preferì non dirlo in quel momento, si era trovato subito in una situazione così impegnativa che si era dimenticato delle fotografie. Barbara indossava il look da ‘ammiraglia’, un completo di pantaloni aderenti e giacca blu sulla camicetta bianca mentre in basso facevano bella mostra di sé gli stivali neri con il decoro dorato sul bordo alto, in perfetta sintonia con i polsini della giacca; con i capelli sciolti ed il trucco leggero e sexy non passava inosservata, anche per quel modo accattivante in cui teneva la borsa a tracolla. D’istinto fece un passo indietro quando il treno giunse a pochi metri da lei e cominciò ad osservare con attenzione i finestrini che le passavano davanti. Ad un tratto sorrise salutando con la mano destra contraccambiata da un’altra persona che stava sul treno. S’incamminò nella stessa direzione del treno per avvicinarsi alla porta da cui sarebbe presto scesa quella persona. Senza il classico stridio dei vecchi treni la Frecciarossa si fermò e dopo un attimo si aprirono le porte.
“Barbara, finalmente!”, disse Mara Berenghi appena scesa dal treno, abbracciandola.
“Sei sempre bellissima”, rispose Barbara accarezzandola e dandole un bacio sulle guance.
“Ma sei uno schianto!”, replicò lasciando la valigia ed indietreggiando di un metro per ammirarla meglio, conoscendo bene quella certa peculiarità che la caratterizzava ma che anche a lei, nel suo intimo e subconscio, infondeva desiderio ed eccitazione, e quella era l’occasione giusta per esternarsi in tutta intimità, cosa questa che non soltanto lei desiderava, ma anche Barbara, e quella era un’occasione più che mai propizia, ed entrambe lo sapevano, tanto che bastò uno sguardo reciproco di complice intesa per sentire la giusta vibrazione salire al petto. Mara era vestita in modo sobrio, anche se accattivante, con un trench bianco sotto cui si notava una camicetta tinta lillà, mentre di sotto si vedevano i blu-jeans stretti con un paio di stivali bianchi con la punta, alti fino ai polpacci, con un tacco discreto da 9 cm su un plateau di 2 cm. A Barbara eccitava vedere come si muoveva ondeggiando, reclinando la testa all’indietro con un sorriso d’ammirazione per lei, un movimento che metteva meglio in mostra i suoi orecchini con una perla bianca come pendente, mentre la collana non si vedeva.
“Così Tiziano ha deciso di non venire, eh? Che tristezza!”, riprese Barbara maliziosa.
“Ah!”, replicò Mara allargando le braccia, “Una tragedia... davvero!”, e risero. Barbara le poggiò la mano destra sulla spalla e insieme s’incamminarono verso l’uscita. Mara la cinse col braccio sinistro mentre il destro era impegnato nel traino del trolley. Faceva un certo effetto vederle da dietro: Barbara era vistosamente più alta, però Mara sapeva valorizzare al meglio la sua statura, un metro e 60 senza tacchi; la sua corporatura minuta le consentiva di usare dei look particolari che la rendevano molto eccitante ed attraente, questo lo sapeva benissimo e conosceva alla perfezione i gusti di Barbara, non a caso era stata molto attenta al taglio dei capelli, un semplice caschetto però senza i tirabaci, era certa che Barbara avrebbe apprezzato lo stesso.
“Che scusa ha inventato stavolta?”, chiese Barbara.
“In parte vera ed in parte banale: ha detto che domani vuole revisionare i conteggi aziendali, ma potrebbe farlo lunedì, mentre domenica sarà al circolo scacchistico di via del Corso, vicino Piazza del Popolo, ci va un paio di sere alla settimana”, e Mara diede un pizzicotto involontario a Barbara, “e a domeniche alternate, di pomeriggio”. A quelle parole Barbara sentì un nodo in gola, pensando alla gita a Roma con Aleja, e strinse ancora di più a sé Mara, una donna che ai suoi occhi appariva come una ragazza: avrebbe compiuto 36 anni a Dicembre, ma il suo modo di fare e vestire, spesso, la facevano apparire una ragazza, cosa che a Barbara piaceva molto, ed anche Mara lo sapeva, e per questo ci teneva a compiacerla, vedendola come una particolare sorella maggiore, misteriosa ed affascinante, ed anche Barbara era affascinata da Mara, dalla sua personalità e dal suo talento come manager d’azienda, anche se le dispiaceva il fatto che da qualche tempo era stata messa in ombra da Tiziano, ma era lei stessa che ci si era messa in quel cono d’ombra, sentendosi in difetto nei suoi confronti non avendo potuto farlo diventare papà.
“Credo ci aspetterà un week-end frizzante tra noi ‘ladies’”, disse Barbara stuzzicandole il collo, e ciò piacque molto a Mara che avvertì un dolce senso di calore attorno alla ‘farfallina’.
Fuori dalla stazione un’Audi A6 grigio metallizzato era in paziente attesa di accogliere quelle due belle ospiti, la sua longilinea padrona e la sua piccola ma intrigante amica. Barbara premette sul telecomando, caricò il trolley e salì al posto di guida, mentre al suo fianco, dopo essersi data una sistemata al trench, salì Mara. Si guardarono fisse un attimo e si diedero le destre facendo ben risuonare il colpo di mano. Avvicinatesi con i visi, le labbra di una si fusero con quelle dell’altra per scambiarsi un bacio profondo. Barbara si sentì catturata e felice preda, specie quando Mara pose la mano destra sulle sue cosce, salendo alla cintura per infilarla dentro un istante: “Al prossimo cambio di look, minigonna per entrambe, OK?”, disse Mara staccandosi per un istante da quella bocca di miele.
“OK tesoro”, rispose fremendo di piacere, intuendo che Mara non vedeva l’ora di ricevere qualcosa di sodo e speciale dentro la sua farfallina.
Parcheggiata l’Audi lungo il marciapiede scesero e salirono in casa. Mara sistemò il bagaglio nella stanza degli ospiti dove c’era un bel lettone singolo, da una persona e mezza, ma sapeva perfettamente che le due prossime notti non le avrebbe passate in quel letto. In camera di Barbara il suo grande letto matrimoniale era ricoperto di petali di genziane, begonie e rose. “Doccia?!”, chiese Mara postasi davanti a Barbara con le mani ai fianchi e una gamba piegata, guardandola fissa negli occhi come in atto di sfida.
“Certamente”, rispose accarezzandola per prendere poi da un cassetto due cuffie da piscina per non bagnarsi i capelli mentre Mara inviava un brevissimo SMS a Tiziano solo per dire che era arrivata e che era tutto a posto.
Dieci minuti dopo, completamente nude, in quell’ampio bagno dove aleggiava una calda atmosfera di vapori umidi, entrarono nella vasca, una bellissima vasca con idromassaggio, posta ad angolo, con i lati di poco oltre i 2 metri adiacenti alle pareti e col lato esterno ad arco di cerchio con le decorazioni che rappresentavano il motivo dell’ostrica. L’azzurro tenue delle piastrelle infondeva un senso di tranquillità e rilassatezza. L’acqua calda era già alta una quindicina di centimetri e, stando in piedi l’una di fronte all’altra, si abbracciarono stringendosi forte, la presa di Mara era alquanto vigorosa e infondeva in Barbara delle forti sensazioni erotiche, col desiderio di fare sua quella bella ragazza e nel contempo essere lei stessa la sua preda. Chiusero il box che stava al lato sinistro e quindi la tendina azzurra per evitare che degli spruzzi d’acqua cadessero sul pavimento. Poi Barbara girò una levetta e da 2 soffioni posti in alto iniziò a sgorgare l’acqua tiepida che cadeva come argentea pioggia sulle loro teste per scendere poi lungo i loro sinuosi corpi che si strusciavano dandosi reciproca eccitazione.
Mara cinse i fianchi della sua alta compagna, li strinse con dolcezza vedendo le sue braccia allargarsi in segno di resa, reclinando la testa un po’ all’indietro. La girò lentamente fino ad avere quella bellissima schiena davanti agli occhi. Le fece il massaggio del brivido, l’accarezzò, si pose in aderenza strusciando la sua foresta nera su quelle cosce spettacolari mentre con le braccia la strinse in una sensuale morsa. Barbara era inebriata mentre le mani di Mara salivano solleticandola come due formiche fino ad arrivare ai turgidi capezzoli. “Aaahhh...”, iniziò Barbara, “aspetta un momentino... aahhh... mi fai impazzire”.
“E’ ciò che vuoi!”, rispose Mara in tono soffiato e seducente. Barbara fece dei leggeri movimenti di torsione come volesse liberarsi, ma era soltanto per eccitarsi ancora di più. Stese le mani lungo i fianchi, cercò di infilarle tra le sue gambe e quelle della sua amante di quel fine settimana, ma non riusciva a far passare le dita per la caccia al clitoride.
