trans
Soldi spesi bene (parte 2)


27.01.2025 |
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"Ed io e mio marito abbiamo intenzione di gustarti appieno per tutte e due le ore che ci hai concesso” Mi sorrise maliziosa: “Hai ragione..."
Parte Due“Quanto?” le ho chiesto a bruciapelo, guardandola fissa negli occhi con fare navigato come se fosse l’ennesima di decine e decine volte in cui intrattengo questi rapporti; mi ha scrutato tra il divertito, il sorpreso e l’interessato: il suo sguardo correva veloce dalla mia scollatura, bene in vista, alla gonna appena tirata sulle cosce ma sotto la quale si vedevano le autoreggenti “Ma per scopare te o lui?” mi ha risposto stupita con una voce non proprio gutturale e alquanto cantilenante. “A te non deve interessare! Quanto per “prenderti in fitto” per un paio d’ore e fare tutto quel che ci viene in mente? Non voglio limiti!” “Bambolona” ha ribattuto un po’ alterata “i limiti li voglio io! Preservativo assolutamente, niente pissing o pratiche simili, niente sadomaso o bondage! Altrimenti, gonfio di botte te e lui e me ne vado senza restituire i soldi!” Le sbuffai quasi infastidita: “Ma certo che non se ne parla di pratiche particolari, stronzetta!” “Va bene: mi dai 400€. per due ore” parve tranquillizzarsi mentre guardava l’amica vicina e le faceva l’occhiolino, come a dire: “...li spremo ben bene ‘sti due viziosi!” Io non conosco i prezzi di mercato e neanche S per cui certe prestazioni non abbiamo idea di quanto siano effettivamente remunerate...ma, ormai, avevo un lago fra le gambe e le punte dei capezzoli talmente irte da farmi male mentre mio marito aveva una mazza così tosta da delinearsi perfettamente attraverso il pantalone. “Va bene –risposi con fare annoiato per non mostrare la foia che si era impossessata del mio corpo- ma in albergo ci porti tu e paghi tu; altrimenti, passo oltre!” Forse per il timore di perdere quella che, sicuramente, era una non usuale e cospicua prebenda, non ci ha pensato due volte e, così, aperto il portello posteriore, si è accomodata in auto, sedendo alle spalle di mio marito per potermi continuare a guardare.
I fari e le luci dei lampioni le scivolavano su quel viso particolare ma bello creando un effetto quasi psichedelico; la osservavo scoprendomi a sfiorarle la pelle dell’avambraccio, una pelle calda, nonostante fosse perennemente esposta, liscia, quasi vellutata e profumata, mentre le sue parole mi giungevano ovattate: si chiama Monica, 26 anni, di Terni ma, ormai, fissa a Roma; il suo fidanzato ha una piccola impresa di lavori elettrici (rischio una figuraccia quando sento dirle questo perché scoppio a ridere e lei mi si rivolge indispettita: “Stronza! Il mio fidanzato non è il mio protettore, hai capito?” Le chiedo scusa, profondamente mortificata) e, tra qualche anno, organizzeranno casa insieme.... Nel frattempo, per provocarmi, ha pensato bene di fare la cretina con il prof. e, allungando il braccio di fianco allo schienale, di sfiorargli la patta turgida guardandomi fissa negli occhi... “..sta messo bene... Ma chi è?” “Mio marito –risposi senza esitazioni e con fierezza- Siamo una Coppia aperta ad ogni tipo di gioco” Il suo viso mostrava interesse ma anche un po’ di fastidio: “E devo dividerlo con te oppure tu guardi solo?” “Se è questo che vuoi e pensi di sconvolgermi...” pensai divertita tra me e me “accetto la sfida!” “No: siamo noi che ci dividiamo te....” Così, anche per soddisfare la sua curiosità, finito che ebbe di raccontarsi brevemente, presi a parlarle di noi, mostrandole anche le foto che abbiamo postato su piattaforme ad hoc per scambismo e questo le fece capire che non era al cospetto di due quasi anziani porcelli sprovveduti...! Le spiegai come il fatto di scopare una Trans fosse il sogno irrealizzato di tanti anni durante i quali abbiamo fatto la qualunque e che –almeno nella nostra zona- si proponessero esclusivamente Gay e Trav ma che, di Trans, neanche l’ombra; che la nostra idea originaria di come trascorrere il fine serata era stata tutt’altra rispetto al concedersi una simile avventura ma che le circostanze avevano giocato diversamente a nostro favore.
