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Regalo di anniversario


di Membro VIP di Annunci69.it OpenMind2019
27.01.2025    |    172    |    11 9.3
"Che le baciano le tettone accogliendole nelle loro mani possenti ma delicate mentre qualcuno le si fa dietro e strofina, impertinente, l’uccello al suo..."
Mi ha dato appuntamento in un alberghetto, a Positano, dove mi aveva preceduto dalla mattina per festeggiare il nostro anniversario: era vestita in maniera estremamente sexy, con un vestito trasparente, cortissimo: sembrava confezionato con la tulle che avvolge i confetti nelle bomboniere.
Le trasparenze erano messe in risalto dall’abbronzatura: si intravedeva chiaramente il segno della coppa sul seno non abbronzato e la forma degli slip striminziti sui fianchi e sul culo.
Appena entrato in stanza, carico come una molla, mi è corsa incontro stringendomi e facendomi sentire il suo corpo morbido dalle curve procaci ed aggraziate. “Non perdiamo tempo, amore: devi prepararti –mi ha sussurrato con tono stranamente autoritario, quello che usa quando decidiamo di entrare in “modalità cuckold”.
Non azzardo più commenti o domande: doccia veloce, abbigliamento sportivo e via; invece di dirigersi verso il garage dell’hotel, per prendere l’auto, esce dalla hall così, praticamente nuda, coi tacchi dei decolletè ai piedi che risuonano sul selciato; ci accompagnano gli sguardi degli ospiti dell’hotel e degli operatori, rossi in viso.
Mentre passeggiamo tra i non pochi turisti ancora in strada, sento che –pur se abbracciata a me- mi sta guidando lei; il tono è sempre un po’ duro ma sembra addolcirsi quando mi rivela la sua voglia di stimolare la mia eccitazione già lungo il percorso, suscitando negli altri uomini pensieri peccaminosi, desideri nei quali lei è la loro troia ed io il cornuto contento, forse perché impotente, da umiliare, mortificare e tradire platealmente mentre molte donne la guardano disgustata, un disgusto del quale lei si nutre, si fa forza e si bea...
Durante quella mezz’oretta di passeggiata, un vero e proprio piacevolissimo calvario, non smette di parlarmi, di umiliarmi senza che io possa replicare.
Arriviamo, così, all’ingresso di un altro albergo, più centrale e sontuoso del nostro; T va diretta verso la reception e chiede del direttore: l’addetto la guarda quasi ubriaco e, con un fil di voce, risponde: “Subito signora; chi devo dire?” La puttana, dandomi un bel colpo al cuore, risponde a voce alta: “Il dr. .... e sua moglie, grazie!”
Ecco fatto: se avessi voluto che nessuno sapesse, ora è troppo tardi.
Ma l’effetto è stato eccitante al punto da percepire il lento ma progressivo rigonfiarsi della patta.
Dopo alcuni, lunghissimi minuti, durante i quali mi sento “vivisezionato” persino da ogni suppellettile presente, arriva il direttore con due suoi amici, due splendidi ragazzi di colore, fisicamente in forma, sorridenti a mostrare la chiostra dei denti bianchissima che risalta sul volto color ebano.
E, ancora una volta, la troia si diverte a mandarmi in fibrillazione perché, con voce ben udibile dai clienti che soggiornavano nella hall, fa le presentazioni: “Direttore: ecco mio marito, il dr.... di cui ti ho parlato stamattina; spero tu abbia chiari i compiti che abbiamo concordato per allietarci l’anniversario di matrimonio...”
Lo bacia a lungo, davanti a tutti i presenti, con passione, labbra contro labbra, lingua contro lingua....E quando il direttore le presenta i suoi accompagnatori, non si fa scrupolo di fare lo stesso anche con loro, con la stessa veemenza, senza però mai lasciarmi la mano
Non so se sudare o gelarmi: gli occhi di quasi tutti i presenti, già attratti dalla quasi totale nudità della mia bagascia, mi scrutano, squadrano, chi con sguardo impietrito, chi ammiccante, chi stupito e schifato.
Terminata questa sorta di rituale, il direttore –facendoci traversale la sala- si avvia, precedendoci e seguito dai due ragazzi black, verso una porta oltre la quale c’è un ampio ed elegante salone con divani, poltrone, un bar ed un tavolo da biliardo, il tutto illuminato da una luce non troppo soffusa e rallegrato dalla diffusione di un cool jazz che crea un’ambientazione anni’20/’30.
