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Pulizie in smart 3


di RazorJack
20.11.2024    |    1.116    |    1 10.0
"I getti diminuiscono subito, e solo strofinandomi su di lei, finisco di coprirla del mio piacere..."
Dal racconto precedente:

“Pensaci bene, questa non è una botta e via. Fatti rimorchiare da qualche sfigato se vuoi una scopata
a caso. Pensaci bene! Vuoi essere la mia schiava?” E nel dirlo infilo le dita ancora più in profondità, e
col pollice le stuzzico l’ano.
“Sì…padrone”.

È ciò che avevo bisogno di sentire. Non so se questa donna sia pronta al trattamento che ho in serbo
per lei, ma una cosa è certa: qui davanti a me, questa creatura vogliosa farebbe di tutto in questo
momento per avere quello che vuole. Non è soltanto un corpo caldo, o un’amica che mi chiama in un
momento di noia. Ho bisogno che lei desideri donarsi completamente, il mio unico desiderio è che
nella sua sottomissione trovi più piacere di quanto immaginasse. Le sussurro queste parole
all’orecchio mentre la masturbo, anche il pollice l’ha penetrata. Con l’altra mano le tengo un seno,
allungando le dita il più possibile per avvolgerlo. Questo massaggio sembra durare un’eternità, e
quasi non si accorge, che le mie dita sono passate a stuzzicare solo il capezzolo, stringendolo tra le
falangi, strizzandolo con la punta delle dita. Anche l’altra mano è risalita, accarezzandola, e
riservando lo stesso trattamento all’altro seno. La mia erezione, ormai al massimo, si regge su questa
scena silenziosa, salvo i piccoli gemiti che emette, e allo strofinio dei nostri sessi, o perlomeno allo
strofinio del mio sesso su tutta la lunghezza delle sue fessure. Non cerca di divincolarsi, ma si sporge,
piegata com’è, spera di essere posseduta il prima possibile. È un piacere che le nego, nonostante
sento che è davvero bollente e accaldata.
Le sue mani sulle mie accompagnano questa danza, talvolta preme perché le stringa più forte la mia
presa. Se le passa sulla schiena, mi cerca per farmi avvicinare, cerca di tirarmi a sé con la sola forza
dei polpastrelli perché non riesce a raggiungermi. Le prendo le mani, posizionandole sul muro della
doccia.
“Devi stare ferma, non puoi staccare le mani da qui, questo è un ordine. Il tuo corpo ora mi appartiene,
solo io posso toccarlo. Questo vale anche per te. Non potrai godere se non ti ordinerò io di farlo, hai
capito?”
Le sussurro queste parole con un tono calmo ma autoritario, deve capire di doversi completamente
lasciar andare al mio controllo. Fa cenno di sì con la testa, i suoi occhi chiusi nel viso paonazzo sono
l’unico stratagemma che può usare per controllare la sua voglia.
“guardami, devi guardare il tuo padrone. Devi guardarmi mentre ti uso per il mio piacere. Se chiudi gli
occhi potresti distrarti, e io ho bisogno che tu sia sempre concentrata su di me. Per la privazione
sensoriale, ci arriveremo, sta tranquilla, ma ora devi tenere gli occhi aperti. Devi memorizzare ogni
centimetro del mio corpo, i miei movimenti, le mie espressioni. Come mia schiava, dovrai capire cosa
voglio da te prima che io te lo ordini, dovrai essere sempre pronta per me. Hai capito?”
“Sì padrone…ma ti prego…prendimi, non ce la faccio più”
“dimmi che cosa vuoi”
“scopami! Ti prego!”
Mi stacco da lei, le do una sculacciata sulla pelle bagnata, che risuona in tutto il bagno. Gliene do
un’altra, nello stesso punto.
Con la stessa voce calma, le dico “che modo è questo di rivolgerti a me? Sei tu a dare gli ordini ora?”

La sculaccio ancora, ma lei tiene salde le mani aperte sul muro. Le tremano le gambe, ma resiste in
piedi. “ti ho chiesto cosa vuoi, rispondimi, ma modera i toni!”

“Scusa Padrone…Padrone ti prego…usami…sfogati dentro di me, usami…fottimi… non so cosa dire
padrone, scusami”

“C’è molto lavoro da fare su di te, ma apprezzo l’impegno. Dimmi, in quale buco vuoi essere penetrata?
Scegli bene, una volta iniziato non si torna indietro. Sarà meglio che ti piaccia riceverlo ovunque,
perché io non mi fermerò finché non avrò goduto. Oggi hai solo una possibilità, il tempo è tiranno e
non ho voglia di dare spiegazioni. Lei avrà la sua dose di dominazione stasera, ma per ora sono tutto
tuo.”
Lei è in silenzio, sembra che ci stia pensando. “Grazie Padrone…io vorrei…cioè vorrei che mi
scopassi…cioè vorrei che mi usassi…
…dove ti fa più piacere. Io sono tua…totalmente tua. Voglio solo darti piacere col mio corpo”
Inizio ad accarezzarla con le dita, le sfioro il corpo dalle ginocchia alle natiche, e dalla schiena al collo.
Saggio il suo calore, tra le cosce, tra i glutei, nella sua bocca. Punto il mio sesso sul suo, mentre con
una mano le tocco il collo e con l’altra la tengo per un fianco. Scivolo dentro di lei, con l’unica difficoltà
data dalla contrazione dei suoi muscoli pelvici. È molto bagnata, è molto calda, ma comunque molto
stretta. Geme sospirando, sembra che le manchi il respiro mentre procedo, sempre più velocemente
fino in fondo.
“oddio…è enorme padrone”
“Queste lusinghe non sono necessarie, schiava. Sono sicuro che ne hai visti altri, anche più grossi del
mio, ma non è questo il punto”
“ma è davvero grosso padrone, non lo faccio…nessuno mi usa…da tanto tempo”
“Meglio!”
Con la mano che avevo sul suo collo la prendo per capelli, e la tiro a me, penetrandola fino in fondo. Il
mio movimento alternato incalzante, con la sua testa tirata indietro e il dolore provocato dai suoi
capelli, la fanno gemere ad ogni colpo. Stende le braccia, senza staccare le mani dal muro, si protrae
verso di me, accorciando la corsa. I miei colpi sono ampi e profondi, ma le lascio i capelli per
afferrarla saldamente su entrambi i fianchi.