Mi ascoltava attenta e, per la prima volta, ho visto empatia e rispetto nel suo sguardo e nel suo sorriso.
Nel frattempo, S si fermò davanti ad uno sportello bancomat per prelevare la somma residua da darle per il tempo che ci aveva promesso ed io ne approfittai per toccarla tra le cosce e sentire un cazzone bello corposo anche se non ancora perfettamente rigido; le partì un gemito inatteso (so carezzare bene cazzi e strofinare cappelle) e, inarcando la schiena, mi prese la mano e la strofinò sul ventre, fissandomi e leccandosi le labbra... Poi, si portò le mie dita alla bocca ma io la bloccai dicendole: “Se ti ecciti troppo, tesoro, durerai pochissimo...ed io e mio marito abbiamo intenzione di gustarti appieno per tutte e due le ore che ci hai concesso” Mi sorrise maliziosa: “Hai ragione...” sussurrò e carezzò il volto di mio marito -che, nel frattempo, era rientrato in auto- sempre guardandomi fissa negli occhi.
Dopo dieci minuti di guida, entrammo in un viale in fondo al quale si ergeva una palazzina di tre piani che non sembrava affatto essere un hotel; lo feci notare a Monica e lei rispose ridendo: “Andare in hotel a Roma con meno di 150/200 euro per tre persone? Puoi scordartelo! Mica mi spendo i soldi che mi farete sudare dandoli ad un albergatore! Qui abito io...” Piuttosto che sentirci “frodati”, io ed il boss scoppiammo a ridere, apprezzando lo spirito d’iniziativa della ragazza e speranzosi che questo significasse anche il non dover stare con l’orologio alla mano. Monica ci fece da guida e salì due rampe di scale (i tacchi riecheggiavano pesantemente nell’edificio creandoci non poco imbarazzo ma lei sembrava non avvedersene) quindi ci fece accomodare in un appartamento non grande, un paio di vani, ma pulito, fresco ed ordinato; certo: il carattere della nostra ospite si palesava in quasi tutto l’arredamento, dando un’impronta marcatamente kitsch all’insieme ma non era sgradevole, anzi.
Io ed il boss sedemmo su un divano comodo ed ampio mentre Monica versava grappa in tre bicchieri che ci porse con un sorriso di convenienza; sorseggiavamo il liquore –senza infamia e senza lode- quando lei, ormai stanca di attendere, disse: “Allora: mi pagate o no? Niente scherzi...” In quel frattempo, S aveva già il portafogli tra le mani e le contò “l’onorario” pattuito dalla professionista che, forse anche per invogliarci, aveva spostato lateralmente il triangolo del perizoma facendone uscire quel bellissimo cazzo che avevo intravisto in auto: solo che, la stronza, invece di puntarlo verso di me, partì sparata avvicinandolo alle labbra del prof. che, preso alla sprovvista, mi guardò attendendo un mio commento.
“Va bene” sibilai “prendilo in bocca e succhia! preparamelo come fai con i miei bull, cornutone!”
Così! A freddo! Ero eccitatissima al pensiero del fastidio che gli stava provocando quell’umiliazione ma lui fu obbediente ed imboccò il cazzone bellissimo, lucido e depilato della trans con fare esperto, come se avesse trascorso la vita a fare pompini... Lo guardai, ammirata per l’abilità che mostrava (e che Monica pareva apprezzare), orgogliosa per essere stata una brava insegnante, timorosa che il cornuto facesse sborrare la Trans e mi precludesse la possibilità di togliermi lo sfizio e giocare; lui, forse sentendo il peso del mio sguardo, si distolse e parve tornare tra noi. Abbracciai le cosce di Monica e posi le mani sui suoi glutei sodi tirandola verso di me con tale forza che, per poco, non mi cadde addosso soffocandomi con quella meraviglia che aveva tra le gambe.
Il boss profittò del momento per liberarsi dei pantaloni mentre il nostro “giocattolo”, mugolando, mi tolse il cazzo da bocca, mi prese per mano e ci invitò ad andare in camera da letto, dove saremmo stati assai più comodi ... E quanto aveva ragione!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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