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La moglie in vacanza il marito in città


di LiquiriziaDucale
23.08.2024    |    189    |    3 8.7
""Ma, mi hai mai amato?" "Clara, certo, ti ho sempre amato, e ti amo ancora..."
Avevo chiesto ad una cara amica di scrivere un racconto a tema : LA MOGLIE IN VACANZA, IL MARITO IN CITTA', è uscito questo affresco di vita quotidiana.


Clara, quel viaggio, lo aveva in mente da quando aveva saputo che Gianni, il marito, sarebbe rimasto
a Roma per lavoro, per tutta la settimana di ferragosto.
Non era la prima volta che capitava, lui restava a Roma, a lavorare e lei sarebbe partita.
Questa volta, però, niente mare bensì un costosissimo viaggio per i fiordi scandinavi.
Sì, pregustava il fresco, ma non solo....già perchè Lui era un manzo di 30 anni.
Lo aveva conosciuto in palestra. Lei andava in palestra per
allenarsi, veramente, per continuare a portare stupendamente i suoi 45 anni. Lui, sì, anche
per allenarsi.
Ed era cominciato tutto in modo leggero. Lui che le offre una bevanda tonificante. Lei che
ricambia con una barretta energetica. Risate, tante risate.
"Ma veramente vogliamo rimanere nello scambio di prodotti dietetici? Che ne dici di un
aperitivo?"
Fu lei a dirlo o lui? Clara non ricordava.
Ora gli pagava la crociera sui ordi. Una settimana insieme. Non incontri frugali in auto,
basta alberghi ad ore, sporchi e costosi. Che pagava sempre lei.
Una settimana insieme.
Sì, povero Gianni, sarebbe rimasto a Roma, a lavorare, nel caldo. Ufficio o casa? Lei non
sapeva. Non glielo aveva chiesto, non si interessava a cosa facesse.
Era diventato un uomo noioso, senza ambizioni, senza sorprese. Monotono abitudinario.
Lei sapeva che se non era a casa era in ufficio.
Molte glielo invidiavano, ma lei trovava nel manzo trentenne un'emozione che da anni non
provava più.
Quel viaggio sarebbe iniziato a Fiumicino. Aereo per Copenaghen e, di lì, tutto organizzato.
Ma a lei, del viaggio, non importava nulla. Sì, belli i fiordi, bello il nord d'Europa.
Ed era certa che il Manzo 30 enne desiderasse esattamente la stessa cosa. Non aveva
nessun dubbio.
Lui sarebbe partito da Milano, si sarebbero dovuti vedere a Copenaghen.
Lui non arrivò.
Clara si trovò ad essere la protagonista di una di quelle tante scene tristi che si vedono agli
aeroporti: una donna che, da sola, piange davanti ad un superalcolico in un bar senza
identità.
Si dette mille volte della cretina. Si dette mille volta della illusa.
Ed ebbe il terrore di Roma, del caldo, di Gianni, grassottello e sudaticcio. Tornare la
terrorizzava, ma di certo non avrebbe continuato il viaggio da sola.
Poi la Vodka le ricordò di chiamare l'agenzia, di appellarsi ad un'assicurazione che le
avrebbe rimborsato parte del viaggio.
Sì, tornare a casa, inventarsi una storia: la sua amica non era potuta andare.
La chiamò. Non era solo un alibi per il marito. Era veramente un'amica. Le consigliò la cosa
più giusta da fare. Tornare a Roma, con il lutto del viaggio non fatto, magari dopo essersi
fatta un giro per Copenaghen.
Gianni, sicuramente stava al lavoro.
Sarebbe tornata, gli avrebbe fatto una sorpresa.
Lei, sorprese, gliene faceva?
Mai fatte.
Lui anni fa ci teneva a farle i regali impacchettati, come si fanno ai bambini, consegnati il
giorno esatto del compleanno, o a Natale. Non anticipava mai nulla e lei cercava di
assecondarlo. Provava un certo fastidio a dover aspettare.
Non capiva il motivo di aspettare.
Ora che non lo faceva più, le mancava.
Le mancavano quei pacchetti confezionati con cura in cui non aveva mai indovinato cosa ci
fosse.
Le mancava anche il far nta che le piacesse, per quanto erano poche le volte che fosse
capitato.