“Ooohhh...”, mormorava Barbara che, sentendo la presa allentarsi un po’, si voltò prendendo le spalle di Mara per poi sollevarle il mento. Un’occhiata di una frazione di secondo e il viso di Barbara si abbassò per porre le sue labbra sopra quelle altre, le due lingue s’incontrarono in un bacio profondo danzando assieme una nella bocca dell’altra. Con la mano destra Mara premette la testa di Barbara ancora di più verso la sua e con la sinistra arrivò a sfiorarle il clitoride. D’istinto sentì che Barbara avrebbe voluto mugulare di piacere ma lei glielo impediva facendo in modo che le due sensuali bocche rimanessero impegnate in quel loro particolare colloquio senza parole. Dopo un minuto Mara allentò ancora la presa sentendo, con l’orecchio sul petto della compagna, che le sue pulsazioni parevano il rombo di una Ferrari. “Aaahhh... mmhh...”, gemeva Barbara inebriata di piacere sentendosi quasi mancare le forze. Mara la girò come prima e, presa una morbida spugna, la imbevette d’acqua calda e ci versò un po’ di bagnoschiuma dalla fragranza delicata con un certo profumo di vaniglia. Iniziò ad insaponarla sulla schiena per scendere poi alle cosce e giù fino ai piedi. Risalì per insaponarla anche davanti, Barbara fremeva nel vedere quella mano che spuntava da dietro con la spugna soffice che coccolava i suoi seni, e quando giocò attorno ai capezzoli iniziò a battere ritmicamente il piede destro sul tappetino gommato. Mara comprese che Barbara era davvero euforica oltre che eccitata. La girò per dare delle strusciate alle braccia e morbidi tocchi al viso. Infine, posata la spugna, allargò le braccia e le distese lungo i fianchi; Barbara non le fece attendere per più di 5 secondi le sue particolari attenzioni prendendo subito un’altra spugna per insaponarla a sua volta. Quel cenno era più che eloquente, così Mara si tenne in equilibrio afferrando con forza una maniglia per sollevare una gamba; con un movimento sexy la distese inarcando il piede che con l’alluce andò ad accarezzare il capezzolo destro di Barbara mentre quest’ultima iniziava a passare la spugna su quella gamba perfettamente depilata e liscia come la seta, partendo dal delizioso piedino fino all’inguine senza dimenticare, approfittando della lunghezza delle sue braccia, di fare una visita diretta all’anticamera della farfallina di Mara che, sentito quel particolare brivido come una specie di leggera scossa elettrica, inarcò la schiena girando un po’ la testa all’indietro, sibilando mugulii di piacere.
Barbara afferrò saldamente una maniglia e così fece anche Mara che iniziò a farla sua salendole sui piedi per tenerla bloccata mentre con la lingua si mise ad accarezzarle i turgidi capezzoli facendole provare un forte brivido di piacere per i due minuti successivi. Poi Mara scese da quell’improvvisato piedistallo, sorrise ed accarezzò la farfallina di Barbara che si piegò per sedersi davanti a lei guardandola negli occhi. Allargò le gambe tra le quali, un attimo dopo, si pose Mara in ginocchio per afferrarle quelle belle spalle e stenderla supina. La piccola romana non resistette all’impulso di accarezzare la farfallina della bella milanese che rimaneva lì, supina, come in uno stato di beatitudine, ed ebbe come uno scatto di piacere quando sentì la lingua di Mara fare una passeggiata sul suo clitoride. “Aaahhh... aaahhh...”, gemeva Barbara raccogliendo a sé e stendendo ritmicamente le lunghe gambe per provocare ancora di più i desideri e le voglie di quella sua maliziosa compagna che, dopo circa cinque minuti di quel trattamento, le si distese completamente sopra prendendole con forza i polsi per tenerle le braccia allargate. Andò un po’ indietro per riavere i capezzoli di Barbara a portata di bocca e di lingua, e i forti succhiotti che le dava ottennero l’effetto desiderato: Barbara cercava con tutte le sue forze di sollevarsi sulla schiena, ma non ci riusciva data la posizione sfavorevole anche se fisicamente era più forte di Mara che ne godeva nel vederla dibattersi inutilmente e, anche, si sentiva stimolata dai colpi di petto che riceveva di sotto. Barbara iniziò un frenetico movimento di gambe, le tirava a sé e le distendeva velocemente, non riusciva a puntare bene i piedi sul fondo vasca perché scivolavano nonostante il tappetino: ciò che ottenne fu un furibondo sbattimento di acqua che, se non fosse stato per la tenda perimetrale, avrebbe inondato il pavimento.
“Ma come”, fece Mara con voce suadente per una maliziosa tortura psicologica della sua sottomessa, “con le gambe lunghe che hai!”.
“Ora ti faccio vedere io... aaahhh...”, godeva Barbara.
“Che cosa? Gli tsunami in vasca?”.
“Mmmhhh...”, e fece roteare per un attimo le gambe a mulinello.
“Chissà, forse se tu avessi indosso un bel ‘tacco 12’, e sporgessi le gambe fuori della vasca... magari riusciresti a toccare il pavimento e a sollevarti di mezzo ditino piccolo, eh?”, e diede una diabolica strusciata di lingua sui capezzoli della sua prigioniera ormai quasi senza energie e anche quasi in estasi orgasmica.
“Ooohhh... ooohhh...”, gemeva Barbara con vigore mentre Mara sentiva sotto il suo seno un pulsare e vibrare incredibile.
“Ti stai già per arrendere?”, domandò Mara maliziosa per chiederle se stava per arrivare all’orgasmo, mentre il suo clitoride si stava strusciando beatamente su quello di Barbara.
“Sììì... sììì...”. La risposta non dava adito ad equivoci. Mara lasciò i polsi di Barbara e si pose a cavalcioni sopra di lei prima di voltarsi dandole la schiena. Si chinò per distendersi ancora sopra di lei, ma stavolta con la lingua le accarezzò la farfallina e il clitoride. Barbara, eccitatissima, la teneva stretta e salda per le caviglie, aveva due piedini molto belli e seducenti, calzava normalmente un 36, mentre per gli stivali portava un 37 per stare più comoda. Barbara inarcò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, la sensazione che stava provando era indescrivibile, si sentiva leggera leggera, trasportata dalla grinta e dalla forte (per il gioco) personalità di Mara. “Allarga... sììì... allarga...”, ansimava Barbara. A quelle parole Mara avvinghiò le belle cosce di Barbara con le braccia e le allargò un po’ sempre tenendo la lingua sul clitoride dando tocchi che sembravano impulsi elettrici. Per un attimo Barbara lasciò la presa di una caviglia ed accarezzò l’orifizio anale di Mara che, eccitata, come risposta agitò il piede che era stato lasciato libero non aveva nessuna intenzione di mollare la presa di bocca. Un improvviso sussulto fortissimo! “Aaahhhh... ooohhhh... aaahhhh... aaahhhh... aaaaahhhhhh!!!”, godeva di piacere Barbara appena giunta all’orgasmo mentre Mara continuava a giocare di lingua. “Aaahhh... ti prego... ooohhh... ooohhh... basta... aaahhh... basta...”, e Mara si fermò sentendo che la voce di Barbara diventava via via più flebile mentre il suo bellissimo corpo fremeva di piacere abbandonandosi in quello stato di puro godimento. Barbara aveva allargato le braccia lasciando libera anche l’altra caviglia di Mara che, quindi, si spinse un po’ avanti accompagnando le gambe della sua amante fino a distenderle con delicatezza, per porsi poi lei stessa completamente distesa su Barbara. Non resistette alla tentazione di farle un piccolo massaggio plantare, cosa che Barbara gradì moltissimo, ma non riusciva a trovare la concentrazione e le forze fisiche per poter contraccambiare. Dopo 15 minuti erano entrambe fuori della vasca, nude, asciutte e sorridenti e con i capelli finalmente liberi. Si accarezzarono vicendevolmente con il borotalco, specialmente attorno ai capezzoli, e Mara era eccitata al pensiero del prossimo gioco, in camera da letto.