Non voglio fare l’imbranato della situazione (anche perché è chiaro come andrà avanti la serata) e mi accomodo su un divano in pelle comodissimo mentre il nostro ospite mi versa un drink; T fa lo stesso ma si accomoda fra i due giovanottoni (J. e N.), scoprendo abbondantemente le già scopertissime gambe tanto da intravedersi il pube rasatissimo ed un accenno dello spacco della vulva; l’eccitazione che sta provando si evidenzia nell’osservare i suoi capezzoli durissimi, irti anche per lo strofinio col tessuto leggerissimo che a stento contiene le sue enormi tette.
Ascolta, non senza un po’ di compiaciuto imbarazzo, i complimenti che le rivolgono i tre i quali non mi fanno mistero dell’averla incontrata casualmente la mattina, quando l’hanno vista arrivare a Positano ed entrare nel bar della piazzetta, affascinati dalla sua semplicità ed avvenenza: l’hanno invitata a pranzo e lì hanno iniziato a discutere amabilmente e, sperando fosse da sola, l’hanno invitata a soggiornare, come ospite, nella struttura dove ora ci troviamo; questa chiarezza ha spinto T ad aprirsi e chiedere se ci fosse la possibilità di organizzare una sorta di festa a sorpresa per festeggiare il nostro anniversario di matrimonio “Vedi, S., -mi si rivolge con fare confidenziale (non proprio graditissimo ma, tant’è) il direttore- ho sempre pensato che solo i veri uomini comprendono quanto sia stupido non condividere la bellezza, le passioni, i desideri e le perversioni della propria donna e quanto questo rafforzi la loro intesa, la loro complicità. In fondo, il vero tradimento avviene quando non accettiamo il fatto di non possedere la persona amata me di poterne condividere sentimenti, sensazioni ed emozioni...”
Ora, T ha tutti gli occhi puntati addosso. E ne sono tanti perché, nel frattempo, da una porticina secondaria, si sono aggiunti altri cinque ragazzi.
La zoccola si sta godendo la situazione: leggo il piacere nei suoi occhi al vedermi imbarazzato, umiliato ma eccitatissimo al tempo stesso; il gruppo, nel frattempo, ha formato un capannello che la circonda quasi del tutto e vedo cazzi di varie misure liberarsi tutto intorno al suo volto, alla sua bocca, strofinarsi sui capelli biondi, sulle gote, sulle labbra tumide e semiaperte mentre attendono di essere avviluppati dalla sua bocca, vera e propria ventosa aspirante, dalla sua lingua vibrante, dalle sue mani esperte; bontà loro, mi lasciano uno spiraglio attraverso il quale posso gustare la maestria da bocchinara incallita della mia donna, guardare i suoi occhi che, pian piano, esprimono desiderio e libidine e che, quando incontrano i miei, sembrano voler essere rassicuranti... ma so che durerà poco perché, se ha deciso di farmi star male, saprà che sentimento palesarmi con sfacciataggine...
Provo a toccarmi ma il suo “NO!” perentorio mi blocca... Come farò a sopportare la gioia dell’ignominia mista al dolore dell’eccitazione più violenta?
T si alza ed inizia a baciare l’uomo più vicino mentre si offre alle mani sapienti degli altri che la spogliano lentamente; pochi movimenti ed è lì, completamente nuda, offerta al piacere di maschi in calore, pronta ad usarli e farsi usare; poi, inizia a baciare anche gli altri, suggendone le lingue e gli umori
Stranamente, il direttore è anch’egli seduto in un angolo più buio, in disparte, a godersi la scena.
La vedo segare i cazzoni di J. ed N. che le baciano le tettone accogliendole nelle loro mani possenti ma delicate mentre qualcuno le si fa dietro e strofina, impertinente, l’uccello al suo buchetto, imitato da un altro che compie la stessa operazione ma con la passera. E’ circondata da maschi, in balia di un maremoto che la sconquassa: gli occhi socchiusi ed i gemiti, sempre più rumorosi, che emette sono la prova di quanto le si stia muovendo dentro, di quanto il suo corpo arda di desideri sempre più osceni. Attraverso lo spiraglio, vedo una figura inginocchiata la cui testa si muove frenetica tra le sue gambe ed immagino la lingua calda e puntuta dell’uomo lambire frenetica le grandi labbra e la clitoride: maggiore è il ritmo tanto più forti e stridenti sono i gemiti che la puttana emette... fino ad un primo, gutturale urlo liberatorio. Adesso si piega in avanti, sinuosa, come sa fare lei ed io penso al fatto che quel cazzo che si appresta a scoparla avrà poche probabilità di “sopravvivere”; e, difatti, dopo pochissimi colpi, il giovane si libera dentro di lei pur se col preservativo; ma avanti il prossimo, perché la troia non ha goduto appieno della pecorina e chiede subito un ulteriore tributo: questi la scopa a pelle e le scarica tutta la sua sborra calda sul culo, cosa che la manda in sollucchero e che la carica di nuova foia. Si mette eretta davanti ai ragazzi, sgrillettandosi e stropicciando le tette: si inginocchia per spompinare qualche cazzo e prendersi un po’ di riposo ma i tori la sollevano di peso e la impalano sul cazzone di J. che, al contatto, mugola come un cagnetto in calore carezzato dalla padroncina; J si fa valere: aiutato anche da N., che offre la sua nerchia durissima alla lingua di mia moglie, la stantuffa un bel po’ prima di spostarla ed innaffiarle, insieme ad N., la conca accogliente delle mammelle
Lei continua a spompinare, leccare, fare seghe come una sgualdrina ninfomane mai sazia, una mendicante di sborra: si stende e si fa montare da uno e poi da un altro e poi da un altro ancora, sconquassata da orgasmi sempre più selvaggi e liberatori... Di tanto in tanto, mi rivolge la parola per umiliarmi con disprezzo, insultandomi consapevole che non mi sfogherò segandomi e questo mi farà soffrire di più; unica attenzione rivoltami: un bacio profondo con le labbra, la lingua, la bocca intera impastate di sborra di chissà chi e chissà quanti “Lecca, ricchione! Lecca, pulisci e bevi, gran cornuto!” Obbedisco, felice ed eccitato del premio che quella puttana della mia padrona ha pensato di donarmi.