Sì, il viaggio di ritorno stava diventando non un rientro a casa, ma un ritorno al loro
passato.
Ed era felice di tornare con questo proposito.
Anzi: era proprio felice di non dover passare una settimana con un manzo trentenne, di
vedere diventare noia i loro momenti di intenso e strepitoso sesso.
Ed era con questo proposito che verso le 10, aprì la porta di casa ed entrò, trovando sul
divano uno stupendo reggiseno rosso, di seta, vicino una sottoveste, nera, anche questa di
seta, mutandine coordinate con il reggiseno, calze, reggicalze. Ma nulla ti tutto quello era
suo.
Gianni non vedeva l'ora di tornare a casa.
Non era così male lavorare ad Agosto. Non c'erano rotture di scatole, non c'era nessuno.
Certo, capitava sistematicamente la rogna, ma si poteva sempre rimandare a Settembre.
Tornando a casa era euforico. Quello che l'aspettava lo riempiva di felicità.
Entrato venne investito dall'aria fresca e profumata dell'aria condizionata. Accese subito la
luce per ammirare il divano.
In bella mostra, il reggiseno rosso, la sottoveste nera, le mutandine abbinate al reggiseno.
Non riusciva a trattenersi, ma sapeva che doveva essere ordinato in ciò che faceva.
Andò in camera da letto e iniziò a svestirsi. Mise le cose che lo necessitavano a lavare, in
bagno dette una ripassata alla barba e alla ricrescita sotto le ascelle. Il petto invece era
glabro.
Completamente nudo tornò in soggiorno. Infilò le ciabattine con le piume. Il regalo di una
sua amica.
Prima cosa: il reggicalze.
Lo prese, sistemò i gancetti. Lo in lò senza aprirlo. Un gesto rapido, abitudinario,
automatico. Provò piacere in questa sua abilità: era diventata un'azione normale.
Il pene, indecentemente, rimaneva raccolto e inutile. Iniziò il rituale dell'in larsi le calze.
Arrotolandone una, sistemando la punta, verificando che stesse dal verso giusto. Poi, piede
poggiato sul bracciolo del divano iniziò ad infilarlo. Dalla punta, poi facendola passare per
l'arcata del piede, il tallone e poi su per la gamba.
Ora comprava calze della misura giusta, non più taglie sottodimensionate che doveva tirare
per farle arrivare ad un'altezza sufficiente per essere agganciate.
Anzi, alle volte erano pure troppo lunghe.
Agganciò i primi tre lacci della calza sinistra poi, analogamente, mise la destra.
La combinazione gambe lunghissime, calze e ciabattine era meravigliosa.
Provò una forma di ripulsione per il pene e mise subito le mutandine. Poi, il reggiseno. Era
già imbottito e gli donò una seconda morbida.
La sottoveste scivolò lungo le sue forme, delicatamente. Una carezza lunghissima,
profumata. Si precipitò al bagno per truccarsi. Fondotinta, rossetto, un po' di ombretto e la
parrucca.
Ne aveva provate diverse, quella con cui si sentiva a più agio era un caschetto con dei colpi
di sole.
Iniziò a guardarsi allo specchio. Era soddisfatta del risultato. Certo, le spalle erano robuste,
l'addome pronunciato, ma trovava che le gambe fossero bellissime.
Aprì il portatile. Avviò il programma per le video chat. Per l'accesso il PC aveva le pass word
già memorizzate. In un attimo fu in cam , visibile a chiunque avesse voluto, l'avesse vista, la
conoscesse e magari era in attesa.
Ed ecco i primi ammiratori. Chi la saluta cortesemente. Chi si interessa di lei, chiedendole
come sta. Ma lei pensa solo che sono tutti con il cazzo in mano. In attesa di un suo cenno,
di una sua mossa.
Lei per creare l'account si era data il nome di Lulù. Vezzoso, ammiccante? Ma era il nome di
una ragazza che aveva amato, dalla quale aveva preso una delle tante delusioni.
E tutto capitò in una frazione di secondo.