Indossarono le loro morbide pantofole rosa ed uscirono dal bagno coperte dagli accappatoi. A braccetto giunsero nella grande stanza da letto, tolsero il copriletto con sopra i petali di fiori vari e lo adagiarono sulla testiera della poltrona. Si avvicinarono una di fronte all’altra, Barbara le pose le mani sulle spalle sentendo quelle di Mara che le cingevano i fianchi. Mara volse lo sguardo all’insù, e Barbara pose le sue labbra sulle sue per profondersi poi in un bacio dolce e sensuale, sospingendola lentamente verso il letto. “Sono subito da te”, disse Barbara con voce suadente. Mara si tolse l’accappatoio e si distese sul letto. Barbara si avvicino al comò, aprì il cassetto in alto e tirò fuori quant’era necessario, sempre dando le spalle alla sua compagna che sentì una vibrazione dentro il suo corpo quando vide Barbara alzare un po’ una gamba e poi l’altra per indossare qualcosa per poi vederla chinarsi per tirare su quel qualcosa. Si udì un leggero schiocco, Barbara allargò le gambe in modo da sembrare in posa da guerriera mentre si ammirava allo specchio del comò mentre Mara ammirava quel bellissimo corpo col bacino cinto di nero quasi lucido. Un attimo dopo Barbara si voltò e Mara ebbe un sussulto di piacere vedendola lì, nella leggera penombra, alta e statuaria, sicura di sé, con indosso uno strap-on bello grosso che faceva tutto un insieme con le mutande tipo boxer in latex e PVC nero quasi lucido aderenti su quei fianchi dalle forme sinuose. Teneva in mano il tubetto del lubrificante anche se ne sarebbe bastato solo qualche goccia. La farfallina di Mara era già in fibrillazione, desiderosa di attenzioni e umida per l’eccitazione del recente corpo a corpo in vasca. Barbara mosse un paio di passi in maniera quasi solenne.
“Barbara, aspetta un momento”, disse Mara con voce titubante, cosa che indusse in Barbara un po’ di sconforto.
“Che c’è, amore? Non ti va?”.
“Certo che mi va, ho una voglia pazzesca, però vorrei...”.
“Che cosa, dimmi”.
“Uff! Spero non ti scocci, è un mio desiderio particolare”.
“Non preoccuparti! Dimmi! Se posso fare qualcosa per te, lo faccio volentieri”.
“Mi piacerebbe tanto se indossassi gli stivali che avevi prima”, disse Mara con una piccola smorfietta temendo di aver chiesto troppo, “mi eccitano!”.
“Ma certo!”, rispose Barbara aprendosi ad un sorriso genuino, “Speravo proprio me lo chiedessi, io non li avevo messi di mia iniziativa perché pensavo potesse darti fastidio”.
“Fastidio?! Figuriamoci!”. Detto e fatto, Barbara indossò un paio di autoreggenti nere ricamate in pizzo nella parte alta e quindi Mara l’aiutò con gli stivali. “Un paio di foto le meriti, sei uno splendore!”. La dominatrice fece un cenno di assenso e Mara la immortalò in almeno una decina di pose con lo strap-on che faceva bella mostra di sé. “Sono pronta per essere tua, bellissima padrona”, disse Mara.
Barbara salì sul letto e strinse Mara tra le braccia. Erano una di fronte all’altra, con il grosso gingillo nero tra quei due bei corpi. La piccola romana si distese supina allargando le gambe e inarcando un po’ il bacino, così che l’affascinante milanese le si adagiò dolcemente sopra cominciando a stimolarle i capezzoli con la sua magica lingua. “Mmmhhh... è afrodisiaco”, iniziò a mormorare Mara che godeva di quella sua posizione di sottomessa. Barbara passava la lingua da un capezzolo all’altro, poi le baciò con dolcezza le ciglia socchiuse e mise le sue labbra sulle sue, e le due lingue si accarezzavano l’una con l’altra. D’istinto Mara strinse Barbara tra le braccia, per un istante volle farla sua, e avvinghiò le gambe attorno a quel corpo atletico e dalle gambe lunghe e affusolate che lei ammirava di riflesso nello specchio, con quegli stivali che le facevano apparire ancora più lunghe. Barbara passò a picchiettare con la lingua il collo della sua preda che si abbandonò in uno stato di puro rilassamento allargando ancora le braccia e le gambe eliminando così ogni e qualsiasi forma di tensione interiore: le sembrava di galleggiare su una nuvola. La bellissima domina si prodigava in dolci baci e leggeri succhiotti sul collo di Mara per poi scendere lungo quel piccolo ma eccitante corpo dalle belle e sinuose forme, succhiandole i capezzoli e rosicchiandoli con leggero tocco di padrona esperta qual era. “Mmmhhh... aaahhh...”, fremeva Mara ad occhi chiusi, “sìììì... sìììì... mi sto per bagnareee... tutta... mmmhhh... sìììì...”, e agitava le gambe facendole scivolare a scatti sul morbido copriletto. Barbara scendeva lentamente, aumentando così il desiderio e facendo galoppare le fantasie della sua preda che si inarcò come colpita da una scarica elettrica quando sentì quelle carezze linguali ai bordi della farfallina per poi sentirle all’interno a coccolare il clitoride. “Ti prego, dammelo! Aaahhh... ti supplico... mmmhhh”, mugulava Mara lamentandosi di piacere, “oohhh.. mhnn..”, pareva singhiozzasse, quasi un leggero pianto liberatorio ma che in realtà era una richiesta urgente di “strap-on”, “daiii!”, la implorava sbattendo i calcagni sul letto mentre roteava la testa a destra e sinistra. Barbara però sapeva quando la sua amante sarebbe stata cotta a puntino e non tardò a renderlo ampiamente manifesto, “aaahhhh... mmmhhhh...”, disse con enfasi alzando le gambe divaricandole più che poteva, ed a quel punto Barbara si sollevò un istante per poi scendere giù e con dolcezza far entrare la punta lubrificata dello strap-on nell’umidissima farfallina di Mara che ebbe un sussulto quasi incontrollabile, ma Barbara le aveva già stretto saldamente i polsi tra le mani.
“Godi, piccola mia”, le disse in tono dolce e sussurrato mentre lo strap-on sprofondava lentamente nel corpo di Mara.
“Ahhhh! Ahhhh!... Oohhh... sìììì... sìììì...”, quasi gridava Mara già in uno stato di godimento e supereccitazione, “affondami col tuo siluro!”, disse poi all’improvviso, ed a Barbara venne quasi da ridere ma si trattenne”. Sììì... ancora... ancoraaa... su, giù... ancora... sìììì “, ma Barbara non aveva certo bisogno di sentirselo dire, scendeva e saliva (o meglio entrava ed usciva) con una ritmicità perfetta. Mara girò le mani per stringere i polsi di Barbara cercando di sollevarsi ma senza riuscirci, ed agitava le gambe con una frenesia senza pari, era tutto un vibrare come fosse stata attraversata da una scarica elettrica. “Aaahhh... aaahhh... aaahhh... sìììì... godooo... ahhhh... ahhhh... mmmhhh... ooohhh... grandeeee... ooohhh... “. Era giunta all’orgasmo e Barbara, dopo altri sei affondi in quel corpo che si dibatteva freneticamente, fece uscìre lo strap-on e lo piegò per distendersi sopra Mara e coccolarla, sentiva tutta la sua eccitazione e vibrazione, con le palpitazioni alla follia. Allungò una mano e premette un pulsante per smorzare un po’ il lume, quindi si adagiò per bene sopra quel piccolo corpo che pareva tutto elettrizzato, sentì le braccia di Mara che si chiudevano sopra la sua schiena e stettero così beatamente rilassate per un buon quarto d’ora.
Erano da pochi minuti passate le 21. “Doccia veloce?”, chiese Barbara.
“Certo! E poi usciamo a cena!”.
“Ottimo, ti porto in un bel ristorantino, raffinato e...”
“Shhh!”, la bloccò Mara mettendole l’indice della mano destra sulle labbra, cosa che a Barbara diede eccitazione come fosse lo scambio di ruolo da padrona a preda, “Andiamo invece in una pizzeria di quelle alla buona, dove si sente l’atmosfera della pizza cotta a legna mischiata al profumo della birra!”.
“O.K.! Muy bien!”, disse Barbara con espressione gaia, “Me gusta mucho, muchacha!”.
“A mi tambien, gringa!”, e Barbara esplose in una risata fragorosa seguita poi da Mara.
Alle 21.45 uscirono di casa vestite come quando si erano incontrate alla stazione ma con le minigonne invece dei pantaloni. Salirono in auto e in pochi minuti giunsero ad un parcheggio. Due passi stando a braccetto, ed entrarono in una pizzeria che collimava con le idee di Mara. Non passarono inosservate, specialmente Barbara, che attirava gli sguardi di più di qualche avventore ed anche quello di un imbarazzato cameriere, un ragazzo poco più che ventenne, che alla vista di quelle due donne sentì di colpo qualcosa che gli si era gonfiata dentro i pantaloni.
Mara scelse una pizza alle verdure, Barbara la chiese con gamberoni, vongole ed abbondante prezzemolo. Come bibite Barbara scelse un’acqua tonica.
“Avete la Wisconsin Belgian Red?”, chiese Mara al ragazzo eccitato che stava prendendo le loro ordinazioni.
“No, mi dispiace!”.
“Allora una Devil’s Kiss”.