Alzo il ritmo, la monto con violenza, sbattendo il mio bacino su di lei ad ogni affondo. La stringo forte,
le stringo i fianchi con le unghie, perdo ogni freno nella velocità dei colpi. Lei non si dimena, ma geme
forte, sembra che pianga dai sospiri e dai singhiozzi. Il suono dei suoi gemiti sortisce solo l’effetto di
farmi aumentare l’intensità. Sento di star raggiungendo il limite, mi gonfio ancora di più cercando di
ritardare il più possibile il momento del mio piacere. Quando non resisto più, esco fuori dal suo corpo,
e questo vuoto che sente dentro le fa piegare le ginocchia. Vorrebbe girarsi, glielo leggo negli occhi,
ha capito che sto per venire ma io le faccio cenno di restare dov’è. Le strofino addosso il mio sesso
durissimo, fa quasi male anche a me questa interruzione.

Mi basta toccarle la schiena con la punta,
che il mio seme esce in un fiotto che le arriva fino ai capelli. Continua a uscire, riversandosi su di lei,
scivolando sulla schiena, gocce che si assottigliano mentre solcano i suoi glutei e le sue gambe. I
getti diminuiscono subito, e solo strofinandomi su di lei, finisco di coprirla del mio piacere.
“sei stata brava. Il tuo corpo mi è piaciuto. Il mio seme è un regalo prezioso, non posso certo dartelo
ora.”
“Se permetti padrone… permettimi di pulirti”
“concesso! Puoi staccare le mani dal muro”

Lei si lascia cadere le braccia, intorpidite dalla costrizione in quella posizione. Se le massaggia, cerca
di mandar via il formicolio. Si mette in ginocchio davanti a me, apre la bocca e si avvicina. Le do uno
schiaffo.
“che cosa stai facendo?”
“ma padrone, volevo pulirti…col…mio corpo, con…la mia bocca.”
“non ti ho detto che il mio seme è prezioso e non posso dartelo ora?”
“sì padrone ma…pensavo che…”
“tu non devi pensare. Penso io, per entrambi quando sei con me. Puoi pulirmi, ma non con la bocca.”
Le passo il sapone. Lei se lo passa tra le mani, inizia a toccarmi mentre sono in piedi rigido. Il mio
sesso è a riposo ora, lei mi insapona ovunque. Tira giù la pelle, passa le dita in ogni piega. Mi
insapona fino ai testicoli, non va oltre. Apre l’acqua, si assicura di sciacquarmi bene. Prende
l’asciugamano e me lo passa per asciugarmi delicatamente tutto. Una piccola goccia di sperma, esce
infine e lei la guarda speranzosa. È il suo premio, questo glielo posso concedere e annuisco. La
raccoglie con la punta della lingua, la assapora e guardandomi sorride.
“grazie padrone”
Ha capito la portata del mio regalo, mi sciacqua di nuovo e infine richiude il prepuzio dopo avermi
asciugato. Tocca ora a me prendermi cura di lei. La faccio rialzare in piedi. Apro l’acqua, e controllo la
temperatura, che sia poco tiepida non fredda, vista la sua insofferenza al caldo. Gliela passo su tutto
il corpo, mentre con l’altra mano le muovo gli arti per bagnarla bene ovunque. Con il getto, rimuovo
ogni traccia del mio sperma sulla sua schiena, e poi inizio a insaponarla con la mano. Il sapone
lambisce ogni superficie, lei si rilassa nel ricevere questa coccola, dopo tutta la foga dei minuti
precedenti. Le insapono i capelli con lo shampoo, senza mai tirarli, neanche quando li stendo per il
risciacquo. Ora che è pulita prendo un telo e la avvolgo, strofinando il tessuto con dolcezza su di lei.
“Puoi rivestirti ora, spero che i tuoi vestiti siano asciutti”
I leggins che recupero dal balcone in effetti sono asciutti, e anche la maglietta sul ventilatore. Non
sono esattamente profumati. Il suo perizoma è ancora lì per terra.
“questo non te lo puoi certo rimettere, fradicio com’è. Ma non ti preoccupare, non ti serve.”
La rivesto io, le sue curve sono fasciate nei tessuti ma non nascoste, la trasparenza della maglietta è
più evidente di quella dei pantaloni.
“chissà la gente che ti vede sul bus cosa penserà…una donna della tua età andare in giro così, ma in
fondo va bene, è giusto. Comunque queste le tengo io per ora, te le ridarò dopo averle lavate…
quando tornerai per le pulizie la prossima settimana. Quant’è che ti dovevo a proposito?”
"Mi hai già dato fin troppo, - sorridendo e indicando il perizoma - puoi tenerlo come resto"

Fine episodio 1
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