Gianni, vide entrare la moglie nella loro camera che, vedendolo, si sentì mancare. Vide per
un attimo la stanza roteare, associando questa sensazione a quando il manzo la scopò per
la prima volta su un letto. Non perse i sensi, si trovò semplicemente a terra,
Gianni vedendola gettò un urlo acuto, perfettamente in tono con la lingerie che indossava,
chiuse immediatamente il portatile e, vedendo la moglie cadere, le andò incontro per
sorreggerla. Ma le ciabattine non gli furono di aiuto, inciampò e si trovò anche lui riverso a
terra.
Spettinate entrambe, risorsero poggiandosi chi sul letto, chi su una sedia, per tornare in
posizione eretta.
Gianni istintivamente portò il braccio all'altezza del seno, e la mano sul pube; come fanno in
genere le donne, pudicamente, quando sono nude, con un profondo senso di colpa.
Clara lo guardò. Ma era proprio Gianni, l'uomo senza misteri, senza sorprese?
"Clara, mi vado a cambiare, ti posso spiegare" e si levò la parrucca.
"Gianni, magari fammi capire, cerca.
"Andiamo in soggiorno? però decidi: rimetti la parrucca o leva il resto, così proprio no."
Gianni rimise la parrucca, si guardò davanti allo specchio per farlo. Continuava a trovarsi
bella ma vide la tristezza che stava calando sulla sua immagine, come un'ombra.
Forse con Clara, sarebbero stati gli ultimi momenti che avrebbe passato insieme.
Clara si era versata da bere e ne aveva versato anche per Gianni.
"Non ho mai saputo nulla, non so chi ho sposato".
Clara, quando la mattina era tornata, aveva immaginato che il marito la tradisse con
qualcuna. Il suo piano era quello di presentarsi a casa, quando stessero consumando.
Certo non s'immaginava questo.
"Sono Gianni, lo stesso di sempre"
"Non mi sembra"
"L'ho sempre fatto. È stata da sempre una mia passione."
"per questo mi regalavi quelle cose un po' da troia?"
"Lingerie, pure di una certa qualità"
"Che però non ho mai messo"
"Sì. Infatti non l'hai mai messe"
"E allora, lo mettevi tu?"
"Non mi stanno"
"Sei frocio?"
"Non ti ho mai tradita, né con altre donne né altri uomini"
Clara si sentì colpita. Lei in quel momento stava facendo la morale a lui, per qualcosa che
non capiva, di cui aveva sentito parlare, che non pensava avrebbe mai dovuto affrontare,
quando aveva da poco messo ne ad una squallida tresca con un amante da palestra.
"Ma, mi hai mai amato?"
"Clara, certo, ti ho sempre amato, e ti amo ancora."
"Ma cerchi altro, che io non ti posso dare..."
"E' una cosa a cui non so resistere. Ogni volta che vedo un abito da donna carino,
seducente, penso a come mi starebbe. E' più forte di me. E quando posso, mi trasformo"
"Ma il rosso con il nero... sei sicura che sia proprio un abbinamento elegante?"
"Banale vero?"
"Un po'"
Bevvero. Clara aveva messo del gin tonic con un po' di vodka e molto ghiaccio.
Il silenzio stava diventando pesante.
"Clara, in nite volte avrei voluto parlatene. Dirtelo.
"Ho vissuto tutto questo tempo mentendoti e vivendo con questo peso.
"Credo che non ti capirò mai." Gianni fece una mezza smorfia e un gesto, con la mano,
come per allontanare un pensiero.
Altro silenzio, rotto solo dal ghiaccio che girava nei bicchieri.
"Ma sarai stanca; cos'è successo al viaggio?" Gianni stava seduto, incrociando le gambe.
Clara notò solo ora la posizione e che il lembo della sottoveste nera lasciava scorgere la
delicata balza delle calza. Fu come un'agnizione, come scoprire nel marito un'altra persona.
E l'interessamento all'esito del suo viaggio, le fece apprezzare ancora di più il non averlo
fatto, quel viaggio. Con quel viaggio sarebbe stata con un uomo intento a contarsi i riquadri
della sua tartaruga sul ventre, mentre invece, ora, stava con una persona che si interessava
a lei.
"È saltato tutto, Miriam non è potuta venire"
"Mi dispiace. Si vedeva quanto fossi emozionata durante i preparativi."
Sì, non solo si interessava a lei, ma aveva percepito la sua emozione. Certo, non era per il
viaggio; ma lui non poteva sapere.
"Già, sarà per un'altra volta. Ma tu, sei sicura proprio sicura che non ci sia qualcuno per cui
lo fai?