“Non abbiamo nemmeno quella, mi spiace davvero”.
“Allora... una Tennent’s Scotch Ale”.
“Certo, questa c’è”, disse il ragazzo rasserenato mentre Barbara fissò Mara in modo tra il divertito e lo sbigottito.
“Tanto sei tu che guidi”, disse Mara appena il ragazzo si era allontanato, “così mi prendo certe libertà che altrimenti, per l’etichetta, non potrei prendere nel mio vivere quotidiano di...”. Si fermò, ma quelle parole entrarono nel petto di Barbara come un colpo di stiletto: sapeva che Mara non stava vivendo una vita felice e nel contempo pensava anche a Marc Gothelm e a quell’incontro avuto con lui diversi mesi prima in Ottobre, a Monaco di Baviera, a casa di Hans Bodecker con la moglie di lui, Sandra, e le tre splendide ragazze della boutique della stazione centrale; Marc aveva vestito in quell’occasione, per la prima volta, i panni di Valery, decidendo di chiamarsi così col pensiero alla sua ex moglie, un pensiero che tutt’ora lo turbava, e turbava anche Barbara a cui Marc aveva confidato quella sua mancanza, il fatto di essere azoospermico. Le parole di Marc non si potevano dimenticare, aveva visto la tristezza che si celava dietro il sipario per quell’uomo grande in tutto, nel corpo, nell’anima e nella generosità, un uomo che a lei piaceva moltissimo anche se le sue preferenze sessuali erano altre. “Che c’è Barbara? Ti vedo un po’ imbambolata”.
“No, niente, stavo pensando”, e fece una brevissima pausa, “a quanto è bello stare qui adesso con te in questo posto così semplice, rustico, e dove non c’è nessuno, almeno spero, che mi conosce, così possiamo avere tutta la nostra privacy”, e dicendo queste parole eccitò il pensiero di Mara che allungò le gambe, per quel che poteva, per stringere tra i suoi piedi i polpacci di Barbara che le sorrise e gradì quella semplice e particolare attenzione. Un attimo dopo giunse il cameriere con le bevande, posò i bicchieri sul tavolo e stappò le bottiglie. Barbara non bevette subito, mentre Mara non resistette alla voglia di bere due sorsi della sua birra rossa.
Cominciarono a parlare del contratto chiuso di recente, però Barbara preferì non dire della performance di Aleja specie quando s’accorse che Mara aveva già quasi terminato la bottiglietta di Tennent’s Scotch: temeva potesse crearsi un mix particolare di eccitazione immaginaria visto che a lei l’eccitazione saliva solo al pensiero di quei giorni e senza bisogno di scolarsi una birra. “Ah, sai, volevo parlarti anche di mia cugina”, iniziò Mara con una voce già un po’ strana, “è stata una settimana da me, a Roma, nei giorni in cui si stava chiudendo il contratto col delegato della Gothelm Co.”.
“Tua cugina che abita a Firenze, giusto?”.
“Proprio lei, Rammy, ed è anche l’unica cugina che ho, intendo come femmina, poi ho altri tre cugini che stanno a Roma e dintorni”.
“Dimmi pure”, continuò Barbara incuriosita.
“Ha qualche difficoltà con la sua attività e mi chiedevo se tu potessi...”.
“Ecco qui, alle verdure!”, disse il cameriere.
“Sì, a me, bel ragazzo”, disse Mara mentre il cameriere mise l’altro piatto davanti a Barbara.
“Buon appetito”, le salutò il cameriere.
“Me ne porti altre due?”, chiese Mara alzando la bottiglietta vuota.
“Certo, subito!”.
Qualche minuto dopo Barbara aveva già mangiato un terzo della sua pizza, Mara metà della sua ma aveva già bevuto anche un’altra bottiglietta di birra e Barbara intuì che non era più in grado di fare discorsi sensati: la faccenda della cugina Rammy sarebbe stata rimandata all’indomani. Un ragazzo di un tavolo vicino guardò Mara, sorrise e si sfregò le mani, ma Barbara lo fulminò con uno sguardo di fuoco.
Barbara aveva terminato la sua pizza mentre Mara ne aveva lasciato un piccolo pezzetto, ma aveva finito tutta la birra ed aveva lo sguardo assente, con il gomito poggiato sul tavolo e la mano a sostenere la testa. Barbara fece un cenno con la mano e chiamò il cameriere per il conto, aveva capito che era giunto il momento di tornare a casa.
“Ho scioonno...”, diceva Mara sbadigliando, “mi sciento la testa... che gira... yawnnn”. Barbara prese il portafoglio e pagò con un biglietto da 50 Euro.
“Tenete pure il resto”, disse al cameriere che, sbalordito, ringraziò quasi con un inchino. Indossò il soprabito ed aiutò Mara ad indossare il suo, poi l’aiutò ad alzarsi dalla sedia, la sorresse tenendola stretta a braccetto e si avviarono all’uscita. L’aria fresca della notte (erano da poco passate le 23) fu un piccolo aiuto per Mara ma l’effetto della birra rossa era dominante e camminava con la testa poggiata al braccio destro di Barbara come se fosse un cuscino, meno male che l’auto era vicina.
“Non mi ama più...”, biascicava Mara, “ma se la trovo...”. Barbara cercava di non dare peso a quelle parole ma ascoltava lo stesso con attenzione, senza interrompere o chiedere, dopotutto sapeva in che stato si trovasse la sua amica in quell’istante. “Giuro che la troverò quella R,, e l’ammascerò... sì, l’ammascerò, Tisciano non doveva farmi quescto... maledetta R, ti troverò...”. Giunsero all’auto, Barbara l’aiutò a salire e le mise la cintura di sicurezza. Dieci minuti dopo erano davanti casa, Barbara premette sul telecomando ed il cancello per il garage si aprì assieme al basculante, e quando spense il motore si sentì più tranquilla. Attese che si chiudesse il basculante, accese la luce e fece scendere Mara prendendola sottobraccio, sempre sostenendola, non ce l’avrebbe fatta a stare in piedi da sola. Girò la chiave nella toppa della porta tagliafuoco che separava il garage dalla taverna nel seminterrato e si avviò alla scala per salire al piano terra, in quel momento avrebbe desiderato di avere una casa con l’ascensore interno. Lentamente giunsero al piano superiore. “Scusciami Baby... sono sciocca... non merito la tua amisciscia”.
“Dai, non dire così, va tutto bene”. Barbara aveva compreso che, dopotutto, un po’ di lucidità Mara l’aveva ancora anche se era stremata nel fisico. L’adagiò nella parte centrale del letto lasciandole le gambe fuori, e scostò il copriletto dai cuscini avvolgendolo verso il centro del letto. Le tolse gli stivali e quasi tutto il resto lasciandola soltanto con l’intimo. La sollevò di quel poco che bastò perché lei le si aggrappasse per spingersi un po’ indietro oltre le lenzuola risvoltate, le infilò le gambe sotto il lenzuolo e a distenderle ci pensò Mara aiutata dalla normale forza di gravità, e così anche per poggiare la testa sul cuscino.
“Ti voooglio bene”, disse Mara, “non lasciarmi sciola... hiic...”.
“Adesso arrivo”, le rispose rassicurandola mentre si svestiva. Anche lei rimase solo con l’intimo, tirò giù la tapparella, ma non del tutto, e spense l’abatjour. Nella stanza da letto c’era un buio in cui però ci si poteva vedere grazie alla fioca luce che entrava dall’esterno. S’infilò anche lei nel letto e un attimo dopo i loro corpi erano a stretto contatto.
“Troverò R... la troverò... e l’amascerò”, disse Mara un attimo prima di addormentarsi mentre Barbara le accarezzava con dolcezza i capelli guardando il tenue chiarore che filtrava dalla parte inferiore della finestra. Le diede un bacio sulla fronte, pose la testa sul cuscino e, poco dopo, anche lei cadde stanca ed esausta tra le braccia di Morfeo.
