tradimenti
Pulizie in smart 1
di RazorJack
19.11.2024 |
2.053 |
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"Sarà meglio che tu vada via prima che torni oggi”
“Vado via appena finisco, ma questa maglietta bagnata è fastidiosa”
“ te ne ho portata un’altra apposta”..."
Questa storia avviene dopo la pandemia, quando ancora mi era concesso fare smart working tutti i giorni. Lavorando sia io che la mia compagna, non c’era mai tempo di far bene le pulizie in casa e quindi decidiamo di assumere una donna delle pulizie. Consigliati da mia madre, chiamiamo questa signora. Sulla cinquantina, sempre sportiva ma comunque curata, che inizia a venire ogni venerdì. È più grande
di me, ma comunque col passare delle settimane le sue forme non mi lasciano indifferente. È sempre in leggins e maglietta, sotto la giacca, poiché a pulire tutto avrebbe caldo. Di solito la lascio lavorare mentre io, sul tavolo della sala, passo la giornata tra riunioni su Teams, mail e analisi di documenti.
Non posso fare a meno però di notare sempre di più dei piccoli dettagli. È di corporatura media ma ha un seno molto generoso, la vita stretta ma un fondoschiena prosperoso, sempre avvolto in questi leggins di cotone. Ogni volta, appena arriva, si toglie le scarpe e le sistema accanto alla porta. Noto che fa questo gesto meccanicamente, piegandosi con le gambe tese, sempre dandomi la schiena. Tra una pulizia e l’altra chiacchieriamo, del più e del meno, e dopo un mese, diventa di rito offrirle il caffè
appena arriva e fare due parole prima di iniziare. Nonostante gli abiti sportivi è sempre molto curata in viso, le daresti almeno 5 o 10 anni di meno. Mi racconta di suo figlio (è una madre single) e dei piccoli
pettegolezzi che sente quando torna nell’ufficio della ditta per cui lavora. Oggetti strani trovati in casa, sporcizia nascosta malamente, macchie incomprensibili, sex toys vari, addirittura una valigetta piena di
strumenti di bondage. È sempre molto divertita in questi racconti, ma traspare una certa malizia nelle sue parole.
Succede che inizia a incrociare i miei sguardi quando sbircio mentre è piegata, o butto l’occhio nella scollatura della maglietta. Succede che questi sguardi vengono ricambiati, ma non se ne parla mai, in
fondo sono un uomo impegnato, la mia compagna la conosce e ufficialmente sono il suo datore di lavoro. Noto anche che è un po’ maldestra a volte, non capisco se lo faccia apposta. I soprammobili non sono mai nella stessa posizione in cui li trova, sbatte l’aspirapolvere sui mobili, e questi ultimi li
sposta senza delicatezza. Sono sicuro che mi sente sbuffare quando vedo che lavora in modo sbrigativo, ma tiene sempre un sorrisetto sornione del tipo “ops, scusa”, frase che ripete spesso. Ultimamente è stanca, mi chiede di aiutarla a spostare il divano o il letto per pulire, o di portarle il
secchio se è troppo lontano. Mi chiede di aiutarla quando è sulla scaletta per pulire le finestre e le chiacchiere durano più del solito. Cerca sempre un contatto: si siede accanto a me (e non più davanti) quando prendiamo il caffè, mi fa complimenti, o mi tocca il braccio e sfiora la gamba per scostarla se
pulisce intorno a me che lavoro. Arriva l’estate, e non avendo climatizzatori, l’unica fonte di frescura a parte le finestre spalancate da cui non passa un filo d’aria è il ventilatore.
Un certo giorno, è particolarmente sudata. La maglietta bianca è madida di sudore, e non lascia molto spazio alla fantasia, certamente aiutata dal fatto che non porta il reggiseno. Quando si piega, vedo la
macchia di sudore che si forma tra le natiche e il tessuto sottile lascia intravedere solo un qualcosa di sottile, un tanga o un perizoma.
“Fa proprio caldo in questi giorni, mi dispiace di non avere il condizionatore Angela.”
“Non ti preoccupare, lavoro in case peggiori. Comunque almeno c’è un po’ d’arietta, e se non altro hai
il ventilatore.”
“è tutto quel che posso offrirti per ora.”
“grazie comunque. Senti ma…sono un po’ sudata, posso asciugarmi la maglietta dopo? Ho scordato
quella di ricambio”
“te ne do una io, tranquilla”.
Mi sposto, vado in camera, apro il cassetto e prendo una maglietta bianca, di quelle che uso in casa, dove comunque sono sempre in pantaloncini e maglietta anche io. Torno in sala e vedo che lei è di spalle, ma si è alzata la maglietta verso il ventilatore. Do un mezzo colpo di tosse e subito si ricopre.
“Scusa, sto morendo di caldo, e sono sudatissima. Vabbè che potrei essere tua zia, non penso che mi guarderesti in quel modo no?”
“quale modo?” le faccio io un po’ ammaliato un po’ fintotonto.
“questo!” Ma non sta indicando il mio sguardo. Un accenno di erezione gonfia i pantaloncini.
“eh sono un uomo, le tette sono sempre le tette, e poi…non è che devi alzarti la maglietta per farmele
vedere mi sembra” incalzo io puntando alla sua maglietta bagnata.