"Guarda, preferisco sapere che ci sia qualcuno, che tu mi tradisca con qualche uomo,
piuttosto che rimanere nel dubbio"
"No, non lo faccio per nessuno."
Clara trovò che tutto tornava, che forse lei era stata solo cieca a non vederlo.
Sì, iniziò a sembrarle tutto talmente ovvio, che solo la sua ottusità l'aveva resa cieca. La
sensibilità di Gianni. Come perorasse la causa delle persone LGBT+. Tutto tornava.
Ma lei non sapeva con chi era sposata.
Era lì, seduta con le gambe incrociate, la sottoveste nera, le calze, il reggicalze. Non aveva
fatto caso se avesse le mutandine. Gianni non era mai stato uno dotato. Anche questo
tornava nell'elenco di cose che le avrebbero dovuto far immaginare qualcosa.
"Sai, non avevo notato però che hai dei lineamenti molto femminili, molto belli. E truccata
sembri più giovane di me. Sai chi mi ricordi?"
Gianni lo immaginava.
"Mi ricordi tua mamma! Le somigli tantissimo. E' che non ci avevo mai fatto caso. Sei bella
come lei".
Gianni lagrimò, commossa.
"Mi dispiace, non volevo farti piangere"
"No, è che hai ragione. Sai, somigliarle è stata una spinta per continuare."
Ricordò i problemi irrisolti con la madre, quelli con il padre. Ambedue deceduti.
Clara si avvicinò a Gianni e gli baciò delicatamente le lacrime. Avvertì il sapore del
fondotinta. Un sapore che non aveva mai trovato su qualcun altro. Poi sentì il sapore del
rossetto. Le loro labbra si incontrarono. Le loro lingue si unirono, si incontrarono. Ora nella
bocca di lei, ora nella bocca di lui. Carla non aveva rossetto. Si sentì quasi sminuita nella
sua femminilità. Ma i baci calorosi le fecero subito dimenticare questa sensazione. Capiva
come stesse rovinando completamente il trucco del marito. Come il rossetto per effetto dei
sui baci si stesse propagando su tutto il viso.
Strinse a sé il marito, sentiva la delicatezza della seta, le forme morbide dei seni. La bocca
di lui si spostò e iniziò a baciarle il collo. Quando lingua entrò nel padiglione dell'orecchio lei
non trattenne un urlo di piacere.
Scemato il piacere che le dava la lingua, si ritrasse, afferrò il viso del marito se lo portò in
grembo, allargando le gambe.
Lui non le aveva mai fatto, rimase un po' perplesso. Il vestito leggero, a ori, che lui trovò da
subito bellissimo, si alzò senza difficoltà. Le mutandine di cotone si lasciarono spostare. Il
pube perfettamente depilato era liscio sotto la sua lingua, saporito. E Gianni non perse
tempo. inventò mille movimenti con la lingua, con le labbra, non si tirò indietro davanti a
nulla. Il calore e il senso di soffocamento non gli impedirono di continuare ad assaporare
l'afrore mai vissuto prima. Le gambe si chiusero serrando la sua testa, immobilizzandolo,
stritolandolo e lei gemette di piacere.
Non seppero esattamente quanto tempo passò per riprendersi, lei dall'eccitazione vissuta,
lui dal quasi strangolamento. Ma si trovarono abbracciati sul divano.
"Ti ho rovinato tutto il trucco", disse Clara, sorridendo
"Mi aiuti a rifarlo?"
Andarono al bagno, dove Gianni aveva sistemato i suoi trucchi.
"Hai cose molto carine, sofisticate, più di quelle che uso io".
Lei comprava prevalentemente creme anti age, idratanti. Lui aveva bisogno di fondotinta
coprenti, ombretti per costruire le forme del viso, cipria, rossetti.
"Ma dai, anche le ciglia finte! Dai mettile che ti voglio vedere."
Gianni lavorò un po' sul suo viso, pulendosi bene, una crema idratante, un fondo. Le ciglia.
Le usava poco perché richiedevano troppo tempo.
"Comunque sei bravissima, io non saprei farlo"
"Tu non ne hai bisogno"
Carla fece per baciarla ancora.
"Mi rovini il trucco, aspetta un attimo"
Carla rise.