Alle 7.45 del mattino seguente Barbara aprì gli occhi, girò la testa e notò che Mara stava dormendo della grossa. La baciò con dolcezza e senza fare il minimo rumore si scostò di quel poco che bastava per mettersi seduta ed infilare le pantofole. Nella penombra indossò la vestaglia e scese di sotto per preparare la colazione. Silenziosamente tirò su la tapparella della cucina, poi quella del soggiorno e notò la borsetta di Mara sulla poltrona. Uscì un attimo in corridoio e salì qualche gradino, tese l’orecchio e comprese che Mara stava ancora dormendo. Tornò in soggiorno e, con le palpitazioni tipiche di chi ha paura di essere scoperto, aprì la borsetta di Mara sperando di trovare qualcosa che le desse un indizio per poterla aiutare. C’erano tutte le cose tipiche di una donna dell’alta società, anche una rivista settimanale, ma dentro l’agenda si notavano dei fogli piegati. Prese l’agenda e tirò fuori quei fogli, era chiaro che si trattava di fotocopie di pagine di un’altra agenda e che certo non era la sua, avendo riconosciuto in quegli stessi fogli alcuni appunti con la calligrafia di Tiziano, il marito di Mara. Notò anche una cosa particolare: in alcune giornate, con cadenze tutto sommato abbastanza regolari, nella fascia delle ore serali era segnata la lettera “R”, con la cerchiatura in rosso fatta sicuramente da Mara dato che erano tipiche fotocopie bianco-nero. Avvertì un rumore proveniente dal piano di sopra e, con il respiro bloccato in gola, mise tutto esattamente a posto come lo aveva trovato; uscì dal soggiorno e guardò verso la scala, non c’era nessuno: forse Mara si era soltanto mossa o agitata un po’ nel letto. Per scrupolo salì a guardare, ed in effetti Mara era ancora a letto, si rincuorò e tornò in cucina. Dopo 15 minuti la colazione era pronta, mise tutto su un bel vassoio e salì in camera da letto. Pose la colazione sul comò, si sedette sul letto ed accarezzò Mara: “ehi!... dormigliona... svegliati...”, diceva con voce sussurrata, ma non ottenne risposta oltre il regolare respiro della sua piccola grande amica. Barbara si chinò per avvicinare il viso a quello di Mara per darle un bacio a sfioro di labbra. La piccola romana schiuse appena appena un occhio, Barbara non ci fece caso e, un attimo dopo, quando il viso di Barbara fu quasi sopra quello di Mara, rapide come saette due braccia schizzarono fuori dalle coperte e catturarono Barbara stringendola forte.
“Presa!!”, e Barbara ebbe un sussulto per l’inaspettata mossa.
“Ahhh! Furbetta!”, iniziò Barbara cercando di divincolarsi, ma senza risultato. Mara uscì allo scoperto, la rovesciò a petto in su e la fece sua, “O.K., mi arrendo!”, disse; un attimo dopo le labbra di Mara erano a contatto con quelle di Barbara e la sua lingua penetrò nella bocca della sua alta compagna. Un minuto dopo Mara si rialzò col petto, ma sempre stando sopra Barbara.
“Buongiorno milady”, le disse.
“Sei una forza!”, replicò Barbara.
“Mi ero quasi svegliata accorgendomi che non c’eri, dopo un attimo ho sentito il rumore di chi sale le scale e ho immaginato che stavi portando la colazione. Sai, tu non ti eri accorta, ma con la coda dell’occhio ti ho vista mentre la ponevi sul comò e così ho pensato di farti un piccolo scherzetto”.
“Hai fatto benissimo. Come ti senti?”.
“In splendida forma!”.
“Passato l’effetto della rossa a nove gradi?”, chiese Barbara.
“Sì, e mi sento ancora una sciocca, ma volevo trasgredire un po’ anche da quel punto di vista!”.
“Dai, non pensarci più, mi piaci moltissimo! Facciamo colazione prima che il caffellatte si raffreddi?”, e Mara rispose con un sorriso genuino e il pollice destro all’insù.
Fecero colazione stando sul letto, si diedero una rapida rinfrescata e si vestirono, stavolta in maniera assolutamente casalinga, con maglietta e tuta ginnica comunque attillata almeno per i pantaloni. Barbara portò il vassoio in cucina mentre Mara si accomodò sulla poltrona del soggiorno con le gambe accavallate sulle quali teneva un faldone di documenti. Barbara si sedette sul bracciolo stando a contatto del fianco sinistro di Mara.
“Molto bene”, iniziò Mara, “ecco la lettera firmata da me e Tiziano, in originale più una fotocopia, con cui diamo conferma dell’avvenuta chiusura della transazione con la Gothelm Co. per tramite del tuo Studio, e questa è la certificazione di accredito dell’onorario che già era stata mandata via PEC in formato PDF firmato digitalmente dal dottor Gothelm, ha voluto pagare tutto lui, ma questo già lo sai visto che l’ha inviata ovviamente anche a te; comunque ecco la copia firmata anche da me e Tiziano, giusto per regolarità, visto che il contratto di consulenza lo avevi con la Berenghi S.p.A. “.
“Ottimo”, replicò Barbara, “e questa è la copia della delega al dottor Gutierrez firmata sempre dal dottor Gothelm, questi sono i verbali degli incontri firmati da tutti i presenti, e i documenti attinenti la cessione del brevetto con tutte le legalizzazioni necessarie!”.
“Perfetto”, disse Mara, “e questo cos’è?”, chiese vedendo un foglietto scivolare fuori dal plico, cosa che Barbara non si aspettava. Mara lo guardò ed ebbe un’espressione strana, “non capisco”, e lo passò a Barbara. Erano disegnate diverse facce sorridenti, pollici all’insù e una silhouette che rappresentava una ragazza di piccola statura ma molto sexy con capelli a caschetto con i tirabaci e con un paio di stivali da urlo, sotto c’era la firma del dottor Cruccini.
“Deve averlo fatto il dottor Cruccini”, ammise Barbara.
“Lui?”, riprese Mara, “Ma se è sempre così inespressivo, piatto e apatico oltre che noioso?”.
“Chissà, forse questa trattativa gli ha fatto rifiorire un po’ di entusiasmo”, rispose Barbara un po’ titubante ben sapendo cosa lo aveva entusiasmato e ringraziando che al secondo incontro non c’era il dottor Guglielmi che era alle dirette dipendenze di Mara.
“Ah, bella questa! Buon per lui... forse se all’incontro ci fosse stata davvero una ragazza la cui caricatura è quella disegnata da Cruccini, direi proprio che anch’io mi sarei entusiasmata, anzi, le avrei proposto anche di uscire assieme, come tipo mi gusta molto! Ehi, non fare la gelosa, eh!”, disse stringendole una guancia, “però tu non le assomigli, anche se mi arrapi moltissimo lo stesso, e tantomeno la tua socia e nemmeno la Tramassini, chissà a chi stava pensando l’imperturbabile Cruccini, comunque ha buon gusto! Non è che stesse pensando a me e mi ha idealizzata a modo suo?”.
“Può anche darsi, magari lo conosciamo troppo poco per come lo giudichiamo”, disse Barbara che si sentiva la schiena un po’ sudata.
“Questa invece è la lettera d’incarico per consulenza e assistenza legale presso l’European Patent Office per presentare tutto quanto occorre allo scopo di ratificare la cessione di tutti i diritti alla Gothelm Co. sul brevetto TX-770 in ottemperanza alle normative europee di prodotto”, riprese Mara. Entrambe firmarono e controfirmarono le lettere per consegna e ricevuta dei documenti, posero le penne e si guardarono fisse negli occhi.
“Bene, la ragione ufficiale per cui sono venuta a Milano l’abbiamo chiusa!”.
“E quella non ufficiale?”, chiese Barbara.
“Quella non ufficiale resterà aperta fino a domani pomeriggio, quando dovrò ripartire per tornare a casa... ufffhhh... e sei tu”, e la prese per il collo dandole un profondo bacio in bocca. “Però vorrei parlarti di mia cugina Rammy”, continuò Mara.
“Ah, sì, mi stavi accennando qualcosa ieri sera”.
“Guarda, ti faccio vedere alcune foto scattate la settimana in cui è stata da me a Roma”, disse Mara prendendo il suo smartphone. Iniziò a scorrerle lentamente, e Barbara ebbe un sussulto interiore appena vide le fattezze di Rammy, Mara lo intuì. “Ti piace, vero?”.
“Certo che sì”, disse Barbara deglutendo, “però mi farà soffrire il sapere che non potrò mai...”.
“Stai buona!”, la fermò Mara, “Pensa che mentre stavate facendo il primo incontro ero in videochiamata col dottor Gothelm, una conversazione tranquilla, io mi ero seduta con le gambe in mostra ben accavallate, come Sharon Stone in Basic Instinct”, e lo disse in un particolare tono malizioso che fece fiorire una certa speranza nell’animo di Barbara. “Lui parlava tranquillamente, ma da come girava gli occhi secondo me mi sbirciava con un certo riguardo, gli uomini son tutti uguali, anche se sposati! Ad un certo momento entra mia cugina”, e Mara fece un attimo di silenzio per creare un clima di suspense, “lei si avvicina alla mia scrivania ed entra nel campo di visuale della videocamera mentre il dottor Gothelm sta parlando del contratto che si sta chiudendo a Milano, e sta per fare un’esclamazione tipo Giulio Cesare, ma si blocca, farfuglia qualcosa, si vede che mia cugina deve averlo colpito in qualche modo, poi si riprende e conclude dicendo tutta la frase, ‘Alea jacta est!’, cioè ‘il dado è tratto’”.
