tradimenti
Quando il Gioco sfugge da mano (2)
di OpenMind2019
02.07.2024 |
601 |
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": tutto bene?” “Si: grazie!” E la cosa è morta lì: il ragazzo era, concretamente, una brava persona e non un facilone in tempesta ormonale..."
Brevissimo ma doveroso recap circa me e mio marito:coppia openmind, trasgressiva, scambista con un notevole bagaglio di circa 15 anni di esperienze sotto quasi ogni profilo. Ovviamente, la curiosità ed il desiderio ci hanno –inevitabilmente- condotto a “bussare” alle porte del mondo cuckold, sempre in punta di piedi, sempre con circospezione, affascinati tanto dai racconti di coppie amiche quanto dal leggere narrazioni (probabilmente, più o meno romanzate) di scrittori/scrittrici molto padroni dell’argomento. E devo riconoscere che S ha saputo adeguarsi alla perfezione alla mia trasformazione da hotwife a sweet! Da che pretendeva di essere sempre e comunque parte attiva nei nostri incontri, ha saputo accantonare questa sua smania per entrare in una dimensione voyeuristica dalla quale ha tratto sempre più piacere.
C’è ancora un tabù –che spero venga infranto quanto prima perché è una cosa che sogno ad occhi aperti e che mi eccita al punto da masturbarmi furiosamente al solo pensiero: vederlo “preparare” il membro del/dei bull mediante un sapiente gioco di mani e di bocca, un gesto di assoluta devozione ai miei amanti e, per interposta persona, a me che godrò del turgore di costoro... Ma capisco la sua ritrosia e non desidero forzarlo.
In quest’ottica, la dinamica cuckold –anche se per molti (a mio avviso, erroneamente) rappresenta il tradimento in quanto il marito/cornuto è mero osservatore- è solo una variante che subentra nel rapporto tra marito e moglie e che va trattata con molta delicatezza; non nego che, a me, sta benissimo perché mi rende psicologicamente libera di lasciarmi andare in tutto e per tutto, senza pensare a dover mettere o togliere – a seconda della circostanza- quei “paletti” definiti da accordi tra me e mio marito; i soli punti fondamentali sono quelli che vuol porre il mio corpo e la mia ricerca di godimento.
Quindi, partiamo dal concetto che, essendoci estrema complicità, consapevolezza ed accettazione reciproca, non ci sono “corna”!... ma, da alcune settimane prima dei fatti di cui sto narrando, qualunque fosse l’argomento di discussione, lui faceva in modo che questo virasse sul suo desiderio di essere veramente cornuto.
Già: VERAMENTE cornuto....
Fine recap: continuiamo.
Chiesi a Michele perché si fosse interrotto e lui rispose che si stava rendendo conto di aver parlato, praticamente, solo lui e di avermi –sicuramente- tediata; lo rassicurai sorridendo e mi venne spontaneo stringergli la mano che poggiava sul tavolinetto del bar. Realizzare il gesto e pensare di ritrarmi immediatamente fu un tutt’uno ma qualcosa, dentro me, si oppose e –con fare amichevole- continuai a tenere la mano poggiata sulla sua anche se (quasi una decisione presa all’unisono) evitavamo che gli sguardi si incrociassero.
Comunque, s’era fatta una certa ora e volevo acquistare qualcosa quindi –manifestatagli la mia intenzione- mi alzai per salutarlo; fui poco sorpresa nel sentirmi chiedere: “Io dovevo solo prenotare un apparecchio in quel negozio di bricolàge; se vuole, le faccio compagnia” Come prima, la mente mi diceva: “Ehi, signora: questo ragazzo non è inquadrabile in quei giochi che fate tu ed il tuo maritino! Qui entra il tuo privato, la tutela dei tuoi figli e del prof...” ma, nel frattempo, la bocca aveva già risposto: “Ma certo! se non si annoia, va benissimo...” “Insisto, signora, che mi dia del tu” “Va bene solo se mi prometti che farai altrettanto” Accordo raggiunto.
Entrammo in tre o quattro negozi, nei quali ebbi modo di misurare svariati capi (che indossavo sfilando davanti al mio accompagnatore, al quale chiedevo il parere spassionato) e, alla fine, ne scelsi due.
Uscimmo insieme dal Campania; Michele fu davvero galante e volle accompagnarmi all’auto. Una volta giunti, prendendomi la mano, mi ringraziò dicendo: “Grazie, T., per avermi fatto trascorrere una piacevole mattinata in compagnia di una così bella donna.” Ricambiai guardandolo profondamente negli occhi e credo di essere stata io, col mio modo di fare, a spingerlo a chiedermi –qualora mi avesse fatto piacere- di ripetere l’uscita. No profferii risposta: né positiva, né negativa: mi sentii pronunciare, cadenzandole, le cifre che compongono il mio numero di telefono. Quindi, ci baciammo sulla guancia ed ognuno per la sua strada.
Qualche sera dopo, ci incontrammo nel parco (lui stava iniziando il servizio notturno ed io stavo rientrando da casa di mia sorella); mi ha salutato con deferenza: “Buona sera, signora...: tutto bene?” “Si: grazie!” E la cosa è morta lì: il ragazzo era, concretamente, una brava persona e non un facilone in tempesta ormonale. Nelle settimane successive, ci siamo limitati a questi saluti formali, educati, distaccati: forse, quel che poteva tradire un minimo di emozione era lo sguardo ma, solitamente, era l’imbrunire per cui anche eventuali astanti non avrebbero potuto rendersi conto d’alcunchè. Almeno, così speravo...
Una mattina di un paio di settimane fa, dovetti uscire presto, col prof, per essere sottoposta ad un controllo ecografico in ospedale; mentre mi avvicinavo all’auto, sento la voce di Michele –che stava smontando- salutare me e mio marito: “Buon giorno, prof; buon giorno, signora. Mattiniera, oggi?” Gli spiegai per sommi capi e lui accennò col capo d’aver capito: “Spero di cuore che vada tutto bene...” Lo ringraziai e mi accomodai nell’auto di S, accompagnata dal suo sguardo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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