"E dimmi, ma questa storia dei reggicalze, non è un po' una cosa d'altri tempi? Com'è che
agli uomini piace?"
"io adoro la lingerie anni 60, bustini, pancere, girdle..."
"le trovo così scomode, opprimenti"
"femminili, romantiche"
"claustrofobiche"
"profumate, delicate"
"Come quello che porti?"
"Sì, ma lo so, a te non piace portare certe cose."
"Ma non senti caldo?"
"Beh, qui abbiamo l'aria condizionata, se no... creperei"
Ridono.
"Ma dove le tieni"
Gianni le mostra le due valigie
Clara è curiosissima.
"Ma dai, che belle!" Frugando ha trovato due sottovesti, una rosa e una bianca. "Vedi che hai
anche altri colori!"
In un lampo si spoglia. Gianni la guarda assorto, dispiaciuto che ha impiegato pochi
secondi. Vestito, mutandine reggiseno, ed era completamente nuda. S'in la la sottoveste
rosa. Lo spettacolo delizioso del tessuto liscio, che scorre lungo il seno, i capezzoli che si
vedono attraverso.
"Sei bellissima" Gianni è in contemplazione
Tirando fuori una maglia, cade un dildo.
Clara rimane un attimo perplessa.
"Giannina cara, anche tu li usi?"
Gianni, rimane un po' congelato. Dando spazio a Clara di continuare.
"Ma per calibri di questa dime, tesoro mio, devi essere allenata!"
"Lo sono"
"Così a secco? Hai della crema?"
Lei, con in una di quelle sottovesti che aveva sempre disdegnato, si impossessa del dildo e
inizia a lubrificarlo, osservando attentamente Gianna che si s la le mutandine, si
impossessa di una goccia di lubrificante e si unge l'ano, infilando due dita.
"Sì, vedo che sei dilatata"
"Ma, fa piano lo stesso"
"Certo, sarò molto delicata"
Gianna si era sistemata sul letto, le alzò la sottoveste. Quella prospettiva del marito la
lasciava un po' interdetta. Era una novità, ma una novità piacevole. Sentiva come se fosse
una cosa che avesse sempre voluto. Banalizzava dicendo 'fare a loro quello che loro
facevano a me', ma l'inversione dei ruoli suscitava un naturale interesse, un'eccitazione
inevitabile. E poggiò la punta del dildo sul buco del culo di Gianni. Lui sussultò un po', ma lei
lo aveva solo poggiato.
"Brava, poggialo, aspetta un pochino"
E vide che i glutei di Gianni si muovevano, lungo traiettorie circolari.
"Poggialo e tienilo fermo"
Girava attorno al dildo e vide che era lui, ad avvicinarsi, a farlo entrare
"Dai, ora spingilo dentro"
Clara iniziò a farlo entrare.
"Dai, tutto insieme!"
E allora ricordò il manzo trentenne, quando la penetrava selvaggiamente e spinse il dildo in
un unico colpo, dentro.
Gianna sussultò, inarcò la schiena. Godeva. Poi Clara iniziò a farlo oscillare dentro di lei.
Fuori e dentro, piano, veloce. Le piaceva farlo uscire e poi infilarlo tutto dentro con violenza.
Finché non vide che dal pene, piccolo e moschetto, non uscì una goccia di liquido.
"Giannina, mi sembra che hai goduto"
"Sì, è stato stupendo"
"Sempre sicura che non ti fai scopare da nessuno, vero?"
Sempre riversa, sul letto, con il culo in evidenza, come in attesa di altro, scosse la testa.
"No, solo cazzi di gomma".
"Ma quindi, non lo facciamo più, perché tu, sì, lì davanti, non ti si drizza più?"
"Qualche volta."
"Dai, girati che voglio venirlo a trovare."
Gianni si sdraiò sulla schiena e Clara iniziò a carezzarlo. Si accorse in quel momento che
era depilato. Il pene piccolino, le palle depilate, davano un aspetto molto delicato, quasi
femminile.
Si depilava e non se n'era mai accorta.
Le arrivò un po' di nostalgia del cazzo del manzo trentenne, grande forse come il dildo.
Chinata davanti al pene moscio, del marito, pensava che non sarebbe mai riuscita a farlo
diventare duro per goderne.