“Ovvio, ormai la trattativa era nella fase finale”, disse Barbara con voce strana, “ma in che senso si era bloccato alla vista di tua cugina?”.
“Disse solo ‘Alea’, e si bloccò! L’aver visto all’improvviso anche un’altra ragazza così bella gli ha tolto il fiato di colpo!”.
“Certo, immagino”, rispose Barbara che aveva capito cosa avesse esclamato Marc trovando poi la lucidità per dire la famosa citazione di Giulio Cesare, “anch’io sono molto colpita da tua cugina, non ti nascondo che la vorrei conoscere, ma certamente ha una sua vita privata, una famiglia con un marito e figli che l’adorano!”.
“Però ha anche un lato segreto che è uguale al mio, solo che suo marito Osvaldo ne è al corrente e non ne fa un dramma, anzi! A Rammy non piacciono solo gli uomini ma anche le donne, specie se alte e slanciate, penso che tu abbia capito cosa intendo dire, e cioè che potreste davvero passare un paio di giornate assieme”.
“Magari! Ma come potrei darle un motivo per venire da me?”.
“Ti ho detto che ha difficoltà con la sua attività, vorrebbe chiudere, ma prima ha bisogno di trovarsi un lavoro e, secondo me, con le tue capacità e le tue conoscenze credo tu sia la persona più adatta per aiutarla nello stilare un curriculum e proporla ad aziende tue clienti o a conoscenti dei tuoi clienti, spero che tu ne abbia in zona a Firenze”, spiegò Mara.
“Certo che sì!”, rispose Barbara già elettrizzata al solo pensiero di incontrare Rammy, “E ho anche già una mezza idea su chi contattare, mi metterò all’opera già da lunedì, promesso!”.
“Ci contavo, e adesso...”.
“E adesso?!”, chiese Barbara che si era appena alzata ed era indietreggiata di due passi notando lo sguardo malizioso di Mara.
“Si apre la caccia!”, disse alzandosi di scatto mentre Barbara, con altrettanto scatto, era già scappata fuori dal soggiorno per salire in camera da letto. Si sentiva nitido il rumore dei passi affrettati sugli scalini, prima di Barbara e subito dopo di tutte e due assieme. Barbara entrò di corsa in camera e si gettò sul letto, fece per darsi una spinta per scendere dal lato opposto ma sentì una mano afferrarle saldamente la caviglia, agitò l’altra gamba, si girò supina e un istante dopo Mara fu sopra di lei. “Strap-on e a petto nudo!”, disse Mara.
“OK!”, rispose Barbara che si tolse subito i pantaloni ginnici per indossare il desiderio di Mara che in un lampo si era già fatta completamente nuda e l’aspettava sul letto.
“Dammi pure la vaselina e mettiti supina”, disse Mara che, un attimo dopo, seduta a cavalcioni sulle cosce di Barbara, stava umettando a dovere quel gingillo tanto desiderato. Si chinò di lato senza lasciare la presa di quelle belle cosce e pose il tubetto della vaselina ai piedi del letto, chiuse gli occhi e avanzò, sempre stando a cavalcioni, verso il bacino di Barbara. Sentì il contatto con lo strap-on e si sollevò di quanto bastava a porlo in posizione perfetta, quindi scese lentamente, voleva fare la cavaliera. “Mmmhhh... mmmhhh”, iniziò a mugulare sentendo il gradito contatto interno che tanto la eccitava e si reclinò giusto per poter avere tra le dita i capezzoli di Barbara che ebbe un fremito e che altrettanto fece con quelli di Mara. “Aaahhh... oohhh... ssìììì... ooohhh...”, gemeva Mara con i suoi ritmici movimenti di bacino mentre i suoi tocchi pungenti ai capezzoli di Barbara facevano sì che lei non potesse far altro che ritrarre e spingere le gambe oltre che continuare a stuzzicare il più possibile i capezzoli di Mara. Dopo 15 minuti di saliscendi con gemiti e mugulii le braccia di Barbara non ce la facevano più a mantenere la posizione per stuzzicare i capezzoli di Mara ma decise di resistere, sentiva che la sua ‘domina’ era molto vicina all’orgasmo e ciò la eccitava molto, oltre al fatto che stava provando un piacere indescrivibile per i magici tocchi di Mara sui suoi capezzoli. “Aaahhh... aaahhh... aaahhh... ssìììì... aaahhh... goodooo... grandeee... aaahhh...”, e nella frenesia dell’orgasmo pizzicava ancora di più i capezzoli di Barbara che per resistere meglio sbatteva con vigore i piedi sul letto finché Mara, esausta e in estasi per l’orgasmo, ne lasciò la presa ed altrettanto fece Barbara. Andò indietro, fece uscire lo strap-on e si distese sul letto a fianco della sua alta compagna per godere ancora per alcuni minuti delle sue attenzioni e coccole. “Scusami se ti ho fatto male ai capezzoli”, disse Mara accarezzandole il seno, “ma non riuscivo a controllarmi”.
“Non devi scusarti, io ti voglio molto bene per come sei”, quindi si abbracciarono e stettero così una decina di minuti.
Sistemarono il letto e si vestirono. Mara guardò l’ora, era mezzogiorno e cinque: “che ne dici di un buon pranzetto casalingo?”, e Barbara approvò. Apparecchiarono il tavolo e prepararono il pranzo, tutto sommato molto semplice, e alle 12.45 erano già sedute a tavola, una di fronte all’altra, con davanti una bella terrina di ‘spaghetti alla puttanesca’, un vassoio di roast-beef all’inglese contornato da verdure e una bottiglia di ‘rosso dei colli’. Mangiavano con gusto che era un piacere vederle. Ad un certo punto Mara fissò Barbara in una maniera così maliziosa che provò un brivido di piacere: “mi piacerebbe provare qualcosa di speciale...”.
“Dimmi, tesoro”, la incoraggiò Barbara sentendosi afferrare i polpacci dai piedi di Mara.
“Vorrei essere presa in mezzo, vorrei un ragazzo, o magari un trav femminile, per la mia farfallina, mentre tu ti occuperesti del mio lato B con lo strap-on!”.
Barbara deglutì, l’idea la eccitava moltissimo. Pensò un attimo e affidò le sue speranze in una persona a cui aveva deciso di telefonare subito dopo il pranzo: “sarebbe magnifico, non posso prometterti nulla, ma vedo cosa riesco a fare, OK?”. Mara aveva appena messo un boccone in bocca e rispose con il pollice destro alzato. Alle 13 avevano terminato di pranzare: “vado di là a fare una telefonata, e speriamo bene”.
“OK, io comincio a rigovernare qui in cucina”, rispose Mara. Dopo 10 minuti Barbara ritornò in cucina ed il suo sorriso smagliante non dava adito a dubbi; entrambe si diedero il 5 e allegramente terminarono di sistemare la cucina per poi concedersi un meritato pisolino di un paio d’ore abbracciate l’una all’altra, cui seguì una più che doverosa doccia preparatoria. Alle 20.15 Barbara ricevette l’SMS che aspettava per scendere in garage, giusto il tempo necessario per parcheggiare l’auto in strada e lasciarlo libero per l’ospite che stava per arrivare, il resto era già stato tutto preparato.
Barbara e Mara si ammiravano ed eccitavano l’una con l’altra, erano vestite esattamente come il giorno prima solo che Barbara, per dare un tocco particolare, teneva in mano un cappotto nero e lungo in pelle nappata, da indossare solo al momento giusto. Alle 20.50 il cellulare di Barbara squillò, lei rispose e una voce le disse che era già davanti casa. Chiusa la chiamata Barbara premette sul telecomando facendo così aprire il cancello esterno ed il basculante che erano entrambi temporizzati. La Mercedes nera col cambio automatico imboccò l’apertura esterna e scese la breve rampa per entrare nel garage in cui la luce era già accesa. Chi stava alla guida spense fari e motore, dopo un minuto il basculante iniziò la fase di chiusura. La porta del guidatore si aprì e ne uscirono in bella mostra un paio di stivali rossi con plateau i cui alti tacchi batterono con sicurezza quel pavimento piastrellato. La slanciata figura chiuse la porta della Mercedes ed aprì quella che conduceva alla scala interna di quella casa che ben conosceva da tempo, mentre le ‘due ladies’ in attesa ascoltavano eccitate il ritmico rumore di quei tacchi che stavano salendo al piano terra.