“ah ma io pensavo fossimo amici ormai, non ci vedevo niente di male.”
“E come mai sei sempre molto più “stratificata” nei vestiti quando non sono io a stare in casa?”
Lei capisce dove voglio arrivare. È vero che quando c’è la mia compagna, ci mette molto meno tempo e chiacchiere a pulire e sicuramente, caldo o non caldo, si veste di più.
“è un caso, e poi pensa che voglio rubarle il ragazzo, non sia mai… ma magari mi capitasse sempre di lavorare in casa di ragazzi come te.”
“In effetti, e non si può dire che non sia gelosa. Sarà meglio che tu vada via prima che torni oggi”
“Vado via appena finisco, ma questa maglietta bagnata è fastidiosa”
“ te ne ho portata un’altra apposta” le dico sorridendo.
“ma ti dispiace se…”
La guardo un po’ stupito, ma comunque sto al gioco. Le faccio cenno di sì, e lei si sfila la maglietta. I suoi seni meravigliosi scivolando fuori, lucidi di sudore e coi capezzoli induriti dalla brezza del ventilatore. La mia erezione è più evidente e la nota. Si gira, riduce la velocità e appoggia la maglietta sul ventilatore, “così si asciuga prima” dice con un occhiolino. “Va bene, torno a pulire ora”
È imbarazzata ma divertita e mi passa di fianco tornando a pulirei il bagno, mentre io mi rimetto al lavoro. Si dirige verso il bagno e io cerco di non pensarci anche la mia erezione non accenna a diminuire.
Mi concentro su questo gigante e poco sexy file excel che devo controllare, e sento che apre l’acqua dal doccione, probabilmente ha iniziato dalla doccia oggi.
Sento aperture varie, un po’ strano e poco dopo il rumore di oggetti che cadono. Mi alzo per andare a controllare e la trovo, di fianco alla doccia con a terra tutti i prodotti della mia compagna e un lago a terra. Lei è fradicia e col doccione in mano, staccato però dal tubo che ha allagato tutto.
“Scusa…si è staccato, non so come…ho fatto un macello scusami, ora sistemo tutto”
Va bene stare in topless, ma sono seccato da quanto è maldestra. Non dico niente e mi giro per tornare al lavoro, ma mi ferma. Si sfila i leggins e me li tira. “Li poggi sul ventilatore per favore? Sono tutti
bagnati, non posso andare in giro così”. Sotto indossa solo un perizoma verde, tipo di pizzo, il cui tessuto è scurito dall’acqua. Prendo i pantaloni e vado a stenderli in balcone, quel povero ventilatore non asciugherà mai tutta questa roba. A questo punto non posso più lavorare, e decido di tornare in bagno a controllarla. Lei è piegata, in ginocchio, che raccoglie tutto, con questo culo meraviglioso
incorniciato dal pizzo verde, in fuori e con la schiena inarcata.
Sono forte, resisto alla tentazione di darle una sonora sculacciata, mi tengo la mia dolorosa erezione e mi costringo a tornare al lavoro. Finalmente, è ora di pranzo, spengo il pc e torno da lei. Il bagno è pulito
e lei si è spostata in camera a passare l’aspirapolvere.
Devo urinare, e lo faccio in piedi facendo attenzione a centrare il buco, che col membro barzotto non è semplice. Sono al massimo della concentrazione per un uomo quando lei apre la porta di scatto, facendomi girare e macchiare a caso davanti a me.
“Ma cazzo Angela, bussare? Guarda che casino, e avevi appena pulito.”
Lei però non mi ascolta, mi sta guardando.
“ora pulisci, e fammi pisciare in pace!”
Lei annuisce, prende la spugna e si inginocchia accanto a me. Il filo sottile di liquido che centra il buco le passa accanto senza bagnarla, lei sta pulendo ma ha gli occhi su di me. È a un palmo dal mio membro. Finisco, ma ormai sono di nuovo duro. Prendo la carta igienica per pulirmi, mentre lei è lì ferma in ginocchio, che mi fissa, con la bocca aperta.
Mi tiro su i pantaloncini, e girandomi per andar via, la tocco in viso con la punta del pene duro. Lei è ancora lì, imbambolata e incredula.
“Perché quella faccia? Sei nuda in pratica e io sono un uomo.”
“Sì, lo so, è che di solito…non ne vedo così…anzi, lavoro sempre, non ne vedo affatto”
“ mi dispiace, sei una bella donna, può mai essere che non ci provi nessuno?”
“sarà un anno che non mi faccio una scopata come si deve…scusa, è che tu sei un bel ragazzo, hai
anche quest’attrezzo…scusa se guardo.”
“guardare ma non toccare!” le faccio io, sadico. Lei si morde il labbro, si vede dalla faccia che ha l’acquolina in bocca, ma questo gioco mi piace, voglio tirare ancora un po’ la corda. Le dico “facciamo così, non mi disturba se mi guardi, e di solito me ne sto nudo in casa, specialmente con questo caldo. "Continua a lavorare, io me ne starò più in libertà” e così mi tolgo i pantaloncini, e me ne torno in sala. Sento i suoi occhi su di me che mi allontano.
Continua…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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