"Clara, ho sborrato, non credo che riesca a fare molto"
"Ma magari a me piace il sapore"
Non mentiva, le piaceva veramente.
"Clara, prima mi ha chiesto se lo facessi con qualcuno."
"Per qualcuno"
"In un certo senso sì"
Apre il PC e si ricollega.
"Vedi, vado in cam"
"Che significa?"
"Ecco, c'è questo sito, ci si può registrare, e si possono fare spettacoli. C'è chi guarda e
basta, chi guarda e si mostra, chi si mostra. C'è chi lo fa per soldi, chi per masturbarsi,
quasi tutti.
"Vedi Clara, a me piace che mi guardino, mi facciano i complimenti.
"Mi piace sapere che guardandomi si eccitano e si masturbino per me."
"Vorresti dire che c'è chi ti ha vista, così e ma se ti riconosce?" Clara era seriamente
preoccupata per questa cosa.
"Tu mi riconosceresti?"
"Forse"
"E poi, cosa faresti 'sono andata su una chat porno di trav e chi ho trovato?' abbastanza
complicato da sostenere"
Clara stava entrando in contatto con un mondo che non conosceva. Di cui, in un certo
senso, immaginava l'esistenza, ma non poteva sapere quanto vicino a lei fosse. Gianni non
solo lo conosceva e lo frequentava, ma lo alimentava. Metteva se stesso alla mercé di tutti
quegli uomini che lei riteneva dei maniaci, ritardati. Persone con problemi di affettività, che
volevano sfogare le proprie voglie masturbandosi con un maschio che si vestiva da donna.
Sì, anche il marito, di fatto, lo poteva definire come loro. E tutto questo lo stava
sopportando per l'immenso senso di colpa di aver ceduto alle lusinghe di uno che l'ha
sfruttata. E mentre pensava all'essere stata sfruttata si ricordò che l'assicurazione per il
viaggio non fatto avrebbe rimborsato direttamente lui.
Clara non sapeva dove girarsi.
Pensò a Miriam, di chiamarla. Però doveva aspettare di essere sola. Intanto era meglio
assecondare Gianni.
"Dai, fammi vedere che fai"
"Subito amore, ma tu non pensare male"
"Tranquilla, sono curiosa"
Gianni sistemò il portatile, aprì la cam e il sito in cui si esibiva.
"Quindi, ti fai chiamare Lulù, un nome un po' da porca, non trovi?"
Clara voleva essere compiacente con Gianni, ma non riusciva a trattenere le battute, meglio
le riusciva con il comportamento.
"Beh, questo è un sito proprio per cam porno".
"Dai, fammi vedere, sono curiosa".
"Ma tu sta in disparte, se no ti vedono"
"No no, fai come se non ci fossi"
Ammi se con se stessa che Gianni/Lulù assumeva un comportamento molto femminile. La
somiglianza con la mamma era poi quasi scioccante. Le sembrava di vedere la suocera che
si pettinava o si sistemava il trucco davanti a non so quanti spettatori che, da quello che
immaginava, stavano con il cazzo in mano. Povera donna, la suocera, se avesse saputo
quello che faceva il figlio.
Oppure lo sapeva?
"Lulù, ma tua mamma sapeva?"
Gianni fu felice di essere chiamato Lulù. Ma era in diretta, non voleva che sentissero, quindi
levò l'audio.
"Non so se sapesse veramente tutto. Ma per anni misi i suoi vestiti, il suo intimo, di cile
non aver lasciato tracce... non intendo quello" Aveva visto che il viso di Carla si era un po'
accigliato, non aveva mai sborrato nei vestiti della madre, anche perché quando aveva
iniziato ancora non sborrava. "intendo sgualcire, non rimettere esattamente come stavano
le cose. Una volta le smagliai dei collant. Cercai in tutte le mercerie la marca esatta"
Che attenzione, quanta precisione, le ricordava una sua cugina. Lei sempre attenta al
trucco, all'abbinamento giusto dei vestiti. Alle calze che non fossero smagliate.
Sì, 'sua cugina', pensò Clara, era più donna di lei. E di conseguenza anche il marito era più
donna di lei. Questa cosa la stizzì.
"Dai torna dai tuoi amici, che ti chiedono?"