Appena fu ben visibile quella figura indusse un fremito di eccitazione in Mara che, dopotutto, non la conosceva. Indossava un trench rosso vivo ed un abito a tubino leggero color oro così che non c’era bisogno della minigonna mentre la cinturona rossa era solo di decoro; era evidente che non portava mutandine, né tanga, né perizoma: era proprio il caso di dire ‘sotto il vestito niente’, mentre le autoreggenti tinta oro e i guanti rossi con la borsetta accompagnavano alla perfezione quegli stivali rossi in pelle alti fino al ginocchio, con cerniera dorata esterna, tacco da 12 cm e plateau da 3 cm, un paio di stivali che dovevano essere comodissimi, vista l’eleganza e l’armoniosità con cui quella figura avanzava sicura verso di loro. Aveva i capelli lunghi e biondi, lisci, con frangetta e pettinatura che copriva abbastanza il viso, un trucco leggero ma molto bello, ed appariva femminile a tutti gli effetti. Si piazzò davanti alle due donne, Barbara sorrise e le diede un bacio sulle labbra: “ciao Mendry, mi fa piacere che tu sia venuta per questo invito così improvviso e non organizzato, e che look mi sfoggi stasera!”.
“Lieta di essere qui da te, padrona!”, rispose Mendry.
“Ti presento Mara, una mia grande amica”.
“Piacere”, disse Mara elettrizzata. La sua farfallina stava già trepidando, Mendry si avvide che era emozionata e la strinse al petto tra le sue lunghe braccia: con la testa poggiata a quel petto pulsante Mara sentì infondersi al suo interno un senso di sicurezza e tranquillità misto a desiderio di trasgredire ed avere così a modo suo una rivincita su Tiziano.
Si accomodarono alcuni minuti in soggiorno per scattare alcune foto, divise due a due, più qualcuna con tutto il terzetto grazie all’autoscatto.
“Saliamo di sopra, dai! Peccato che non puoi fermarti qui questa notte”, disse Barbara.
“Domani e lunedì dovrò preparare alcune lezioni per l’università, da martedì a giovedì sono sempre a Parigi fino al termine del semestre con le sessioni d’esami, diciamo fino a metà luglio circa”, rispose Mendry. Entrarono in camera da letto dove tutto era stato preparato a dovere, compresi i candelabri su cui erano state accese 7 candele profumate alla vaniglia.
Barbara mise in funzione la videocamera che era stata posizionata alla perfezione, si tolse il cappotto e si pose di schiena davanti a Mendry: “Tirami giù la zip e toglimi la gonna, anche a Mara, poi riponi il mio cappotto in luogo consono allo scopo”. L’ordine fu eseguito all’istante, le due donne non avevano nulla sotto le minigonne. Scattò subito l’eccitazione di Mendry che godeva nel vedere davanti a sé la sua padrona con quella ragazza piccola ed intrigante e, con fare cerimoniale, mise il cappotto di Barbara sull’appendiabiti per poi togliersi il trench e la cinturona: il rigonfiamento era ben visibile ed il suo gingillino era libero da qualsiasi gabbia di abbigliamento. Nel frattempo Barbara aveva già indossato lo strap-on ben umettato di vaselina, un oggetto che Mendry conosceva bene e che aveva gustato già parecchie volte in quella stanza. Per quella serata il trailer era diverso ma non per questo era meno eccitante, anzi! I giochi stavano per iniziare e Mendry, ricordando cosa le aveva detto Barbara al telefono, partì con un guizzo verso il letto, vi si buttò sopra come in fuga nell’atto di raggiungere l’altro bordo e Mara prontamente la bloccò stringendole le caviglie col braccio destro.
“Presa!”, esclamò Mara, “Ti ho presa, R... RRRRR”, disse come simulando un rumore, “mi sento come Michelle Clavette!”. Mendry iniziò a dibattersi con energia cercando di liberare le gambe e muovendo le braccia come se stesse nuotando, ma la morsa di Mara non era tale da fare concessioni, e più Mendry si dibatteva, più Mara si eccitava, si sentiva cacciatrice, per lei era una sensazione impagabile avere in suo potere una donna più grande di lei e, a tutti gli effetti, Mendry appariva come una donna se non fosse stato per quel turgido gingillo che a breve sarebbe diventato un eccitante giocattolo per la sua farfallina che si stava già autoumidificandosi. Mendry era esausta, allungò le braccia in avanti in segno di resa e con un colpo di reni si mise completamente distesa sul letto in posizione supina. Mara vide il palo eretto al centro del suo addome e salì a cavalcioni su quelle gambe affusolate perfettamente depilate, sentiva una dolce fragranza profumata salire nelle sue narici e le sue pulsazioni andarono alle stelle quando iniziò a strofinare la farfallina sul rigido membro di Mendry mentre Barbara si stava avvicinando con un ‘Settebello’ dentro la sua confezione che aveva appena aperto da un lato. Mara si inchinò verso il volto di Mendry che le prese tra le dita i capezzoli.
“Aaahhh... ooohhh... mmhhh...”, iniziò Mara che dopo un paio di minuti si rovesciò sul letto per mettersi fianco a fianco con Mendry tenendo però bene alzata la gamba sinistra per divaricare più che poteva. “Aaahhh... mmmhhh...”, fece sentendo anche le dita di Barbara che le stavano spalmando la vaselina medicale ai bordi dell’orifizio anale, girando in tondo come in una spirale che si avvicina al centro con dei gradevoli massaggi. Barbara si distese sul fianco destro dietro Mara e le prese le spalle per poi andare ad attaccare il capezzolo di Mendry che stava in posizione più alta. Mara si mise a roteare piano la gamba sinistra arcuando meglio che poteva i suoi movimenti per favorire l’entrata in scena di Barbara dalla porta di servizio. L’eccitazione di Mendry aumentò di colpo al tocco del suo capezzolo da parte di Barbara e anche quando lei avvicinò le gambe alle sue dando origine ad un sexy incrocio tra gli stivali neri e quelli rossi. “Ooohhh... mmmhhh...”, mugulava Mara quando sentì qualcosa di consistente che stava bussando con dolcezza all’ingresso posteriore, così che si inclinò di quel poco che bastava per facilitare l’ingresso. Barbara iniziò a spingere piano, entrando di un paio di centimetri, e la reazione istintiva di Mara, cioè non controllata da lei, fu quella di chiudere, ma lo strap-on era già dentro con la punta e i baci di Mendry sui suoi capezzoli la sciolsero ancora di più, tanto che pareva che lo strap-on stesse pian piano per essere risucchiato da solo. Mara sentì una vibrazione dentro di sé, era eccitatissima, sentiva che si stava iniziando a bagnare per bene la farfallina: “Ooohhh... mmmhhh...”, gemeva di piacere roteando la testa, e con la coda dell’occhio vide il membro di Mendry, grosso e rigido, pronto ad entrare, “daiii... sono qui”, la invitava lei, così che Mendry comprese che era giunto il momento di infilare il ‘Settebello’. L’azione non fu tra le più semplici da compiere data la posizione, mentre Mara scalpitava e ansimava visto che lo strap-on era entrato dentro di quanto bastava per portarla in estasi e Barbara si muoveva avanti ed indietro a cadenza giusta per darle il massimo piacere possibile. “Aaahhh! Aaahhh!”, quasi gridò Mara sentendo la turgidità pulsante di Mendry che si stava facendo strada all’interno delle sue ‘grandi labbra’, “Sììì... entraaa.... sìììì... aspetta”, e lo regolò con un tocco di dita, “ooohhh... ooohhh”, gemeva forte sentendo una sensazione doppia in profondità, mentre a Mendry sembrava quasi di avere avuto, con la punta del suo gingillo, un incontro ravvicinato con lo strap-on magistralmente mosso da Barbara. La sensualissima Mara aveva imboccato la strada dell’orgasmo, e non le mancava molto. Mendry fece capire a Barbara che si erano toccate come quando si scava una galleria, chi da un versante e chi dall’altro, ed a quel punto la giostra non poteva certo più fermarsi. Barbara divincolò i piedi e strinse quelli di Mendry che stese le braccia assieme a Barbara, e le loro mani si strinsero assieme, mentre alla cura dei capezzoli di Mara ci pensava la bocca di Mendry nonostante la difficile posizione. I movimenti di Barbara e Mendry parevano sincronizzati alla perfezione e Mara si sentiva tumultuare dentro, ma anche Mendry sentiva qualcosa di particolare: la situazione era eccitantissima e sapeva che non avrebbe potuto resistere ancora molto.
“Ahhh... oohhh... yahhhooouuu!”, gridava Mara, “Daiii... datemeli tuttiii... ooohhh... ahhh... mi sto bagnando tutta... ooohhh... mmmhhh... mmmhhh... ancora un minuto, Mendry, un minutoooo”.
“Ahhh... ohhh”, si stava sforzando Mendry cercando di controllarsi, “non ci riescooo”.
