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Fuori dalla comfort zone


di Membro VIP di Annunci69.it OpenMind2019
14.01.2025    |    39    |    3 9.2
"Ma, quando si decide di creare situazioni “al buio”, bisogna accettare anche gli imprevisti e superarli grazie all’eccitazione del momento..."
Fuori dalla comfort zone
Chi ha avuto modo di leggere le nostre precedenti esperienze, ricorderà che -nel racconto “La Prima Gang”- sottolineavamo come i privè abbiano rappresentato, durante i primi passi mossi nell’ambito del Gioco, il nostro rifugio, il “sancta sanctorum” nel quale vivere spensieratamente le pulsioni che si affacciavano prepotenti nel percorso di crescita della nostra sessualità di Coppia, con le curiosità tipiche stimolate dall’eccitazione. Ma è parso sottinteso il fatto che questa comfort zone abbia plafonato lo stesso percorso, privandolo di quelle scariche adrenaliniche che sono il rollercoaster su cui verte la continua ricerca di nuove emozioni. Eravamo in una fase di stanca, uno stallo che –pur nel piacere di condividere momenti di trasgressione non usuale- sembrava volerci spingere verso ciò che non esito a definire “l’ordinario dello straordinario”.
E queste erano le sensazioni che rappresentavano frequentemente il fulcro delle chiacchierate fra me e mio marito, specie durante il tragitto che -da questo o quel locale- ci riportava verso casa.
Ed anche quella notte, eravamo di ritorno da Bracciano, ad un certo punto la conversazione prese “quella” piega: avevamo già impegnato la Roma – Napoli e, dai commenti che si facevano sulla serata, S. lasciò trasparire, senza troppi giri di parole, una sorta di insoddisfazione (che io non potevo che condividere) per l’ennesima rappresentazione di un copione letto e riletto, una sceneggiatura alla quale, con tutto l’estro e la fantasia del mondo, era difficile apportare modifiche sostanziali.... Nel mio desiderio di dargli (e darMI) quel tuffo al cuore che, siamo onesti, mancava già da un po’, mi lambiccavo il cervello, rivangando –addirittura- quelle scene osservate in alcuni porno e che mi avevano particolarmente colpito, pur nella consapevolezza del fatto che estremizzassero “ad hoc” situazioni difficilmente attuabili nella vita quotidiana. Già: “DIFFICILMENTE ATTUABILI”...ma poi, perché? In fondo, se c’è complicità e desiderio ed estro, con i dovuti accorgimenti ed un minimo di prudenza si può mettere in pratica ogni stravaganza che l’inventiva può teorizzare: l’importante è che rientri nei gusti dei due attori principali... Mentre mi facevo trasportare da queste elucubrazioni (bagnandomi non poco tanto che la mano era scesa furtiva a dar sollievo alla passera in calore), S. entrò in un’area di rifornimento per fare carburante; si fermò dinanzi ad un distributore e, nell’attesa che uno dei due addetti (che si intravedevano nel gabbiotto) uscisse per servirci, cominciò ad armeggiare con lo smartphone. Parafrasando il celeberrimo film “Amici miei”: “Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione...”, con movimenti delicati –così che il mio maritino non s’avvedesse della cosa- tirai giù la lampo anteriore del miniabito che avevo indossato per la serata, lasciando in bella mostra il reggiseno di pizzo nero (trasparentissimo) ed il perizoma (idem) che sovrastava le autoreggenti e che era fradicio degli umori della mia figa. L’addetto alla pompa (potrebbe sembrare, vista la circostanza, una licenza narrativa maliziosa ma si chiamano così...), un ometto sui cinquanta, fisicamente paffuto, intuendo un certo movimento e vedendo le mie giunoniche forme scoperte, illuminate dal faro del distributore, invece di porsi sul lato guida, venne diretto verso di me e si appoggiò (forse per non venir meno) al mio finestrino per gustarsi quel panorama che mai avrebbe pensato potesse manifestarsi quella notte. Il mio corpo emanava profumo di sesso (non lavo mai lo sperma che i partners riversano su di me ma lo spalmo accuratamente perché so quanto il cornuto desideri bearsi di quegli afrori e di quel gusto frammisto al mio sudore) e questo, unito all’insieme di fattori, portò il simpatico ometto ad avere un’erezione il cui turgore svettava dalla tuta ma conservò un dignitoso aplomb e, con voce arrochita, chiese: “Quanto?”; in quel frangente, S. –che era, probabilmente, preso da qualche giochino- si scosse e girò il capo verso la voce per rispondere; rimase di sasso nel contemplare la scena: il suo sguardo incredulo passava, rapidamente e senza sosta, dal mio corpo esposto al volto rubizzo dell’uomo per poi tornare al mio seno ed incrociare i miei occhi illanguiditi dall’eccitazione. La risposta che sussurrò mi scatenò ilarità (che, in certi frangenti, non è proprio un toccasana): “Faccia il pieno...a mia moglie...”