Ora, i rimanenti l’hanno fatta sdraiare su un tappeto e lei è impregnata di liquidi, umori, sudore frammisto a sborra e saliva: sono in piedi mentre la circondano e si segano come forsennati; una pioggia di sborra la delizia e le fa avere un orgasmo prolungato e violento: vedo il suo corpo scosso da fremiti, le mani che mischiano i succhi di tutti coloro che l’hanno omaggiata spalmandoli su tette, fica, pancia, collo, viso.
Finalmente, da un angolo buio, vedo avanzare calmo il direttore: è nudo ed ha un cazzone grosso, largo, apparentemente duro come il marmo, pronto ad esplodere; le chiede, gentile: ”Sei pronta? Sei sicura di volerlo?
T ansima un “Si” quasi soffocato dai singhiozzi di piacere; lui la scopa piano, procurandole vibrazioni di piacere sempre più forti: li vedo abbracciarsi, vedo lei alzare le cosce e piegare le ginocchia agevolando la penetrazione, implorando di essere sfondata; ascolto, estatico, le urla all’unisono dei gemiti, gli schiocchi delle labbra ed movimento delle lingue mentre si baciano appassionatamente, con una carnalità indescrivibile come solo due arrapatissimi amanti, che vogliano condividere fino all’ultima stilla di godimento, possono fare.
Nel silenzio generale che sussegue, sento distintamente la voce di mia moglie che, carezzandogli il viso ed i capelli, esclama: “Adesso, devi dare il regalo di anniversario al cornuto: pisciami la tua sborra nella fessa!” Osservo l’espressione del viso del direttore che, succhiandole la lingua, riprende a fotterla, prima lentamente e poi aumentando sempre più il ritmo, finchè la mimica facciale si contorce rivelando la violenza dell’orgasmo grazie al quale svuota le palle dentro quella fica avida. “Siiii -urla lei- la sento! E’caldissima! che bello...”
“Ora vieni qui, cornuto –mi ordina mentre l’uomo si sposta dal suo corpo- chiava la mia fregna piena della sborra di un vero maschio!” Non capisco più niente: il mio grado di eccitazione è, praticamente, parossistico; tolgo, con gesti frettolosi, quasi da adolescente impacciato, i pantaloni ed infilo il cazzo durissimo nel suo anfratto bollente ed ancora palpitante; sono talmente eccitato che mi bastano pochi colpi per aggiungere la mia sbroda mentre le lecco lo sperma di chi le ha doviziosamente spruzzato le tette, il collo, le spalle, il viso.
La guardo in volto: la sua espressione è un inno alla felicità ed alla soddisfazione.
Con un sorriso che è un misto di dolcezza, perversione, disprezzo e amore, T si alza barcollante e, pian piano, si ricompone: faccio lo stesso ma, al contempo, spero che ci si possa lavare prima di uscire...o che, almeno, ci accompagnino con un’auto. “No, porco: tua moglie vuol passeggiare così fino al vostro albergo perché tu sia pienamente consapevole della troia che è!” mi apostrofa il direttore
Ed io la seguo, eccitato da morire mentre, per strada, lei mi sussurra, col trucco sfatto che cola sul viso stravolto dal piacere e dalla soddisfazione: “Arrivati in albergo, mi racconterai minuziosamente le sensazioni provate nel vedermi usata in modo così laido da perfetti sconosciuti e, se vorrai, scoperemo di nuovo”
Sono riuscito solo a dire: “Ti amo” ed allontanarmi felice con lei...


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