“Sììì”, gridò Mara stringendo un po’ le gambe per subito riallargarle, “ci sonooo... godooo... sìììì... grandeeee.... sììììììì!!!”, ed ebbe un orgasmo incontenibile mentre, una decina di secondi dopo, anche Mendry esplose col suo arnese godendo di piacere. Caduti i fulmini, ci fu la quiete, ed il trio stette tranquillo così una decina di minuti mentre Mara aveva fatto capire a Barbara di non uscire ancora con lo strap-on.
Alla fine Mara e Mendry si posero sedute a guardarsi negli occhi, sorridenti e compiaciute, mentre Barbara, dopo aver spento la videocamera, andava a riporre lo strap-on in un catino in bagno. Non fece tempo a rientrare in camera che si vide passare davanti Mendry in fuga da Mara e lei le guardò entrare di corsa in bagno. Mendry si girò, aveva la vasca alle sue spalle; Mara le si stava avvicinando e con un gesto del dito indice destro le diede un chiaro segnale di ciò che voleva. Mendry entrò in vasca e si distese supina, Mara la prese per le caviglie e la tirò un po’ a sé, poggiandole le gambe sul bordo della vasca in modo che la parte dalle ginocchia ai piedi ne restasse fuori. Barbara sorrise e scosse la testa pensando alla battaglia avuta in quel luogo il giorno prima mentre Mara entrò in vasca e si mise a cavalcioni sul petto di Mendry stringendole i polsi con le sue piccole ma forti mani. “E adesso che fai?”, chiese Mara.
“Non so”, rispose Mendry divertita cercando di ritrarre, ma senza riuscirci, le lunghe gambe.
“Dai, prova a sollevarti, ad inarcare la schiena, punta i tacchi sul pavimento!”, le disse Mara in tono di sfida lasciandole le mani per stuzzicarle i capezzoli. Mendry si stava quasi eccitando di nuovo, rideva, agitava le gambe nel tentativo di piegarle per puntare i tacchi sul pavimento, ma era impossibile. “Sei mia!”, disse Mara per poi rosicchiare i capezzoli di Mendry che agitava le gambe sotto lo sguardo divertito di Barbara. Alcuni minuti dopo Mara uscì dalla vasca, si mise in piedi ed aiutò Mendry a sollevarsi.
“Sei una pupa eccezionale!”, disse Mendry, quindi tutte e tre andarono in camera a rivestirsi come prima dei giochi e scesero in soggiorno. Mendry chiese un ‘Marsala’ che Barbara le servì subito in un bicchierino, poi si diede una spruzzata con il rinfresca alito.
“E’ stata un’ottima serata, bellissima davvero”, disse Mendry prima di imboccare la scala per scendere in garage, “penso ancora a quella domenica sera al Nautilus... sono passati 20 giorni e mi sembra sia stato l’altro ieri, che forza quell’Aleja! E come mi ha fatta venire! E stasera mi sembra di aver vissuto le stesse emozioni di quella sera! Grazie Barbara”, e la strinse in un abbraccio, “e grazie anche a voi, Mara”, e si diedero un bacio molto intenso, però Mara pensava ad una certa parola che aveva appena sentito e che suonava come un nome.
“A Parigi, mi raccomando, comportati bene e controlla che si impegni bene chi sai tu” le raccomandò Barbara.
“Non dubitare, padrona, e un bacio di rosa alla mia padroncina di stasera”, disse rivolta a Mara che contraccambiò con un sorriso smagliante.
Le due ladies si avvicinarono alla finestra del soggiorno. Barbara premette sul telecomando, ed un minuto dopo la Mercedes nera di Mendry saliva piano la rampa in retromarcia per immettersi sulla strada. Un colpetto di fari ed un saluto veloce con la mano, quindi lo stivale rosso di Mendry premette sull’acceleratore e partì.
“A cosa pensi?”, chiese Mara.
“Al letto che ci aspetta, sono stanchissima, anche se felice per la serata!”.
“Mendry è una cannonata!”, disse Mara, “Ed ha anche un bel cannone!”.
“Dai, andiamo a letto”, disse Barbara poggiando le mani sulle spalle di Mara. Si tolsero quasi tutto, rimanendo solo con l’intimo addosso, e si infilarono sotto le coperte stando abbracciate, stuzzicandosi e strusciandosi tra di loro per una buona mezz’ora, finché il sonno le vinse entrambe.
Alle 8.35 Mara si svegliò, scese dal letto senza far rumore, infilò le morbide pantofole e la vestaglia, ed alla chetichella scese piano le scale per andare in cucina. Con molta discrezione si cimentò nella preparazione della colazione. Mentre il caffè stava salendo Barbara apparve sulla soglia della cucina, aveva l’aria ancora assonnata, ma aveva gradito molto quell’iniziativa di Mara. Poco dopo le 9 erano già in doccia, l’una insaponava l’altra, e si fecero anche uno shampoo piuttosto lungo, nel senso del tempo. Alle 10.20 uscirono dal bagno, Mara preparò le sue cose, e quindi scesero giù in soggiorno. Barbara ebbe un guizzo e schioccò le dita: “Mara, ma sai che giorno è oggi?”.
“Domenica 11 Maggio”, rispose.
“Certo, lo so, ma è anche il compleanno di Marc... cioè, del dottor Gothelm!”.
“Ah, non sapevo! Magari tu, avendo visto carte e documenti vari... gli mandiamo un nostro pensierino?”
“Certo”, disse Barbara alzandosi per andare nella stanza studio dove accese il PC. Salì in camera a prendere la macchina fotografica, la collegò all’USB e scaricò le foto della serata precedente. Ne scelsero 4 da allegare al messaggio di auguri e lo spedirono al suo indirizzo di posta privata. “Immagino che avrà una reazione più che positiva”, e si diedero il 5 con le destre.
Si vestirono per una breve passeggiata; poco prima delle 12 erano già a casa e prepararono un pranzo veloce. Alle 13.05 Mara prese con sé il suo bagaglio, aveva l’aria un po’ triste, e così anche Barbara. Arrivarono alla stazione centrale con buon anticipo, erano le 13.35 e la Frecciarossa 9635 per Roma sarebbe partita alle 14. Passeggiavano a braccetto sulla piattaforma, il treno era già lì. “Buona giornata a lei”, disse ad un tratto una voce decisa.
Barbara sorrise: “Salve Tonio, che piacere incontrarla di nuovo. Le presento Mara, sarà lei la vostra ospite sul treno”.
“Piacere mio”, si presentò Tonio. “Come sta quell’altra bella ragazza con cui siete andata a Roma un paio di settimane fa?”, chiese Tonio a Barbara, mentre Mara fece un’espressione tipica da meravigliata, come volesse dire ‘e non mi dici niente?’.
“Sta bene, certo, ed ha un ottimo ricordo di quella gita ed anche del viaggio”.
“Ne sono lieto”, disse poi Tonio prendendo il biglietto che le aveva esibito Mara per validarlo. “Bene, le auguro buon viaggio, ci vedremo dopo”, disse infine congedandosi.
“Così hai fatto un giro a Roma senza dirmi nulla, eh?”, disse Mara scherzosa.
“E’ stata una toccata e fuga, stancante fisicamente, ma intensa”, spiegò Barbara, “ah, cambiando discorso, domani mi attivo già per la faccenda di tua cugina”.
“O.K., ci conto”, le rispose alzando il pollice destro e strizzandole l’occhio.
Erano le 13.55 e, dopo uno stretto abbraccio e un bacio labbra a labbra, Mara salì sul treno mentre Tonio, passandole vicino, le guardò e sorrise benevolmente: “che bella padroncina!”, mormorò tra sé.
Le due ladies si guardavano attraverso il finestrino, Mara aveva un’aria visibilmente soddisfatta e le si leggeva il desiderio di ritornare. Un attimo dopo si sentì un ‘beep’ e le porte si chiusero, il treno iniziò a muoversi e Barbara s’incamminò un po’ nella stessa direzione per vedere Mara ancora alcuni istanti, quindi si fermò quando il treno aveva già preso una discreta velocità. Barbara rimase immobile a guardare nella direzione in cui si era mosso il treno finché lo vide scomparire alla sua vista, e salutò in maniera simbolica con un cenno della mano. Si voltò ed intraprese il cammino di ritorno su quella lunga banchina e non sentiva nemmeno il rumore dei suoi passi. Sul suo volto era sceso un velo di tristezza, si passò il fazzoletto sotto l’occhio destro, deglutì e riprese il cammino con buona andatura. Era quasi giunta alla fine della banchina che sul suo volto si fece spazio un sereno e malizioso sorriso, stava già pensando all’incontro con Rammy.

* * * F I N E * * *

Nota: pur essendo certi fatti e luoghi di ambientazione in un contesto reale, si fa presente che i nomi dei personaggi e di settori merceologici di aziende sono di pura fantasia. Ogni riferimento a fatti non storici realmente accaduti o persone reali od omonime è puramente casuale.
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