Il tipo non se lo fece dire due volte: aprì la patta e ne uscì un cazzo nella norma, purtroppo parzialmente nascosto da una selva incolta di peli (ciò che più odio per la sensazione di mancanza di igiene che me ne viene). Ma, quando si decide di creare situazioni “al buio”, bisogna accettare anche gli imprevisti e superarli grazie all’eccitazione del momento... Cominciai a segarlo piano ma subito mi fermai: “Hai la possibilità di fare un bidet? Passino i peli ma l’odore....” L’uomo si scusò, mortificato, dicendo che era dalle 22:00 che indossava la tuta (circa cinque ore prima) e che non gli era mai capitato nulla del genere per cui aveva fatto la doccia prima di recarsi a lavoro ma null’altro; chiese dieci minuti di permesso e si allontanò, invitandoci a lasciare la postazione di rifornimento (c’erano le telecamere) e parcheggiare nell’area più nascosta e meno illuminata. Giunto al gabbiotto, vedemmo che confabulava animatamente con l’altro addetto –molto più giovane e, fisicamente, piacente (tanto vero che mi dispiacqui non poco del fatto che fosse stato l’ometto ad approcciare al servizio)- probabilmente per metterlo in allerta (avremmo potuto inscenare questa specie di pantomima per rapinarli) e tenerci d’occhio; decisi di tenere il suo livello di attenzione molto alto e, praticamente nuda, uscìì dall’auto –invitando mio marito a fare altrettanto- e, parzialmente illuminata dai fari, iniziai a sbocchinarlo con metodo, lentamente, lavorando di labbra e di lingua e facendomi scopare in bocca fino in fondo. Giusto in tempo per vedere, vicino al mio viso, un orripilante ciuffo di peli dai quali sbucava il cazzo dell’ometto e che invocava il giusto tributo; decisi di farlo durare poco per cui mi profusi in uno di quelli che il mio cornutello definisce: “pompino magna cum laude”, spiegando mentalmente alla mia figa che la foia sarebbe poi stata quietata dal cazzo del padrone... Mentre il più anziano mi riversava sulle tette profferte la sua sborra, una mano ferma, decisa ma gentile mi sollevò il miniabito in pelle piegandomi in avanti: percepii il piacevole senso di riempimento ma osservai mio marito davanti a me che si segava impazzito dall’eccitazione; l’unica spiegazione era che il più giovane stava profittando della mia fame di cazzo per sfondare la figa implorante: lo lasciai fare, ubriaca di eccitazione, mentre aghi di piacere sempre più intenso mi penetravano il cervello e rafforzavano la mia libido. Me ne venni due volte, consecutivamente, in quello che fu uno degli orgasmi più sconquassanti mai provati (oggi, a mente fredda, posso affermare che moltissimo ha inciso la situazione); ricordo solo la sensazione di sollievo nel vederlo uscire dalla fica col preservativo mentre lo sfilava e, smanacciandosi, sborrarmi copioso sul collo e sul seno. Mio marito prese il posto del giovane nella fessa apertissima e bagnatissima e, dopo pochi colpi, sentii il calore del suo sperma allagarmela... Non volli pulirmi: rientrai in auto con la sborra che mi colava dappertutto (misi un lenzuolo che avevamo in auto apposta per non lordare il sediolino) e mio marito riguadagnò l’area di rifornimento. Fatto il pieno (in tutti i sensi), riprendemmo l’autostrada ma eravamo talmente eccitati che, dopo una sessantina di chilometri, ci siamo appartati in un’area di sosta dove abbiamo scopato di nuovo, ancora selvaggiamente, scambiandoci effluvi ed umori in un brindisi ideale all’addio alla nostra comfort zone. Finalmente, io e l’unico amore della mia vita avevamo spiccato il volo ed ora i soli limiti possibili sarebbero stati quelli che ci saremmo imposti; conoscendo me ed il mio porco: quasi nessuno!
La vostra T
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