"Sai, ci sono quelli che si credono irresistibili, che chiedono, che vogliono"
"Molti maschi sono così, credono di essere principi"
"In genere li lascio parlare. Alle volte però mi piace cedere alle richieste."
"E che richieste fanno"
"Ora ti mostro, ma non ti credere che esprimano tutta questa fantasia"
Gianni/Lulù iniziò a muoversi per la stanza. Lei era di spalle al monitor, non poteva essere
vista, ma non poteva neanche leggere quello che scrivevano. Era curiosa.
Lulù si alzava la sottoveste. Ma lo faceva con delicatezza, lentamente, facendola scorrere
sulla pelle. Le ricordava professioniste dello strip, le aveva viste qualche volta, in occasioni
che aveva poi voluto dimenticare. E il marito riusciva a gestire perfettamente i suoi
movimenti, gli abiti. Ecco che si chinava, alzava la sottoveste e mostrava il sedere. Un
sedere grosso, pensò, ma le cresceva la curiosità di vedere cosa le dicevano. Piaceva loro?
La deridevano?
"Lulù, sono curiosa di leggere cosa ti dicono"
"Ti direi di venire, ma ti vedrebbero"
"Voglio leggere, ti dispiace se mi vedono?"
"Aspetta"
Dalla valigia tirò fuori una mascherina di carnevale
"Ecco, mettila"
Lei lesse. Appena comparve ci fu un interessamento alla sua presenza. Immaginava che
non sarebbe passata inosservata.
Ma presto arrivano i commenti volgari, quelli che invitano a fare cose con Lulù, altri che le
fanno i complimenti, le fanno domande. Complimenti e domande, si interessano a lei.
Forse Clara ha trovato un luogo in cui aveva bisogno di interessamento, di accettazione.
Un in particolare le dice che è molto bella, che vorrebbe sapere come si chiama.
Lei risponde con un nome di fantasia: Lia.
E intanto Lulù è in contemplazione: della moglie che viene sedotta da uno sconosciuto.
Su richiesta dello sconosciuto, la nuova Lia, prende il dildo e rivolta a Lulù "Dai cara, tocca
andare in scena".
Ora gli spettatori da 20, quando c'era Lulù da sola, sono diventati quasi 80. Ma il numero
continua a salire.
E Lulù porge il suo ano alla camera del pc, mentre Lia avvicina la punta del dildo. Carezza
l'ano e delicatamente lo fa stare in posizione.
Gli spettatori ora hanno superato i 100.
Lulù le dice "Tesoro, sono pronta, quando vuoi".
Con una mossa brutale, ma che vorrebbe apparisse in cam ancora più brutale, in la il dildo
nel culo di Lulù. Lia lo spinge con la mano, facendo in modo che si veda bene. Vorrebbe che
Lulù urli di dolore, che la sentano. Invece, inarca la schiena si dimena, muove il culo, ma
non lascia uscire il dildo. Solo i testicoli di gomma impediscono che entri di più. E mentre
Lia lo immerge, immagina di farlo a tutti i maschi che hanno avuto la meglio su di lei, tutti
quelli che l'hanno fatta soffrire, quelli che le hanno creato illusioni disattendendole.
La chat è silenziosa, iniziano ad arrivare i token, come le spiegò Lulù erano spicci che
venivano elargiti dagli spettatori. Lia disse "Insomma, soldi" "Sì, ma non ti credere che siano
tanti". "Beh, in ogni caso un apprezzamento positivo".
Lia si era eccitata. Quando Lulù crollò esamine, le andò davanti, si alzò la sottoveste e le
intimo di farla godere, subito. Si sentiva bagnata, calda, vogliosa. Avrebbe voluto essere
scopata dal manzo-trentenne, ma anche la lingua di Lulù le sarebbe bastata.
I commenti avevano ripreso, ma subito smesso. Non si può scrivere con una mano sola.
Era un orgasmo, ma diverso. Non lo sapeva valutare, era tutto nuovo. Aveva scoperto altre
cose di sé oltre che del marito.
"Clara, sei stata fantastica, non ti facevo così violenta"
"Lulù, dobbiamo comprare un dildo più grosso, di voglio mostrare a tutti mentre ti apro"
"Vedo che la cosa, inizia a piacerti"
"E' fantastico Lulù, lo faremo più spesso possibile"
"Ti amo Lia"
"Zitta e leccami"
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